Riflessioni

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Non posso credere che Luke abbia avuto il coraggio e poco buon senso di accusare me e tutti quelli che gli stanno accanto di accusarci che siamo troppo oppressivi, troppo con il fiato sul collo come se non gli lasciassimo verità.
Non ha avuto una cosa da niente, è stato in coma per un mese creando disagio, angoscia, panico in tutti quanti noi e ora ci viene a dire che stiamo esagerando?

Lui ha esagerato. Lui ha fatto quella battuta di cattivo gusto, amarissima. Deve capire che per nessuno di noi non è stata una passeggiata.
Posso capire che questi due mesi per lui siano stati davvero pesanti. All'inizio ha fatto davvero fatica a recuperare il completo controllo del suo corpo, dei suoi muscoli; è stata una difficoltà non tanto fisica ma più psicologica, non lo posso capire ma lo posso immaginare. Non è stato facile andare quasi tutti i giorni in ospedale a fare visite su visite e non è stato per niente facile tornare a lezioni e trovarsi tutti gli sguardi dell'istituto addosso e sentirsi fare domande su domande portando a galla il ricordo di quel mese d'inferno per tutti noi.

A casa mia regna il silenzio, i miei sono fuori a fare la spesa per la cena che faremo a casa nostra e mio fratello è fuori con i suoi amici. Meglio, così posso fare ciò che voglio e tenere il muso fino a quando non tornano senza che mi venga posta nessuna domanda.

Vado in camera e mi lancio sul letto, prendo in mano uno dei tanti libri che ho da leggere e provo a leggere qualche capitolo con il risultato di non riuscire a leggere nemmeno un rigo che mi sale già il nervoso.
Non mi ha nemmeno mandato un messaggio se sono arrivata a casa... sto coglione. Dico dentro di me.

Mi alzo e inizio a camminare avanti e indietro per la stanza passandomi più volte la mano tra i capelli. Decido di chiamare l'unica persona che può davvero capirmi.

''Pronto?'' dice la voce della ragazzina dall'altro capo del telefono.

''Disturbo?'' domando sentendo delle voci di sottofondo.

''Non disturbi mai, tutto ok?''

''Mmm non proprio, senti hai da fare?'' In quel momento la voce di Calum si fa più vicina dicendo una cosa che avrei preferito non sentire per la mia salute mentale.

''Ehm...'' dice Samantha. Posso giurare che ora si starà mangiucchiando una pellicina del pollice per l'imbarazzo.

''Okok, ho capito, non preoccuparti.'' Dico mezzo ridendo.

''Ma è successo qualcosa? Ti sento giù...''

Sospiro. ''Sono solo stanca, ci sentiamo. Cioè, ci vediamo stasera.''

Mi saluta  e chiude la chiamata. Lancio il telefono sul letto sbuffando per l'ennesima volta in due minuti, mi lancio di schiena sul letto con le mani intreggiate sulla pancia e con le dita sostengo un ritmo improvvisato.

Sto per andare sotto la doccia quando suonano al campanello. Che palle, alzo gli occhi al cielo e vado ad aprire alla porta.

''Chi non muore si rivede, dicono.'' Il ragazzo sorride a tutti i denti e spalanca le braccia per ricevere un abbraccio.

Daniel. Sorrido muovendo la testa in un no poi lo abbraccio e lo faccio entrare. Ammetto che per molto tempo l'ho trascurato, ma decisamente non è stata una scelta mia. Non possiamo nemmeno parlare di scelta, è successo e ho preferito stare vicino a Luke e Ashton e alle loro famiglie.

''Allora che si dice?'' gli domando mentre ci accomodiamo sul divano.

''Nulla di particolare, mio fratello è ripartito per un altro stage.. il poverino. E io sono rimasto di nuovo da solo. Te a proposito, come stai?'' mi scruta dalla testa ai piedi. So che sicuramente avrà notato la perdita di alcuni chili, ma con calma li sto recuperando.

Blue eyes ~Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora