La mattina seguente mi svegliai al suono insistente del campanello. Chi poteva mai essere a quest'ora? Mi alzai dal letto, stanca e con gli occhi ancora gonfi per via delle lacrime. Infilai una vestaglia lunga e scesi al piano di sotto, trascinandomi con passo lento.
Aprii la porta e mi ritrovai Amanda davanti.
"Amanda? Che ci fai qua?" domandai, coprendomi la bocca con una mano mentre sbadigliavo.
"Sono qui per restare. Gabriel mi ha detto che devo stare con te," rispose, il suo sguardo che si fermò sulla mia pancia ormai evidente.
"Allora? Questo bambino come sta?" chiese, accarezzandomi delicatamente il ventre.
"Sta bene... oggi scoprirò il sesso," risposi con un tono spento.
"Vorrai dire che lo scoprirò io! Perché ti organizzerò un gender reveal fantastico," esclamò con entusiasmo.
Non potei fare a meno di abbozzare un sorriso stanco. "Non sono molto in vena di festeggiare," dissi, facendola entrare in casa. Mi sedetti sul divano, stringendo le mani attorno alla stoffa della vestaglia.
"Perché? Cosa è successo? E soprattutto, perché Gabriel se n'è andato?" mi chiese, sedendosi accanto a me.
Abbassai lo sguardo, incapace di guardarla negli occhi. "Gli ho raccontato una cavolata," ammisi, sentendo un nodo alla gola.
"Che tipo di cavolata?" mi incitò a continuare, lo sguardo serio.
"Che l'ho tradito con Travor."
Amanda sgranò gli occhi, incredula. "Sei seria? Ma non è vero, giusto?"
"Certo che non è vero!" sbottai. "Non lo farei mai."
"Allora perché gli hai detto una cosa del genere?"
Esitai per un momento, cercando di trattenere le lacrime. "Perché Alex mi ha minacciato," confessai, la voce spezzata. "Ha detto che avrebbe fatto del male a Gabriel se non lo avessi lasciato. Ho dovuto inventarmi qualcosa, e quella è stata l'unica cosa che mi è venuta in mente."
Amanda mi fissò, scioccata, mentre continuavo. "Quando ho visto quel puntino rosso sul suo petto... mi sono paralizzata. Non sapevo cosa fare, Amanda. Non volevo perderlo, ma l'ho perso comunque," dissi, scoppiando in lacrime.
Amanda mi abbracciò stretta, stringendomi come se volesse proteggermi da tutto. "Oh Sofia, perché non mi hai detto nulla? Potevamo trovare un modo insieme..." mormorò, accarezzandomi i capelli.
"Io non so cosa fare adesso," dissi, singhiozzando sul suo petto. "Non posso neanche dirgli la verità... non capirebbe. È meglio così, per lui."
Amanda sospirò, stringendomi ancora più forte. "Lo troveremo un modo, Sofia. Non permetterò che tu affronti tutto questo da sola."Amanda si allontanò leggermente da me, guardandomi negli occhi con un'espressione determinata. "La prima cosa che dobbiamo fare è capire come liberarci di Alex," disse, il tono della sua voce fermo e deciso.
Scossi la testa, asciugandomi il viso con la manica della vestaglia. "Non è così semplice. Ha degli uomini con lui... e sicuramente sa tutto quello che faccio. Se faccio un passo falso, potrebbe succedere qualcosa a Gabriel, o a questo bambino," dissi accarezzandomi istintivamente il ventre.
"Ma non puoi lasciarlo vincere così, Sofia! Non possiamo permettergli di controllare ogni aspetto della tua vita. Questo non è vivere, è sopravvivere!"
Sospirai, sentendomi sopraffatta. Amanda aveva ragione, ma non riuscivo a vedere una via d'uscita. "Non lo so, Amanda. Mi sento in trappola," confessai, abbassando lo sguardo.
Amanda si alzò dal divano e iniziò a camminare avanti e indietro, riflettendo. "Potremmo rivolgerci alla polizia... denunciare tutto. Se spieghiamo la situazione, potrebbero proteggerci."
Scossi di nuovo la testa. "Non funziona così. Alex potrebbe fare del male ai miei genitori. Non posso."
Amanda si fermò e mi guardò con uno sguardo serio. "Allora dobbiamo giocare d'astuzia. Se lui vuole controllarti, dobbiamo far sembrare che tu stia seguendo le sue regole... ma nel frattempo, cerchiamo un modo per togliercelo di torno. E io sarò con te in ogni passo."
Le sue parole mi diedero una scintilla di speranza, ma il peso della situazione era ancora schiacciante. "Non so se ci riuscirò," mormorai, la voce tremante.
Amanda si inginocchiò davanti a me, prendendomi le mani nelle sue. "Sofia, sei più forte di quanto pensi. E non sei sola. Gabriel, anche se non lo sa, sarebbe al tuo fianco se conoscesse la verità. E io non ti lascerò mai. Insieme, possiamo farcela."
Lentamente, annuii. Dovevo trovare il coraggio di combattere, non solo per me, ma per il mio bambino e per Gabriel. "Va bene," dissi, stringendo le sue mani. "Cerchiamo un piano... e liberiamoci di Alex."
Amanda mi sorrise con complicità. "Questo è lo spirito. Non permetteremo a quel bastardo di rovinarti la vita."
