Capitolo 30

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Mi avviai verso la metropolitana di Queensway.
L'aria fredda del mattino mi schiaffeggiava con mani fatte di gelo e il vento mi ululava nelle orecchie.
Mentre camminavo, mi ritrovai a rimuginare sugli avvenimenti degli ultimi tre giorni.
La mia iniziazione e la mia trasformazione in vampiro, la seduta di psicoterapia e a quello che avevo fatto con Andreas.
Rabbrividii, non sapevo se per quel ricordo o per il freddo.
Arrivai di fronte alla stazione e tirai fuori un biglietto.
Lo passai nell'obliteratrice e scesi al sottolivello.
Dopo qualche minuto che aspettavo, un treno arrivò in stazione, stracolmo di gente.
A fatica, mi feci spazio tra le persone, sistemandomi in un angolino in fondo alla carrozza.
Mi appoggiai alla parete e posai lo zainetto in mezzo ai miei piedi, aspettando pazientemente di arrivare a Holborn.
Dopo circa dieci minuti, il treno si fermò in quella stazione, ed io, dopo essere sceso, mi diressi al binario della Piccadilly.
Attesi pochi secondi prima di iniziare a sentire il rumore dei freni del treno in avvicinamento.
Sta volta, le carrozze erano semi vuote e riuscii a trovare perfino un posto a sedere.
Appoggiai il mento sulle mani incrociate e posai i gomiti sulle ginocchia.
Lasciai la mente libera di viaggiare, rievocare immagini ed emozioni, paure ed inquietudini che mi avevano accompagnato per tutta la vita.
Sospirai.
Poi qualcuno si avvicinò a me.
???: "Chi non muore si rivede. Dove sei stato in queste tre settimane?" Chiese una voce femminile.
Alzai la testa di scatto, ritrovandomi di fronte Lyn.
La sua pelle era pallida ed i capelli leggermente più lunghi.
Inoltre, aveva messo due piercings al sopracciglio destro, che le divano un'aria leggermente punk.
Michael: "Ciao Lyn" la salutai.
Lyn: "Stai bene, Michael? Hai un colorito pallido e sembri denutrito. Cosa c'è che non va? Hai voglia di parlarne?" Chiese prendendomi la mano.
Michael: "Scusa Lyn ma..." non finii la frase.
La voce dell'altoparlante annunciò che ci trovavamo a Kensington.
Mi alzai barcollando dalla scomoda sedia di plastica grigia e blu e seguii Lyn fino alla porta, scendendo non appena questa si aprì.
Salimmo le scale fino a che non ci ritrovammo in superficie.
L'aria fredda iniziò nuovamente a sferzarmi il viso, scompigliandomi i capelli.
Lyn: "Sono le 7:29. Che ne diresti di accompagnarmi a fare colazione?" Chiese con un sorriso.
Michael: "Scusa Lyn, mi piacerebbe tanto, ma ho delle faccende da sbrigare. Sarà per un'altra volta, va bene?" Dissi.
Lyn: "Non c'è problema! Ci vediamo dopo" disse alzandosi sulle punte e schioccandomi un bacio sulla guancia.
Poi girò a destra e si avviò verso uno dei tanti bar.
Io, invece, mi sistemai lo zainetto in spalla e mi avviai verso la scuola, percorrendo l'ampia strada a passo svelto, ansioso di arrivare al più presto all' Arts Accademy.
Prima di svoltare sul vialetto che conduceva direttamente all'ingresso della scuola, il mio sguardo cadde inevitabilmente su quel vicolo.
Quel vicolo dove ero stato picchiato e lasciato sulla neve.
Sarei morto congelato se non fosse intervenuto Andreas.
Andreas che mi aveva portato in ospedale.
Andreas che aveva fatto per me più di chiunque altro.
Sospirai, reprimendo un sorriso malinconico.
Poi ripresi a camminare con il solito passo svelto, il passo di chi scappa da qualcosa, senza nemmeno sapere cosa.
Il passo di qualcuno che sa per quanto possa scappare non potrà nascondersi agli occhi dei suoi persecutori.
Ed io ero una di quelle persone.
La mia attenzione fu catturata dal grande edificio in mattoni della scuola.
Mi faceva uno strano effetto rivederlo dopo così tanto tempo.
Attraversai di corsa il cortile interno e superai la soglia della grande costruzione.
Girai a sinistra dirigendomi verso la sala professore, sperando di trovarci Mr Anderson.
Grazie a non so quale entità benefica, quella mattina la fortuna mi sorrise, perché Mr Anderson era nella stanza, seduto su una delle sedie rosse, chino su una pila di fogli.
Indossava un completo blu scuro con delle scarpe di vernice e quattro tasche sulla giacca.
I capelli erano tirati all'indietro da una sottile fascia che ne riprendeva il colore biondo miele.
Michael: "Salve, Mr Anderson. La disturbo?" Chiesi con un filo di voce.
L'insegnante di arte alzò lo sguardo, per un attimo sorpreso.
Mr Anderson: "Oh, ciao Michael. No, non mi disturbi affatto. Accomodati pure" disse indicando una sedia con lo sguardo.
Obbedii, posando lo zainetto sul pavimento.
Mr Anderson: "A dir la verità anche io volevo parlarti, sai?" disse mettendo da parte quelle scartoffie.
Michael: "Davvero?" Dissi deglutendo, a disagio.
Il professore di arte annuì, sorridendo.
Mr Anderson: "Volevo parlarti di questo ultimo mese. Cosa ti è successo, Michael? Come mai sei sparito così all'improvviso?" Chiese unendo le mani sotto il mento.
Michael: "Ecco... io... veramente..." balbettai.
Mr Anderson: "Sta calmo, Michael. Prendi un bel respiro e raccontami tutto" disse posandomi una mano sulla spalla e stringendo con forza.
Michael: "Va bene" sussurrai inspirando.
Espirai lentamente, come se temessi che un singolo respiro avrebbe potuto ridurmi in mille pezzi.
Mr Anderson: "Bene. Ora che ti sei calmato, procediamo" disse.
Io annuii.
Michael: "Tutto è iniziato tre settimane fa. Stavo venendo a scuola, quando il mio compagno di corso Dominik Clifford mi ha aggredito, trascinandomi in un vicolo..." iniziai.
Gli raccontai tutto per filo e per segno, tralasciando però della mia trasformazione in vampiro e del rapporto che avevo instaurato con Andreas.
Quando finii di parlare, venti minuti dopo, Mr Anderson mi scrutava con aria pensierosa.
Mr Anderson: "Quindi durante queste tre settimane sei stato ricoverato in ospedale, è così?" Chiese.
Io annuii.
Mr Anderson: "Capisco. Sappi che per qualunque cosa possa servirti io sono sempre disponibile. Ovviamente, ti consiglierei di parlarne con i tuoi genitori e ascoltare ciò che ti dicono loro" disse.
Michael: "Va bene, lo farò" mentii "Grazie Mr Anderson" terminai.
Mr Anderson: "È un piacere aiutarti, Michael" disse dandomi una pacca sulla spalla "Ora va in classe, le lezioni stanno per iniziare" disse.
Michael: "Va bene. Arrivederci e buona giornata" lo salutai.
Mr Anderson: "Buona giornata anche a te" rispose, tornando a concentrarsi sui suoi documenti.
Mi avviai verso le scale, mentre i primi studenti iniziavano a varcare la soglia della scuola.
Mi accodai a loro, cercando Lyn con lo sguardo.
Sfortunatamente, non vidi la mia amica, bensì tutt'altra persona.
Anche se si era lasciato crescere i capelli, anche se aveva fatto un tatuaggio sulla clavicola e aveva smesso di indossare il solito berretto con la visiera, Dominik Clifford rimaneva sempre lo stesso.
Gli occhi erano accesi da una luce oscura, malvagia.
Io suo sorriso somigliava ad un ghigno e le sue labbra carnose erano pallide e screpolate.
Deglutii, pregando chiunque volesse ascoltarmi che non mi vedesse.
Purtroppo, il mio desiderio non fu esaudito e Dominik posò lo sguardo su di me, facendomi salire brividi di terrore lungo la schiena, fin nelle ossa.
Subito abbassai lo sguardo, a disagio, provocando gli schiamazzi di Dominik e dei suoi compari.
Dominik: "Avete visto il frocetto? Si vergogna!" Ghignò.
Repressi a stento le lacrime che minacciavano di sgorgare fuori dai miei occhi.
Iniziai invece a salire le scale, tenendo il capo chino ed osservando i piedi degli altri alunni.
Quando finalmente arrivai al piano di sopra, mi infilai in classe alla svelta.
Andai al mio posto e mi sedetti, tirando un sospiro di sollievo.
Poco dopo, l'aula iniziò ad affollarsi, ma di Lyn ancora nessuna traccia.
"Strano. Eppure l'ho vista stamattina e mi sembrava che stesse bene" Pensai.
Poi scrollai le spalle, magari era solo in ritardo.
Infatti, poco prima che Mrs Parr entrasse in classe, Lyn si fiondò oltre la soglia, venendo a sedersi accanto a me.
Lyn: "Hey" mi salutò.
Michael: "Ciao" risposi "Cosa è successo? Sei tutta sudata" dissi.
Lyn: "Oh, non è successo nulla, tranquillo. È solo che ho incontrato la ragazza che mi piace e mi sono trattenuta a parlare con lei..." disse aprendo la borsa e tirando fuori il libro di letteratura inglese.
Michael: "Aspetta, hai detto ragazza?" Chiesi perplesso.
Lei annuì, cupa.
Lyn: "Sì, ho detto ragazza. Ti prego, non giudicarmi..." disse tenendo gli occhi bassi.
Michael: "Giudicarti? E perché dovrei? Anche io sono omosessuale, non mi permetterei mai di prenderti in giro perché ti piacciono le donne" dissi posandole una mano sul braccio.
Lei sorrise debolmente.
Lyn: "Grazie" disse arrossendo.
Michael: "Grazie a te, Lyn" risposi con un sorriso.
Poi Mrs Parr battè una mano sulla scrivania, dando inizio alla lezione.
Iniziò a chiamare i nomi dei vari ragazzi per segnare gli assenti.
Mrs Parr: "Michael Penniman" chiamò.
Michael: "Presente" risposi.
Mrs Parr: "Oh Michael, sei tornato. Tutto bene?" Chiese.
Michael: "Si, tutto bene. Grazie, professoressa Parr" risposi.
Lei mi sorrise, per poi continuare con l'appello.
Quando ebbe finito, iniziò ad interrogare.
Poi, quando mancavano dieci minuti alla fine della lezione, iniziò a spiegare un nuovo argomento: Edgar Allan Poe
Mrs Parr: "Poe è un grandissimo scrittore. Voglio che studiate con molta attenzione le sue opere, perché sono uniche nel loro genere" dichiarò con un sorriso.
Dalla classe si levò un coro di dissenso, ma la professoressa lo mise a tacere minacciando di assegnare qualche pagina in più.
Poi la campanella suonò.
Subito un trambusto di sedie e banchi che si spostavano riempì l'aula, mentre gli allievi si preparavano a cambiare classe.
Io e Lyn fummo tra i primi ad uscire, dirigendoci nell'aula di lettere, dove Mrs Jonahasson ci aspettava con le braccia conserte.
Quel giorno indossava un vestitino verde con lo scollo quadrato che le fasciava il fisico magro, facendo scorgere le curve ben proporzionate.
Sotto di esso, calze e stivali neri.
Aveva arricciato i capelli rosso tiziano con la piastra e adesso questi le ricadevano in onde setose fin sopra l'osso sacro.
I grandi occhi castani brillavano alla luce del sole invernale che inondava il corridoio.
Mrs Jonahasson: "Forza, tutti in classe" disse.
Quando tutti fummo entrati nell'aula, la professoressa annunciò che avrebbe interrogato.
Mrs Jonahasson: "Michael, vieni qui" disse indicando la lavagna.
Obbedii.
La professoressa mi fece alcune domande, per poi rimandarmi al mio posto.
Dopo di me interrogò altre quattro persone, per poi iniziare a spiegare il nuovo argomento di lettere.
Quando la campanella suonò, non ne potevo più, la testa mi doleva e gli occhi mi bruciavano.
Tirai fuori dallo zaino una bottiglietta d'acqua e bevvi una lunga sorsata.
Poi la riposi e mi avviai verso l'aula di ceramica, solo per venire a sapere che quel giorno Mrs Harris non era riuscita a venire a lavorare per via di un problema di salute.
A sostituirla, venne un novellino dai capelli neri, che tentò inutilmente di far stare in silenzio la classe.
Intanto, io e Lyn ci sistemmammo in un angolo.
Michael: "E così, anche a te piacciono persone del tuo stesso sesso" dissi.
Lyn: "Già" confermò "Però non provo attrazione solo per le donne. Ne provo anche per gli uomini" disse.
Michael: "Quindi sei bisessuale" dissi pensieroso.
Lyn: "Si" rispose.
Michael: "Non mi importa" dissi prendendole una mano "Tu mi hai accettato ed ora io accetterò te. Non mi importa del tuo orientamento sessuale, mi importa solo che tu possa trovare qualcuno che ti metiri" dissi sorridendo.
Lyn: "Grazie, lo spero anche io per te" rispose.
