28 a.C.
Vistilia aveva appena compiuto sedici anni quando sua madre, con fare sbrigativo ma anche eccitato, le disse di indossare il suo abito migliore, di lasciarsi truccare e acconciare dalle ancelle e di mettere alle orecchie, al collo e ai polsi i suoi gioielli più splendenti. Erano state invitate a un pranzo intimo a casa di Livia Drusilla.
«Oggi si deciderà il tuo futuro» proclamò enigmatica Settimia, mentre sistemava le ciocche bionde ai lati del bel volto della figlia.
Vistilia non aveva idea in che modo Livia Drusilla avrebbe potuto influire sul suo futuro, ma era una donna potente, la moglie dell'uomo più potente del mondo, da quando aveva sconfitto Marco Antonio e Cleopatra. Doveva mostrare gratitudine e rispetto.
Quando arrivarono alla domus sul Palatino, Vistilia rimase impressionata dalla mole. Sapeva che Ottaviano non aveva sempre abitato lì. Da ragazzo era vissuto nei pressi del foro romano e del colle Velia, ma quando aveva iniziato ad accumulare prestigio e denaro si era trasferito nella domus appartenuta un tempo all'oratore Quinto Ortensio Ortalo, una casa modesta sia in termini di fasto che di dimensioni, priva di marmi e mosaici, costruita in banali pietre ricavate dal monte Albano. Ma negli anni l'aveva ingrandita, assorbendo le abitazioni adiacenti, e ora aveva le dimensioni di un palazzo reale.
Vennero ricevute da un ostiarius, che li condusse nel triclinio informale. Livia Drusilla era seduta vicina al figlio maggiore, elegante e composta. Non appena Vistilia scorse Tiberio, avvertì un presentimento serpeggiarle lungo la spina dorsale. Doveva esserci un motivo se lei era venuta senza sua sorella e Tiberio era lì senza suo fratello.
Le due matrone si salutarono con un sorriso ed effusioni distaccate. Erano amiche da quando Livia aveva sposato Ottaviano, ma non si vedevano molto spesso. Le loro visite avevano sempre un secondo fine, come quella volta che Settimia aveva chiesto a Livia di intercedere presso Ottaviano per ridurre le imposte maggiorate causate dalla guerra civile.
Chissà chi voleva cosa da chi, questa volta.
«Ricorderai certamente mio figlio maggiore, Tiberio» fece Livia all'amica. «Compirà tredici anni a novembre.»
Settimia si portò una mano al cuore. «Come passa il tempo!» Posò l'altra mano sulla spalla di Vistilia. «Mia figlia maggiore, Vistilia, ne ha compiuti sedici da poco.»
Livia la esaminò, annuendo con aria di approvazione. «Sei una bellissima ragazza. Non è vero, Tiberio?»
Il ragazzino, che era rimasto a fissarsi la punta dei piedi per tutto il tempo, a quel punto le diede una veloce occhiata. «Mmm.» E tornò ad abbassare la testa.
«Anche tuo figlio è adorabile» intervenne Settimia, dando una stretta alla spalla della figlia. «Cosa ne pensi, Vistilia?»
Lei arrossì fino alla punta delle orecchie. Aprì la bocca per rispondere ma non riuscì ad emettere un suono. Con la coda dell'occhio vide l'espressione irritata di sua madre, ma la risata leggera di Livia stemperò la tensione.
«I ragazzi, timidi come agnellini.» Livia fece un ampio cenno verso il triclinio. «Ho pensato di farti sedere accanto a me, cara Settimia, in modo da poter chiacchierare dei vecchi tempi. Tiberio, perché non mostri alla nostra ospite il peristilio? È meraviglioso in questo periodo dell'anno.»
Tiberio respirò a fondo dal naso ma si mosse sotto la spinta leggera eppure decisa della madre. Le diede una rapida occhiata di sottecchi, per assicurarsi che lo stesse seguendo, e poi non si voltò più. Percorsero i corridoi, incrociando uno stuolo di servi, fino a quando non arrivarono al cortile interno.
STAI LEGGENDO
Gentes
Historical Fiction16 gennaio 27 a.C. Nello stesso giorno in cui Ottaviano viene acclamato dal senato imperatore di Roma e assume il titolo di Augusto, due giovani convolano a nozze. Lei è Vistilia, primogenita della gens Vitellia, arricchitasi grazie alle guerre civ...