Non potevo credere a quanto era successo pochi secondi prima.
Dominik mi aveva chiamato frocetto ed io mi ero arrabbiato, avevo stretto i denti... poi era tutto sfocato.
Ricordavo vagamente di aver dato un pugno a Dominik. E ricordavo la sua espressione. Era un'espressione sgomenta e velata di dolore. Bhe, forse qualcosa in più che velata. Quel pugno aveva dovuto fargli molto male, perché si era accasciato sul banco con un tonfo sordo. Tutti gli studenti si erano girati a guardare.
In quel momento mi ero sentito nudo, e la rabbia che mi aveva pervaso poco prima era come svanita nel nulla.
Poi una ragazza aveva urlato qualcosa come "Penniman ha dato un pugno a Dominik!", o cose del genere.
Il suo grido doveva aver raggiunto le orecchie di Mr Anderson, perché quest'ultimo era entrato subito in classe, correndo vicino a noi.
Mr Anderson: "Cosa è successo qui?" Aveva chiesto.
Nessuno aveva riposto.
Il professore aveva alzato gli occhi su di me e mi aveva fissato. Il suo sguardo diceva più di mille parole.
Mr Anderson: "Michael, io avevo fiducia in te. Credevo fossi un bravo ragazzo... Evidentemente mi sbagliavo" aveva detto "e ora forza, tutti e due, andiamo dal preside" aveva continuato.
E così, eccomi qua.
Ero davanti l'ufficio del preside, seduto su una delle scomode sedie addossate alla parete del corridoio. Mi stavo torcendo le mani, nervoso.
"Perché ho fatto quella cazzata? Perché? PERCHÉ?" Mi Chiesi.
Vocetta: "Tu fai sempre casini" disse la solita vocetta nella mia testa.
Michael: "Zitta tu. Ti ho già detto che non voglio più sentirti" le dissi.
Vocetta: "Io sono frutto della tua immaginazione. Sei tu che mi evochi ogni volta, non posso farci nulla" disse saccente.
Michael: "È impossibile! Non sono io che ti evoco... Ah! Al diavolo, perché sto qui a parlare con te?" Dissi.
Aspettai che la vocetta rispondesse con il solito tono saccente, ma non successe nulla. Arrivai addirittura a dubitare della sua sola esistenza. Poi mi ricordai che, in effetti, questa non esisteva.
Sbuffai, contrariato.
Accavallai le gambe e iniziai a battere ritmicamente un piede sul pavimento di piastrelle ecrù.
Poi sentii lo scatto della serratura che si apriva.
Mr Anderson scivolò fuori dall'ufficio del preside, seguito da Dominik. Quest'ultimo mi rivolse un sorrisetto di scherno.
Dominik: "Ora sei nei guai, Penniman" Sillabò, stando attento a non farsi sentire dal professore.
Io Scrollai le spalle.
???: "Prego Michael, entra" disse una voce.
Io mi alzai dalla sedia e, lentamente, varcai la soglia dell'ufficio del priside.
L'ambiente era illuminato dai raggi del sole provenienti dalla grande finestra situata sulla parete anteriore della stanza.
Al centro dello spazio c'era una grossa scrivania di noce piena di fogli impilati, con dietro una poltrona rosso scuro imbottita.
Un pesante tappeto rosso, viola e blu copriva il resto del pavimento.
Il resto dell'arredamento consisteva in un basso mobiletto, anch'esso di noce, una pianta e due sedie davanti alla scrivania.
Ma la cosa più inquietante, era un grande quadro raffigurante il preside, situato dietro la scrivania.
Arrivato al centro della stanza, abbassai lo sguardo sul pavimento. Sentivo gli occhi del preside Chumberlain su di me.
Il preside era un uomo alto e abbastanza magro. Aveva i capelli e gli occhi neri come l'onice e la pelle olivastra.
Mr Chumberlain: "Salve, signor Penniman. Si sieda, prego" disse con il solito tono autoritario.
Michael: "buongiorno a lei, preside Chumberlain" dissi sedendosi su un della sedie di fronte alla scrivania.
Mr Chumberlain: "Andiamo subito al sodo, le va?" Chiese.
Io annuii.
Mr Chumberlain: "Ho saputo che lei è stato visto nell'atto di picchiare un suo compagno di corso, il signor Clifford. È vero?" Chiese.
Michael: "Si" confessai.
Mr Chumberlain: "Perfetto. Mi spiegherebbe le ragioni di tale gesto, cortesemente?" Chiese ancora.
Michael: "Il mio compagno di corso, Dominik Clifford, mi ha insultato davanti a tutta la classe chiamandomi frocetto" risposi cercando di mantenere un tono calmo.
Mr Chumberlain: "Capisco. Signor Penniman?"
Io alzai lo sguardo su di lui. Quell'uomo mi inquietava, e non poco. Michael: "Si?" Chiesi.
Mr Chumberlain: "Il signor Clifford le aveva dato fastidio altre volte?" Chiese.
Michael: "bhe... si" risposi.
Mr Chumberlain: "In quale circostanza?" Incalzò.
"Ma cos'è, un interrogatorio?!?" Mi domandai.
Michael: "Bhe... ecco... Dominik mi prende in giro...in continuazione a causa del mio... orientamento sessuale" balbettai.
Mr Chumberlain: "Quindi lei è davvero omosessuale?" Chiese.
"Cosa cazzo ti importa se sono etero o gay???" Avrei voluto chiedere.
Michael: "Si" mi limitai a dire.
Mi mossi sulla sedia, a disagio.
Mr Chumberlain: "Quindi il suo compagno la prende di mira per i suoi gusti, esatto?" Incalzò.
Michael: "Ehm... si..." balbettai.
Ero davvero a disagio. In genere non parlavo mai della mia sessualità, nemmeno con i miei genitori. Ma quell'uomo mi stava scavando dentro, guardandomi a fondo.
Mr Chumberlain: "D'accordo, non ho bisogno di chiederle altro" disse.
"Finalmente ha finito con le domande" Pensai.
Mr Chumberlain: "Signor Penniman, mi ascolti bene. Ho deciso che sia lei che il signor Clifford oggi dovrete rimanere qui dopo l'orario delle lezioni per aiutare il personale scolastico" disse.
Michael: "Come vuole, preside Chumberlain. Posso mandare un messaggio a mia madre?" Chiesi.
Il preside annuì.
Io tirai fuori il cellulare e scrissi un messaggio a mia madre, in cui le dicevo che sarei tornato più tardi e che le avrei raccontato tutto una volta arrivato a casa. Lo inviai e riposi il cellulare.
Mr Chumberlain: "Benissimo. Ora può andare. Arrivederci signor Penniman. Non combini altri guai" disse.
Michael: "Arrivederci, preside Chumberlain" salutai.
Mi alzai dalla sedia e andai verso la porta dell'ufficio di Mr Chumberlain. Posai la mano nulla maniglia dorata e feci per aprire... ma Mr Chumberlain mi chiamò.
Mr Chumberlain: "Signor Penniman?" Disse.
Michael: "Si?" Dissi voltandomi di scatto.
Mr Chumberlain: "Mi dispiace che lei debba sopportare tutto questo, davvero" disse "Ora vada a lezione" Continuò.
Io annuii.
Michael: "Arrivederci" dissi.
Poi aprii la porta e uscii dall'ufficio.
Una volta che fui arrivato in corridoio, non fui per nulla sorpreso di ritrovarmi davanti Mr Anderson.
Il professore di disegno mi stava fissando, un'espressione indecifrabile suo suo viso.
Mr Anderson: "Aspetta un attimo qui. Non tornare in classe" disse.
Poi andò verso la porta dell'ufficio del preside ed entrò.
Io rimasi lì ad aspettare per dei minuti, o forse delle ore. Dopo quanto accaduto quella mattina avevo quasi perso il senso del tempo. Era tutto così... strano.
Mentre pensavo a quando poco ci capissi in quella faccenda, Mr Anderson aprì la porta e uscì.
Mi si avvicinò.
Mr Anderson: "Ho parlato con il preside. Oggi salterai le lezioni e starai con me l'intera giornata" disse.
Era stranamente cupo. Bhe, c'era da aspettarselo. Di sicuro, a causa del mio comportamento, il preside Chumberlain gli aveva fatto una bella lavata di capo.
Michael: "Posso chiedere perché, signore?" Chiesi.
Mr Anderson: "Ovviamente. Ho chiesto al preside di non farvi stare insieme, oggi pomeriggio. Ragion per cui, invece di andare a lezione, tu adesso verrai con me e mi aiuterai a pulire il laboratorio di arte" disse.
Io annuii.
Sempre meglio che stare con Dominik.
Mr Anderson si avviò verso le scale che conducevano al piano superiore, dove si trovavano tutti i laboratori, da quello di disegno a quello di ceramica, da quello di musica a quello di materie plastiche.
Quando arrivammo in cima, il professore fece strada verso una porta azzurro chiaro su cui campeggiava una scritta rossa che io, ovviamente, non riuscivo a leggere.
Mr Anderson tirò fuori una chiave e aprì la porta.
Il laboratorio di disegno era in disuso da qualche anno, a causa di problemi con i soffitti.
Mr Anderson entrò. Io lo seguii.
Mr Anderson: "Michael, vai dalla signora Rowling e chiedile un secchio con dell'acqua, dei guanti di gomma e del sapone" ordinò.
Michael: "Subito" dissi.
Uscii dal laboratorio e mi recai verso il fondo del corridoio, dove Mrs Rowling era seduta al solito tavolino.
Aveva i capelli rosso tiziano raccolti in una coda e indossava un jeans con una felpa molto larga.
Michael: "Salve, Mrs Rowling" dissi.
Mrs Rowling: "ciao caro. Come posso aiutarti?" Chiese col solito tono dolce.
Michael: "Ehm... sono stato messo in punizione e devo aiutare Mr Anderson a pulire il laboratorio di arte... potrebbe darmi dei ganci di gomma, un secchio con dell'acqua e del sapone?" Chiesi.
Mrs Rowling: "Subito, caro" disse.
Io sorrisi, poi Mrs Rowling si alzò e andò a prendere ciò che le avevo chiesto.
Dopo un paio di minuti, la donna tornò, portandomi ciò che avevo chiesto.
Michael: "Grazie mille" dissi.
Mrs Rowling: "Di nulla caro" disse con un sorriso.
Presi quello che mi porgeva e tornai al laboratorio di arte.
Aprii la porta e trovai Mrs Anderson seduto sulla scrivania.
Michael: "Sono qui, Mr Anderson" dissi.
Mr Anderson: "Okay. Posa tutto in quell'angolo e siediti di fronte a me" ordinò.
Feci come diceva, poi mi sedetti a uno dei primi banchi.
Mr Anderson: "Veniamo al dunque. Non ti ho portato qui per farti pulire" iniziò "mi serviva un pretesto per parlare con te, da solo"
Michael: "Cosa voleva dirmi, signore?" Chiesi timidamente.
Mr Anderson: "volevo chiederti delle spigazioni, Michael. Perché oggi hai picchiato Dominik?" Chiese.
"Ancora domande?!?" Mi Chiesi spazientito.
Michael: "Ecco... Dominik mi... aveva chiamato frocetto davanti a tutta la classe..." dissi.
Mr Anderson: "Solo questo?" Chiese. Adesso il suo tono era dolce.
Michael: "bhe... molto spesso Dominik mi ha picchiato... fuori la scuola... ma non si preoccupi... risolverò da solo..." balbettai.
Mr Anderson: "Perchè non me lo hai detto prima? E i tuoi genitori, loro lo sanno?" Chiese.
Michael: "Si..." dissi.
Mr Anderson: "Posso fare qualcosa per aiutarti?" Chiese.
Michael: "No, non si preoccupi" risposi.
Il professore sospirò, evidentemente contrariato. Ma non disse altro.
Mr Anderson: "Bene, ora puliamo questo posto" disse a un tratto.
Io annuii.
Mi tolsi la giacca e la posai su una sedia, poi mi infilai i guanti, presi la spugna e la bagnai nell'acqua e sapone.
Iniziai a strofinare la superficie di un banco, mentre Mr Anderson spazzava il pavimento.
Dopo tre ore passate a lavare via vernice, colla e quant'altro dalla superficie dei banchi, Mr Anderson si decise a parlare.
Mr Anderson: "Bene Michael, qui abbiamo finito. Porta queste cose alla signora Rowling e torna qui, ti offro un caffè" disse.
Annuii.
Presi il secchio, i guanti e il sapone e li portai a Mrs Rowling.
Michael: "Grazie, Mrs Rowling" dissi.
Mrs Rowling: "Di nulla, caro" ripose.
Poi prese ciò che le porgevo e lo ripose nello stanzino.
Io tornai al laboratorio di arte, dove Mr Anderson mi stava aspettando.
Mr Anderson: "Andiamo" disse.
Chiuse la porta a chiave e si avviò verso le scale. Lo seguii.
Scendemmo fino al pian terreno, poi svoltammo a destra ed entrammo in una stanza. La sala professori, immaginai.
Mr Anderson si avviò verso un piccolo mobiletto, dove prese due filtri per il caffè, due tazze e un bollitore elettrico.
Il professore riempì il bollitore con dell'acqua, poi lo accese.
Mise i filtri nelle due tazze, aspettò qualche minuto, poi spense il bollitore e versò l'acqua nelle tazze.
Mescolò e me ne porse una.
Io la presi, poi Mr Anderson mi fece cenno di sedermi su una delle sedie.
Mr Anderson: "Michael?" Disse sorseggiando il suo caffè.
Michael: "Si, professore?" Chiesi.
Mr Anderson: "sei sicuro di avermi detto tutto, prima?" Chiese guardandomi.
Per poco non mi strozzai con il caffè.
Michael: "Si, le ho detto tutto" risposi.
"Questo qui non molla... Ma non voglio dirgli che Dominik mi ha picchiato . Potrebbe immischiarsi" Pensai.
Mr Anderson: "Sicuro?" Incalzò.
Michael: "Si" risposi.
Ne avevo davvero abbastanza, non ne potevo più di tutte quelle domande.
Anche perché, oltre a mettermi in imbarazzo, erano del tutto fuori luogo. Ero stato io a picchiare Dominik quella mattina, non il contrario.
Mr Anderson: "D'accordo" disse.
Ma dal tono della sua voce, dal modo in cui stringeva la tazza tra le mani, dal suo sguardo, si capiva che non mi credeva. E che non era intenzionato a cedere così facilmente.
Bene, nemmeno io avrei ceduto. Se volevo tenere un segreto ci sarei riuscito, questo era poco ma sicuro.
Mi portai la tazza alle labbra e bevvi un sorso di caffè. Aveva un sapore terribile, come d'altronde era chiaro, dato che si trattava di caffè solubile.
Mi ci volle uno sforzo di volontà non indifferente per non sputare quel liquido disgustoso, ma alla fine riuscii a ingoiarlo.
Che saporaccio.
Michael: "Professore... posso tornare in classe?" Chiesi a un tratto.
Mr Anderson: "Sono le 12:20. Tra poco suonerà la campanella. Ho chiesto a Lyn di portarti lo zainetto. Devi aspettarla qui" disse.
Michael: "Va bene" risposi.
Ma non andava per niente bene. L'unica cosa che avrei voluto in quel momento, era stare da solo, prendermi la stessa tra le mani e piangere.
Ma non potevo.
Posai la tazza quasi piena sul mobiletto. Non avrei sopportato di bere ancora un sorso di quel liquido dal sapore terribile.
Rimasi qualche minuto in silenzio. Guardavo Mr Anderson che sorseggiava il suo caffè.
Dopo qualche minuto di straziante silenzio, Mr Anderson prese la parola.
Mr Anderson: "Bene, Michael. Hai portato il disegno per il concorso di arte? Lyn e Welly lo hanno già consegnato" disse.
Michael: "Si, è nel mio zaino" mi limitai a rispondere.
Mr Anderson: "Perfetto" disse.
Io accenna un sorriso. Il professore ricambiò.
Poi sentii un trillo acuto. La campanella delle 12:30.
Dopo pochi istanti, iniziai a sentire il vociare degli studenti che scendevano le scale, impazienti di tornare a casa, o semplicemente di uscire dall'imponente edificio della "Arts Accademy".
Circa cinque minuti dopo, Lyn si affacciò in sala professori.
In una mano aveva il mio zainetto.
Lyn: "Salve professore. Ciao Michael" ci salutò.
Michael: "Ciao Lyn" risposi.
Lei mi porse lo zaino, facendomi anche un mezzo sorriso.
Io lo presi e lo aprii.
Cercai tra libri e quaderni, poi presi il mio disegno. Lo porsi a Mr Anderson.
Michael: "Ecco qui" dissi.
Mr Anderson: "Bravo, molto bene. È una donna con il parasole, vero?" Chiese il professore prendendolo.
Michael: "Si esattamente" risposi.
Mr Anderson: "Ora potete andare. Buona giornata" disse annuendo.
Lyn: "Arrivederci" salutò.
Michael: "Arrivederci, professore... grazie di tutto" dissi.
Mr Anderson: "Figurati, Michael" disse accennando un sorriso.
Anche io sorrisi poi, insieme a Lyn, uscii dalla sala professori e mi avviai verso l'uscita della scuola.
Mentre attraversavamo il grande cortile della scuola, Lyn prese la parola.
Lyn: "Allora?" Chiese.
Michael: "Allora cosa?" Finsi di non capire.
In realtà avevo capito benissimo. Voleva sapere cosa mi aveva detto il preside e perché ero stato fuori dall'aula tutta la mattinata.
Lyn: "Lo sai. Voglio sapere come è andata con il preside" disse.
Michael: "Uhm... bene" risposi.
Lyn: "Solo bene? Non ha detto nulla?" Incalzò.
Michael: "No, nulla. Sta tranquilla, è tutto risolto" la rassicurai.
Lei annuì e mi sorrise.
Michael: "Bhe, ci vediamo domani" dissi quando fummo fuori il cancello della scuola.
Lyn: "Aspetta... ti va di uscire insieme stasera? Facciamo una passeggiata e mangiamo un panino" disse.
Michael: "Mmm... okay" risposi.
Lyn: "Benissimo. Alle 8:00 davanti casa mia, dopo ti mando un messaggio con il mio indirizzo" disse con sorriso.
Michael: "Perfetto. A stasera" dissi.
Lyn: "A stasera" mi salutò.
Poi mi diede un bacio sulla guancia e si avviò verso casa.
Rimasto solo, mi avviai verso la metro.
Mentre camminavo, non potei fare a meno di chiedermi il motivo dell'invito di Lyn per quella sera.
"Michael, finiscila di essere paranoico. È solo una cena tra amici, tutto qua. Lyn ti ha visto in difficoltà e vuole aiutarti, tutto qua" mi dissi.
Ma in cuor mio sapevo che c'era qualcos'altro.
Decisi di non pensarci. Non aveva senso che mi sforzassi per capire qualcosa che comunque non potevo comprendere.
Tra un pensiero e l'altro, arrivai davanti alla metro.
Feci un biglietto e scesi al sottolivello, continuando ad arrovelarmi per trovare la ragione di un invito così improvviso.
Purtroppo, come era ovvio, per quanto ci provassi, non trovavo una motivazione plausibile.
Sospirai. Non importava. Quella sera lo avrei chiesto a Lyn.
Poi il rombo dei motori di un treno mi distolse dai miei pensieri, riportandomi alla realtà.
Quando questo si fermò, aspettai che la gente scendesse, poi salii in carrozza.
Mi andai a sistemare in fondo al vagone, cercando di urtare il meno persone possibile.
Arrivato in fondo, mi appoggiai alla parete, lasciando cadere lo zaino a terra.
Il treno partì, sfrecciando a tutta velocità verso la stazione successiva.
Dopo un quarto d'ora e quasi dieci fermate, il treno arrivò a Holborn.
Scesi e mi diressi al punto di scambio con la Central.
Qualche istante dopo, un treno arrivò in stazione ed io salii.
Trovai un posto vuoto e mi sedetti.
Aspettai.
Dopo dieci minuti buoni, il treno arrivò a Queensway.
Scesi dalla carrozza e mi diressi verso le scale che portavano in superficie.
Le salii velocemente, due scalini alla volta. Era uno dei privilegi di avere le gambe lunghe: non doversi preoccupare delle scale.
Mentre salivo, qualcosa attirò la mia attenzione.
Mi sembrava di aver visto un uomo con un trench nero e un cappello calato sugli occhi.
Mi guardai intorno. Dell'uomo non c'era traccia.
"Eppure... mi sembrava di avrei visto Andreas. Me lo sarò immaginato" mi dissi. Dovevo essere lo immaginato.
Decisi di non farci caso e ripresi a salire.
Arrivato all'uscita della metro, imboccai il lungo viale alberato e andai verso casa.
Arrivato davanti alla porta, bussai.
Sentii dei passi.
Mamma: "Chi è?" Chiese da dietro la tavola di legno.
Michael: "Sono io" risposi.
Sentii la chiave che girava nella toppa, poi mia madre aprì la porta.
Mamma: "Ciao tesoro. Non avevo detto che avresti fatto tardi oggi?" Chiese sorpresa.
Michael: "Ehm... ho risolto" risposi.
Mamma: "Cosa era successo?" Chiese.
Michael: "Nulla di che" mentii.
Non mi piaceva mentire ai miei genitori e non mi era mai piaciuto. Ma era necessario. Non volevo sapessero di me, di Dominik o di qualunque altra cosa.
Si sarebbero solo preoccupati.
Mamma: "Vieni, Micheal. Il pranzo è pronto" disse.
Mi riscossi ed annuii.
Salii velocemente al piano di sopra, posai lo zainetto in camera mia e mi lavai le mani.
Scesi di nuovo al pian terreno e andai in cucina.
Mi sedetti a tavola.
Poco dopo, mia madre mi posò davanti un piatto fumante. Salsiccia e verdure.
Michael: "Grazie" dissi.
Poi presi la forchetta e iniziai a mangiare. Avevo una gran fame, quel giorno.
"Saranno state tutte le seccature" Pensai.
Spazzolai tutto e, nel giro di dieci minuti, avevo sciacquato il piatto ed ero salito in camera mia.
Mi sedetti sul letto e mi sfilai le scarpe con un calcio. Mi tolsi la giacca e la posai sulla sedia, assieme ai pantaloni e la maglietta.
Poi, con addosso solo i boxer, mi infilai sotto le coperte.
Il contatto della lana sulla mia pelle nuda mi fece rabbrividire. Era molto piacevole.
Iniziai a prendere calore... ma non avevo sonno.
Così, decisi di starmene semplicemente a letto. Forse avrei rimuginato sugli aventi di quella mattina.
Poi, d'improvviso, mi ricordai di avere ancora l'anello al dito. Me lo sfilai e lo posai sul comodino. Non volevo che si rovinare, sarebbe stato un peccato.
Guardai l'orologio: le 2:00.
Un paio d'ore dopo mi sarei dovuto alzare per andare alla Royal Opera House per il primo allenamento ufficiale. Al solo pensiero fremetti. Il mio sogno si stava realizzando.
Un sorriso si fece spazio sulle mie labbra. Ero felicissimo.
Scostai le coperte e andai vicino alla scrivania.
Accesi lo stereo e inserii un disco di Stravinsky. Subito le prime note di una dolce musica riempiono la stanza.
Tornai a letto e mi rinfilai sotto le coperte.
Rimasi lì, immobile, lasciando che la musica mi cullasse dolcemente.
E, mentre ascoltavo quella dolce melodia, mi sorpresi a pensare...~Spazioautrice~
Allora, io devo dirvi una cosa.
Siete davvero il top ragazze, giuro! Siamo già a 1,12k di visualizzazioni, 109 voti e 77 commenti! E siamo solo a otto capitoli e il prologo!
Grazie, grazie, grazie *fa la faccia cucciolosa*
Comunque, che ne direste di passare a leggere le ff:
Plane Crash di AngelicaAmaMika
Carta e penna di pennycake_
I Met you di Lindy2026
Grazie a chi lo farà!
Baci!
Marta♡♡
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Coming In A Dark World||Mikandy
FanfictionMichael è un ballerino alla "Royal Opera House". Ha 22 anni ed uno spiacevole passato, dal quale fugge attraverso la danza. Si allena strenuamente, dopo la scuola. Ma un giorno, mentre si esercita con gli altri, uno strano tipo si presenta nella s...