Capitolo 37🔴

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Sky

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Sky

Corro sui tetti e ad ogni spazio vuoto salto, atterrando su un'altra casa a due zampe. Riprendo il mio percorso e sfiorandomi la fronte faccio scendere la maschera che mi copre occhi e naso, solo la bocca è visibile.

I ragazzi mi stanno seguendo, o almeno ci provano. Tra loro si è unita Mona. Salto sul muretto e non mi fermo finché la ragazza mora non mi blocca la via dopo aver fatto un balzo da un tetto all'altro. Sta per cadere e avvicinandomi la afferro dalla giacca di pelle chiusa.

«Non lasciarmi...» dice, agitata.

«No, Dark lady.»

La attiro a me, permettendo ai nostri fiati di mescolarsi.

«Spero tu sappia volare.» le soffio sulla bocca. Mona corruga la fronte e in un attimo la spingo via, scaraventandola lontana da me.

Grida, mentre oltrepassa lo spazio vuoto di questa abitazione e finisce tra le braccia di Ciro che l'ha presa, prima che si facesse male. È caduto lui di schiena sul suolo, purché la sua bella non si ferisse.

Guardo gli altri tre: Romano, Michael e Ruben. In un sorriso sardonico ricomincio a correre e arrivo alla fine dell'edificio. Salto giù, appoggiando i palmi guantati al muro alle mie spalle, frenando la mia discesa.

Tocco terra come se fosse atterrata una piuma e mi avvicino all'impalcatura. Inizio a scalarla e arrivando a metà della costruzione qualcuno mi afferra la caviglia.

«Ti ho preso!» esclama la voce di Michael e lo guardo.

Gli sorrido soltanto e con l'altro piede gli tiro un calcio in faccia, facendogli molto male. Lascia quei tubi con la quale si stava reggendo e in un gemito si scontra sulla superficie.

«Figlio di puttana!» mi insulta, mentre si tiene il naso. Gliel'ho rotto.

«Oh, insulti la mia mammina? Scostumato!» sghignazzo.

Mi concentro sul da farsi e riprendo a scalare l'impalcatura. Arrivo all'apice e corro più velocemente possibile. Alla fine del tetto eseguo un salto e come un felino mi metto in verticale, con le mani lungo i fianchi e lo sguardo al cielo. Entro dentro la finestra che al mio passaggio si chiude.

Al momento opportuno cambio posizione e atterro col ginocchio destro sul suolo, la gamba sinistra di lato e le mani sul pavimento di questa casa abbandonata.

«Sto stronzo!» a lamentarsi è anche Ruben che non ha potuto fare la stessa cosa.

Questa città è nelle mie mani, è il mio campo di battaglia.

Mi raddrizzo e mi avvicino alla rampa di scale. Impugno il passamano e fisso Nicodemo che ha il fiatone. Si appoggia al muro e mi mostra due dita, facendomi capire che ha bisogno di due minuti per riprendersi.

«Siete un po' fiacchi.» lo prendo per il culo, scendendo i gradini e fermandomi davanti a lui.

«Mi ci devo abituare. Sei troppo veloce e poi io sono qui per pararti il culo.» ammette, portando la nuca alla parete e guardo la sua bocca.

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴄᴇɴᴇʀᴇ ᴇ sᴀɴɢᴜᴇ [Terzo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora