Nono giorno prima delle Calende di marzo (21 febbraio)
Valerio saluta Claudia, zia affezionata.
Sono trascorsi ventun giorni e la vita qui nella splendida Baia non è cambiata granché. Ho terminato l'inventario che mi ha dato il nonno. Non è rimasto molto. Gli avvoltoi e gli sciacalli si sono presi fino all'ultima gemma preziosa. Hanno persino sfigurato la statua di Nettuno in giardino, togliendogli non solo la corona e il tridente d'oro, ma anche gli zaffiri degli occhi e le scaglie argentate della tunica e del mantello. Ora somiglia a un povero mendicante, ferito e umiliato. Così lontano dal dio che era stato.
Il cortile si è arricchito di numerosi nuovi arrivati. La cuoca ne ha cucinato qualcuno, ma il sapore non era granché. Non so se il problema sia la sua totale assenza di talento, l'umida aria di Baia o la scure che mi pende sul collo e che si avvicina alla mia pelle ogni giorno che passa, togliendomi l'appetito.
Io e Novia stiamo facendo il nostro dovere, ma ieri ha iniziato a sanguinare. Dunque, per adesso nessun moccioso in arrivo. Ma in fondo è passato così poco tempo: abbiamo ancora dei lunghi mesi dinanzi a noi. E poi, ci sono doveri peggiori che giacere con una bella ragazza notte dopo notte.
La mia guardia del corpo - o carceriere, dipende dal punto di vista - è quasi sempre in città, a comprare nuovi arredi per la villa per compensare quelli che ci hanno rubato. È fin troppo silenzioso e riservato per una casa con quattro soli abitanti. Quattro e mezzo, se vogliamo contare anche il figlio di Novia. Ma è un bambino così tranquillo che a volte dimentico che esista. Riesce a passare intere giornate a giocare da solo con qualsiasi cosa trovi sottomano, lasciando la sua bella mammina libera per me.
So che non ti piacciono questi discorsi, cara zia, e che non approvi che io scherzi e ironizzi sempre su tutto. Ma cosa mi resta, se non il senso dell'umorismo?
Saluta i miei genitori. Oppure no. Non credo apprezzerebbero.
Ti abbraccio e spero in un veloce ricongiungimento.
S.V.B.E.E.V.
Valerio posò il pennino e soffiò sul papiro, in modo da asciugare più in fretta l'inchiostro. Aveva deciso di scrivere alla zia ogni nove giorni, in corrispondenza delle nundinae. Non c'era molto altro da fare, alla villa. Ma non c'era neanche molto da raccontare. A Claudia non poteva importare l'ennesimo fallimento culinario di Porzia, o quanto Novia stesse diventando disinvolta sotto le lenzuola. Né certamente avrebbe capito quanto l'assenza di Mazio stesse diventando logorante, per lui.
Non lo vedeva quasi mai. Partiva la mattina e tornava la sera carico di casse, che scaricava e riponeva al loro posto senza chiedere aiuto a nessuno e senza parlare. Un giorno Valerio lo aveva affrontato, chiedendogli se lui fosse lì come sua personale guardia del corpo o come schiavo scaricatore e arredatore. Mazio aveva piegato l'angolo delle labbra ma non aveva risposto. Valerio, fumante, era rientrato a larghi passi in casa.
Aveva trovato il luogo di sepoltura dei vecchi schiavi, infine. Poco distante dalla casa, in un grande campo in prossimità della spiaggia, aveva scoperto una zona annerita con ancora i resti di qualche ciocco legnoso. E qualche ossicino biancastro, che aveva osservato affascinato e disgustato al tempo stesso. Ogni tanto tornava lì, si sedeva sull'erba appassita dall'inverno e osservava quella distesa di resti umani e cenere. E pensava a cosa fosse accaduto, se avessero sofferto, se avessero visto il pericolo incombere su di loro. Pensava anche al cugino e pregava che fosse già morto quando lo avevano appeso alla croce.
Lui e Rabirio si erano allontanati, una volta raggiunta l'adolescenza, ma Valerio non poteva dimenticare i pomeriggi di giochi e risate, le avventure, le confessioni di quando erano solo due bambini innocenti. Gli aveva voluto bene e sapeva che non era colpa sua se poi la vita li aveva separati.
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Gentes
Historical Fiction16 gennaio 27 a.C. Nello stesso giorno in cui Ottaviano viene acclamato dal senato imperatore di Roma e assume il titolo di Augusto, due giovani convolano a nozze. Lei è Vistilia, primogenita della gens Vitellia, arricchitasi grazie alle guerre civ...