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Stare accanto a Dusan non mi fa battere più il cuore di rabbia come un tempo. Il dolore è ancora lì, ma in qualche modo si è spento.

Non mi fido di lui, non mi importa più quello che pensa o che ha da dire. Ma non gli porto lo stesso rancore di prima.

"Non ti voglio disturbare, voglio solo sapere come vanno le cose a Barcellona" mi chiede, la voce timida, come se stesse misurando ogni parola.

"Va...tutto bene. Non negli ultimi giorni, ma in generale va bene" rispondo con una tranquillità che stupisce anche me.

Lo guardo ancora, cercando di decifrare le sue intenzioni. È strano, perché in passato mi avrebbe avvolta con le sue parole, avrebbe provato a scusarsi ancora.

"Stai con qualcuno?" mi chiede, e non posso fare a meno di bloccarmi, non sapendo esattamente come rispondere.

"Diciamo che sono in una situazione complicata con una persona..." inizio "Però sicuramente sono innamorata, questo si"

Lo vedo guardarmi con un'espressione mista di sorpresa e, forse, di un pizzico di invidia, ma non mi interessa.

"Quel ragazzino che gioca nella squadra di tuo padre?" chiede facendo ben intendere quanto non sia il fan numero uno di Hector.

Annuisco "Abbiamo litigato. Gli ultimi giorni non sono stati facili, ma quello che c'è tra di noi è reale. E credo che questo sia quello che conta" continuo con tono deciso.

Frecciatina?

"E perché non sei con lui in questo momento se ci tieni così tanto?"

Perché non sono con lui? Perché nonostante tutto mi sono sentita ferita dal suo comportamento. Al primo piccolo problema che abbiamo avuto, è andato con la prima che capita.

"Ho voluto un po' di tempo per me, non ho potuto far finta di niente di fronte ad alcuni suoi comportamenti"

"Ho capito, fai bene. Per quanto tempo rimarrai a Torino?" mi chiede, cercando di sembrare casuale, ma vedo il suo sguardo un po' teso, quasi come se volesse che gli dicessi che sto qui per un po', che ci sarà un'altra occasione di parlare.

"Non molto, tra qualche giorno torno a Barcellona" rispondo.

Sotto la calma di questa conversazione, c'è una verità che io sto iniziando a comprendere, ma lui evidentemente no: questa non è più la mia vita. Io non sono più parte di questo posto.

"Mi ha fatto piacere parlare ma adesso davvero devo andare, ciao Dusan"

E senza aspettare una risposta, mi volto e mi allontano. Non c'è bisogno di dire altro.

*

"Sei seria? Stai guardando la partita?" mi guarda storto Giulia.

Sono seduta sul divano, la televisione con la partita del Barcellona sullo schermo, il volume abbastanza basso da non disturbare i pensieri che mi passano per la testa.

Non me la sarei mai persa.

"Voglio solo vedere come vanno i ragazzi, niente di più" dico, una mezza verità. I miei occhi si soffermano sempre e solo su Hector.

Lo guardo per un po' giocare, fino a quando non si avvicina pericolosamente all'area di rigore e, in un attimo, la palla è in rete.

Segna. Il mio respiro si ferma per un secondo, un piccolo nodo nella gola. Forse non dovevo guardarla questa partita.

La telecamera lo inquadra subito dopo il gol. Lui sorride, con quel sorriso che non è mai cambiato. Ma oggi, stranamente, non mi sembra sincero.

La partita finisce, e mentre i giornalisti gli si avvicinano, mi aspetto una delle solite dichiarazioni: il gioco di squadra, la vittoria, il duro lavoro. Invece, quando gli chiedono cosa lo spinga ad essere così concentrato durante le ultime partite, la sua risposta arriva come una freccia dritta al cuore.

"Credo di dovere tutto questo alla mia ragazza" dice, facendomi spalancare gli occhi "Ho sempre trovato la forza da solo, ma ora so che la forza vera la trovo guardandola ogni giorno negli occhi. Solo che è un po' arrabbiata con me, devo riconquistarla" aggiunge con un sorrisino.

Il mio cuore fa un salto, ma che gli passa per la testa?

"Parla di te?" mi chiede Giulia, che nel frattempo si è messa ad ascoltare anche lei, scioccata quanto me.

"Almeno che nelle 24 ore che manco da Barcellona lui si sia trovato un'altra ragazza con cui ha litigato, allora direi che parla di me"

Le sue parole continuano a girarmi in testa, facendomi vacillare. Eppure, non potevo permettere che fosse così semplice.

"Gli chiamerai?" cerca di studiare la mia reazione la mia amica, ma nemmeno io so cosa pensare.

Poi però scuoto la testa "No, non bastano due paroline per farsi perdonare"

Spengo la televisione, intenzionata a non pensare più a nulla. Però le sue parole sono lì, nella mia testa, e mi sento vulnerabile.

"Io vado a letto, oggi è stata una giornata pesante" dico alzandomi e avvicinandomi a lei per abbracciarla.

"Va bene, buonanotte"

La mattina dopo, ancora confusa dalle parole che avevo sentito ieri, mi rigirai per la millesima volta nel letto. Ci ho pensato tutta la notte.

Mi alzo sbuffando dal letto, intenzionata ad andare a fare colazione, ma mi fermo quando vedo il mio cellulare squillare.

Il cuore mi balzò in petto quando lessi il nome che mi stava chiamando: è lui. Ci pensai per un attimo su, poi con un sospiro, risposi.

"Sono a Torino" dice senza neanche salutarmi "Ho capito che quello che ho detto ieri non basta. Voglio parlarti, voglio dirti tutto ciò che non sono riuscito a dirti. Per favore, dammi questa possibilità"

Rimango in silenzio, incapace di rispondergli. Perché deve fare così?

"Dove sei? Mi preparo e arrivo"

Qualcosa dentro di me sperava che fosse la dimostrazione di quanto ci tenesse a me. Dopo tutto, se stava davvero venendo fino a qui, significava che non era solo una scusa, ma una vera volontà di cercarmi.

"Che fai già pronta?" mi chiede Giulia non appena mi vede girare come una trottola per casa.

"Ti racconto tutto dopo, promesso. Ti voglio bene!"

Trovai Hector poco dopo ad aspettarmi sotto casa, il suo volto serio, ma con gli occhi che cercavano di incontrare i miei.

Mi avvicinai lentamente, era come se avessi paura che se avessi ceduto troppo presto, avrei perso il controllo.

"Perché sei venuto fino a qui?" sospiro, ma sono calma, non sono arrabbiata.

"Ascolta, non posso cambiare quello che è successo, ma voglio provare a fare meglio. Voglio che tu sappia che non era mai mia intenzione farti stare male, e soprattutto, non voglio perderti. Mi rendo conto che non posso più fare a meno di te"

Mi sentivo divisa. Volevo credere alle sue parole, ma avevo paura che fossero solo un'altra promessa vuota. Mi feci forza e lo guardai negli occhi, cercando un segno di sincerità che potesse farmi cedere.

"Sono stata male per quello che hai fatto, e pensavo che non sarei riuscita a dimenticarlo presto. Ma...non voglio neanche vivere con il rimorso di non averci provato. Però devi essere pronto a metterci tutto te stesso. Non basta un gol o un'intervista per sistemare le cose"

Lui annuì, il volto serio, ma la sua mano si avvicinò alla mia, quel contatto a provocarmi dei brividi "E lo farò. Ti prometto che ci proverò, ogni singolo giorno, ma ti prego...torniamo a essere noi"

Una parte di me, forse quella più razionale, sa che devo fidarmi di lui.

"Io ti odio" dico con un filo di voce, prima di abbracciarlo. Mi fa esaurire.

"E io ti amo, grazie per la pazienza che ci metti" ride per sdrammatizzare.

E ci sono cascata di nuovo!

Spazio autrice 💓

Si, ci è cascata di nuovo, ma in fondo non è una cosa poi tanto negativa, no?🥹

Era anche leggermente scontato che l'avrebbe perdonato, non possono stare l'uno senza l'altro...

Extraños ~Hector FortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora