"Ero al saggio regionale. Stavo aspettando che Mrs Randall, l'insegnante di danza, annunciasse il prossimo partecipante : io. Ero impaziente, mi ero allenato talmente a lungo che mi sembrava che gli ultimi minuti si stessero dilatando all'inverosimile.
Mi guardai:Indossavo il costume da Principe Schiaccianoci, una calzamaglia nera e una giacca da soldato rossa con finimenti dorati. Al fianco avevo appesa una spada finta, di quelle di stagnola che si usano anche alle feste in maschera. Iniziai a camminare su e giù per la sala d'aspetto, i muscoli tesi come corde di violino. Perchè Mrs Randall non si decideva ad annunciarmi?
Cominciai a lisciare le immaginarie pieghe del costume. Volevo che fosse tutto perfetto per il mio debutto alla " Royal Opera House ".
Mi avviai verso il fondo della sala, verso il grande specchio a parete. Appoggiai la mano alla cornice argentata, che riproduceva dei rami carichi di fiori costellati qua e là di pietruzze colorate che mandavano bagliori iridescenti sul pavimento. Mi era sempre piaciuto quel cimelio, mi affascinava il fatto che fosse arrivato li direttamente dal secolo scorso, come testimoniava la predilezione per I colori chiari tipica dello stile Liberty.
Mi soffermai a guardare la riproduzione di una campanula azzurra, catturato dalla precisione con cui era stata realizzata. Ne percorsi i contorni con le dita, come a voler catturare l'essenza stessa di quel fiore.
Ad un tratto la voce di Mrs Randall mi riportò, quasi brutalmente, alla realtà.
" Ed ora vi presento il nostro prossimo concorrente, una futura promessa del balletto classico... Micheal Holbrook Penniman Jr, prego entra in scena e mostraci la tua versione dello Schiaccianoci! " disse.
Io aprii le tende purpuree che separavano il palco dal backstage e salutai la folla con un demì pliè.
Subito uno scroscio di applausi riempì la sala del teatro.
Io sorrisi, anche se sapevo che nessuno lo avrebbe notato, tranne forse Mrs Randall che mi osservava con le lacrime agli occhi. Ero più che deciso a dare il meglio di me. Volevo farlo per Mrs Randall, perchè era solo grazie a lei se, adesso, io stavo calcando quella scena. Ma volevo farlo anche per me : il balletto era la mia più grande passione, e il mio sogno era iniziare la carriera di ballerino e portarla avanti finché avrei avuto forza di danzare.
Mi inchinai.
Partì la musica e iniziai a danzare. Cominciai con una piroetta, seguita da una fuettè all'italiana. Poi iniziai a volteggiare attorno all'albero di Natale situato al centro della scena, quasi non toccavo terra, le punte sfiorvavano appena il legno lucido del parquet. Mi sentivo senza peso, libero da ogni canone. Solo la danza riusciva a trasmettermi tutte quelle sensazioni. E quando danzavo dimenticavo ogni cosa, mi lasciavo guidare dalla musica e liberavo la mente da ogni pensiero. Quando danzavo esistevamo solo io e il palco... Il pubblico, Mrs Randall, gli sguardi puntati su di me : tutto spariva, assorbito dal crescente senso si libertà che pervadeva ogni volta il mio cuore.
Sempre con un sorriso raggiante stampato in viso, iniziai a disegnare dei cerchi immaginari sul pavimento, usando le punte a mo' di pennello. Mi muovevo velocemente, con degli chassè concentrici abbinati a piroette coi piedi in terza.
Ripresi a girare attorno all'albero con dei Pas de Chat ravvicinati tra loro.
Stavo per terminare la performance con una piroetta n°6, ma, all'ultimo momento, scivolai.
Non so se perché misi male I piedi per terra o se perché in quel punto il parquet non aveva assorbito bene la cera, fatto sta che mi ritrovai seduto al centro del palco.
Tutti gli spettatori mi stavano fissando, allibiti.
Poi dalla folla si levò un coro di disapprovazione. Io guardai Mrs Randall, in cerca di conforto, ma lei si limitò a sillabare un " Michael, mi hai delusa ".
Allora mi alzai da terra e, con le lacrime che minacciavano di venir fuori da un momento all'altro, mi avviai verso l'uscita del teatro.
Ad aspettarmi trovai una marea di gente che mi rideva in faccia.
Preso dalla vergogna mi presi il viso tra le mani e iniziai a singhiozzare..."
* driiiin * * driiiin *.
La sveglia stava suonando e, come al solito, ero intenzionato a non darle retta.
Mi girai sul fianco, cercando a tentoni quel coso * disturbagentechedorme * sul comodino.
Lo trovai e, dopo numerosi tentativi, lo spensi.
Mi girai a pancia in su, tirandomi le coperte viola fin sopra al naso. Volevo dormire ancora... ma mi ricordai di non avere neanche un secondo da perdere. E si, era il grande giorno. Quel pomeriggio, dopo la scuola, sarei andato a fare l'esame d'ammissione alla " Royal Opera House ", l'accademia di danza più famosa di tutto il Regno Unito.
"Micheal, Micheal, Micheal, devi alzarti, altrimenti addio esame e ciao ciao alla tua carriera di ballerino" disse la mia vocetta interiore.
" E tu chi saresti? " Chiesi alla voce.
" Sono la tua coscienza " rispose quella, usando un tono di superiorità.
Sbuffai. Che palle. E che sonno. Non avevo dormito molto, quella notte. Ero troppo eccitato per dormire, ma con l'esame imminente c'era da aspettarselo.
Mi alzai dal letto, seppur controvoglia, e aprii la porta della mia stanza.
Percorsi il lungo corridoio, appoggiandomi alla parete viola per non cadere, mezzo assonnato com'ero.
Ero quasi arrivato alle scale che conducevano al piano inferiore, dove si trovavano la cucina, il salotto e un piccolo bagno, quando mi fermai a guardare un quadro. Era un ritratto della mia nonna da giovane. Lei era una ballerina, e quando ero piccolo passavo un sacco di tempo con lei. Così, a furia di parlarne, mi trasmise la passione per il balletto.
" Ti renderò orgogliosa di me, nonna" Pensai.
Poi imboccai le scale e iniziai a scendere.
Micheal : " ciao mamma, papà " salutai quando entrai in cucina.
Mia mamma mi guardò e mi sorrise. Mio padre mi salutò con un cenno del capo.
Era sempre stato così : il mio caro papà manteneva sempre un controllo ancestrale, anche quando si trattava di me e dei miei fratelli.
Mamma: " Micheal, tesoro, vieni a fare colazione? " Chiese.
Io annuii, e andai a sedermi al grande tavolo di mogano.
Mia mamma mi mise davanti una tazza di cappuccino e i suoi famosi biscotti al cioccolato e mandorle.
Michael: "Grazie mamma" dissi.
Lei mi fece un sorriso.
Presi la tazza e me la portai alle labbra. Bevvi un sorso... e mi accorsi di non avere per niente fame. Il nervosismo per l'esame che sarebbe venuto poche ore dopo mi aveva chiuso lo stomaco.
Michael: "scusa, mamma, non ho fame" dissi.
Mamma: "È per l'esame, vero?" Chiese.
Io annuii, non aveva senso mentire a mia madre, dato che comunque lo avrebbe scoperto. Era come tutte le mamme, immagino.
Mamma: "amore mio, non devi preoccuparti, andrà tutto bene, sei un ballerino bravissimo. Ho fiducia in te " disse.
Papà: "figliolo andrà tutto bene " disse.
Era la prima volta che parlava da quando mi ero alzato, e non so perchè ma mi sollevava che lo avesse fatto per tranquillizzarmi.
Mamma: "ora va a vestirti, sono le 7:20, alle 8:30 devi essere a scuola" disse.
Si, ho 22 anni, ma sono stato bocciato a causa della dislessia, quindi frequento l'ultimo anno di liceo artistico.
Andai di sopra, tornando in camera mia.
Presi un paio di boxer puliti color indaco, uno skinny jeans blu scuro e una camicia a quadri blu e neri. Afferrai le vans argentate con la mano libera e andai in bagno.
Entrai e chiusi la porta.
Mi spogliai, buttando il pigiama e le mutande nel cesto dei panni sporchi e mi infilai sotto la doccia.
Aprii l'acqua e lasciai che il getto caldo mi bagnasse, sperando che il tepore dell'acqua mi aiutasse a sciogliere i muscoli in tensione.
Iniziai a insaponarmi con un bagnoschiuma al sandalo e feci anche uno shampoo. Mi sciacquai per bene, poi uscii dalla doccia, avvolgendomi nell'accappatoio blu notte.
Asciugai tutto il corpo con il tessuto spugnoso, poi appesi l'accappatoio al gancio d'ottone accanto alla doccia.
Mi infilai i boxer, sistemandoli poco sotto l'ombelico.
Mi spruzzai del dodorante sotto le ascelle e mi lavai i denti.
Indossai la camicia e i pantaloni e allacciai le scarpe.
Mi guardai allo specchio: ero uno schianto, si, proprio uno schianto.
Tornai in camera mia, dove presi lo zainetto con i libri e il costume e le mezze punte per l'esame di danza.
Scesi di nuovo in cucina, salutai i miei genitori e uscii.
L'aria frizzante di Londra mi accarezzò il viso non appena misi piede fuori la porta. Era un'aria che sapeva di smog, ma mi ricordava la mia infanzia.
Io, libanese per nascita, ero dovuto scappare da Beirut insieme alla mia famiglia quando avevo appena due mesi, a causa dello scoppio della guerra civile.
Sospirai. Scesi i tre gradini che dalla porta conducevano sul marciapiede di cemento e sanpietrini.
Mi girai verso casa.
Era una villetta a schiera di mattoni rossi, con due finestre bifore su ognuno dei tre piani.
Attorno c'era un piccolo giardinetto, che d'estate era pieno di begonie e azalee.
Mi voltai di nuovo verso la strada e mi incamminai verso la scuola.
Dovevo percorrere tutta Queensway, prendere la metro e scendere ad Hight Street Kensington, dove si trovava il mio liceo, l ' " Art's Accademy ".
Percorsi Queensway in circa dieci minuti. Alle 8:00 ero davanti alla metro. Feci un biglietto e scesi fino al sottolivello, dove il treno era appena andato via.
La mia solita fortuna.
Mi appoggiai alla parete e aspettai circa due minuti, poi arrivò un altro treno e salii in carrozza.
Trovai un posto vuoto. Feci per sedermi, ma decisi di lasciarlo alla vecchietta che era appena salita.
Micheal: "Prego, si sieda " dissi all'anziana donna.
Vecchietta: "Grazie, giovanotto, ce ne sono pochi di ragazzi come te in giro " disse rivolgendomi un sorriso.
Io ricambiai. Mi appoggiai alla parete e aspettai di arrivare alla fermata giusta.
Quando il treno arrivò a Kensington scesi, caricandomi in spalla lo zainetto.
Iniziai a salire in superficie.
Erano le 8:20, ma il liceo era a due passi.
Camminai circa due minuti, poi, svoltato l'angolo, mi ritrovai davanti all'imponente edificio della scuola.
Era costruito in mattoni colorati, sui toni del verde. Le porte erano di legno scuro, con pesanti maniglie d'ottone. Il cortile antistante l'edificio era gremito di studenti che aspettavano di entare, chiacchierando con gli amici o sbaciucchiandosi con il proprio partner.
Io andai ad accucciarmi nel solito posto, sotto il pino davanti all'entrata principale. Posai a terra lo zainetto e, dopo quasi mezz'ora, riuscii a tirare il fiato... ma la mia pace non durò a lungo, perché Dominik e i suoi due compari, I bulli della scuola, vennero a darmi fastidio.
Dominik: "Hey, Penniman " disse col solito tono da figlio di papà.
Micheal: "Che vuoi Dominik? " Chiesi senza giri di parole.
Dominik: "Il solito, Penniman, voglio pestarti e poi ti lasciamo stare " rispose con un sorriso acido.
Poi mi prese la mascella tra le dita della mano destra. Con la mano sinistra mi diede uno schiaffo in pieno viso.
Mi lasciò la mascella e io mi accasciai vicino al tronco.
Dominik allungò la mano e prese la borsa contenente il costume per l'esame di danza.
Lo aprì, ignorando le mie proteste.
Tirò fuori il costume e le mezze punte.
Dominik: "Oh oh, adesso Penniman fa anche la ballerina, quando il primo spettacolo tesoro? " disse. Parlava a voce sufficientemente alta che gli studenti nel raggio di cinque metri si girararono a guardarmi.
Una risata generale si levò dal gruppo tutto intorno.
???: "Oh Penniman, vogliamo sapere, quando fai il saggio? " disse un tipo che non conoscevo.
Un gruppetto di ragazze del terzo anno rise sotto i baffi, poi Kelly, il capo delle cheerleader, mi rivolse un sorriso sprezzante.
Kelly: "Oh caro Michael, saresti una cheerleader perfetta ma... Ops mi ero dimenticata : Tu sei un uomo ahahahaha " disse.
Dominik: "Oh dolcezza, se glielo chiedi con un bel sorriso il frocio viene a darti una mano con le ragazze " disse lui, suscitando una risata generale.
Si, sono gay, ma non credo che questo sia un valido motivo per prendermi in giro e mettermi in ridicolo di fronte a mezza scuola.
Comunque, ormai il danno era fatto.
Tutti stavano ridendo di me. Ridevano per via costume. Ridevano per via del mio orientamento sessuale. Ridevano e basta, alcuni non sapevano nemmeno perché, ma seguivano la massa, come le pecore.
Poi la campanella suonò e fui salvo, almeno per un po'.
Tutti i ragazzi sciamarono dentro la scuola, borbottando , seccati della fine dello "spettacolo".
Alla fine rimasi lì, da solo. Mi faceva male dove Dominik mi avevapicchiato, anche se ormai mi ci ero abituato.
Mi feci forza e mi alzai in piedi.
"Perché cazzo prendono sempre di mira me? Cos'ho che non va? Ditemelo vi prego" Pensai frustrato.
Varcai la soglia e mi avviai verso le scale che portavano al piano superiore, dove si trovavano le classi delle 5°.
Dovevo salire due rampe di scale.
Iniziai a salire. Un gradino. Due. Tre. Quattro... finché non arrivai in cima.
Mi avviai per il corridoio. Dovevo entrare nella 7° aula sulla destra, quella di trigonometria.
Entrai.
Micheal: "buongiorno Mr Rupert, mi scusi il ritardo, ma sono stato trattenuto..." dissi appena dentro.
Mr Rupert, l'insegnante di trigonometria, mi guardò. Indossava un cardigan giallo senape e un pantalone nero. Gli occhiali dalla montatura viola facevano sembrare i suoi occhi grossi come quelli di un gufo.
Mr Rupert: " D'accordo Michael, dato che arrivi sempre in orario chiuderò un occhio, ma che non succeda più. Ora siediti " disse rivolgendomi un sorriso caldo.
Io ringraziai e andai a sedermi al mio banco, quello in fondo all'aula.
Bhe, quando sei uno stangone più alto di un metro e novanta devi aspettartelo.
Mi sedetti e tirai fuori il libro. Essendo dislessico avevo difficoltà a leggere e scrivere, quindi per la maggior parte del tempo ascoltavo e basta, oppure facevo dei disegni per capire meglio.
All'inizio gli insegnanti non approvavano, poi erano venuti a conoscenza del problema. Alcuni di loro si offrivano anche di aiutarmi: Mr Rupert era uno di loro.
La lezione passò piuttosto velocemente. Stavo per andare a lezione di francese, nell'aula 5, ma Mr Rupert mi trattenne.
Mr Rupert: "Michael, cosa è successo veramente stamattina? " Chiese.
Io non risposi.
Mr Rupert: "Michael, io voglio aiutarti, dimmi che succede, forza " disse.
Io gli raccontai ogni cosa.
Mr Rupert: " Oddio, dovevo aspettarmi che c'entrasse quello zotico di un Clifford. Non ti preoccupare, lo farò sospendere..."
Appena sentii quelle parole mi si gelò il sangue nelle vene.
Michael: "no, la prego non lo faccia! O mi picchierà. La prego no..." farfugliai.
Mr Rupert: "Fammi sapere se ti da fastidio di nuovo" disse porgendomi un biglietto con il suo numero di telefono sopra.
Io annuii, salutai il professore e andai a lezione di francese, dove Mrs Parr aspettava che arrivassimo tutti.
Quando tutti i banchi furono occupati, Mrs Parr iniziò a parlare.
Mrs Par: "ragazzi, ho una notizia per voi. La direttrice della Royal Opera House ci ha inviato a prendere parte come pubblico a uno spettacolo esclusivo, un'opera lirica completamente in francese. Adesso vi distribuirò delle autorizzazioni, fatele firmare ai vostri
genitori e portatele entro venerdì " disse entusiasta.
Un borbottio sommesso si levò dai banchi più avanti.
???: " così vediamo Penniman che balla " disse una ragazza dai capelli neri e gli occhi a mandorla, Lyn mi pare che si chiamasse. Le sue compagne di banco iniziarono a ridere.
Dominik: " Professoressa Parr? Non è che quando andremo alla Royal Opera House potremo trattenerci un po' per..." iniziò Dominik.
Ma la professoressa lo interruppe con un gesto della mano destra.
Mrs Parr: "no, Clifford, non possiamo fare nulla di tutto ciò " disse seccata. "Ora seguite la lezione e... state zitti" disse.
Sembrava che si fosse improvvisamente innervosita. Strano.
La guardai. Indossava un tailleur nero con una camicia bianca. I capelli castani le ricadevano in una treccia larga sulla spalla destra.
Mrs Parr: " aprite il libro a pagina 218, capitolo primo della storia della guerra dei Cento Anni. Chi vuole leggere? " Chiese.
Dominik: "Professoressa, credo che Penniman non veda l'ora di dimostrare quanto è migliorata la sua pronuncia, vero Penniman? " Chiese Dominik in tono di scherno.
Io avvampai... non potevo leggere... Ero dislessico... non potevo...
Mrs Parr: "Clifford! Lei sa bene che tipo di problematiche ha il suo compagno di corso! Si rende conto che così lo offende terribilmente!?" Disse stizzita la professoressa.
Dominik sogghignò, girandosi verso di me e guardandomi con occhi castano scuro carichi d'odio.
Dominik: "Oh scusa, Penniman, avevo dimenticato le tu 'problematiche'" disse ridendo.
Fui sul punto di piangere.
Michael: "professoressa? Posso... andare in... B-bagno... per favore? " Chiesi.
Tenevo lo sguardo basso, cercando di non far vedere che stavo per piangere.
Mrs Parr: "Vai pure, Michael, prenditi tutto il tempo che ti serve per calmarti " disse in tono dolce.
Sembrava che la rabbia che l'aveva presa prima fosse scomparsa.
Biascicai un "Grazie" e uscii dalla classe.
Corsi in bagno e mi chiusi dentro. Iniziai a piangere forte, non ne potevo più: prima mi picchiava, poi mi chiamava frocetto, poi mi ricordava che ero un BES ( bisogno educativo speciale ).
Non ce la facevo più. Ero stufo di essere preso di mira solo perché troppo fragile per reagire. Ero stufo di vivere così, come un coniglio braccato da un branco di volpi.
Affondai il viso tra le mani cercando di calmarmi.
Quando ci riuscii, aprii cautamente la porta, controllando che non ci fosse nessuno.
Mi avviai verso il lavandino, dove mi sciacquai il viso con acqua fredda.
Mi asciugai con un fazzoletto, poi mi guardai allo specchio mal ridotto.
Che faccia orrenda, stavo una vera merda.
Mi feci coraggio, uscii dal bagno e tornai in classe.
Quando entrai Mrs Parr mi scoccò un'occhiata penetrante. Io annuii, come a voler dire che era tutto apposto.
Tornai al mio posto e seguii distrattamente la lezione. Quando finalmente suonò la campanella, verso le 10: 30, feci per raccogliere le mie cose... ma Dominik agguantò il mio libro di civiltà francese, tenendolo sollevato sopra la testa.
Michael: "Dominik ti prego..." dissi.
Lui rise. Due volte. Poi prese il mio libro e lo gettò per terra.
Dominik: "Ecco qua, buona LETTURA. Oh, dimenticavo, tu non PUOI leggere, poverino" disse ridendo ancora.
Cominciava a stancarmi, lui e la sua aria da saputello. Avrei voluto spaccargli il naso... ma mi mancava il coraggio necessario per farlo.
Così mi limitai a raccogliere il libro di francese, infilandolo nello zainetto e andando via il più in fretta possibile.
Fino alle 11:30 avevo disegno, poi Dino alle 12:30 scienze. Poi sarei tornato a casa, avrei posato i libri e... Cavoli, mi ero quasi dimenticato dell'esame di danza! Alle 5:00 di quel pomeriggio avrei danzato davanti a una giuria di ballerini professionisti per essere ammesso nel corpo di ballo della Royal Opera House! Quel pensiero mi calmò un poco. Mi diressi all'aula di arte, la 4° sulla sinistra. Entrai.
Il professore stava spiegando qualcosa sulla teoria dell'ombra o cose del genere, non ricordo bene.
Comunque, andai a sedermi e tirai fuori dei fogli da disegno. Cominciai a disegnare, non sapevo ancora bene cosa, ma continuavo a tracciare linee curve e rette sul foglio.
Quando ebbi finito capii. Avevo disegnato una composizione di fiori estivi.
La portai al professore, Mr Anderson.
Mr Anderson: "ottima esecuzione, Michael, sei migliorato molto nell'ultimo periodo, bravo, bravo, bravo " disse.
Quasi inconsapevolmente sorrisi. Era la prima cosa bella di quel giorno...
Suonò la campanella delle 11:30. Salutai Mr Anderson e uscii dall'aula con lo zaino in spalla.
Andai nell'aula di scienze, la 1° sulla sinistra.
Mi sedetti e tirai fuori un quaderno, aspettando che tutti gli altri prendessero posto.
Quando fummo tutti dentro, Mr Parker, il professore, annunciò la data del compito in classe.
Le segnai nelle note del cellulare, non potendo scrivere con la penna era la sola cosa che potessi fare. Fatto ciò cominciammo la lezione che mi sembrò infinita.
Quando suonò la campanella delle 12:30 , la mia soglia di sopportazione era al limite.
Raccolse in fretta le mie cose e mi fiondai a tutta birra verso le scale.
Scesi le due rampe di scale e arrivai al piano terra. Attraversai il cortile a passo svelto e uscii dal cancello di ferro nero.
Arrivai alla metropolitana, feci un biglietto e salii in treno appena prima che questo partisse.
Dopo circa 15 minuti ero a Queensway.
Percorsi tutta la strada fino a casa mia.
Bussai.
Venne ad aprire mia madre.
Indossava un vestito da casa a quadretti bianchi e neri, con un grembiule rosa antico sopra.
Aveva un mestolo in mano.
Mamma: "tesoro tutto bene? Tra due minuti a tavola!" Disse.
Michael: "ciao mamma, tutto bene" mentii "senti, per pranzo posso avere solo un'insalata e una mela? Non voglio appesantirmi troppo, sai dopo ho l'esame..." dissi.
Lei annuì, poi tornò in cucina.
Io salii al piano di sopra. Andai in camera mia e posai lo zainetto.
Poi mi lavai le mani nel bagno accanto ad essa.
Scesi di nuovo al piano di sotto e mi sedetti a tavola.
Mia mamma mi mise davanti un piatto di insalata mista: radicchio, rucola e lattuga. Io la spazzolai tutta, avevo una fame da lupi, ma non potevo mangiare troppo.
Mia mamma mi portò anche una mela, era una di quelle verdi, le mie preferite.
La mangiai con tutta la buccia, poi portai i piatti in cucina e li misi in lavastoviglie.
Salii in camera mia dicendo di aver sonno e di voler riposare un po'.
Una volta lì, mi tolsi le vans con un calcio.
Avrei riposato solo un po'... mi dissi sbadigliando.
Poi chiusi gli occhi e scivolai in un sonno profondo e ristoratore...
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Coming In A Dark World||Mikandy
FanfictionMichael è un ballerino alla "Royal Opera House". Ha 22 anni ed uno spiacevole passato, dal quale fugge attraverso la danza. Si allena strenuamente, dopo la scuola. Ma un giorno, mentre si esercita con gli altri, uno strano tipo si presenta nella s...