Capitolo 28:

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Luke si sentì di piangere, non perché aveva abbandonato suo fratello ad Approdo del Re ma perché non vedeva Roccia del Drago da quasi nove mesi. La nebbia che circondava la sua isola, la costa a strapiombo sul mare e le stalattiti di ghiaccio che pendevano sopra le onde che gelide si infrangevano contro il palazzo sospeso.
Le statue dei draghi e le immense balconate con la forma di zanne. Lì, dove era solito giocare con i suoi fratelli o sporgersi così in là oltre la pietra affilata da far impensierire i suoi genitori.
Immaginò che suo figlio avrebbe potuto crescere lì.
Si portò le mani agli occhi e trascinò via le lacrime, abbassando gli occhi su Vadir che non aveva abbassato le palpebre nemmeno per un'istante, guardando il cielo e borbottando tra sé e sé, come se potesse vedere il cielo e le nuvole.
"Questa è la mia casa," disse rivolgendosi al piccolo e Rhaenyra appoggiò il mento contro la sua spalla, baciandogli una guancia. Ricordava quando da bambino sua madre poteva appoggiare la testa contro i suoi ricci scuri e come ora lei facesse fatica a vedere oltre alla sua spalla.
Syrax sibilò e planò sull'erba, vicino all'ingresso della Montagna, dove avrebbe potuto riposarsi dopo il lungo volo.
Rhaenyra fu la prima a smontare dalla sella, balzò giù con un salto e proprio come una ragazzina sorrise a suo figlio. Le sembrò tanto di essere tornata a una mattina di quasi venti anni prima, quando dopo una lunga cavalcata si era precipitata tra le braccia della sua vecchia amica.
Luke si guardò attorno ancora per qualche istante, gustando l'aria fredda e pulita che circondava Roccia Del Drago. La nebbia era spessa, avrebbe potuto tagliarla con lo stesso coltello che gli aveva consegnato Jace. Poi, temendo di perdere sua madre nella spessa coltre bianca decise di seguirla giù dalla sella.
Fu difficile ma Syrax conosceva il suo odore e lo aiutò con la stessa gentilezza di una madre. Lui le lasciò una carezza sul muso, ricordando che dopotutto Syrax era una madre e che Arrax era suo figlio.
Si morse le labbra e raggiunse sua madre, offrendole la mano. Lei l'accettò subito e insieme si incamminarono tra le nebbia. I primi passi furono incerti, Rhaenyra camminava avanti a lui, aiutandolo a ricordare tutti i punti in cui lo stretto sentiero poteva essere pericoloso.
Luke lasciò che lo guidasse, erano passati mesi dall'ultima volta che aveva messo piede a Roccia del Drago eppure, mentre sua madre camminava e gli indicava rocce e radici che avrebbero potuto farlo inciampare scoprì di non averne alcun bisogno, che il suo corpo ricordava ogni piccolo impedimento.
Il vento era freddo e le sue guance rosse. Strinse con più attenzione la soffice coperta che stringeva Vadir contro il suo petto e poi gli baciò la fronte. Suo figlio teneva gli occhi aperti, vigili. Se fosse stato più grande probabilmente avrebbe cercato di guardarsi attorno.
Si strinse nel cappotto e sorrise quando i suoi piedi toccarono il corto pontile di sasso che dalla collina conduceva all'ingresso del palazzo.
Le porte erano saldamente chiuse ma non c'erano guardie pronte ad aprirle e Luke subito aggrottò le sopracciglia. Sua madre fece un passo avanti ma lui la trattenne, incerto.
"Cosa c'è?" domandò lei voltandosi verso di lui, i suoi occhi erano grandi, il viso stanco per il lungo viaggio e per la notte che si faceva vicina.
Luke scosse il capo e la trascinò vicino a sé. C'era qualcosa di strano in quel lugubre silenzio. Roccia del Drago non era mai silenziosa.
Anche in assenza dei suoi fratelli c'erano uomini e donne che chiacchieravano e si occupavano di tenere il castello in ordine. Servi e serve passavano intere giornate occupandosi delle faccende e le armature delle guardie scricchiolavano a ogni loro passo.
"Non lo so," disse Luke portando una mano a stringere il pugnale che aveva in vita.
"Entriamo, forza," disse Rhaenyra stringendo la sua mano e tirandolo verso l'ingresso.
Luke si lasciò trascinare ma non abbandonò il pugnale, guardandosi attorno con il cuore che batteva veloce.
Era snervante.
Era certo che qualcosa si nascondesse nella nebbia ma non poteva averne la certezza.
Sospirò e aprì la bocca, pronto a dire a sua madre che in qualche modo sapesse che quel luogo non era sicuro come credevano. Avrebbe voluto dare la colpa alla nebbia ma sapeva che non era quel candido banco a farlo rabbrividire.
Una mano si strinse attorno alla sua bocca e lo strattonò all'indietro. Luke strillò e perse la presa sulla mano di sua madre le cui braccia vennero afferrate da due uomini, due alpha, comparsi dalla nebbia.
"Lucerys!" gridò Rhaenyra quando i due cercarono di costringerla a inginocchiarsi in terra e a premerle le braccia dietro la schiena.
Vadir piagnucolò contro il suo petto, il braccio dello sconosciuto, avvolto attorno alla sua vita, aveva colpito con poca grazia il delicato corpo di suo figlio.
