Capitolo 1

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Quando mi svegliai erano le circa le 4:00. Ero steso sul letto della mia camera, con lo sguardo rivolto al soffitto. Le pareti della mia stanza erano di un bel color crema, eccetto quella dietro il letto, che era tappezzata di disegni raffigurati ballerini. La maggior parte li avevo fatti io, ma alcuni erano opera di mia sorella Paloma, la quale, facendo la stilista, aveva disegnato dei costumi di scena per ballerini di livello. Basti pensare che, qualche anno prima, aveva realizzato un abito per Sergei Polunin, un famosissimo ballerino di origini ucraine.
A proposito di Sergei Polunin, lui, bhe... Era il mio idolo. Amavo il suo stile e la passione che metteva nella danza. Nell'ultimo periodo ero andato a vedere la sua esibizione in "Coppelia", un balletto molto famoso, di cui al momento non ricordavo l'ideatore.
Mi girai a guardare l'orologio sul comodino. Essendo dislessico avevamo tutti orologi digitali in casa, in modo che anche io potessi leggerli.
Questo era viola, in tinta con le coperte del letto. Erano le 4:07. Alle 5:00 avevo l'esame di danza, dovevo alzarmi e iniziare a prepararmi per l'esibizione.
Mi misi a sedere sul letto, ma subito una fitta alla testa mi costrinse a stendermi. Me lo sarei dovuto aspettare, un'insalata non poteva fornirmi le calorie necessarie per mezza giornata. Dovevo mangiare qualcosa, si, dovevo proprio.
Mi rimisi seduto, stavolta con successo. Mi alzai dal letto e, anche se barcollando un po', riuscii ad arrivare in corridoio. Da li scesi la rampa di scale che conduceva al pianterreno. Una volta un fondo mi diressi in cucina.
Trovai mia mamma, intenta a preparare qualcosa ai fornelli.
Micheal: "Hey mamma... non è che puoi... farmi una cioccolata calda e darmi qualche biscotto? Sto morendo di fame..." dissi stropicciandomi gli occhi.
Mamma: "Certo caro... ma avresti dovuto mangiare di più a pranzo, Micheal! " mi rimbeccò con un sorriso del tipo "ne-so-una-più-del-diavolo".
Io ricambiai il sorriso e la abbracciai forte forte. Mia mamma mi era sempre stata accanto, nei momenti belli come in quelli brutti. E io le ero infinitamente grato per il suo appoggio, per tutto quello che faceva per me... Era la mamma migliore che potessi desiderare... Sopratutto quando mi posò davanti una tazza di cioccolata fumante con un piattino di biscotti alla cannella e yogurt. Solo a sentirne il profumo mi veniva l'acquolina in bocca.
Presi un biscotto e lo inzuppai nelle tazza. Me lo portai alla bocca... e un sapore paradisiaco mi solleticò le papille gustative.
Un sorriso si allargò sul mio viso senza che neanche me ne accorgessi.
Mamma: "quando sorridi mi ricordi il bambino che portammo qui quando scappammo da Beirut. Sorridevi sempre, eri un angioletto..." disse mia mamma con un sorriso appena accennato.
Mi raccontava spesso di quando ero piccolo, e ogni volta gli occhi le brillavano di una luce che non riuscivo a identificare. Gioia? Nostalgia? Non lo sapevo, ma non mi importava. Finché lei era con me andava tutto bene.
Finii i biscotti e bevvi la cioccolata. Mi leccai la bocca, sapendo che due baffi marroni mi si erano azzeccati sul labbro superiore. Mia mamma rise, e io con lei.
Mi alzai da tavola e feci per mettere la tazza nel lavello, ma lei mi fermò, dicendo che avrei fatto meglio a correre a vestirmi. E aveva ragione, come sempre del resto, dato che erano le 4:23.
Salii di corsa in camera, mi tolsi la camicia stopicciata e aprii l'armadio in cerca di qualcosa da mettere.
Alla fine optai per una casacca aderente viola scuro, che mettesse in risalto i miei addominali. Si, mi ero dato alla palestra: anche se non sembra, per danzare ci vogliono una forza e un senso dell'equilibrio smisurati.
Infilai le scarpe che avevo anche quella mattina e le allacciai. Stavo per scendere, quando mi ricordai che non potevo indossare nessun gioiello per l'esame. Tornai indietro e mi sfilai il braccialetto di cuoio e perline che portavo sempre al polso. Era un po' il mio portafortuna e, anche se non credevo a quelle cose, averlo addosso mi aiutava a stare tranquillo.
Lo posai sulla scrivania, rassegnato al fatto che, anche se lo avessi portato con me, non me lo avrebbero fatto indossare. Pazienza. Dovevo avere pazienza. MOLTA pazienza.
Presi la borsa con la calzamaglia e le mezze punte e me la caricai in spalla. Quella mattina la avevo portata con me perché avevo in programma di non tornare a casa per pranzo, ma trattenermi fuori... ma dopo gli eventi di quella mattina avevo deciso che era meglio per me tornare a Queensway, onde evitare di essere di nuovo messo in ridicolo da Dominik. Mi era bastata quella mattina.
Scesi le scale di corsa e mi fiondai fuori la porta. Percorsi tutta la strada tra casa mia e la fermata della metro, feci un biglietto e scesi al sottolivello. Iniziai a battere la punta del piede destro a terra, preoccupato di non fare in tempo per l'esame.
Fortunatamente, a Londra c'è un treno ogni tre minuti circa, quindi dopo pochi istanti iniziai a sentire il rumore del mezzo in avvicinamento. Non appena si fermò, salii nella prima carrozza che mi capitò davanti.
Dovevo arrivare a Holborn, cambiare treno e prendere la Piccadilly Line fino a Covent Garden. Una volta lì dovevo salire in superficie e camminare cinque minuti, fino al teatro.
Mi sedetti in un posto vuoto, mettendomi a giocherellare nervoso con la manica della mia borsa. Avevo il terrore che non mi prendessero... Anche perché io ci tenevo tanto ad entrare nel corpo di ballo della Royal Opera House, era il mio sogno nel cassetto, la motivazione che mi aveva spinto a sopportare tutti gli insulti dei miei compagni di scuola, ciò che mi aveva spinto a continuare ad allenarmi anche quando non riuscivo in un passo... Era ciò che mi spingeva ad aprire gli occhi ogni giorno, a continuare a combattere per realizzare i miei progetti... La danza faceva parte di me da quando ero piccolo, e io non mi sarei lasciato sfuggire questa possibilità come se niente fosse. Avrei lottato fino alla fine, non mi sarei scoraggiato... E alla fine, lo sapevo, avrei ottenuto ciò che volevo, perché finché si mette la passione in ciò che si fa, nulla è impossibile.
Mentre ero assorto nei miei pensieri, mi accorsi che il treno era arrivato a Holborn.
Scesi e mi diressi a passo spedito verso la Piccadilly.
Quando arrivai dovetti pazientare circa quattro minuti prima che arrivasse un treno.
Quando arrivò vi salii sopra. L'ansia cresceva ogni secondo che passava. Guardai l'ora sul cellulare: le 4:47. Ce la potevo fare, ce la DOVEVO fare. Per mia mamma. Per mio padre... Lo dovevo a entrambi, perché mi avevano sostenuto fin dall'inizio, senza mai smettere di aiutarmi.
E poi lo dovevo a me stesso, in un certo senso. Se non ci fossi riuscito sarebbe stato come buttare via tutte le ore passate ad allenarmi strenuamente. No... non potevo permettere che accadesse. Ci sarei riuscito.
Finalmente, dopo pochi minuti, arrivai a Covent Garden. Scesi e mi avviai verso la superficie, salendo le scale a due gradini per volta. Era uno dei vantaggi di essere uno spilungone con le gambe lunghe.
Arrivato in cima, iniziai ad andare verso il teatro, camminando a passo svelto tra la folla.
Alle 4:58 ero davanti al teatro. Ce la avevo fatta. Ero arrivato sul serio, certo, non avevo spaccato il secondo, ma ero arrivato. E per me contava solo questo.
Entrai nella hall del teatro, cercando di immaginarmela piena di gente la sera della prima di uno spettacolo. Quel posto doveva essere un inferno, quando c'erano degli spettacoli.
Attraversai la sala principale di corsa e mi infilai in una porta dove c'era scritto, in lettere enormi che riuscivo a leggere anche io, "provini per ammissione al corpo di ballo".
Percorsi un lungo corridoio e mi ritrovai in una sala più piccola, la stanza degli allenamenti, immaginai.
Era un ambiente accogliente e molto illuminato. Il parquet di mogano lucido brillava a bagliore delle luci dorate. Le pareti erano interamente ricoperte di specchi, così che i ballerini potessero osservarsi, e all'occorrenza correggere i movimenti e la postura, mentre danzavano.
Le sbarre erano poste sul lato sinistro della stanza per consentire ai ballerini di allenarsi.
Addossato alla parete destra un impianto stereo di ultima generazione dava bella mostra di sé, affiancato da tre pile di dischi che recavano cartelli a seconda del genere (classico, moderno e hip hop).
Mentre osservavo, rapito dalla bellezza di quel posto, sentii una voce che mi chiamava.
???: "Salve, è qui per i provini?"
Mi girai di scatto, ma avevo già idea di chi mi sarei trovato davanti.
Infatti, appena mi voltai, riconobbi la figura slanciata di Mrs Randall.
Indossava un pantalone a zampa nero con un maglione bianco. I capelli corti era pettinati con cura su un lato della testa, in modo che ricadessero in una frangia ordinata sulla metà destra del viso.
Michael: "Oh... ehm... Buonasera, Mrs Randall, si, sono qui per i provini, danza classica" balbettai.
Ero leggermente nervoso, mi ero preparato tanto a quel momento, ma adesso che era arrivato mi sembrava si vivere in un sogno.
Mrs Randall: "Prego, mi segua" disse avviandosi verso la porta in fondo alla sala, non lasciandomi altra scelta se non seguirla.
Non appena varcai la soglia un'espressione di assoluto stupore si dipinse sul mio viso.
Ero nella sala principale della "Royal Opera House"!
Davanti a me il palco si stagliava alto, chiuso da una tenda blu scuro.
Rimasi a guardarlo, come imbambolato da tanta bellezza
Mrs Randall: "Scusi? Deve dirmi come si chiama, ha sentito?" Chiese. Io mi girai verso di lei, notando che adesso aveva un blocco in mano.
Michael: "Oh, mi scusi, è che questo posto è... fantastico" dissi indicando la sala con un gesto della mano.
Mrs Randall: "Sì, è un posto stupendo. Ora mi dica il suo nome, grazie" disse la donna.
Michael: "Michael Holbrook Penniman Jr" riposi mentre facevo un mezzo giro su me stesso per osservare meglio la sala.
Mrs Randall: "D'accordo, tra dieci minuti dovrà mostrarci ciò di cui è capace. Ora mi segua, le mostro lo spogliatoio" disse voltandosi verso una piccola rampa di scale situata a lato del palco.
Iniziò a salire e la seguii. Sbucammo in una sala dalla pareti immacolate, separata dal palco tramite una tenda blu.
Mrs Randall: "Prego, in fondo ci sono i bagni e le docce, per qualunque cosa non esiti a chiedere" disse facendosi da parte per permettermi di passare.
Entrai nella sala annuendo.
Mi diressi verso i bagni, aprii una porta ed entrai, chiudendola dietro di me.
Posai la borsa a terra e iniziai a togliermi le scarpe. Le gettai in un angolo e mi sfilai il jeans e la felpa.
Le piegai e le infilai nello zaino.
Presi la calzamaglia e la maglietta bianca. Le indossai.
Passai a infilare le mezze punte, e mi accorsi di avere difficoltà a chiudere i nastri. Mi tremavano la mani, avevo una paura folle di sbagliate i passi e fare una figuraccia simile a quella del sogno di quella notte.
Mi appoggiai al muro, cercando di dissimulare la tensione.
Quando fui certo di essere perfettamente calmo, finii di allacciare le scarpette e uscii dal bagno portandomi dietro la borsa, che posai su una delle panche di legno chiaro appoggiate alle pareti.
Uscii dallo spogliatoio e andai verso il retro del palco.
Sbirciai fuori. Ciò che vidi mi lasciò a bocca spalancata.
Sul palco un ballerino dai capelli fulvi stava dando prova della sua bravura.
E che bravura. Era perfetto mentre si muoveva quasi senza far rumore sulle note di "Giselle". Probabilmente stava interpretando Albrecht, il duca innamorato della bella Giselle.
