Capitolo 27

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Fui certo di essermi svegliato ancor prima di aprire gli occhi.
"Dove sono? Cosa succede?" Mi domandai.
Provai a sollevare le palpebre, ma era come se queste fossero cucite sopra i miei occhi, perché rifiutarono di alzarsi.
Tastai la superficie su cui mi trovavo con una mano.
Era morbida... un materasso.
Provai a girarmi su un fianco, ma qualcosa mi trattenne per i polsi e le caviglie.
"Corde" pensai.
Mi fregavano la pelle, scorticandola fino a mostrare la carne viva.
Sentii il mio corpo andare a fuoco.
Urlai.
Un suono straziante riempì le mie orecchie, impedendomi di avvertire qualunque altra cosa.
Poi, ad un tratto, quel tormento cessò.
Fu come se una folata di vento gelido mi avesse colpito in pieno, perché sentii le membra distendersi ed i peli rizzarsi.
Rabbrividii.
Poi sentii che i battiti del mio cuore stavano rallentando... fino a spegnersi.
A quel punto, persi la cognizione della realtà, ammesso che stessi vivendo qualcosa di reale.
Un'ultima scossa di lacerante dolore mi percorse.
Poi scivolai nell'oblio..."

Mi rizzai a sedere ansimando.
Mi trovavo in un morbido letto ed ero coperto da un lenzuolo nero.
Sotto di esso, avevo solo dei boxer.
I capelli sudati ricadevano in ciocche attorno al mio viso.
Avevo la vista appannata dalle lacrime di terrore che mi rigavano le guance ed ero scosso da violenti singhiozzi.
Respiravo a fatica, come se mi trovassi sott'acqua.
Mi portai una mano al viso e passai il dorso sugli occhi, tentando invano di smettere di piangere.
Mi rannicchiai con le ginocchia strette al petto, continuando a singhiozzare.
Poi, all'improvviso, due braccia forti mi circondarono.
Il materasso si inclinò sotto il peso della persona che vi si era appena seduta.
Andreas.
Avrei riconosciuto ovunque il suo profumo.
Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo, respirando sulla sua pelle.
Andreas mi prese la mano, accarezzandone il dorso con tocco leggero.
Mi cullò dolcemente, lasciando che i nostri corpi aderissero perfettamente.
Intanto, alcune lacrime rigavano ancora le mie guance.
Gli occhi mi bruciavano e avevo i muscoli paralizzati.
Andreas portò entrambe le braccia attorno alla mia vita, stringendomi forte.
Andreas: "Stai tranquillo, adesso ci sono io con te. È tutto finito" disse lui "Aspetta, ti aiuto a stenderti" riprese.
Mi fece distendere le gambe e poi il busto, facendomi poggiare la testa su un cuscino di piume.
Fece per staccarsi, ma lo afferrai per il polso.
Michael: "No! Resta qui, ti prego" biascicai.
Il biondo sospirò.
Scansò le coperte e si stesse di fianco a me.
Mi prese la mano ed iniziò a darmi dei piccoli baci sulla nuca.
Andreas: "Va meglio così?" Chiese piano.
Michael: "Puoi stringermi più forte? Ho freddo" dissi con voce roca.
Andreas: "Che dici se invece prendo una coperta?" Chiese.
Michael: "No, perché dovresti alzarti. Ed io voglio che resti sempre accanto a me" dissi.
Lo sentii sospirare.
Andreas: "Bhe, lascia almeno che ti copra con il lenzuolo" disse.
Prese il telo con una mano e lo tirò fin sopra le mie spalle.
Andreas: "Ecco, adesso va bene" disse lui.
Io sorrisi piano, quasi impercettibilmente.
Sbattendo un paio di volte le palpebre, diedi uno sguardo alla stanza in cui mi trovavo.
Aveva pareti panna chiaro ed era arredata con mobili neri e rossi.
Era uno spazio ampio, con due finestre dalle quali filtrava la tenue luce del sole invernale.
Michael: "Andreas... Dove siamo?" Chiesi.
Andreas: "A casa mia. Nel mio letto" rispose con nonchalance.
A quel pensiero arrossii.
Michael: "Dopo la cerimonia non abbiamo... vero?" Chiesi impaurito.
Andreas rise.
Andreas: "Certo che no!" Esclamò "Ma avevo detto ai tuoi genitori che saresti rimasto a dormire da me e ho mantenuto la promessa" spiegò.