Luke sollevò una gamba e con tutta la propria forza gli calpestò un piede. L'uomo grugnì e perse temporaneamente la presa attorno ai suoi fianchi, Luke afferrò il pugnale di Jace e si voltò con uno scatto, tagliando la pelle della sua guancia, facendo indietreggiare l'uomo che si ritrovò spalleggiato da una decina di altri alpha.
Luke sibilò e si guardò alle spalle, dove sua madre era con un ginocchio in terra ma ancora combatteva per non essere immobilizzata. I denti erano stretti attorno al braccio di uno dei due alpha che strillava. Lui la colpì con uno schiaffo e il labbro di Rhaenyra andò in pezzi, macchiando i denti bianchi.
Luke si gettò sull'aggressore di sua madre, il pugnale proteso in avanti e una mano premuta contro la schiena di Vadir. Prima che potesse raggiungerlo venne afferrato per il braccio e per le spalle ma comunque riuscì a sollevare una gamba, calciandolo dritto al centro dello stomaco.
"Piccolo stronzo!" esclamò l'alpha a cui aveva affettato la guancia.
Rhaenyra riuscì a rimettersi in piedi e iniziò a premere contro il petto dell'uomo che ancora la tratteneva, costringendolo a indietreggiare fino al confine tra pietra e prato, lui perse l'equilibrio e cadde, trascinando con sé la Regina Nera e battendo la testa contro una pietra poco distante. Non lo uccise ma permise a Rhaenyra di rialzarsi e fissare gli occhi su suo figlio che era immobilizzato.
Vadir piagnucolava delicato tra le sue braccia. Il piccolo non piangeva mai, nemmeno quando era affamato o aveva bisogno di un bagno. E anche in quel momento, terrorizzato e con l'odore del suo omega che trasmetteva ansia e rabbia, non poteva fare altro che borbottare, affondando il viso contro il collo della sua muña.
Luke tentò nuovamente di colpire il piede dell'uomo ma questa volta i suoi compari furono pronti e gli afferrarono le gambe, tenendolo ben ancorato a terra.
Il principe sibilò e ricorse alla sua ultima mossa, fece scattare la testa all'indietro, il naso dell'uomo proruppe in uno schiocco ma lui non perse la presa, il sangue che colava giù lungo il collo di Lucerys.
"Brutto figlio di puttana," sibilò l'alpha più che conscio che la madre del principe fosse proprio davanti a lui.
Le grandi porte della loro amata casa si spalancarono.
"Davvero? Quattro uomini per trattenere un fottuto omega?" domandò Aegon con voce odiosa e un sorriso idiota a piegargli le labbra.
"Fottuto bastardo!" gridò Lucerys cercando di gettarsi in avanti ma i suoi aggressori lo trattennero.
Rhaenyra aggrottò le sopracciglia, gli occhi fissi su suo fratello minore che non esitò a ricambiare il suo sguardo. Aegon era più pulito di quanto l'avesse mai visto. Capelli bianchi perfettamente lavati e profumati, abiti verdi e viso di un pallore spettrale.
"Quello è il tuo titolo, non il mio," disse Aegon riportando lo sguardo su Lucerys.
Altri uomini si affrettarono sul ponte e afferrarono Rhaenyra per le braccia, non tentarono di costringerla in ginocchio ma la tennero ben stretta.
Il Re Usurpatore aggrottò le sopracciglia e poi i suoi occhi si spalancarono, un'espressione di pura gioia a illuminargli il bel viso. Superò Rhaenyra senza degnarla nemmeno di uno sguardo e si fermò davanti a Lucerys, la schiena chinata e le iridi viola fisse sul piccolo che suo nipote teneva stretto contro il petto.
"Hai partorito? Non mi dire!" commentò Aegon strappando il marsupio dal petto di Luke.
"Non toccarlo!" esclamò Lucerys cercando ancora di spingersi in avanti ma la presa di quegli uomini era forte e il pugnale di Jace gli era caduto di mano.
"Toccarlo? È un maschio?" domandò facendo correre lo sguardo da Luke al bambino. Il principe non aprì bocca ma anzi la serrò con decisione e ad Aegon quella valse come risposta.
Il Re Usurpatore sorrise al piccolo che borbottava stretto tra le sue braccia, premendo i piedini contro il suo bicipite e le mani contro il suo petto.
"Ha decisamente i capelli di suo padre. Aemond sarà così fiero!" esclamò Aegon sghignazzando. Passò una mano fra i corti capelli del piccolo e si mosse da un piede all'altro, cullandolo con una rapidità e precisione tale da spedirlo in un sonno profondo quasi quanto la morte.
"Cos'hanno i suoi occhi?" domandò aggrottando le sopracciglia.
Luke non rispose e Aegon sollevò le spalle.
"Ma come sono maleducato! Lasciare una madre e una nonna esposte alle intemperie! Entriamo! Entriamo!" esclamò Aegon iniziando a incamminarsi verso il palazzo. All'ultimo istante si voltò verso gli uomini che non erano occupati a trattenere la Regina Nera e il principe.
"Amici miei! Andate in paese a divertirvi! Coraggio!" esclamò Aegon scoppiando a ridere seguito poi da una serie di grida di assenso.
Aegon riprese a camminare verso l'ingresso e Rhaenyra e Luke, restii, lo seguirono.

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