24. CLAUDIA

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40 a.C.

Erano ferme davanti alla taberna gemmaria quando Claudia si accorse della donna accanto a loro. Era bellissima e attirava l'attenzione con i suoi capelli rosso fuoco, le labbra fulgide di fucus e l'attillata veste viola e porpora. Stava ammirando un bracciale d'oro purissimo incastonato di rubini.

Claudia lasciò cadere la raffinata spilla di perle che aveva quasi avuto intenzione di comprare e, serrando la mano intorno all'esile braccio della figlia di cinque anni, le disse: «Andiamo via.»

Ma mentre si voltava, il suo mantello si impigliò in una collana di smeraldi e argento, facendola rovinare a terra. Claudia si fermò, per rimediare al disastro, ma la donna l'anticipò, chinandosi graziosamente.

«Grazie» le disse freddamente Claudia.

La donna sorrise a lei e poi si inginocchiò davanti a Romilia, che era incantata da lei. «Ma che bella bambina! Come ti chiami?»

La bimba sorrise facendo le fossette. «Romilia.»

«Un nome importante. E questa è la tua bella mamma?»

«Sì.»

Claudia la strattonò con un po' troppa forza. «Romilia, non parlare con gli estranei.» Quindi lanciò un'occhiataccia alla donna. «Siamo di fretta.»

«Perdonatemi, non volevo trattenervi» si raddrizzò quella, sorridendo. «Avete una figlia bellissima.»

«Vorrei diventare bella come voi, un giorno» pigolò Romilia, sgranando gli occhioni azzurri.

«Oh, dolcezza, diventerai molto più bella di me!» le garantì la donna, tentando di carezzarle i capelli scuri.

Ma Claudia la sottrasse alla sua presa. «Andiamo.»

«Piacere di avervi conosciuta» la salutò la donna, cordiale, ma Claudia non rispose, allontanandosi in fretta. Sentì su di sé gli occhi di molte matrone, che la seguivano mentre fendeva la folla del mercato. Ma forse era solo una sua impressione.

«Mamma, chi era quella donna?» chiese Romilia, cercando di tenere il suo passo.

«Nessuno. Ma se dovessi incontrarla di nuovo, magari quando sei con le schiave, non parlarle.»

«Non posso neanche salutarla?»

«No.»

«Perché? Era molto gentile.»

Claudia sospirò, infastidita dalla sua insistenza. Ma Romilia era come tutti i bambini, aveva sempre moltissime domande sulla punta della lingua. Le si chinò davanti, prendendola per le spalle e guardandola seriamente. «Non è una compagnia adatta a te. Un giorno ti spiegherò, ma fino ad allora obbedisci e basta. Va bene?»

«Va bene, mamma» annuì la bimba, per niente turbata dalla sua intensità.

Claudia la prese in braccio, per non rischiare di perderla, e continuò a camminare fino a quando non si imbatté in Ottavia. Allora deglutì, sbirciando nervosamente alle proprie spalle. Ma la donna rossa era sparita. Grazie agli dèi. Chissà cosa sarebbe successo se Ottavia l'avesse vista parlare con lei!

Mentre l'amica la salutava e carezzava la guancia morbida di Romilia, Claudia si ritrovò a compatirla. Essere la moglie di uno degli uomini più attraenti di Roma aveva il suo prezzo e Ottavia lo pagava ogni giorno, quando doveva fare i conti con le amanti e le mantenute di Marco Antonio.

Citeride era una di quelle.

Naturalmente, quello non era il suo vero nome. Voleva richiamare Citera, la bellissima isola che aveva dato i natali a Venere, dea dell'amore.

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