Michael: "È tutto perfetto" ripetei.
E lo pensavo sul serio.
Io ed Andreas eravamo sotto la doccia, stretti l'uno all'altro in un tenero abbraccio.
L'acqua calda scorreva sui nostri corpi, accarezzandoli con sensuale delicatezza.
I nostri fisici aderivano perfettamente l'uno all'altro, completandosi a vicenda.
Ad un tratto, il biondo mi posò un bacio sui capelli bagnati.
Io sorrisi, per poi girare la testa e posare un bacio alla base del collo di Andreas.
Anche lui accennò un sorriso.
Allacciò le braccia attorno alla mia vita, stringendomi a sè.
Probabilmente sarei dovuto essere eccitato da morire, ma in quel momento avevo altro per la testa.
Non mi interessava che io ed Andreas fossimo nudi sotto la doccia. Non mi interessava che lui stesse guardando e toccando ogni singola parte del mio corpo.
Mi importava solamente che, con quel gesto, Andreas non volesse esprimere un desiderio sessuale nei miei confronti, bensì la pura voglia di farmi sentire il suo amore tramite un contatto.
Un meraviglioso contatto.
Ad un tratto il biondo prese il sapone e se ne mise un po' in mano.
Strofinò le dita, fino a creare una soffice schiuma, che iniziò a massaggiare sul mio corpo.
Io chiusi gli occhi, lasciando la mente libera da ogni preoccupazione.
Affondai il viso nell'incavo della spalla di Andreas, godendomi il suo calore ed il suo profumo.
Nessuno mi aveva mai fatto provare quelle bellissime emozioni.
Nessuno mi aveva mai permesso di dimostrare il mio affetto come avrei voluto.
Nessuno mi aveva mai permesso di essere me stesso anche in situazioni come quella.
Nessuno prima di Andreas.
Intanto, il biondo aveva iniziato ad insaponarmi lo stomaco, facendo si che brividi di piacere salissero lungo la mia colonna vertebrale, permettendo a vampate di calore di pervadermi.
Sorrisi ancora, lasciandomi andare tra le sue braccia, godendomi fino in fondo il suo tocco delicato, in estasi.
Sollevai la braccia, portandole attorno al collo di Andreas, lasciando una scia di baci sulla sua gola bianca.
Andreas rise piano.
Poi mi spinse dolcemente sotto l'acqua, aprendo di più il rubinetto.
Lasciai che il liquido caldo scorresse su di me, lavando via la schiuma profumata.
Aprii gli occhi, posando lo sguardo su Andreas, il quale mi stava fissando con la bocca semi aperta.
Repressi la voglia di portare le mani davanti al mio intimo, sostenendo con fiera determinazione il suo sguardo, restando immobile.
Poi afferrai il polso di Andreas, tirandolo verso di me.
Allacciai le braccia attorno al suo collo, appoggiandomi alla parete di piastrelle scure e tirandolo a me.
Michael: "Andreas... io... grazie. Grazie per avermi fatto provare le sensazioni più belle. Grazie per avermi protetto. Grazie... grazie... per avermi trovato" dissi.
Posai le mie labbra sulle sue, sorridendo.
Quello fu forse il più bel bacio che avessi mai dato, perché non era caratterizzato dall'insana brama di passione.
Era un semplice bacio a stampo.
Non c'erano lingue che danzavano insieme, mani che scorrevano veloci sul corpo dell'altro.
Solo labbra che si sfioravano, creando una pura e semplice armonia.
Andreas portò una mano dietro la mia schiena, percorrendo con le dita il profilo della colonna vertebrale, facendo nascere in me la voglia delle sue mani sul mio corpo.
Poi si staccò dalle mie labbra, ansimando.
Posò la fronte sulla mia, repirando con un leggero affanno.
Andreas: "Grazie a te per esserti lasciato amare" disse con una punta di malinconia nella voce.
Io sorrisi di nuovo, stringendo la presa dietro il suo collo.
Andreas fece unire di nuovo le nostre labbra in una serie di casti baci a stampo.
Passò un braccio attorno ai miei fianchi, facendo aderire il suo petto al mio, mentre con l'altra mano mi accarezzava lo zigomo e la mandibola.
Iniziò a solleticare il mio labbro inferiore con la lingua.
Repressi a stento una risatina, schiudendo le labbra per permettere alla lingua del biondo di cercare la mia.
Quando iniziò a solleticarmi il palato con la punta della lingua non resistetti ed iniziai a ricambiare.
Andreas mi spinse ancora di più sulle piastrelle, avvicinandosi ancora di più a me.
Iniziai a passare le mani tra i suoi capelli, tirandoli poco verso dietro.
Mi staccai per un attimo dalle sue labbra, guardandolo dritto negli occhi.
Il suo viso non era mai stato bello come in quel momento, con le gote arrossate e l'acqua ad imperlargli le folte ciglia, rendendo il suo sguardo ancora più dolce.
Sorrisi nel guardarlo.
Michael: "Perchè ho sempre la sensazione che sia sbagliato?" Chiesi tra i gemiti.
Andreas: "Perchè forse è sbagliato..." sussurrò.
Michael: "Forse... mai sai una cosa? Non me ne importa nulla. Tutto ciò che voglio è stare con te, per quanto questo possa apparire errato agli occhi degli altri. Io ti amo e non permetterò a nessuno di portarti via da me" dissi con determinazione.
Il biondo sorrise con ironia e capii che stata pensando la stessa cosa. Non avremo permesso a nessuno di separarci. Nessuno.
Per un attimo restammo così, io con le mani nei suoi capelli e lui con le braccia attorno alla mia vita, ad osservarci.
Intanto, l'acqua scorreva lenta, creando una nuvola di vapore attorno a noi e annebbiando leggermente il viso di Andreas.
Presi il suo volto tra le mani e, di nuovo, posai le labbra sulle sue.
Fu un bacio molto passionale, con sciocchi di lingua, morsi, gemiti.
Andreas fece scorrere le mani sul mio corpo, coprendo ogni centimetro di pelle di languide carezze, simili al tocco di una piuma.
Mi staccai dalle sue labbra ed iniziai a dargli dei leggeri baci sul collo, alternando qualche morsetto e strusciando il naso sulla pelle chiara.
Sentii dei piccoli gemiti a stento trattenuti uscire dalle sue labbra.
Questo mi diede una scarica di adrenalina che mi spinse a continuare, finché Andreas non si ritrovò ad ansimare.
Soddisfatto, sollevai il viso dalla sua gola, portandomi alla sua altezza.
Andreas sfiorò il mio zigomo con la bocca, facendo rabbrividire.
Andreas: "Ora tocca a me" disse malizioso.
Mi spinse nuovamente contro le piastrelle e prese a baciarmi la clavicola destra.
Dopo pochi secondi mi ritrovai a gemere vergognosamente, mentre suoni sempre più strani uscivano dalla mia gola.
Andreas percorse il profilo del mio collo con la lingua, posando un bacio sul mio pomo d'Adamo, provocando altri gemiti da parte mia.
Poi sollevò il capo, posando un ultimo bacio casto sulle mie labbra.
Fatto questo, aprì le porte della cabina ed uscì dalla doccia, chiudendole dietro di sé.
Si infilò un accappatoio bianco e, dopo avermi scoccato un'occhiata penetrante, uscì dal bagno.
Rimasto solo, spostai il rubinetto sul lato del freddo.
Subito l'acqua di congelò, diventando simile a neve liquefatta.
Mi infilai sotto il getto gelido e lasciai che questo mi investisse, trasmettendomi una piacevole sensazione di intorpidimento.
Poi, soddisfatto, chiusi l'acqua ed uscii dalla doccia, contornato da una nuvola di vapore.
Mi avvolsi nell'accappatoio nero che Andreas mi aveva lasciato e mi posizionai di fronte allo specchio.
Presi l'asciugacapelli che si trovava lì vicino ed iniziai ad asciugare i miei riccioli, aiutandomi con le mani.
Intanto, investito dal getto caldo, mi ritrovai a pensare.
Pensai a quanto avevamo appena fatto.
Pensai alle mani di Andreas su di me, ed un brivido mi percorse da capo a piedi.
Pensai a come ero rimasto nudo di fronte al biondo e mi sentii avvampare di vergogna.
Pensai alla sensazione del suo corpo sul mio e dell'acqua che li bagnava.
Pensai ai baci passionali e lenti che ci eravamo scambiati, ai morsi giocosi e alle danze di lingue e le mie guance si tinsero di bordeaux.
Scossi leggermente il capo, reprimendo a fatica un sorriso.
Era stata una bellissima esperienza, forse addirittura migliore di quella fatta a casa mia due giorni prima.
Sta volta era stato tutto più passionale, diventando molto di più che un'ostentazione di maturità sessuale.
Sospirai, pensando che avrei voluto che quel momento non fosse finito.
Poi finii di asciugarmi i capelli.
Riposi il phon e sgusciai fuori dall'accappatoio.
Appesi quest'ultimo sopra il termosifone bianco smaltato, poi presi il boxer che Andreas mi aveva prestato e me lo infilai, celando dopo tanto la mia intimità.
Spostai lo sguardo sul mio riflesso, che mi osservava dallo specchio.
Il mio fisico si era notevolmente ripreso e le ossa non sporgevano più così tanto.
I tagli sulle braccia si erano completamente rimarginati e al loro posto si scorgevano solo cicatrici evanescenti, che sarebbero presto scomparse.
Girai il busto per controllare che anche il taglio in mezzo alle scapole si fosse rimarginato... e rimasi sorpreso da quanto vidi.
Al centro esatto delle mie palle svettava un segno nero.
Era composto da un semicerchio tagliato a metà da una linea retta, dalla quale si dipartivano altre tre piccole strisce.
"Deve essere il marchio di cui tutti parlavano..." Pensai.
Sospirai, girandomi di nuovo.
Presi i pantaloni e li infilai, aggiungendo calzini e camicia.
Abbottonai quest'ultima ed indossai la giacca.
Ravvivai i riccioli con le mani e gettai un ultimo sguardo al mio riflesso.
Ero tornato ad avere il mio fascino, quello del ragazzo dolce ed un po' impacciato, che da sempre mi caratterizzava.
Sorrisi alla mia immagine, mostrando le fossette che tutti dicevano essere adorabili.
Feci un mezzo giro su me stesso, poi mi voltai ed aprii la porta.
Uscii dal bagno e percorsi il corridoio che conduceva nella stanza di Andreas.
Battei le nocche sul legno lucido, poi spinsi la porta ed entrai.
Trovai il biondo seduto sul letto, intento ad allacciarsi le scarpe.
Aveva indossato un pantalone color crema ed una camicia blu e nera.
Sopra di essa, l'immancabile trench nero.
Michael: "Andreas? Dove sono le mie scarpe?" Chiesi.
Andreas: "Apri la seconda porta del mobile accanto al comodino. Sono lì dentro" disse.
Feci quello che diceva, aprendo il mobile.
Cercai con lo sguardo le mie scarpe e quando le trovai le tirai fuori.
Richiusi la porta e le indossai.
Andreas: "Bene. Ora che sei vestito vieni con me. Ti porto a mangiare fuori e dopo ti riaccompagnerò a casa" disse imperioso.
Io annuii.
Andreas uscì fuori dalla stanza ed io mi affrettai a seguirlo, temendo che se fossi restato indietro avrei finito per perdermi dentro quel labirinto di casa sua.
Il biondo imboccò lo stesso corridoio che conduceva al bagno, svoltando però dal lato opposto.
Aprì una porta e scivolò dentro, seguito da me.
Ciò che vidi mi lasciò senza fiato.
Ci trovavamo in un enorme salone con mobili ultra moderni, lampade a piantana accese che diffondevano una tenue luce dorata e un televisore a schermo piatto che copriva metà parete.
Davanti ad esso, un divano in pelle bianco latte dall'aria costosa sormontava un tappeto nero.
Una grande libreria nera copriva la parte di parete non occupata dalla televisione.
Dentro di essa, montagne di libri rilegati in copertine dai colori brillanti erano ordinati per argomento.
Sul muro opposto, invece, si trovava un dipinto raffigurante il Tower Bridge di notte, contornato da luci colorate. Sotto di esso, alcuni dei pulman a due piani portavano i turisti a vedere la città.
Ma la parte migliore era di sicuro la grande vetrata che affacciava sul Tamigi, permettendo a chi era dentro di vedere anche la riva opposta, ma impedendo a chi era fuori di scorgere gli spettatori, come se trattasse di un maxischermo di quelli che si trovano al cinema.
In quel momento, la luce crepuscolare illuminava la città, rendendo gli edifici simili a topazi incastonati in oro liquido.
Michael: "Wow..." dissi.
Andreas: "Ti piace?" Chiese affiancandomi.
Michael: "Se mi piace? Andreas, questa non è una casa, ma una reggia! Qui dentro tutto è bellissimo!" Esclamai.
Andreas: "Bhe, non è propriamente una reggia, ma si ci avvicina abbastanza" disse con un sorriso.
Anche io sorrisi di rimando.
Andreas: "Bene, ora andiamo o faremo tardi per la mia prenotazione" disse sbrigativo.
Io annuii, poi lo seguii fuori dal salone, gettando un'ultima occhiata a quella vista fantastica.
Percorremmo di nuovo il corridoio, fino ad arrivare all'altro capo della casa, dove una porta a due battenti nero laccato delimitava l'ingresso.
Andreas afferrò le chiavi della macchina da sopra un gancio accanto alla porta.
Le fece roteare su un dito, poi aprì la porta e mi fece cenno di uscire, seguendomi poco dopo.
Girò le chiavi nella toppa, poi si diresse verso l'ascensore.
Premette il pulsante di chiamata, per poi voltarsi verso di me.
Incatenò il suo sguardo al mio, impedendomi di abbassare gli occhi.
Poi l'ascensore arrivò e quel magico contatto si interruppe.
Andreas mi fece cenno di entrare nella grande cabina, seguendomi.
Premette il bottone che ci avrebbe fatto scendere fino al pian terreno, quindi le porte si chiusero e l'ascensore iniziò a scendere.
Durante l'interminabile discesa, mi ritrovai a fissare Andreas, ripensando agli avvenimenti di quel pomeriggio.
Un brivido mi salì lungo la schiena, facendomi tremare.
Andreas: "Michael, perché mi fissi?" Chiese il biondo.
Arrossii.
Ancora una volta, se ne era accorto.
Michael: "Io... ehm... ripensavo a quello che... abbiamo fatto... nella doccia... prima" balbettai.
Spostai il peso da un piede all'altro, nervoso.
Andreas: "E..?" Chiese infilando le mani in tasca.
Michael: "E... e mi è piaciuto tantissimo... molto di più di quello che abbiamo fatto a casa mia..." dissi abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
Andreas: "Michael, perché abbassi lo sguardo?" Chiese.
Michael: "Mi... mi vergogno..." confessai.
Andreas: "Michael, sei stato nudo di fronte a me. Mi hai toccato, baciato, visto senza nulla indosso ed hai paura di confessare che ti è piaciuto quel momento sotto la doccia?" Chiese incredulo e quasi esasperato.
Michael: "Bhe... io... Cioè..." biascicai.
Andreas: "Shh... non dire altro" mi zittì avvicinandosi a me.
Mi posò le mani sui fianchi e mi diede un bacio a stampo.
Andreas: "Ti vergogni un po' meno, adesso?" Chiese con un sorriso.
Non ebbi il tempo di rispondere, perché le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando un grande salone che dava sulla strada.
Andreas mi prese per mano, conducendomi fuori.
Oltrepassammo le porte in vetro e ferro, uscendo in strada.
Pochi metri più in là, accanto al marciapiede, si trovava la macchina di Andreas.
Il biondo prese il telecomando dalla tasca del trench e tolse la sicura.
Galante, mi aprì la portiera, invitandomi ad accomodarmi, per poi girare attorno all'auto e sedersi al posto del guidatore.
Chiudemmo le portiere nello stesso istante, poi lui inserì le chiavi nel quadro, ingranò la marcia, fece manovra e partimmo, cominciando a zigzagare per le strade affollate.
Andreas guidava con tranquillità, come se per lui fosse la cosa più naturale al mondo.
Sospirai, allaciando la cintura di sicurezza e sistemandomi sul sedile.
Poi tra di noi cadde il silenzio.
Michael: "Posso accendere la radio?" Chiesi timidamente.
Andreas: "Fai pure" ripose.
Allora premetti il pulsante d'accensione.
La radio impiegò qualche secondo per sintonizzarsi, poi iniziò a diffondere una meravigliosa musica.
Michael: "Wow... Bycicle Race dei Queen. Amo questo pezzo" dissi.
Andreas: "Io preferisco Another One Bites The Dust, ma anche questo non è male" disse senza staccare gli occhi dalla strada.
Io sorrisi.
Sapere che io ed Andreas avevamo gusti musicali simili mi faceva piacere.
Intanto, la canzone era terminata, lasciando spazio ad una hit di Madonna: Living For Love.
Appoggiai la fronte al finestrino, iniziando a guardare fuori.
Poi, ad un tratto, sentii qualcosa sfiorarmi la coscia.
Era la mano di Andreas, che stava descrivendo cerchi immaginari poco distante dalla patta dei miei pantaloni.
Deglutii.
Andreas: "Ti piace quando faccio così?" Chiese.
Io annuii.
Andreas: "E se faccio così?" Chiese portando un dito sul mio cavallo.
Per tutta risposta gemetti.
Andreas: "Bene. Quindi immagino che questo ti farà impazzire" disse dando un leggero pizzicotto al mio intimo.
Gemetti più forte, iniziando ad eccitarmi.
Il biondo annuì soddisfatto, togliendo la mano dalla mia intimità.
Sospirai di sollievo.
Michael: "Perchè giochi a farmi soffrire?" Chiesi con il fiato corto.
Andreas: "Perchè mi piace avere il controllo su di te, sapere di averti in pugno. Mi fa sentire all'altezza di soddisfare i bisogni sessuali e non di entrambi" rispose con un mezzo sorriso.
Io annuii senza troppa convinzione.
Poi, dopo pochi minuti, Andreas fermò la macchina, accostando accanto ad un marciapiede.
Andreas: "Scendi" mi ordinò.
Feci come diceva, scivolando fuori dalla vettura.
Quando uscii, mi ritrovai di fronte ad un edificio in stile moderno, davanti al quale c'erano vari tavoli.
Intuii che doveva trattarsi del ristorante dove Andreas aveva prenotato.
Quest'ultimo mi prese per il polso, conducendomi verso l'entrata.
Io lo lasciai fare senza fiatare.
Una volta arrivati di fronte all'ingresso, dopo aver varcato la soglia, Andreas andò dal caposala, un uomo tarchiato e con capelli ispidi.
Andreas: "Salve, ho una prenotazione a nome Dermanis" disse.
L'uomo controllò la lista che aveva in mano, poi fece cenno a me ed Andreas di seguirlo.
Così facemmo, ritrovandoci davanti ad un tavolo apparecchiato per due.
Il caposala ci fece accomodare, porgendoci dei menù.
Poi fece per allontanarsi, ma Andreas lo bloccò.
Andreas: "Aspetti, sappiamo già cosa ordinare" disse.
Caposala: "Oh, in tal caso prego, mi dica" disse l'uomo tirando fuori un taccuino.
Andreas: "Per iniziare, vorrei degli involtini di polpo e verdure marinate. A seguire, un misto di aragosta, scampi e rana pescatrice grigliati. Come contorno la vostra famosa crema di basilico, pistacchi e zucchine" disse.
Caposala: "Ottime scelte, signore. Vado a portare il suo ordine al cuoco" disse congedandosi.
Quando l'uomo se ne fu andato, gettai un'occhiata alla sala.
Era un locale ampio e ben illuminato dalle leggere luci aranciate, con sedie in ferro battuto e tavoli quadrati, apparecchiati con tovaglia viola e lilla, con bicchieri ovali alti e posate d'argento. I tovagliolo erano piegati a ventaglio nei piatti ci ceramica viola.
Mi voltai verso Andreas, che intanto aveva iniziato a fissarmi.
Michael: "È un bellissimo posto" dissi.
Andreas: "Mi fa piacere che ti piaccia" ripose il biondo.
Avrei voluto dire che sarebbe stato impossibile che fosse il contrario, ma non potei, perché un cameriere arrivò portando con sé la nostra cena.
Ci posò i piatti davanti e ci auguro un buon appetito, per poi allontanarsi in tutta fretta.
Guardai con occhi spalancati tutto il ben di Dio che si trovava sul tavolo.
Andreas: "Bhe, buon appetito" disse.
Michael: "Buon appetito" riposi.
Presi la forchetta ed assaggiai un pezzetto di involtino.
Era squisito.
Quando il sapore agrodolce mi invase la bocca ne rimasi estasiato.
Ingoiai e passai ad assaggiare la crema.
Anche quella era ottima.
Per finire, assaggiai l'aragosta e gli scampi, che erano cotti alla perfezione.
Quando ebbi finito, mi tamponai la bocca con il tovagliolo.
Alzai lo sguardo su Andreas, il quale stava guardando l'orologio.
Andreas: "Sono le 21:26. Andiamo a pagare il conto, devo portarti a casa" disse.
Ci alzammo da tavola, dirigendomi verso la cassa.
Andreas pagò usando la carta di credito, poi fece intrecciare le sue dita alle mie e mi condusse fuori dal locale.
Mi fece salire in macchina, entrando a sua volta.
Poi chiuse la portiera ed accese il motore.
Il viaggio di ritorno durò circa un quarto d'ora, durante il quale io ed Andreas ci scambiammo sguardi di sottecchi o ci sfiorammo la mano a vicenda.
Quando arrivammo di fronte casa mia, Andreas spense il motore.
Scese dalla macchina assieme a me, accompagnandomi alla porta.
Michael: "Grazie per la bellissima giornata" dissi.
Andreas: "Grazie a te" rispose lui.
Mi passò le mani attorno alla vita e mi posò un bacio a stampo sulle labbra, facendolo durare alcuni minuti.
Fu un bacio pieno di promesse, di quelli che si scambiano due amanti in procinto di lasciarsi.
Quando ci staccammo, Andreas mi accarezzò il viso.
Poi salì un macchina, accese il motore e andò via.
Ancora frastornato, bussai alla porta.
Sentii dei passi leggeri provenire da dentro casa.
Poi la serratura scattò e mio padre fece capolino.
Papà: "Ciao figliolo. Come stai?" Chiese.
Michael: "Bene e tu?"
Papà: "Tutto bene. Ora vieni, io e tua madre dobbiamo parlarti" disse.
Deglutii.
Sapevo che non sarebbe finita bene...~Spazioautrice~
Salve!
Come va?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Intanto, vi consiglio di passare a leggere la storia di ElyMusic_Sound (Mika - la storia). È una biografia di Mika, che la mia amica sta ricopiando qui su wattpad. Poi potreste anche leggere Oddities di AngelicaAmaMika.Baci a tutti, pandacorni.
Hearts_Get_Hurts
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Coming In A Dark World||Mikandy
FanfictionMichael è un ballerino alla "Royal Opera House". Ha 22 anni ed uno spiacevole passato, dal quale fugge attraverso la danza. Si allena strenuamente, dopo la scuola. Ma un giorno, mentre si esercita con gli altri, uno strano tipo si presenta nella s...