La vita dei nostri protagonisti è cambiata dall'ultima volta che li abbiamo visti. Tanti cambiamenti, tante perdite e cuori spezzati. Serkan credeva che con Fiammetta sarebbe andato avanti, che avrebbe potuto ridargli un po' di pace, ma neanche quel...
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Ｒｏｈａｎ
Sicilia ➳ Siracusa. Lungomare Alfeo.
Dopo la meravigliosa colazione che Falena mi ha portato, mi sono fatto una doccia. Mi sono vestito e l'ho trascinata con me al fast-food di mio zio. Adesso sta lavorando al mio posto.
Ho detto a mio zio che lo avrebbe fatto gratis perché voleva "imparare" ma quando mai? L'ho costretta a fare qualcosa, visto che ultimamente fa la bella vita.
Io osservo i suoi movimenti mentre mi limo le unghie, comodamente seduto sulla sedia qua fuori a godermi il sole e il profumo di mare.
Do un'occhiata alle ragazze, Cenobia e Mona. La prima ha una faccia di merda, come se avesse dormito malissimo. La seconda ha gli occhiali neri e regge il caffè.
Lascio la limetta quando la mia ordinazione arriva. Non degno di un'occhiata Falena, che appunto in un sospiro se ne va.
«Che avete fatto? Sembrate due zombie.» dico, affondando il cornetto nel cappuccino.
Lo so che ho già mangiato, ma ho sempre fame, quindi divoro qualsiasi cosa ventiquattro ore su ventiquattro.
Senza ingrassare. Smaltisco tutto quanto facendo sport e ballando come un puttaniere la sera in quel club.
Sono qui da poco e già mi sono fatto strada.
«Niente, ieri sera abbiamo bevuto un po' con gli altri quando non siamo riusciti ad aprire la bara, e ora i rumori sono piuttosto amplificati.» ammette Cen.
«Ho una relazione a tre...» confessa Mona.
«Lo hai già detto, Mona.»
«Volevo ripeterlo. Nessuna mi ha dato della bagascia ancora.»
«Lo farò più tardi. Fammi riprendere.»
«Va bene.»
Zio ci interrompe appena si ferma davanti a noi.
«Roh, è arrivato il carico, mi dovresti aiutare.» mi fa.
Annuisco mentre mi infilo in bocca il cornetto e lo mastico, sotto lo sguardo nauseato di Cenobia.
«Ingrasso solo a guardarti.»
La ignoro bevendo il cappuccino cosicché il cornetto diventi una pastella e ingoio. Lascio la tazza e mi alzo, pulendomi la bocca col dorso.
«Zio non ti preoccupare per il carico, ci penso io con Falena.» gli dò una pacca sulla spalla e mi avvio, chiamando Falena che sta servendo l'ultimo tavolo in fondo, «Fal, vieni qui».
Lei mi raggiunge dopo che ha fatto il suo servizio e mi guarda.
Non è sudata. Non si sta sforzando. Ciò significa che devo farla impegnare di più.
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