Mentre parlavamo, sentii una forza nascere dentro di me. Avevo ancora paura, ma avevo anche una nuova determinazione. Per la prima volta da giorni, mi sentii meno sola.Amanda si alzò e si sistemò i capelli, pronta a passare all'azione. "Ok, iniziamo a pensare ai dettagli. Alex ti ha minacciata, ma non possiamo lasciare che ti tenga sotto controllo per sempre. Dobbiamo sapere tutto su di lui. Hai qualche idea di dove possa nascondersi?"
Scrollai le spalle, sentendomi sopraffatta. "No, non lo so. Non lo vedo da quella sera... So solo che ha delle persone che lo aiutano, probabilmente è sempre in movimento."
Amanda prese il telefono dalla tasca, digitando qualcosa con rapidità. "Allora cerchiamo. Contatti, vecchi amici, qualsiasi cosa. Potremmo anche assumere qualcuno che lo tenga d'occhio."
La guardai, sorpresa. "Non so se sia una buona idea, Amanda. E se lui scoprisse che stiamo cercando informazioni su di lui?"
Lei alzò lo sguardo, con un sorriso rassicurante. "È per questo che dobbiamo farlo in modo discreto. Ci penserò io. E poi, Sofia, non possiamo permettergli di vincere."
Annuii, anche se la paura continuava a tormentarmi. "D'accordo... Ma dobbiamo stare attente.Ho troppo da perdere."
Amanda si sedette di nuovo accanto a me e mi mise una mano sulla spalla. "Adesso dimenticati di lui e pensa alla visita di oggi."
Nonostante la situazione, un piccolo sorriso apparve sul mio viso. L'idea di conoscere il sesso del bambino mi riempiva di emozione. "Hai ragione. Non posso lasciare che Alex mi tolga anche questo momento."
Amanda annuì con entusiasmo. "Esatto. E dopo la visita, possiamo iniziare a pensare seriamente a come risolvere questa situazione."
Le sue parole mi diedero un po' di conforto, anche se il peso di tutto quello che stava succedendo rimaneva sulle mie spalle. Ma sapevo che Amanda aveva ragione: non potevo permettere ad Alex di rovinare tutto.
Mi alzai, pronta a prepararmi per l'appuntamento. "Va bene. Cominciamo da qui. Oggi voglio concentrarmi solo sul bambino."
Amanda mi sorrise, alzandosi anche lei.
Con una piccola scintilla di speranza nel cuore, mi diressi verso la mia stanza per prepararmi. Era solo l'inizio, ma sentivo che insieme avremmo trovato un modo per affrontare tutto questo.
Indossai una maglia a maniche lunghe nera, un dolcevita che mi riscaldava il collo, e abbinai dei leggings comodi. Mi sistemai i capelli, cercando di sembrare il più presentabile possibile nonostante la stanchezza e il gonfiore del viso per via delle lacrime versate.
"Sofia, c'è qualcuno per te!" urlò Amanda dal piano di sotto.
Scesi lentamente, il cuore che batteva all'impazzata. Non avevo idea di chi potesse essere, ma non mi aspettavo di certo di trovarlo lì, davanti alla porta. Mi paralizzai non appena incrociai il suo sguardo.
"Sei tornato," dissi con un filo di voce, una piccola speranza accesa nei miei occhi.
"Per il bambino. Ti accompagno alla visita," rispose Gabriel con un tono freddo, così distante da gelarmi il sangue.
Non potevo credere a quanto fosse cambiato. Non c'era traccia dell'uomo che una volta mi aveva guardata come se fossi tutto il suo mondo.
"Non sei obbligato," mormorai, cercando di mantenere la calma.
"Sono il padre del bambino. O forse no?" disse con un sarcasmo velenoso che mi colpì dritto al cuore.
Non riuscivo a credere che potesse dubitare di me, di noi, e della creatura che portavo in grembo. La rabbia prese il sopravvento, e prima di rendermene conto, la mia mano colpì la sua guancia con uno schiaffo sonoro.
"Vaffanculo, Gabriel," gridai, le lacrime che iniziavano a rigarmi il viso. Senza aggiungere altro, uscii di casa con passo deciso, seguita da Amanda.Entrai nella mia auto, cercando di trattenere i singhiozzi. Amanda si sedette accanto a me, ma invece di chiudere la portiera, si voltò verso Gabriel, uscendo nuovamente dall'auto.
"Amanda, lascialo stare!" le dissi, ma lei non mi ascoltò.
La vidi avvicinarsi a lui con passo deciso, il volto contratto dalla rabbia. Lo colpì sulla spalla con forza, costringendolo a guardarla.
"Ma cosa cazzo ti passa per la testa?" gridò Amanda, furibonda. "Lei ti salva la vita, ti protegge, e tu osi insinuare che il bambino non sia tuo? Non ti ha tradito con Travor. Ti ha mentito o ti avrebbe ucciso."
Lui rimase immobile, come colpito da quelle parole, ma non rispose. Sembrava confuso.Il suo sguardo, tuttavia, si diresse verso di me, attraverso il finestrino dell'auto.
"Amanda, dobbiamo andare," dissi con un filo di voce, accendendo il motore e asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
Amanda tornò in auto, sbattendo la portiera. Era visibilmente furiosa, ma non disse nulla per i primi minuti.
Restai in silenzio, fissando la strada davanti a me, le mani strette sul volante. Ogni sua parola, ogni suo gesto, mi feriva più di quanto avrei mai ammesso.
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Endless 2
RomanceDa quando Gabriel era uscito dalla sua vita, il vuoto era stato riempito da un'angoscia crescente. Non era solo il suo amore a tormentarla, ma una presenza oscura che sembrava seguirla ovunque. Qualcuno voleva farle del male, e ogni giorno il perico...