Tirai un sospiro di sollievo. Non avrei sopportato di essere stato a letto con Andreas e non ricordare nulla.
Chiusi gli occhi, maledicendomi mentalmente per i pensieri poco casti che mi affollavano il cervello.
Strinsi le mani attorno a quelle di Andreas, desideroso di sentire il suo calore sulla pelle.
Il mio respiro iniziò a regolarizzarsi ed il mio cuore prese a battere a ritmo di quello del biondo, creando una sinfonia perfetta, che riecheggiava nella stanza silenziosa.
Chiusi nuovamente gli occhi, godendomi quel momento di assoluta perfezione.
Sospirai ancora.
Andreas: "Michael, perché sospiri?" Chiese il biondo.
Iniziò a descrivere dei piccoli cerchi sulla mia spalla utilizzando la punta delle dita.
Rabbrividii.
Michael: "Pensavo a me. A te. A noi. A tutto questo. Alla mia vita" risposi affondando il viso nel cuscino.
Andreas smise per un attimo di accarezzarmi.
Poi riprese a muovere le dita sulla mia pelle, come se non fosse successo nulla.
Andreas: "Spesso anche io penso a te. Penso a come sei riuscito a cambiarmi in così poco. Prima di incontrarti ero il classico ragazzo riservato, sadico e apparentemente insensibile. Se mi guardo adesso vedo un'altra persona, un uomo migliore" disse lui pensieroso.
Michael: "Bhe, la mia presenza ti ha fatto bene. Dovevi aspettartelo, Mr Dermanis" dissi scherzoso.
Andreas: "Ah si?" Chiese dandomi una pacca sul sedere.
Michael: "Hey!" Urlai stupito.
Andreas soffocò una risatina, poi mi passò un braccio attorno alla vita, attirandomi ancora di più a sé.
Poi, lentamente, mi fece girare verso di lui.
Eravamo talmente vicini che i nostri nasi si sfioravano.
Guardai il biondo negli occhi, scorgendo una scintilla di passione infondo alle sue iridi azzurre.
Gli sorrisi leggermente.
Lui ricambiò.
Era un semplice incurvamento delle labbra verso l'altro, ma per me restava una delle cose più belle dell'universo.
Portò una mano sul mio viso ed iniziò ad accarezzarmi il labbro inferiore con il pollice.
Andreas: "Sai... durante la cerimonia... Mi sei sembrato così... indifeso... Ho temuto che potesse accaderti qualcosa. E a quel punto non me lo sarei perdonato" disse continuando ad accarezzarmi il labbro.
Rabbrividii.
Michael: "Bhe, non è successo nulla. Sto bene. E sono tutto per te" dissi con un velo di malizia.
Andreas: "Mi stai tentando, Michael?" Chiese corrugando la fronte.
Michael: "Mmm... forse" risposi affondando il viso nell'incavo del suo collo.
Andreas rise piano, accarezzandomi la nuca ed il collo.
Migliaia di piccoli brividi mi risalirono su per la colonna vertebrale, lasciandomi una piacevole sensazione di inibimento.
Sorrisi sulla clavicola del biondo.
Intanto, tra di noi era sceso il silenzio.
Non era un silenzio di quelli dovuti alla solitudine o alla tristezza, bensì uno di quei rari momenti in cui la felicità si assaporava con la quiete.
Michael: "Andreas?" Chiesi sollevando il viso dalla sua spalla "Non trovi che tutto questo sia strano?" Chiesi.
Andreas: "Si, trovo che sia strano. Ma trovo anche che sia bellissimo" disse lui.
Michael: "Come te?" Chiesi.
Andreas: "No, come te" rispose toccandomi la punta del naso.
Io sorrisi come un bambino, mordendomi il labbro con gli incisivi sporgenti.
Andreas: "Sei bellissimo" disse ancora.
Poi colmò la distanza tra noi due, posando le sue labbra morbide sulle mie screpolate e secche.
Mi baciò con dolcezza, come non aveva mai fatto nessuno. Mi fece sentire tutto il suo affetto.
Mi rassicurò che sarebbe restato per sempre con me con parole mute.
Accarezzò la mia lingua con la sua, dando vita alla spettacolare danza che tanto amavo.
Ed io mi sentii protetto, compreso, felice.
Mi sentii nel posto giusto al momento giusto.
E non c'era nient'altro che potessi desiderare, se non essere vicino all'uomo che amavo e che sapevo ricambiava i miei sentimenti.
Mi strinsi più forte al corpo del biondo, portando una mano attorno ai suoi fianchi.
Lo abbracciai come non avevo mai fatto, mentre un misto di emozioni esplosive e contrastanti nasceva dentro di me.
Una malinconica felicità era scesa nel mio cuore assieme ad un senso di onnipotenza.
Mi staccai dalle labbra del biondo, guardandolo dritto negli occhi.
Cercai di perdermi in quelle iridi del colore dell'oceano, provando a mimetizzarmi con le onde di passione che vi si creavano all'interno.
Sorrisi, la mia bocca a pochi centimetri da quella di Andreas.
Anche lui sorrise.
Michael: "Vorrei che questo momento durasse per sempre, vorrei che il tempo si fermasse per poter restare accanto a te" dissi piano.
Andreas: "Anche io. Purtroppo, i 'per sempre' non durano mai così tanto. Tutto inizia e tutto finisce. I 'per sempre' sono favole per bambini" disse stringendomi.
Io premetti il viso sul suo collo, annusando il suo profumo.
Michael: "Bhe, allora restiamo bambini" dissi con un sorrisetto.
Andreas: "Per restare bambini dovremo rinunciare a quello che siamo adesso" disse il biondo.
Michael: "Per me va bene. Non ci perderei molto" dissi rassegnato.
Andreas mi diede uno schiaffo giocoso sulla coscia.
Trasalii.
Andreas: "Non dirlo nemmeno per scherzo. Sei perfetto così come sei. Se perdessi te stesso, sarebbe un peccato" disse accarezzando il punto in cui mi aveva picchiato.
Io sorrisi di nuovo.
Poi restammo nuovamente in silenzio, beandoci della presenza dell'altro, come due amanti in attesa di essere scoperti.
Il biondo iniziò ad accarezzarmi la schiena con fare pensieroso.
Michael: "Andreas?" Chiesi.
Andreas: "Mh?" Rispose lui.
Michael: "È tutto così... diverso dall'altra volta. Quando eravamo a casa mia, nel mio letto, eravamo un groviglio di gambe e braccia, corpi che si desideravano. Bocche che si baciavano, cuori che battevano forte..." dissi "Mentre adesso siamo abbracciati l'uno all'altro, stesi nel tuo letto, a farci le coccole. È strano come lo stesso luogo possa avere significati ed utilizzi così diversi, vero?" Chiesi.
Lui non rispose subito, ma continuò ad accarezzarmi con mani gentili.
Andreas: "Si, è strano" Concordò "L'altra volta era un'ostentazione di sessualità, mentre adesso è una dimostrazione d'amore" terminò.
Io annuii, chiudendo gli occhi e repirando ancora sul suo collo.
Michael: "Quello che mi sembra strano è che sia io sia tu abbiamo due facce differenti: quella a cui importa solo della carnalità e quella che invece si preoccupa di curare i sentimenti" dissi "Ed il bello è che io non sapevo di possedere anche la seconda, prima di incontrarti. Se ricordi, ti ho detto di essere stato a letto con molte donne. Nessuna di loro mi ha mai fatto provare le sensazioni che ho sperimentato con te..." lasciai la frase in sospeso.
Andreas: "E ora che le hai provate sei più o meno felice di prima?" Chiese il biondo.
Michael: "Se ti dessi una risposta probabilmente mentirei. Non lo so, Andreas. A volte rivorrei la mia vecchia vita, anche se tornerei ad essere un puttaniere senza scrupoli. Altre volte, però, l'unica cosa che desidero è che momenti come questi non finiscano mai" dissi.
Andreas: "Capisco cosa intendi. Anche io provo lo stesso" disse lui.
Poi mi sorrise, lasciando che mi accoccolassi ancora più vicino al suo corpo.
Posai la testa sul suo petto e mi lasciai cullare dal battito regolare del suo cuore, che risuonava sotto il mio orecchio.
"È un suono meraviglioso. Racchiude in sé la complessa fragilità della vita umana. Sembra quasi che la sua melodia voglia attirarmi nel complicato disegno dell'amore" Pensai.
Presi la mano di Andreas, stringendola.
Mi sembrò che una scossa di energia mi percorresse da capo a piedi, esattamente come la prima volta.
Sorrisi. Non potevo farne a meno.
Andreas: "Michael?" Mi chiamò.
Michael: "Si?" Chiesi.
Andreas: "Mi dispiace interrompere questo momento bellissimo, ma devo dirti una cosa"
Michael: "Cosa?" Chiesi improvvisamente allarmato.
Andreas: "La Magna Striga ha analizzato la tua mente, scoprendo il tuo potere da vampiro" disse in tono grave "Tu hai il dono della seduzione e del fascino. Puoi costringere chiunque ad obbedirti solo sbattendo le ciglia o muovendo i fianchi. Puoi controllare la mente delle persone anche solo leccandoti le labbra. È uno dei doni più potenti e particolari" spiegò lui.
Il mio cuore fece una capriola.
Una strana ansia si insinuò di nuovo nel mio cuore, lasciandomi basito.
Michael: "Quindi... potrei usare il mio corpo per... abbindolare le persone?" Chiesi spaesato.
Andreas: "In altre parole, si" affermò lui.
Deglutii.
Michael: "Ti prego, dimmi che non l'ho usato anche con te" dissi.
Andreas: "No, non lo hai fatto. Ci vuole un certo tempo prima che il potere si risvegli completamente. Per adesso non c'è pericolo che tu mi faccia qualcosa" disse.
Io sospirai sollevato.
Non avrei sopportato l'idea che l'amore che Andreas provava per me fosse solo frutto di un controllo mentale.
Restammo in silenzio fin quando non sembrò che il tempo si fosse fermato, finché i secondi con iniziarono a dilatarsi, creando una coltre di imbarazzo.
Andreas: "Bhe, dove eravamo rimasti?" Chiese lui dopo un po'.
Michael: "Stavo ascoltando il battito del tuo cuore e tu mi accarezzavi la schiena" dissi piano.
Andreas portò una mano sotto al mio mento, facendomi alzare la testa.
Andreas: "Ora ho voglia di baciarti. Ho bisogno di sentire le tue labbra sulle mie" disse.
Michael: "Cosa aspetti, allora? Baciami!" dissi.
Lui accennò un sorriso.
Poi fece quanto chiedevo, posando ancora una volta le sue labbra sulle mie.
Io mi puntellai su un gomito per restare in equilibrio, calandomi piano su di lui, fino a che parve che più che baciarci volessimo divorarci a vicenda.
Sorrisi sulle sue labbra, desideroso di approfondire quel contatto.
Andreas passò un dito sull'elastico dei miei boxer, tirandolo  un po'.
Mi staccai poco dalle sue labbra.
Michael: "Perchè mi fai questo?" Chiesi indicando con lo sguardo le sue dita sul mio basso ventre.
Lui sorrise, enigmatico.
Andreas: "Non lo so... è che ho voglia di toccarti. Non riesco a resistere al desiderio di sentire la tua pelle sulla mia" disse lui abbassando lo sguardo.
Questa volta fui io a sorridere, per poi lasciargli un bacio a fior di labbra, nulla più di un tocco leggero.
Lui ricambiò, passandomi una mano tra i capelli, tirando piano i riccioli.
Poi, dopo poco, mi lasciò andare, quasi con rammarico.
Mi sorrise ed io feci lo stesso.
Andreas: "Wow... ogni volta che sto vicino a te... un turbine di emozioni mi risucchia dentro di sé... è una sensazione bellissima" disse piano.
Michael: "Per me è lo stesso" dissi "E dopo il rituale di ieri, non c'era altro che potessi desiderare se non le tue mani su di me" pensai forse a voce troppo alta.
Il biondo soffocò una piccola risatina.
Poi mi diede un bacio sullo zigomo, facendo affiorare un sorrise sulle mie labbra.
Andreas: "Hai voglia di mangiare qualcosa? Oppure di andare in bagno?" Chiese poi.
Michael: "Mmm... posso fare una doccia?" Chiesi io.
L'altro annuì.
Andreas: "Certamente" disse alzandosi dal letto.
Lo imitai, posando i piedi scalzi sul parquet nero lucido.
Si diresse verso una bassa cassettiera dai cassetti laccati e ne aprì uno.
Iniziò a frugare lì dentro.
Poi mi lanciò un involto nero ed io lo presi al volo.
Era un boxer.
Michael: "Posso avere anche i miei vestiti?" Chiesi.
Andreas annuì.
Andò verso l'armadio e tirò fuori una gruccia, sopra la quale si trovavano i vestiti che indossavo il giorno prima.
Me la porse.
Io la afferrai.
Andreas: "Appena esci dalla stanza, gira a sinistra, percorri il corridoio fino in fondo. La porta sulla destra è il bagno. Accappatoio e sapone sono sul ripiano accanto al lavandino" disse.
Io annuii.
Andai verso la porta della stanza, la aprii e sgusciai fuori.
Svoltai a sinistra, come aveva detto Andreas, e mi ritrovai a percorrere un largo corridoio.
Le pareti erano panna come quelle della stanza, ma erano attraversate da una linea di greche nere e rosse.
Appena sopra di essa erano appese delle cornici di legno nero.
Una di esse attirò la mia attenzione.
Al suo interno c'era un quadro impressionista di un artista giapponese, che mi sembrava di aver già visto in qualche museo.
Dopo pochi secondi passati a fissare il dipinto, mi riscossi, tornando a camminare verso il bagno.
Quando arrivai di fronte alla porta di legno lucido, la spinsi leggermente.
Entrai nella stanza e la richiusi alle mie spalle.
Mi girai verso l'interno, gettando uno sguardo all'ambiente.
Era una stanza abbastanza grande, anch'essa con pareti panna e mobili moderni neri.
Una finestra dava sull'esterno e faceva entrare una tenue luce che illuminava la stanza.
Andai verso di essa affacciandomi.
Ciò che vidi mi diede i capogiri.
Circa venti metri sotto di me, scorreva placido il Tamigi.
I traghetti lo attraversavano, navigando veloci sulle acque torbide.
Mi sposi leggermente più in avanti, estasiato dalla bellissima vista che mi si parava davanti.
E capii dove mi trovavo.
La casa di Andreas era nel grande edificio di vetro e metallo a forma d'uovo (N.B. l'edifico esiste veramente) che si trovava sulla riva occidentale del fiume.
Sospirai di fronte a tutta quella bellezza, poi mi allontanai dalla finestra, volgendo lo sguardo altrove.
Il bagno era ultra moderno, con lavandino e piatto della doccia di ceramica bianca.
La cabine era grande abbastanza grande da poter ospitare quattro persone.
Il suo interno era rivestito di piastrelle laccate e le pareti erano di cristallo trasparente.
Poi, sul piano di marmo nero accanto al lavandino, trovai un accappatoio e molti saponi, proprio come aveva detto Andreas. Posai i vestiti sul lato opposto.
Mi avvicinai e cercai tra i saponi quello che più mi piaceva, scegliendone uno alla camelia.
Lo presi e lo portai con me nella doccia.
Mi calai i boxer e li gettai di lato, ammonticchiandoli accanto alla doccia.
Entrai nella cabina e chiusi le porte dietro di me.
Aprii il getto d'acqua e aspettai che si riscaldasse mentre gettavo un'altra occhiata al bagno.
"Bhe, Andreas si tratta bene" Pensai.
Poi iniziai a far scorrere su di me il flusso caldo, chiudendo gli occhi e cercando di svuotare la mente.
Iniziai ad insaponarmi lentamente, coprendo la mia pelle ed i miei capelli di schiuma bianca e profumata.
Poi mi rifilai sotto l'acqua, decidendo di rimanere sotto il getto per un po'.
Mi immersi così tanto nei miei pensieri che quasi non mi accorsi che la porta del bagno era stata aperta e che qualcuno era entrato nella doccia assieme a me.
Sentii delle braccia che mi cingevano e trasalii, spaventato.
Mi voltai e, aprendo gli occhi, mi ritrovai stretto ad Andreas.
E mi ricordai di non avere nulla indosso.
Timidamente, cercai di coprire la mia nudità con le mani, ottenendo solo qualche risatina da parte di lui.
Il biondo prese le mie mani e le scostò della mia intimità, portandole dietro il suo collo.
Io abbassai lo sguardo, avvampando.
Andreas mi morse il lobo dell'orecchio con fare sensuale, per poi spingere il suo corpo contro il mio con movimenti dolci.
Michael: "Andreas, io..." gemetti.
Andreas: "Shh... stai zitto..." disse il biondo.
Ancora una volta, feci come diceva, lasciandomi andare tra le sue braccia.
Restammo sotto il getto caldo, beandoci l'uno della presenza dell'altro.
Io posai la testa sulla sua spalla, facendo aderire ancor più i nostri corpi bagnati.
Mi lasciai cullare dal turbine di sensazioni magnifiche appena sbocciate in me e dalle mani di Andreas su di me.
Gli strinsi le braccia attorno al collo e sorrisi.
Andreas: "È tutto così perfetto" sussurrò.
Michael: "È tutto perfetto" concordai.






Coming In A Dark World||MikandyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora