Quinto giorno prima delle Calende di marzo (26 febbraio)
Ferma davanti alla porta chiusa, Claudia si aggiustò nervosamente i capelli, raddrizzò una piega della stola e prese un profondo respiro prima di entrare nel tablinum.
«Mi hai fatta chiamare?» Domanda alquanto inutile, dal momento che non avrebbe trascorso neanche un istante in compagnia del suocero se non fosse stato strettamente necessario. E quando il Vecchio chiamava, tutti accorrevano.
Il pater familias era chino su una tavoletta cerata, ma in quel momento raddrizzò la schiena contro la cathedra. «Ci sono stati degli sviluppi sul caso di Rabirio.»
Claudia si aggrappò allo schienale della sedia di fronte a lei. "Caso". Come poteva definire ciò che era accaduto a suo figlio, al suo primogenito, al suo ragazzo, un "caso"? Come se fosse uno dei tanti incidenti che accadono ogni giorno nella Capitale e in tutto il mondo. Come se Rabirio fosse un giovane sfortunato qualsiasi.
«Sviluppi?»
Claudia cercò di impedire ai sentimenti che la agitavano di prendere possesso della sua voce.
«Ho parlato con alcuni suoi amici, durante i Parentalia, e mi hanno dato tutta la stessa risposta. Rabirio aveva contratto debiti di gioco con alcuni individui pericolosi. Frequentava le tabernae lusoriae del Celio e la dea Fortuna non è stata dalla sua parte. La perdita di denaro, e il fatto che suo padre non gli passasse più soldi a sufficienza, lo ha costretto a interrompere la sua relazione con la cortigiana. Ho mandato i miei uomini a cercare questi "individui pericolosi", ma Roma è grande. Ci vorrà del tempo per trovarli e interrogarli.»
I "suoi uomini" erano i soldati che lo avevano scortato durante il lungo viaggio di ritorno dalla Hispania, milites che avevano combattuto ai suoi ordini durante i disordini contro i ribelli. Gli stessi uomini che aveva mandato a prelevare Valerio al postribolo, subito prima di spedirlo a Baia.
Claudia si sentì un po' in colpa. Non aveva ancora risposto all'ultima lettera del nipote. Avrebbe dovuto rimediare, ma quei giorni erano stati talmente caotici... banchetti ogni sera, Marco Tizio che ronzava intorno a Romilia come un'ape intorno a un fiore, la salute di Romilio che peggiorava di giorno in giorno costringendolo costantemente a letto, le interferenze del Vecchio in ogni ambito di quella stessa economia domestica che lei aveva gestito fino al suo ritorno senza alcun tipo di problemi.
Ma doveva trovare del tempo anche per il povero Valerio. Era tutto solo, investito di un compito di capitale importanza che gli pesava addosso come una scure tagliente. Doveva sentirsi così solo e in ansia... e lei era l'unica con la quale intratteneva una corrispondenza, di questo era certa. L'ultima volta che aveva parlato con Valeria aveva tentato di chiederle se avesse notizie di suo figlio, fingendo di non aver ricevuto mai una sua lettera, ma la cognata aveva cambiato subito argomento, con freddezza.
Tutti questi pensieri occuparono la mente di Claudia solo per un istante, sopraffatti dalle rivelazioni che il suocero le aveva appena fatto. Rabirio indebitato? Rabirio giocatore d'azzardo? Rabirio che frequentava cortigiane?
Non conoscevo mio figlio, carne della mia carne, pensò sconsolata Claudia, crollando a sedere sulla sedia dirimpetto alla scrivania.
Lo sguardo di ghiaccio del Vecchio seguì ogni suo movimento. «Immagino tu non ne sapessi nulla.»
«Infatti è così.»
Lui fece un breve cenno di assenso. «Volevo anche informarti che Marco Tizio ci ha chiesto l'onore di essere nostro ospite a cena, questa sera. Gliel'ho accordato. Immagino saprai perché vuole venire.»
Claudia deglutì a vuoto, distogliendo lo sguardo. Non ci mancava che quello... «Romilia lo sa?»
«È compito tuo prepararla.»

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Gentes
Historical Fiction16 gennaio 27 a.C. Nello stesso giorno in cui Ottaviano viene acclamato dal senato imperatore di Roma e assume il titolo di Augusto, due giovani convolano a nozze. Lei è Vistilia, primogenita della gens Vitellia, arricchitasi grazie alle guerre civ...