Quando finì, circa due minuti dopo, le tre figure sedute di fronte al palco applaudiro. Caspita se era stato bravo. Era stato perfetto. Non sapevo se sarei riuscito a tenergli testa.
Lui si inchinò, poi entrò nel retro scena.
???: "Hey, anche tu qui per i provini?" Chiese in tono allegro.
Michael: "Sì, così sembra" risposi.
???: "Piacere, io sono Jacob Murray. Tu?"
Michael: "Michael Holbrook Penniman Jr, piacere mio" riposi tendendogli la mano.
Jacob: " Hai i miei migliori auguri, Michael, stupiscili" disse stringendola.
Michael: "È stato un piacere" dissi a mo' di saluto.
Jacob: "Anche per me" ripose lui.
Poi se ne andò, dandomi una pacca sulla spalla.
???: "Il prossimo... Michael, sei pronto?" Chiese una voce, chiaramente maschile.
Io scostai timidamente le tende, facendo capolino sul palco.
Michael: "Salve" dissi quando fui al centro della scena.
Mrs Randall: "Allora, Michael, sei qui per un provino di danza classica, giusto?" Chiese.
Io annuii.
Mrs Randall: "Credo tu non abbia avuto modo di conoscere Mr Shaw e Mrs Harvey, i miei colleghi" disse guardandomi.
Mr Shaw: "Prego, Michael, illustraci il tuo programma" disse guardandomi con le braccia incrociate al petto.
Michael: "Va bene. Allora... oggi vi mostrerò la mia versione dello Schiaccianoci, diciamo che è stato rivisitata in chiave moderna, rispetto agli inizi... e... spero vi piaccia" dissi. Ero un po' nervoso. Anzi, molto nervoso.
Mrs Harvey: "Michael, stai tremando, sei nervoso? L'importante è mettere tutto te stesso nel balletto, ora danza e facci vedere ciò che sai fare" disse con un sorriso.
Era una donna bruna, sulla quarantina, dal fisico snello e ben proporzionato. I capelli erano tenuti all'indietro da una pettinessa azzurra.
Michael: "D'accordo, darò il meglio di me" dissi "sono pronto, possiamo cominciare" finii.
I tre giudici annuirono.
La musica partì.
Feci un respiro profondo... e iniziai a danzare.
Partii con un demì pliè, seguito da una fuettè all'italiana. Continuai con una piroetta n°2.
Girai su me stesso tre volta, poi iniziai a disegnare delle forme invisibili sul parquet.
Continuai così per un minuto, poi interruppi la sequenza di arabesque con un jetè n°4. Ne feci altri cinque e poi iniziai a volteggiare su me stesso distribuendo il peso del corpo su entrambi i piedi.
Poi, per finire, feci una piroetta n°6... e stavolta non caddi, anzi la eseguii perfettamente. Quindi mi inchinai mettendo una mano sul fianco.
Dopo qualche secondo di silenzio, Mrs Randall e i suoi colleghi iniziarono a battere le mani.
Evidentemente avvampai, perchè Mr Shaw sorrise sotto i baffi.
Mr Shaw: "Michael... per me tu non puoi stare qui..." disse.
Sbiancai.
Mr Shaw: "...Perché tu qui ci DEVI stare!" Continuò.
Un sorriso si fece spazio sul mio volto.
Mrs Harvey: "Michael, io vedo del potenziale in te, per me devi entrare nel nostro corpo di ballo" disse con un sorriso.
Mrs Randall: "Michael, io... voglio che tu entri a far parte del corpo di balla della Royal, te lo meriti. In te c'è un potenziale enorme, come diceva Mrs Harvey, e anche una grande passione. Mentre danzavi stavi sorridendo, vero? Io cerco questo tipo di approccio alla danza, mi piace... quindi pretendo che tu entri nel corpo di balla e che tu venga a lezione da me. Io insegno danza classica da anni, e poche volte ho visto un talento naturale come quello che hai tu. Complimenti" disse. Le brillavano gli occhi.
Michael: "Oddio... io... io... grazie... grazie!!! Nessuno mi aveva mai fatto tutti questi complimenti... Grazie, grazie, grazie!" Dissi piroettando su me stesso per la contentezza.
Mrs Randall: "Michael, ti manderemo una mettere entro questo fine settimana in cui ti informeremo della decisione. Hai buone possibilità, ma dobbiamo vedere il livello di preparazione degli altri prima di decidere, spero che tu comprenda" disse, improvvisamente seria.
Io annuii. Mi inchinai ancora e salutai i giudici.
Michael: "Arrivederci, e grazie ancora" dissi scendendo dal palco e tornando nei backstage.
Quando fui dietro la tenda blu tirai un sospiro di sollievo. Era fatta. Avevo fatto l'esame... e poi era martedì, mancavano pochi giorni al fine settimana, avevo aspettato tanto, potevo pazientare ancora qualche giorno.
Tornai nello spogliatoio e presi la mia borsa.
Mi infilai in un bagno e mi tolsi di dosso la calzamaglia sudata. Indossai nuovamente la felpa viola e il jeans e allacciai le scarpe.
Uscii dal bagno e mi caricai lo zainetto in spalla.
Ripercorsi il corridoio, passai per la sala allenamenti e infine arrivai nella hall.
Salutai le receptioniste e uscii dal teatro.
Mi girai a guardare il grande edificio alle mie spalle. Pensai che forse, a breve, anche io avrei fatto parte di quel mondo. Che avrei danzato davanti a un pubblico internazionale... e che sarei stato felice.
Con un sorriso raggiante stampato in viso mi diressi verso la metropolitana.
Camminavo lentamente, non avevo fretta, e, per una volta, potevo prendermela comoda.
Arrivato davanti all'entrata della stazione, infilai la mano in tasca, presi due sterline e le usai per pagare un biglietto.
Scesi nel sottolivello e aspettai un po'.
Poi arrivò un treno e io salii.
Era quasi deserto... Bhe era comprensibile, dato che erano le 6:00 di sera: a quell'ora la gente o era in ufficio o era tornata a casa da un pezzo.
Dopo qualche minuto il treno di fermò alla stazione di Holborn. Scesi e mi diressi al punto di scambio.
Arrivai sul binario della Central Line e presi il primo treno che arrivò. Quello era zeppo di persone, al contrario di quello sulla Piccadilly Line.
Non trovando posto a sedere, mi accontentai di appoggiarmi alla parete e, pazientemente, sopportai tutti gli spintoni della gente che passava.
Una bambina, per errore, mi diede una gomitata. Mi fece male, ma la felicità per il risultato dell'esame scacciò via il dolore dalla mia mente.
Finalmente arrivai a Queensway e, facendomi largo tra la gente, riuscii ad uscire dal treno.
Era tutto sudato, si moriva lì dentro, infatti il contatto con l'aria fredda mi fece rabbrividire.
Scossi la testa, come se servisse a scacciare via la sensazione di intorpidimento.
Mi diressi verso le scale mobili e le imboccai.
Salii in superficie e cominciai a percorrere Queensway, senza fretta.
Arrivai di fronte casa mia e bussai alla porta. Pensavo che mi sarei trovato davanti mia madre... invece fu mio padre ad aprire.
Michael: "Papà? Sei già tornato? " Chiesi stupito.
Lui annuì.
Papà: "L'esame?" Chiese.
Michael: "Ho avuto moltissimi complimenti, i giudici hanno detto che ho buone possibilità di entrare a far parte del corpo di ballo della Royal... mi sono sembrati... uh... soddisfatti" dissi.
Papà: "Sono fiero di te, figliolo" disse.
Rimasi basito. Era raro che mio padre si esprimesse su qualcosa che non fosse la scuola. E il bello era che sembrava davvero soddisfatto.
Sorrisi e lui ricambiò con quello che sembrava un cenno di assenso.
Entrai in casa e chiusi la porta con tre mandate di chiavi alle mie spalle.
Mamma: "Tesoro! Come è andato l'esame?" Chiese mia mamma tutta eccitata.
Michael: "Benissimo, hanno detto che ho buone possibilità di entrare nel corpo di ballo" dissi sorridendo.
Lei mi abbracciò. Mi arrivava poco sotto il mento, ma era pur sempre la mia mamma, e mi sentivo protetto quando mi stringeva a sè.
Lei si staccò e mi sorrise.
Mamma: "Sarai affamato, vatti a lavare le mani, la cena è pronta. Ho fatto il couscous con il maiale speziato, come piace a te, contento?" Chiese.
Io annuii.
Corsi su a lavarmi le mani e posai lo zaino in camera mia.
Scesi di nuovo le scale e andai in cucina.
I miei erano già seduti a tavola, con piatto fumanti davanti.
Mi sedetti al mio posto e presi la forchetta. Iniziai a mangiare, avevo una fame da lupi. Spazzolai tutto e chiesi a mia mamma se ne potevo avere ancora. Lei fece cenno di si, sorridendo.
Dopo aver finito, mia mamma andò vicino al frigo e Tirò fuori... la sua famosa torta ai lamponi e crema alla vaniglia.
Michael: "Hai fatto la torta ai lamponi! Awww" dissi sorridendo.
Ero ben cosapevole di aver mostrato le fossette e gli incisivi un po' sporgente, perchè mia madre rise a sua volta.
Mi diede una fetta di torta e io iniziai a mangiarla. Era troppo buona.
Quando finimmo il dolce, aiutai i miei a sparecchiare. Poi feci oer salore di sopra e andare a fare una doccia... ma la voce di mia mamma mi fermò.
Mamma: "Michael, manda un messaggio ai tuoi fratelli!" disse.
Michael: "D'accordo" risposi.
Salii di sopra. Avrei fatto la doccia e dopo avrei chiamato i miei fratelli.
Andai in camera e presi un pigiama e dei boxer arancioni.
Mi diressi in bagno, chiusi la porta, mi spogliai ed entrai nella cabina della doccia.
Lasciai che il getto caldo mi bagnasse tutto e che il vapore sciogliesse i muscoli ancora tesi per lo sforzo.
Rimasi lì sotto per circa venti minuti, poi mi insaponai e sciacquai e uscii fuori, avvolgendomi nell'accappatoio blu.
Mi asciugai per bene, poi infilai boxer e pigiama e asciugai i capelli, facendo in modo che formassero una zazzera di riccioli ribelli sulla mia testa.
Uscii dal bagno e andai in camera mia.
Una volta lì, mi stesi sul letto e presi il cellulare. Guardai l'ora: le 20:53.
Aprii whatsapp e mandai un messaggio sul gruppo "Penniman Brothers" (dove eravamo sia io che mio fratello e le mie sorelle).
A: Jasmine, Paloma, Zuleika, Fortunè
"Hey ragazzi! Ho fatto l'esame d'ammissione! Ho buone possibilità di riuscire a entrare nel corpo di ballo della "Royal Opera House"! ♡♡♡"
I miei fratelli risposero subito.
Da: Zuleika
"Oddio, complimenti Michael!❤"
Da: Paloma
"Sapevo che ce la avresti fatta, vai così fratellino! ❤"
Da: Jasmine
"Bravo il mio fratellino!❤❤"
Da: Fortunè
"Ed ecco Michael Penniman, il più grande ballerino del mondo. Auguri❤ "
A: Jasmine, Paloma, Zuleika, Fortunè
"Calma Raga, ancora non è deciso, ma grazie di tutto❤"
Wow, erano stati gentilissimi. A volte erano strambi... ma erano i miei fratelli, e mi volevano bene. E io ne volevo a loro.
Li ringraziai e mi infilai sotto le coperte.
Rimasi lì, a girarmi bel letto, aspettando che il sonno arrivasse.
Dopo un po' guardai l'orologio digitale: le 22:00.
Sentii i miei genitori che andavano a mettersi a letto.
Mio padre stava parlando con mia mamma.
Papà: "Michael mi ha reso fiero di lui. È un Penniman fin nelle ossa!" Disse.
Mamma: "Anche io sono orgogliosa di nostro figlio" disse.
Io sorrisi.
"Grazie mamma, grazie papà, è per merito del vostro sostegno se ora sono qui. Grazie " Pensai.
Poi mi girai sul fianco e, per la prima volta da tempo, il sonno arrivò senza farsi attendere troppo a lungo.
E, non so come, ma avevo la sensazione che, mentre dormivo, un sorriso si fosse fatto spazio sulle mie labbra.


Coming In A Dark World||MikandyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora