16. VISTILIA

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Il giorno prima delle None di febbraio (4 febbraio)

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Il giorno prima delle None di febbraio (4 febbraio)

Non poté trattenere un brivido quando l'imponente muratura della domus fu visibile oltre le cortine che mantenevano l'interno della portantina caldo e asciutto. Non tornava lì dalla notte di nozze. Ricordava la processione, gli amici di Rabirio che urlavano scherzi salaci, i sorrisi maliziosi delle sue amiche mentre la scortavano nel cubiculum pronto ad accogliere la coppia di sposi novelli. Ma ricordava soprattutto il dolore, l'umiliazione, la rabbia che l'avevano tenuta sveglia per tutta la notte. Ricordava la partenza per Baia, gli sguardi sorridenti e affettuosi di Claudia e Romilia, mentre il suocero non era nemmeno venuto a salutarli e ad augurare loro buon viaggio.

Vistilia rimise la tenda a posto e si soffiò sulle mani, per riscaldarle dal gelo che le aveva attanagliate. Di fronte a lei sedeva Eufemia, con l'aria perennemente preoccupata che assumeva ogni volta che la sua giovane padrona le ordinava di prepararsi. Vistilia era certa che non avesse detto a nessuno della loro scappatella alla scuola gladiatoria, o sua madre l'avrebbe segregata nella sua stanza a pane e acqua. Eufemia poteva anche essere la spia di Settimia, ma certe cose era anche nel suo interesse lasciarle sepolte nel silenzio.

I lecticarii si fermarono e si abbassarono. Eufemia scese per prima e l'aiutò a smontare senza impicciarsi nella gonna. Il pedisequus egiziano che aveva seguito la lettiga a piedi corse a bussare alla porta. Vistilia avrebbe voluto lasciarlo a casa, ma sua madre voleva che la sua visita fosse il più ufficiale e regale possibile.

"Come osano convocarti come se fossi una schiava! Se hanno una tale urgenza di vederti, possono venire loro qui. Li accoglieremo come meritano."

Vistilia non aveva trovato alcun motivo per la collera velenosa della madre nella lettera che Claudia le aveva scritto. Al contrario, era stata gentile e affettuosa, come ogni volta che le aveva rivolto la parola.

"Può anche apparire cordiale, ma non ti ha lasciato la possibilità di rifiutarti e questa io la chiamo scortesia. Non è un invito, è una convocazione" aveva ribattuto Settimia Pulcra, ma alla fine le aveva concesso di andare, a patto che portasse con sé Eufemia - così che potesse riferirle ogni cosa al loro ritorno - e il pedisequus.

La porta si aprì e dopo le dovute cerimonie le due ragazze furono introdotte nella casa. Vistilia chiarì che era stata invitata dalla domina e l'ostiarius, un tipo untuoso che le fece subito una cattiva impressione, la pregò di attendere. Se Vistilia fosse stata sua madre, a quel punto sarebbe inviperita. Lei invece aspettò, non in tranquillità ma piuttosto sulle spine, premendosi la pelle sulle nocche in un movimento nervoso.

Quasi non si accorse della sagoma che veniva verso di lei.

«Vistilia!» la salutò Romilia sorpresa.

Prima che Vistilia potesse rispondere, si ritrovò stretta in un dolce abbraccio che non poté non ricambiare. «Romilia.»

Se c'era una cosa bella in tutta quella gens era proprio lei. La fanciulla dal cuore più puro del mondo.

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