Capitolo 10

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~Questo capitolo lo dedico alla mia bff, ericafan83, che mi sostiene sempre. Grazie Erica~

Io e Lyn stavamo camminando per larga strada costeggiata da pub e ristoranti di ogni tipo.
Lyn mi teneva per la manica della felpa.
Lyn: "Siamo arrivati" disse fermandosi davanti a una porta rossa.
Spinse leggermente, facendola aprire.
Al di là di essa, si apriva una grande sala dalle pareti rosso scuro e i mobili neri. Era abbastanza illuminata dalla grosse luci gialle che pendevano dal soffitto.
C'erano una ventina di tavoli sparsi per la stanza, alcuni addossati alle pareti, altri al centro. Erano quasi tutti occupati, per lo più da ragazzi, ma ad alcuni c'erano anche delle coppie di mezza età.
L'aria del locale era tiepida e satura dell'odore di carne grigliata.
Lyn mi condusse verso il fondo della sala, conducendomi verso un separè.
Mi fece cenno di sedere un una panca rivestita di cuscini.
Obbedii, poi lei si sedette di fronte a me.
Lyn: "Bhe, tu piace questo posto?" Chiese.
Michael: "Si, è molto carino" risposi.
Poi mi sfilai la felpa. Faceva davvero caldo, lì dentro.
Piegai l'indumento e lo posai accanto a me, sulla panca.
Ad un tratto, una cameriera venne al nostro tavolo.
Era una ragazza dai capelli rossi e ricci, portava una gonna rossa e una maglietta nera sotto il piccolo grembiule.
???: "Salve. Ecco a voi il menù. Quando siete pronti ad ordinare, chiamatemi pure. Io sono Keira" disse.
Poi girò sui tacchi e tornò da dove era venuta.
Lyn: "Vuoi che legga io?" Chiese.
Michael: "Si, grazie" risposi.
Lyn: "Non c'è problema" rispose con un mezzo sorriso.
Iniziò a leggere tutte le portate presenti sul menù. Erano davvero molte.
Quando ebbe finito, posò il foglio sul tavolo.
Lyn: "Credo che prenderò un hamburger con insalata" disse.
Michael: "Io un panino con cotoletta e funghi" dissi.
Lei annuì.
Michael: "Keira?" Chiamai.
Keira: "Eccomi. Volete ordinare?" Chiese prendendo un blocchetto e una penna.
Michael: "Si. Per la signorina un hamburger con insalata, per me un panino con cotoletta e funghi" dissi.
Keira: "Da bere cosa vi porto?" Chiese mentre annotava le ordinazioni.
Lyn: "Per me una coca cola" disse.
Keira: "Bene. E per lei?" Chiese indicandomi.
Michael: "Una cedrata" risposi.
Keira: "Benissimo" disse.
Poi si girò, andando verso la cucina.
Lyn: "Bene. Dato che dovremo aspettare un po'... ti va di parlare di qualcosa?" Chiese.
Michael: "Si, certo. Di cosa?" Chiesi a mia volta.
Lyn: "Non so... sei mai stato fidanzato? Lo so che è una domanda intima, quindi se non vuoi rispondere non fa niente" disse.
Michael: "No, non sono mai stato fidanzato, e tu?" Chiesi.
Lyn: "Sì, due volte. La prima con una ragazzo giapponese. La seconda con un ragazzo della nostra scuola" rispose.
Abbassò lo sguardo.
Michael: "È andato storto qualcosa?" Chiesi.
Lyn: "No, altro che! Solo... non era quello giusto, capisci?" Disse.
Michael: "Si, ti capisco" risposi.
Posai una mano sulla sua, cercando di consolarla.
Lyn mi sorrise. Era un sorriso un po' tirato, di quelli che sa fare solo qualcuno con il cuore spezzato.
Michael: "Vedi... tu sei una brava ragazza. Troverai qualcuno adatto te" cercai di dire.
Lyn: "Anche tu sei un bravo ragazzo, sai?" Chiese con un sorriso.
Michael: "Grazie" dissi con un mezzo sorriso.
Lyn aprì la bocca per parlare, ma la richiuse immediatamente, perché Keira arrivò, portando con sé le nostre ordinazioni.
Keira: "Ecco a voi. Buon appetito" disse posando i piatti sul tavolo dinnanzi a noi.
Io presi il mio panino e diedi un piccolo morso.
Era buono, per essere un cibo ordinato in un pub. Diedi un altro morso. Avevo una gran fame.
Dopotutto, l'allenamento era stato stancante. Bhe, c'era da aspettarselo.
In fondo, stavamo sempre parlando di uno spettacolo che sarebbe dovuto andare in scena alla Royal Opera House!
Diedi qualche altro morso al panino, finendolo.
Alzai lo sguardo, puntandolo su Lyn. Anche lei aveva finito io suo hamburger.
Lyn: "Soddisfatto?" Chiese.
Michael: "Altro che! Avevo una fame da lupi!" Risposi.
Lyn sorrise, poi aprì la sua coca cola.
Si portò la bottiglia alle labbra e iniziò a bere, la sua gola che si muoveva a intervalli regolari.
Rimasi a fissare il suo collo per qualche istante, affascinato dal candore della sua pelle e dal lento movimento che la increspava mentre beveva.
Scossi il capo, quasi a voler scacciare via quel pensiero.
Presi la mia cedrata e svitai il tappo. Mi portai la bottiglietta alle labbra e iniziai a bere il liquido dolciastro.
"Perché prima stavo facendo quello strano pensiero?" Mi chiesi finendo di bere.
Posai la bottiglietta, ormai vuota, sul tavolo di legno.
Guardai Lyn. Anche lei aveva finito di bere la sua coca cola.
Lyn: "Andiamo?" Chiese.
Michael: "D'accordo" risposi.
Ci alzammo dal tavolo.
Io presi la felpa, piegata sopra la panca, e me la infilai. Poi seguii Lyn verso l'uscita del locale.
Lyn: "Salve. Tavolo 32. Quanto pago?" Chiese.
Michael: "Aspetta, pago io" la interruppi.
Lyn: "neanche per sogno!" Rispose "Offro io" Continuò.
Dopo altri tre o quattro inutili tentativi, Lyn pagò il conto, poi uscimmo dal pub.
L'aria era piacevolmente fredda sulla mia pelle. Mi strinsi nella felpa, chiudendo la zip. Io e Lyn iniziammo a camminare a passo svelto per scaldarci.
Lyn: "Andiamo a prendere un The?" Chiese.
Michael: "Si. Ma stavolta pago io!" Esclamai.
Lyn: "Okay, Mr Penniman" rispose.
Io le feci un mezzo sorriso, poi ci incamminammo verso uno dei tanti bar della zona.
Spinsi la porta, facendo entrare Lyn. Entrai a mia volta e la richiusi.
La prima cosa che mi colpì, su il pesante odore di zenzero che saturava l'aria. Le pareti di bianche era pulitissime. Il lungo bancone attraversava tutta la sala, ed i ripiani erano di un delicato rosa antico. L'atmosfera era tranquilla, anche grazie al suo leggero della musica che aleggiava nella sala.
Quello che mi lasciò stupito, fu che il locale era vuoto.
Io e Lyn ci sedemmo ad uno dei tanti tavoli.
Poco dopo, un cameriere venne a prendere le ordinazioni.
Era un uomo abbastanza basso, con un ventre molto prominente, tanto da far pensare che il grembiule, che era di un color fragola brillante, si potesse strappare da un momento all'alto.
L'uomo sorrise. I suoi denti, incorniciati da labbra rosee e folti baffi grigi, erano di una bianco accecante.
Cameriere: "Salve. Cosa posso portarvi?" Chiese.
Il timbro della sua voce era potente, come lo scoppio di un cannone, ma allo stesso tempo, molto cordiale.
Nel complesso, il grasso cameriere era una figura rassicurante.
Lyn: "Per me un The nero e una fetta di crostata al limone" disse.
Michael: "Per me un The verde e una fetta di cheescake newyorchese" dissi.
Cameriere: "Arrivano subito" disse.
Sorrise, poi girò i tacchi e se ne andò con passo felpato.
Lo guardai mentre si allontanava, chiedendomi come fosse possibile che un uomo così grosso potesse camminare con passo così leggero.
Quando il cameriere scomparve dietro una porta scorrevole, tesi l'orecchio, concentrandomi sulla musica.
Era il "Valzer dei Fiori", un componimento di Tchaikovsky. Era una delle melodie che componevano il repertorio del balletto "Lo Schiaccianoci", un'opera, appunto, di Tchaikovsky.
Iniziai a tamburellare con le dita sul piano del tavolo. Amavo la musica classica.
Quando ascoltavo un componimento classico, la mia mente si svuotava e, finalmente, avevo il tempo per riflettere. Era una sensazione stupenda, che, oltre la musica, solo la danza sapeva darmi.
Per questo amavo il balletto: era basato sulla musica classica. Anzi, era musica fusa a sensualità, bellezza, grazia e senso di libertà. Era qualcosa di stupendo, unico, inimitabile.
Ogni giorno ringraziavo chiunque fosse pronto ad ascoltarmi per avermi fatto scoprire la danza, che adesso era indissolubilmente legata a me.
Quasi impercettibilmente, la mia bocca si incurvò in un leggero sorriso.
Lyn: "Michael? Michael? Ci sei?" La voce di Lyn mi riportò alla realtà.
Michael: "Oh, ehm... si, scusa" balbettai.
Lyn: "Tranquillo. Sembravi un bambino, perso nel tuo mondo come eri" disse con un mezzo sorriso.
Michael: "Anche tu sembri una bambina quando sorridi" dissi.
Lyn: "Ed è positivo o negativo?" Chiese posando il mento sulle mani.
Michael: "È positivo, e anche molto. Io penso che dovremmo sempre conservare un lato bambino, nel profondo di noi stessi. Essere bambini non significa solo essere "piccoli". Essere bambini significa essere pieni di voglia di vivere, di scoprire il mondo, di divertirsi. Significa essere anarchici, felici, gioiosi... Essere bambini vuol dire essere davvero sè stessi. Quando si cresce, si tende ad omologarsi agli altri. I bambini non lo fanno. Ed è per questo che io, anche avendo 22 anni, voglio essere anche un po' infantile" dissi.
Lyn: "La tua teoria non fa una piega" disse con un sorriso.
Aprii la bocca per ringraziarla ma, in quel momento, il grasso cameriere tornò, portando con sè un vassoio con le nostre ordinazioni.
Si avvicinò al tavolo con passo leggero.
Cameriere: "Ecco a voi" disse.
Mi posò davanti la tazza di The e la fetta di cheescake. Quando ebbe servito anche Lyn, se ne andò con un mezzo inchino.
Osservai per qualche secondo la tazza. Era bianca, con dei piccoli disegni rossi e arancioni sul bordo e sul manico. Sembrava dipinta a mano, tanto i disegni erano delicati.
La presi per il manico, facendo attenzione a non scottarmi, e me la portai alle labbra.
Bevvi un piccolo sorso di The verde. Il liquido caldo mi bagnò la gola, scendendo nel mio petto, regalandomi una piacevole sensazione di tepore.
Allontanai la tazza e la posai sul tavolo.
Presi la forchettina posata sul piatto. Staccai un pezzettino di cheescake e me lo portai alle labbra.
La prima sensazione che ebbi quando iniziai a masticare, fu quella della morbidezza della crema. Poi arrivò la croccantezza del biscotto sbriciolato ed, infine, il retrogusto acidulo del mascarpone.
Lyn: "È buona, vero?" Chiese divertita.
Michael: "È buonissima! Vuoi assaggiare?" Chiesi.
Lyn: "No, grazie. Sono intollerante al mascarpone" spiegò.
Michael: "Uhm, okay" dissi.
Continuai a mangiare la mia torta. Ad ogni boccone il suo gusto intenso mi travolgeva. Era da molto tempo che non mangiavo una torta così buona.
Staccai un altro pezzetto di dolce e me lo portai alle labbra.
Mentre masticavo lentamente, guardai Lyn. Aveva finito la sua crostata al limone e stava sorseggiando il suo The.
Dopo qualche minuto, anche io finii la mia torta.
Presi di nuovo la tazza e ricominciai a bere il mio The verde, che nel frattempo si era leggermente raffreddato.
Iniziai a sorseggiarlo, lasciando che mi scaldasse per bene.
Finii di bere e posai la tazza sul tavolo.
Michael: "Andiamo?" Chiesi guardano Lyn.
Lyn: "Si" rispose.
Ci alzammo dal tavolo e io mi diressi alla cassa, facendo cenno a Lyn di aspettarmi all'ingresso del bar.
Mi girai verso la cassa. Seduta dietro del essa c'era una donna bionda.
Michael: "Vorrei pagare" dissi.
Cassiera: "Si. Prego" disse porgendomi uno scontrino.
Pagai e mi diressi all'uscita.
Aprii la porta e feci passare Lyn, poi uscii a mia volta, chiudendo la porta alle mie spalle.
Lyn: "Bhe, credo sia ora di salutarci" disse.
Michael: "Già. Vuoi che ti accompagno a casa? Sono le 10:00 di sera, girare per strada da soli non è molto raccomandabile..." dissi.
Lyn: "No, tranquillo. Vado da sola. Ciao, Michael, è stato un piacere" disse.
Si alzò sulle punte e mi diede un bacio sulla guancia.
Poi mi sorrise.
Se ne andò, salutandomi con la mano.
La guardai allontanarsi, mentre camminava per la strada illuminata, finché non divenne minuscola, quando un puntino.
Scossi il capo, come per scacciare un pensiero indesiderato, poi mi infilai le mani in tasca, dirigendomi verso la stazione.
Una volta arrivato davanti all'ingresso, presi il biglietto che avevo fatto prima e lo inserii nell'obliteratrice. Scesi al sottolivello.
Mi appoggiai alla parete.
Oltre me, alla fermata di Knightsbridge, c'erano solo due donne.
Una di loro mi vide e si avvicinò a me.
Indossava un pantalone attillato ed un top rosso scuro che le lasciava scoperte le spalle e il collo.
Ai piedi calzava delle scarpe con tacco altissime. I capelli rossi erano scompigliati dal leggero vento della sera.
???: "Hey, tesoro. Io sono Clary. Ti va un po' di divertimento?" Chiese appoggiandomi a me.
Michael: "Ecco... io in realtà..." iniziai.
Clary: "Tranquillo, per te prezzo speciale, tesoro" disse accarezzandomi il viso.
Michael: "No, davvero. Non mi interessa..." provai a dire.
Clary: "Non sarai un finocchio, vero? Sei troppo bello per essere frocio" disse sbattendo le ciglia lunghissime, probabilmente finte.
Michael: "Io..." Cominciai.
Per fortuna, il rombo del treno in avvicinamento coprì il suono della mia voce.
Mi staccai Clary di dosso e salii nella prima carrozza che mi capitò davanti.
Una volta dentro, mi appoggiai alla parete, tirando un sospiro di sollievo.
Mentre il treno ripartiva, pensai che, alla fine, Londra non è solo la grande metropoli di cui si parla tanto. Di notte, la città si trasforma. Per le strade girano le più varie specie di persone. Prostitute. Spacciatori. Stupratori. È normale, almeno nelle grandi città come questa.
Sospirai.
Qualche minuto dopo, il treno arrivò ad Holborn.
Scesi e, dopo essermi assicurato che non ci fossero altre puttane pronte a saltarmi addosso, mi avviai a passo svelto verso il punto di scambio con la Central.
Salii sul treno, che stava per ripartire, e mi sedetti in uno dei tanti posti vuoti.
Oltre me, nella carrozza, c'era solo un uomo, il quale era intento a leggere il giornale "NEW YORK TIMES".
Buttai la testa indietro, appoggiandomi al finestrino del treno.
Mi lasciai cullare dall'oscillazione del mezzo, chiudendo gli occhi.
Dopo qualche fermata, aprii gli occhi. Ero a Queensway.
Scesi dalla carrozza e mi diressi a passo svelto verso le scale. Le salii velocemente, facendo i gradini due alla volta.
Quando sbucai in superficie, inspirai a pieni polmoni l'aria notturna. Era fredda e l'odore si smog che la impregnava durante il giorno era diminuito.
Lentamente, iniziai a percorrere la strada per arrivare a casa mia. Il lungo marciapiede era illuminato qua e là da alti lampioni. Sulle strette strutture di ferro svettavano delle lampade dalla luce bianco sporco, che si diffondeva in larghe chiazze, rendendo quel luogo quasi surreale.
Arrivai davanti ai tre gradini che portavano sulla soglia di casa mia. Bussai alla porta.
Sentii dei passi leggeri che venivano verso la porta.
Udii il rumore della serratura che scattava, poi la porta si aprì.
Dietro di essa comparve mia madre.
Indossava una vestaglia verde foglia, ai piedi calzava delle comode pantofole color panna.
Michael: "Ciao mamma" dissi.
Mamma: "Ciao tesoro. Ti sei divertito con i tuoi amici?" Chiese con un sorriso caldo.
Michael: "Tutto benissimo" dissi abbozzato un sorriso.
Lei annuì.
Michael: "Ora vado a dormire. Notte mamma" dissi.
Mamma: "Buonanotte, tesoro" disse.
Mi incamminai verso le scale. Salii lentamente i gradini, non occorreva correre. Ero in casa mia, al sicuro dagli assalti di spacciatori e puttane.
Quando arrivai in cima alle scale, mi diressi in camera mia.
Mi sfilai la felpa e la posai sullo schienale della sedia.
Slacciai le scarpe e le tolsi con un calcio, buttandole sotto la scrivania.
Mi tolsi i pantaloni e la maglietta, li piegai con cura e li riposi negli appositi cassetti.
Presi il pigiama da sotto il cuscino e, con indosso solo un boxer, mi diressi in bagno.
Chiusi la porta e posai il pigiama sul piano di marmo accanto al lavandino. Aprii il rubinetto e presi lo spazzolino. Ci misi sopra un po' di dentifricio, poi iniziai a spazzolarmi i denti, facendo attenzione a lavarli per bene.
Quando mi sembrò che fossero puliti, mi sciacquai la bocca.
Misi le mani a coppa sotto il getto caldo e mi lavai il viso, facendo attenzione e non bagnare i riccioli sulla fronte.
Chiusi il rubinetto e allungai la mano verso l'asciugamano azzurro appeso vicino al termosifone.
Lo afferrai e lo usai per tamponare la pelle del viso, asciugandola.
Posai l'asciugamano dove lo avevo preso e mi infilai il pantalone del pigiama.
Mi guardai allo specchio. I segni dei lividi erano quasi del tutto scomparsi, al loro posto solo qualche macchia giallastra.
Aprii il mobiletto dove tenevamo le creme e ne presi una idratante. Me ne spremetti un po' sulla punta delle dita e iniziai a massaggiare il torace.
Quando la crema fu assorbita, la riposi e mi sciacquai le mani.
Infilai la maglietta del pigiama ed aprii la porta del bagno, spegnendo la luce.
Tornai in camera mia.
Mi stesi sul letto, coprendomi fin sopra il naso con il copertino azzurro chiaro.
Mi avvolsi strettamente belle coperte, facendomi cullare dal colore che queste trasmettevano al mio corpo.
Purtroppo, scoprii di non riuscire a prendere sonno, come spesso mi succedeva in quel periodo.
Sospirai, portandomi le mani sotto la testa.
Per la prima volta quel giorno, mi sorpresi a pensare al ragazzo dai capelli biondi come uno spicchio di sole, gli occhi azzurri come ghiaccio esposto alla luce della luna.
Sorrisi. Come era possibile che in una persona sola si raccogliesse l'essenza stessa delle stagioni? Inverno ed estate si combattevano fino a formare la persona di Andreas.
Andreas. Mi bastava sentire quel nome perché uno sciame di farfalle iniziasse a volare nel mio stomaco... eppure, all'attrazione, si univa uno strano senso di paura, quando lo vedevo.
In Andreas c'era qualcosa di antico, misterioso e potente. Qualcosa si oscuro, che dubitavo avrei potuto scoprire con facilità.
Cosa si celava dietro il suo bellissimo viso? Cosa nascondevano quegli occhi fantastici?
Sospirai. Non lo sapevo, ne mai lo avrei saputo.
Chiusi gli occhi, lasciando che il tepore del letto mi cullasse.
Caddi in un sonno leggero. E agitato.
Iniziai a sognare.
Ma non erano immagini piacevoli quelle che vennero a galla quando presi sonno.
Tuttavia, continuai a dormire, girandomi e rigirandomi nel mio letto.

~Spazioautrice~
Okay, io devo dirvi due cose:
1) Ma quanto vi devo ringraziare? Cioè, siamo già a +1,59k visualizzazioni, +166 voti e +94 commenti! E siamo solo a 11 parti! Siete troppo fantastici! Grazie di cuore!
2) Se vi va andate a leggere le seguenti ff, meritano molto! I titoli sono:
-The Last train - Mikandy di ericafan83
-Young Mika - Love, Music and School di FrancescaBeltrami
-The Plain Crash di AngelicaAmaMika
-I Met you di Lindy2026
-Our Happy Ending di awmika02
-Je t'aime di Ugly-Jade


Coming In A Dark World||MikandyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora