24.Sofia

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Una settimana dopo.

Era passata una settimana da quando avevamo cominciato a fare ricerche su quella donna, ma non avevamo trovato nulla. Nessun segreto oscuro, nessun passato strano, niente che giustificasse la mia sensazione di disagio. Eppure, ogni volta che incrociavo il suo sguardo, sentivo un nodo stringersi nello stomaco.

Gli altri sembravano più tranquilli, quasi convinti che ci fossimo solo lasciati trasportare dalla paranoia. Ma io non riuscivo a togliermi dalla testa quell'idea che qualcosa non andasse. Non riuscivo a spiegare cosa fosse, ma c'era. Mi faceva sentire come se stessimo ignorando qualcosa di importante, come se ci fosse un segreto nascosto dietro quei suoi occhi finti gentili.
"Non capisco perché siete così diffidenti," dissi, sedendomi accanto a Gabriel. Il drone di Theo non aveva trovato niente, eppure quel vuoto di informazioni non mi dava sollievo. Sembrava solo confermare che stava nascondendo qualcosa.
"Forse ci siamo sbagliati," ammise Amanda, cercando di alleggerire l'atmosfera. "Magari è solo un'anziana signora che vuole trascorrere del tempo con la nipote."
Le sue parole mi fecero riflettere, ma non riuscivano a placare quella sensazione. Cercai di ignorare quel nodo alla gola e di convincermi che stavo esagerando, ma non ci riuscii del tutto. Ogni volta che la guardavo, sentivo come se il passato di mia madre fosse in qualche modo legato a quella donna, come se ci fosse qualcosa che non mi stavano dicendo.
"Sì, ma c'è ancora quella sensazione strana, no? A te, Sofia, non sembra ci sia qualcosa di... fuori posto?" chiese Manuel.
Mi accarezzai il labbro inferiore, persa nei miei pensieri. "Non lo so... ogni volta che la guardo, mi viene quella sensazione. È difficile da spiegare."
Sentivo gli occhi degli altri su di me, come se aspettassero che dicessi qualcosa di più, che rivelassi qualche intuizione nascosta. Ma tutto ciò che avevo era una sensazione, e non sapevo se bastava.
Theo scrollò le spalle. "Io dico che, finché non troviamo qualcosa di concreto, dovremmo lasciar perdere. Magari stiamo solo esagerando."
Annuii, ma dentro di me non potevo fare a meno di pensare che non era finita. C'era ancora qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che forse non volevamo vedere. E fino a quando non lo avessi scoperto, quella sensazione non se ne sarebbe andata.

La mattina di capodanno.

Quella mattina mi svegliai più felice del solito. Sentivo una leggerezza addosso che non provavo da un po'. Forse era il pensiero del nuovo anno che si stava avvicinando, con la promessa di un nuovo inizio. Il sole entrava dalla finestra, filtrando tra le tende e illuminando la stanza con una luce calda e invitante.
Mi stiracchiai, godendomi quel raro momento di tranquillità. C'era qualcosa di speciale nell'idea che il nuovo anno portasse con sé nuove opportunità, e per un attimo, lasciai andare tutte le preoccupazioni che mi avevano tormentata nei giorni precedenti.
Mi alzai dal letto, decisa a fare qualcosa di diverso quella giornata. Forse era l'occasione perfetta per mettere da parte i dubbi e godermi il presente.

Scesi giù per fare colazione e appena entrai in cucina vidi Gabriel e Marlene intenti a fare i biscotti. L'aria era pervasa dal dolce profumo di zucchero e burro fuso, e il calore del forno riscaldava piacevolmente la stanza.
"Ancora biscotti?" chiesi scherzando, avvicinandomi a Gabriel per dargli un bacio leggero sulle labbra. Poi mi sedetti sullo sgabello vicino al bancone, appoggiandomi pigramente mentre osservavo la scena. Con una mossa rapida, rubai un biscotto ancora caldo dalla teglia appena sfornata.
"Ahi!" mi lamentai immediatamente, il biscotto scottava da morire.
"Così impari a fare la ladra," rise Gabriel, prendendomi in giro mentre continuava a impastare. "Si chiama karma."
"Stronzo," dissi imbronciandomi in modo teatrale.
Marlene mi lanciò un'occhiata di rimprovero, scuotendo la testa. "Le parolacce, Sofia... Non si dicono." Poi però sorrise maliziosa e aggiunse: "Anche se, in effetti, ha ragione. Lo sei Gabriel."
Scoppiai a ridere. Era bello avere questi momenti di leggerezza, specialmente con le feste in arrivo.
Gabriel rise, scuotendo la testa mentre continuava a impastare. "Lo so bene che mi ami lo stesso," disse con un sorriso sfacciato. Lo osservai per un attimo mentre lavorava con le mani nella pasta dei biscotti. Era bello vederlo così rilassato, lontano dal suo solito atteggiamento professionale.

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