41.Gabriel

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Dopo un bagno caldo e rilassante, ci avvolgemmo negli asciugamani, asciugando ogni goccia d'acqua rimasta sulla pelle. Il profumo del sapone riempiva l'aria, mescolandosi al vapore che si dissolveva lentamente.
Mi avvicinai a lei, le mani ancora umide che scivolarono leggere sui suoi fianchi. "Oggi è solo per noi," dissi, con un tono rassicurante. "Lasciamo fuori tutto il resto, almeno per un giorno."
Lei annuì appena, i suoi occhi fissi nei miei. C'era una pace fragile in quel momento, come se entrambi sapessimo quanto fosse preziosa.
Entrai in camera subito dopo di lei, chiudendo la porta con un leggero scatto. Mi avvicinai all'armadio e iniziai a vestirmi senza fretta. Scelsi una felpa nera, spessa e calda, perfetta per combattere il gelo che si faceva sempre più pungente. I jeans lunghi e un paio di Vans completarono il mio look semplice, ma pratico.
Sapevo che non era il momento ideale per un giro in barca; l'aria era gelida, faceva un freddo cane. Ma dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa, per distrarla. In questi ultimi mesi aveva sofferto troppo. Più di quanto avrei mai potuto immaginare, più di quanto lei stessa avrebbe mai ammesso.

Lei indossava una maglia a maniche lunghe rossa, aderente, con sopra una giacca di pelle che le dava un'aria grintosa e irresistibile. I jeans neri strappati lasciavano intravedere i collant sotto, aggiungendo un tocco di eleganza ribelle. Era semplicemente stupenda, e non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Mi avvicinai piano, osservandola mentre si truccava con gesti precisi. Le sfiorai il braccio e, con delicatezza, la girai verso di me. Le sue mani si posarono automaticamente sul mio petto, come se quello fosse il loro posto naturale. Con una mano le accarezzai il collo, sentendo il suo respiro farsi più lento e profondo. Con l'altra, passai il dito sul suo labbro inferiore, cancellando una piccola traccia di rossetto.
"Sei la mia fottuta droga," sussurrai, la voce bassa e carica di desiderio. Prima che potesse rispondere, la baciai, affondando nei suoi sapori. Le nostre lingue si intrecciarono, fuse in un ritmo che sembrava non avere fine. Quando finalmente mi staccai, mordicchiai il suo labbro inferiore, tirandolo appena, godendomi il modo in cui si arrossava.
"Meglio che andiamo," mormorai, un sorriso malizioso mentre le leccavo delicatamente le labbra. "Lasciamo il meglio per la barca."
Lei rimase senza fiato, e per un attimo il tempo sembrò fermarsi.

Prendemmo le nostre cose e uscimmo di casa. L'aria fredda ci avvolse immediatamente, ma non dissi nulla, concentrandomi su di lei. Le aprii la portiera dell'auto con un gesto naturale, guardandola mentre si accomodava. Poi feci il giro e mi sedetti al posto di guida, avviando il motore con un rombo deciso.

Il viaggio verso il porto fu silenzioso, ma non era un silenzio scomodo. Era il tipo di quiete che lascia spazio ai pensieri, ai piccoli sguardi lanciati di sfuggita. Quando finalmente arrivammo, il mare ci accolse con il suo profumo salmastro e il lieve ondeggiare delle barche.
Camminammo lungo il molo fino a trovare la barca che avevo noleggiato per l'occasione. Salii per primo, il legno scricchiolava leggermente sotto i miei passi. Mi girai verso di lei e le allungai la mano. "Ti aiuto io, vieni."

Lei afferrò la mia mano con un sorriso, ma un attimo dopo inciampò leggermente. In un riflesso, la trattenni per i fianchi, stringendola con fermezza prima che potesse cadere. Le nostre risate si mescolarono al suono delle onde.

"Stai bene?" le chiesi, un sorriso divertito sul volto.

"Sì, sto bene," rispose, ancora un po' imbarazzata, prima di alzarsi sulle punte per darmi un bacio leggero. Poi, senza aggiungere altro, si diresse verso la cabina, lasciandomi per un momento a osservare la sua figura sparire all'interno.

Da lontano scorsi il capitano della barca, un uomo robusto sulla cinquantina, con il viso segnato dal vento e dal mare. Si avvicinò con passo deciso, il cappello leggermente inclinato.

"Eccomi, signore," disse con una voce profonda, educata ma diretta.
Gli porsi le chiavi, annuendo. "A lei." Dopodiché, senza perdere tempo, mi diressi verso l'interno per raggiungere Sofia.
La trovai in piedi, vicino alla finestra, lo sguardo rapito dal panorama. L'acqua scintillava sotto i raggi del sole, mentre l'orizzonte si estendeva infinito. "È tutto bellissimo qui," disse, con una nota di meraviglia nella voce. I suoi occhi brillavano di emozione, ed era impossibile non rimanere colpiti dal suo entusiasmo.

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