Arrossii, ripensando ad Andreas.
Lyn: "Cosa succede?" Chiese.
Michael: "Nulla, tranquilla" mentii.
"Eccome se succede qualcosa" Pensai.
Lyn: "Non me la racconti giusta, ricciolino. Ma per adesso ti lascio stare" disse con finto tono sospettoso.
Poi scoppiò in una risata, a cui mi accodai ben presto.
Ad un tratto, il suono stridulo della campanella ci riportò alla realtà, provocando sbuffi da parte di tutti i ragazzi della classe, che si caricarono gli zainetti in spalla e sciamarono nel corridoio, dirigendosi verso l'aula di arte.
"Finalmente potrò fare qualcosa che mi piace" mi dissi soddisfatto.
Diedi un colpetto sulla spalla a Lyn, invitandola a fare presto.
La mora mi sorrise, annuendo e prendendomi per il polso, zigzagando tra la folla di studenti.
Fummo tra i primi ad entrare nell'aula, dove Mr Anderson stava aspettando, già seduto alla cattedra.
Davanti a lui, una scatola nera e bianca era posata sul piano in legno laccato.
Mr Anderson: "Salve ragazzi" disse quando ci fummo accomodati.
Classe: "Salve Mr Anderson" rispondemmo in coro.
Mr Anderson: "Oggi faremo una cosa speciale. Ognuno di voi dovrà pescare un bigliettino da questa scatola sulla cattedra. Su di esso ci sarà scritta una tematica su cui dovrete fare un disegno. Avrete due ore di tempo per fare uno schizzo e completare il disegno con le tecniche che più vi piacciono. Tutto chiaro?" Chiese.
La classe scivolò in un silenzio carico di soggezione, che nessuno si
azzardò a rompere.
Mr Anderson: "Il vostro silenzio mi sembra molto eloquente, quindi deduco abbiate capito. Forza, venite qui uno per volta" ordinò.
Pian piano, uno per volta, i ragazzi si alzarono, dirigendosi verso la cattedra.
Quando arrivò il mio turno, mi alzai e con passo sicuro mi diressi al tavolo.
Infilai la mano nella scatola e tirai fuori un bigliettino a caso.
Lo diedi a Mr Anderson perché mi leggesse il tema.
Mr Anderson: "Passione e depressione" declamò "È un tema molo duro. Vuoi cambiare o ti va bene?" Chiese.
Michael: "Va benissimo" risposi.
Poi mi girai e tornai al mio posto, tirando fuori dallo zainetto un album, una matita, un carboncino ed un pastello rosso.
Iniziai a tracciare una linea sottile con la punta della matita, dividendo il foglio in due.
Continuai a disegnare per un'ora, mentre i rumori del mondo circostante sembravano essersi eclissati attorno a me.
Non sentivo più gli schiamazzi dei miei compagni di classe, né tentativi di Mr Anderson di riportare il silenzio.
Il mormorio di Lyn accanto a me mi arrivava ovattato, come se mi trovassi sott'acqua.
Come in un sogno, afferrai il carboncino ed iniziai a ripassare le linee più scure del disegno, sfumando con il pennellino dall'altro lato della matita.
Poi presi il rosso e tracciai una linea che collegava due punti sul foglio.
Soddisfatto, sollevai di fronte a me il disegno.
Un uomo, completamente nudo secondo la struttura di Leonardo da Vinci, teneva ancorato a sè un altro uomo, sempre nudo.
Quest'ultimo era abbandonato tra le braccia del primo, avvolto in una corda rossa che costituiva l'unica macchia di colore in tutto il disegno.
Felice, portai il disegno a Mr Anderson.
Michael: "Ecco qui" dissi.
Mr Anderson: "Molto bello, Michael. Vuoi illustrarmelo?" Chiese.
Io annuii.
Michael: "Ho pensato che il tema passione e depressione si sposasse bene con riferimenti alla sessualità. Il sesso è passione, ma anche dolore. Ed il dolore è una conseguenza della depressione, a parer mio. Ho deciso di rappresentare due uomini avvinghiati, a simboleggiare la sessualità, legati da un filo rosso, ovvero la passione. Uno dei due, il più piccolo, è facilmente collegabile allo stato di depressione" dissi indicandone il viso "mentre il più grande è dominato dalla passione che scaturisce dalla depressione stessa" Spiegai.
Mr Anderson: "Fantastico. È stupendo. Non ho mai visto un disegno così ben realizzato su un tema così difficile. Complimenti, Michael" disse "Meriti il massimo dei voti" annunciò.
Detto questo, mi riconsegnò il disegno.
Io sorrisi, mordendomi leggermente il labbro.
Poi tornai al mio posto e riposi il disegno nello zainetto, aspettando che la campanella suonasse.
Non dovetti attendere a lungo, perché ben presto il suo suono stridulo invase l'aula.
E allora fu il caos.
Sedie che si spostavano, fogli che volavano via.
Ragazzi che correvano fuori dalla stanza, altri che afferravano velocemente gli zaini per uscire al più presto da quella scuola.
E poi c'ero io.
Ero rimasto immobile, aspettando che tutti fossero usciti per andare via assieme a Lyn.
La presi per mano e, dopo aver salutato Mr Anderson, ce ne andammo.
Scendemmo le scale in silenzio e una volta arrivati nel cortile ci salutammo con una stretta di mano.
Poi ci dividemmo, andando ognuno per la sua strada.
Ero quasi arrivato alla metro, quando delle voci mi giunsero alle orecchie.
Tra esse, quella di Dominik.
Dominik: "Ciao ballerina, come stai?" Chiese in tono di scherno "Dove sei stata, tutto questo tempo? Forse hai conosciuto un altro frocetto?" Chiese.
Non risposi.
Non ne avevo voglia.
Dominik: "Che hai, tesorino? Il gatto ti ha mangiato la lingua?" Chiese.
Non risposi nemmeno sta volta, continuando a camminare.
Dominik: "Hey, ballerina. Pretendo una riposta, quando ti chiamo. Ci siamo intesi?" Disse parandosi di fronte a me.
Per la terza volta non risposi.
Allora Dominik alzò la mano, come per darmi uno schiaffo... ma io fui più veloce e lo intercettai, dandogli una gomitata nello stomaco.
Michael: "E tu resta a terra. Ci siamo intesi?" Chiesi.
Non attesi riposta, ed iniziai ad incamminarmi nuovamente verso la metro.
Dominik: "Non finisce qui!" Urlò.
Ma non gli diedi ascolto, entrando nella stazione.
Obliterai il biglietto e scesi al sottolivello.
Mi infilai in un treno e aspettai di arrivare a Holborn e da lì a Queensway.
Quadro riemersi in superficie, il vento soffiava freddo e i pallidi raggi del sole invernale mi accarezzavano la pelle pallida.
Iniziai a percorrere il lungo viale alberato, finché non mi ritrovai di fronte casa mia.
Salii i tre scalini che separavano la soglia dal marciapiede e bussai timidamente.
Subito, mia madre venne ad aprire.
Indossava un vestito da casa blu, con delle comode pantofole di lana gialle.
Mamma: "Ciao Michael. Come stai, tesoro?" Chiese.
Michael: "Meglio" risposi "E tu?"
Mamma: "Tutto bene. È arrivata una lettera per te da parte della Royal" disse.
Michael: "Oh... cosa dice?" Chiesi.
Mamma: "Non lo so. Vieni, andiamo a scoprirlo" disse.
Ci avviamo verso la cucina, dove il tavolo era apperecchiato.
Mamma: "Intanto siediti e mangia qualcosa" disse.
Io obbedii, prendendo posto.
Di fronte a me c'era un piatto con una fetta di torta salata la formaggio ed erbe, delle zucchine in pastella fritte con salsa greca e delle strisce di carne di agnello al sesamo cotte ai ferri.
Mi venne l'acquolina in bocca.
Iniziai a mangiare con appetito, godendomi ogni singolo boccone.
Mamma: "Ecco qui la lettera. Dice che sei invitato a partecipare alla festa in maschera del corpo di ballo, questo sabato" spiegò.
Michael: "Oh, wow" dissi "Devo solo procurarmi un costume, ci andrò con piacere" dissi tra un boccone e l'altro.
Mamma: "Ti aiuterò ai confezionare un bellissimo abito" disse con un sorriso.
Michael: "Grazie mamma. Sei straordinaria" dissi.
E lo pensavo sul serio.

~Spazioautrice~
Hey!
Spero questo capitolo vi piaccia e mi scuso se l'ultimo era ripetitivo.
Tutta via, più avanti capirete a cosa serve!
Intanto, colgo l'occasione per dirvi che sabato o domenica posterò un'altra opera, ovvero delle oneshot ispirate alle canzoni di Mika.
Il libro si chiamerà "Nothing Is Only Words ~ Mika ~" .
Spero vi piacerà.
Hearts_Get_Hurts
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Coming In A Dark World||MikandyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora