Capitolo 41

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Elisabeth

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Elisabeth

Come ogni giorno sono sola in questa veranda. Timothy non torna nemmeno per pranzare insieme a me. Già non dormiamo insieme, perché ha sempre preferito il lavoro piuttosto che stare con la sua famiglia. Per questo avevo deciso che dovesse dormire da solo.

Se non sta con me, che senso ha condividere lo stesso letto? Esisto soltanto quando deve scoparmi? Non voglio essere una schiava di letto.

Il pranzo non è ancora pronto. Alberto lo sta preparando. Se non avessi lui al mio fianco, non so nemmeno che fine avrei fatto. Mi tiene compagnia. Capisco che Jeanson lavori, non voglio neanche essere un problema per lui, ne ha già tanti da risolvere.

Il mio bambino.

«Signora Sissi, c'è qualcuno per lei.» Alberto interrompe i miei pensieri e lo guardo.

«Chi è?» chiedo e il mio amico fa cenno alla persona di avvicinarsi. Non appena mi raggiunge rimango a guardarlo senza più nemmeno il fiato, «San...» mi alzo, toccandogli subito le guance, «Santaniel... Oh mio Dio...» per poco non piango e lo abbraccio, sfiorandogli la schiena.

«Dove sei stato per tutti questi anni? Come hai fatto a sopravvivere?» gli domando.

«Non ci crederesti se te lo dicessi. Comunque sono stato a Dagtimerne. Speravo di poter parlare con i ragazzi.» mi dice, facendo riferimento a Jeanson, Jay e Paola.

Ci stacchiamo dalla stretta e ci sediamo. Santaniel è stato il mio primo amore, ma abbiamo avuto anche dei figli. Vanio, Jay e Paola. Non sono mai riuscita a dire la verità, perché temevo che non mi avrebbero creduta.

Quando andai a fare la spesa in quegli anni, lasciai San con i bambini, ma al mio ritorno ciò che vidi mi lasciò senza fiato.

Santaniel era privo di vita e i miei figli erano spariti. Li aveva presi Raimondo. Ho tentato di ribellarmi, di prendere i miei figli ma mi accusarono dell'omicidio di Santaniel e così passai i miei anni in carcere, a soffrire, a sperare che un giorno avrei potuto stringere i miei figli.

«Vuoi che li chiami?» domando, sfiorandogli la mano, quella che ha sul bracciolo della sedia e le nostre dita si accarezzano delicatamente.

«Sì, chiamali. Devono sapere la verità.»

«Come mai non sei sceso prima?»

«Perché in sostanza sono paralizzato, Sissi.» mi dice e non capisco. Come fa ad essere paralizzato se cammina? Mi indica qualcosa che ha alle gambe, «sono esoscheletri. Mi permettono di camminare. Me li ha creati Eric. Se non sono sceso è per questo... Altrimenti avrei intrapreso questo viaggio molto prima», ammette e riprende a parlare, «sono qui da un mese, faccio il consulente scolastico. Aiuto i ragazzi che hanno qualche problema», racconta brevemente.

Uno come lui serviva in quella scuola. Molti ragazzi si chiudono in se stessi senza mai parlare, Santaniel ha sempre avuto una certa influenza sui giovani, era sempre in grado di dare a loro pace e armonia.

𝐓𝐡𝐞 𝐌𝐞𝐝𝐣𝐚𝐲𝐬 ➳ ᴄᴇɴᴇʀᴇ ᴇ sᴀɴɢᴜᴇ [Terzo Volume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora