Dopo essermi staccato da Andreas, raccolsi la maglietta del pigiama dal pavimento, mettendola sotto il cuscino e cercando di sistemare le coperte del letto.
Se solo pensavo che, pochi attimi prima, eravamo stati stesi là sopra, avvinghiati l'uno all'altro, baciandoci come se non ci fosse un domani, mi veniva la pelle d'oca.
Pensai a come avevo bevuto il suo sangue e a come lui aveva bevuto il mio.
Ricordai la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle, mentre coprivano ogni centimetro del mio corpo di baci infuocati.
Pensai alle sue mani su di me ed ebbi un fremito.
Non avevo mai permesso a nessuno di toccarmi in quel modo così sensuale, erotico e passionale.
Con la coda dell'occhio gettai uno sguardo ad Andreas, il quale era andato a sedersi sul davanzale della finestra, aspettando che mi vestissi.
Accarezzai con gli occhi il profilo affilato del suo viso.
Poi scossi piano la testa, girandomi dall'altro lato.
Andai verso l'armadio e presi una camicia azzurra, dei jeans bianchi, scarpe nere e una giacca blu scuro.
Michael: "Vado a vestirmi, aspettami qui" dissi andando verso la porta.
Andreas: "Aspetta, puoi tranquillamente vestirti qui" disse lui senza scostare lo sguardo dalla finestra.
Michael: "Ma mi vergogno..." dissi strascicando un po' le parole.
Il biondo si alzò dal davanzale, venendo verso di me.
Mi passo una mano attorno alla vita e fece sfiorare i nostri nasi.
Andreas: "Michael, pochi minuti fa stavamo per andare a letto insieme. Come puoi vergognarti di vestirti si fronte a me?" Chiese soffiando sulle mie labbra.
Michael: "Mmm... forse perché prima era tutto più... passionale?" Chiesi guardando il suo labbro inferiore.
Andreas: "Quello non è un problema" sussurrò il biondo, per poi posare un altro bacio sul mio zigomo.
Michael: "E tu questo lo chiami passionale?!" Chiesi con una mezza risata.
Andreas accennò un sorriso, poi alzò le spalle e tornò a sedersi sul davanzale.
Sospirai, leggermente spazientito, quindi appoggiai giacca e pantalone sul letto, infilando la camicia.
Iniziai ad abbottonarla con mani impacciate mentre Andreas osservava il mio corpo con occhi attenti.
Chiusi l'ultimo bottone e mi sfilai i pantaloni, che piegai e sistemai sotto il cuscino assieme alla maglietta.
Presi il jeans e lo indossai, chiudendo zip e bottone.
Da ultimo, infilai la giacca e le scarpe.
Michael: "Sono pronto" dissi infilando le mani in tasca.
Andreas si girò, posando lo sguardo su di me, facendo vagare gli occhi su tutto il mio corpo.
Si alzò dal davanzale e venne verso di me.
Mi spinse nuovamente contro il muro e posò le labbra sul mio orecchio.
Io gli allacciai le braccia attorno al collo.
Andreas: "Sai, ti preferisco in boxer, sopra di me mentre bevi il mio sangue... ma anche così sei un uomo bellissimo" sussurrò.
Mi lasciò un rapido bacio sulla tempia, scostandosi.
Io mi allontanai dal muro, leggermente ansimante, e presi lo zainetto contenente la tenuta da allenamento, mettendomelo in spalla.
Andreas aprì la porta e, prendendomi per il polso, mi condusse verso le scale.
Scendemmo i gradini fino in fondo, poi Andreas mi lasciò la mano.
Michael: "Mamma, io e Andreas andiamo alla Royal. Ci vediamo più tardi" Urlai.
Mamma: "Va bene tesoro, non fare troppo tardi" disse lei di rimando.
Promisi che sarei tornato presto, quindi mi diressi all'ingresso.
Aprii la porta ed uscii, seguito da Andreas.
L'aria del tardo pomeriggio mi accarezzava la pelle, fresca e pungente.
Scendemmo i gradini che ci separavano dal marciapiede e ci ritrovammo in strada.
Feci per andare verso la metro, ma Andreas mi fermò.
Andreas: "Aspetta. Non serve prendere la metro, possiamo andare con la mia macchina" disse.
Michael: "Oh, va bene" dissi.
Andreas mi fece cenno di seguirlo ed io obbedii.
Attraversammo la strada, percorremmo qualche metro a piedi e ci ritrovammo davanti ad una macchina sportiva nero inchiostro.
Andreas tirò fuori le chiavi da una delle tasche del trench e tolse la sicura.
Aprì la portiera dal lato del guidatore e salì in macchina.
Lo imitai, sedendomi sul sedile accanto al suo.
Chiudemmo gli sportelli quasi all'unisono, creando un unico, leggero *clic*.
Andreas inserì le chiavi nel quadro e accese il motore.
Questo rombò forte, come se milioni di lame stessero cozzando l'una contro l'altra contemporaneamente.
Sobbalzai quando una scossa mi attraversò il corpo, facendo sorridere leggermente Andreas.
Ebbi giusto il tempo per allacciare la cintura di sicurezza, che Andreas ingranò la marcia e partì, procedendo svelto per le vie quasi deserte.
Da Queensway si immise su Bayswater Road, accelerando un po'.
Nel frattempo, nell'abitacolo era sceso un silenzio imbarazzato, che si stendeva come una coltre patinata tra me ed il biondo, che continuava a guidare, incurante dei miei occhi puntati su di lui.
Andreas: "Perchè mi guardi?" Chiese ad un tratto.
Michael: "Oh, ehm... stavo ripensando a quello che... abbiamo... stavamo per fare prima..." dissi imbarazzato.
Andreas: "Anche io" disse mantenendo una calma ancestrale.
Michael: "Davvero?" Chiesi stupito.
Lui annuì senza batter ciglio.
Michael: "E... ehm... ecco... ti è...?" Chiesi lasciando in sospeso la frase.
Andreas: "Se mi è piaciuto?" Chiese cambiando presa sul volante "Certo. E a te?"
Quelle parole mi spiazziarono ed un senso di vergogna mi invase lentamente, facendomi arrossire.
Andreas: "Non vergognarti di dire ciò che hai provato, non ne hai ragione" disse girandosi per un attimo verso di me e fissando i suoi occhi nei miei.
Quell'attimo di distrazione ci fece quasi fare un incidente, perché un'altra auto ci venne incontro e per poco non si abbattè su di noi.
Il cuore mi fece una capriola nel petto, cominciando a pulsare forte mentre Andreas sterzava bruscamente, sibilando imprecazioni poco carine tra i denti.
Rimise in carreggiata l'auto e fu come se non fosse successo nulla.
Andreas: "Stavamo dicendo: ti è piaciuto, prima?" Chiese con un sospiro.
Ebbi un attimo di esitazione.
Michael: "Si, mi è piaciuto, anche tanto" dissi "Non avevo mai permesso a nessuno ti toccarmi... in quella maniera... mi hai fatto sperimentare sensazioni del tutto nuove... è stato bellissimo, non ho mai goduto così tanto..." continuai "E mi sono sentito amato sul serio. Grazie Andreas" dissi.
Lui accennò un sorriso e si concentrò sulla strada, girando su Park Lane.
Qui accellerò ancora, raggiungendo una velocità molto elevata.
Michael: "Andreas... non corriamo il pericolo di farci male, così?" Chiesi.
Andreas: "Se credi che permetterei che ti accadesse qualcosa, ti sbagli di grosso" disse "Stai tranquillo, sono abituato a guidare velocemente"
Sorrise per rassicurarmi ed io feci altrettanto.
Andreas: "Bene... posso farti una domanda?" Chiese.
Michael: "Si, certo" risposi.
Andreas: "Sei vergine?"
Quella domanda mi fece uno strano effetto. Nessuno me lo aveva mai chiesto.
Michael: "Ehm... è una lunga storia..." provai a dire.
Andreas: "Raccontamela, ti ascolto" disse lui.
Michael: "Va bene. Per prima cosa, devi sapere che no, non sono vergine. La mia prima volta è stata quando non avevo ancora raggiunto la maggiore età. Mi ritrovai in una discoteca assieme a quelli che credevo fossero miei amici" presi fiato "Qui mi presentarono una ragazza. Era abbastanza carina, ma nulla di eccezionale. Fatto sta che quella sera ci ubriacammo di brutto. Andai in bagno perché avevo la nausea e quella ragazza mi seguì. Si chiamava Gyne. Entrò nello sgabuzzino e chiuse la porta, venendo molto vicino a me" mi interruppi per un secondo "Poi... Iniziò a sbottonarsi la camicetta, rimandano in reggiseno e pantaloncini. Mi abbassò i jeans e i boxer e iniziò a toccarmi. Ero ubriaco fradicio, così non sentii nulla. Ho un vago ricordo di averla presa in braccio e di averla scopata lì, nel cesso. Quando finimmo lei mi diede un bacio sulle labbra e uscì dal bagno, lasciandomi da solo" presi un respiro profondo "Gyne... è stata solo la prima. Dopo di lei, per frustrazione, tornai spesso in quella discoteca e conobbi altre ragazze. Puttane. Ogni volta ne sceglievo una diversa e andavo a letto con lei. Dopo mi sentivo peggio di prima, sporco come se avessi fatto il bagno in una pozza di petrolio. Ma ero disposto ad abbassarmi a quei livelli per avere un minimo di piacere e soddisfazione personale..." Sospirai "Adesso mi sento un bastardo, pensando a tutto quello che ho fatto. E la cosa che mi fa stare più male, e che ho sempre creduto di non essere attratto dalle donne... sei l'unico a sapere questa storia" terminai.
Andreas non rispose subito, tanto che arrivai a temere che fosse arrabbiato e deluso.
Andreas: "Neanche io sono vergine. La mia prima volta è stata quando avevo 16 anni. Ricordo che mi invaghii di uno dei ragazzi più popolari della scuola, tanto da arrivare a seguirlo fino a casa tutti i giorni. Si chiamava Julius." prese una pausa "Un pomeriggio d'ottobre, lui mi vide. Mi disse che sapeva che non era la prima volta che lo pedinavo e che sapeva che ero innamorato di lui. Disse di essere invaghito di me e mi invitò ad entrare in casa. Sulle prime fui titubante, poi lui mi baciò e mi trascinò dentro. Mi condusse in camera sua e mi buttò sul letto. Iniziò a strusciarsi su di me e a spogliarmi" sospirò "Tra una cosa ed un'altra ci ritrovammo nudi, avvinghiati tra le coperte del suo letto. Ricordo che facemmo sesso in maniera piuttosto violenta e passionale, fin quasi a farci del male a vicenda. Poi, ovviamente, tutto finì, ed io ero convinto di aver trovato l'amore della mia vita" prese un respiro "Ma come tutte le cose belle, anche questa ebbe fine. Julius dovette partite per il Giappone, perché suo padre aveva trovato lavoro lì. Prima di salutarci, decidemmo che era meglio lasciarci. Così, facemmo l'amore una secondo volta, ma in modo più lento, dolce e delicato. Il giorjo dopo Julius partì. Lo accompagnai a casa, come non facevo da tempo, e passammo il pomeriggio insieme. Alla fine, Julius mi lasciò un ultimo bacio sulle labbra, per poi salire nella macchina di suo padre, che lo avrebbe condotto via da me per sempre" sospirò ancora, evidentemente in balia dei ricordi "Adesso è sposato con la donna che suo padre ha scelto per lui. Non la ama, ma sa che contraddire il suo genitore gli porterebbe solo dolore. Ogni tanto ci scambiamo delle lettere e siamo rimasti buoni amici... quindi, in conclusione, neppure io sono vergine" disse.
Dopo aver ascoltato attentamente il suo racconto, mi presi un attimo i tempo per pensare.
Intanto, Andreas aveva girato sulla Piccadilly, dove il traffico si era intensificato, costringendoci a rallentare la nostra corsa verso la Royal Opera House.
Michael: "Andreas..." lo chiamai.
Andreas: "Si?" Chiese lui.
Michael: "Prima, mentre... mi toccavi... hai pensato a lui?" Chiesi, terrorizzato dall'idea che potesse ancora amarlo.
Andreas: "Ma sei pazzo? Ovvio che non ho pensato a lui! Io amo te Michael, in modo diverso da come ho amato Julius. Tu sei... tu sei il mio vero amore. Sei quello che cercavo da tempo. Non potrei mai pensare a nessun altro mentre sono con te. E quando faremo l'amore, non mi verrà mai in mente Julius o chiunque altro, capito?" Chiese in tono dolce.
Io annuii.
Michael: "Ti amo, Andreas" dissi.
Andreas: "Anche io, Michael" rispose il biondo.
Andreas svoltò in un vicolo e fece accostare la macchina su un lato della strada, spegnendo il motore.
Mi prese il viso tra le mani e si avvicinò piano a me.
Quando le nostre labbra furono a pochi centimetri, un impulso irrefrenabile mi spinse a parlargli.
Michael: "Perchè ho la sensazione che stiamo commettendo qualcosa di sbagliato?" Sussurrai.
Andreas: "Forse perché in fondo è sbagliato. Due persone dello stesso sesso non dovrebbero stare insieme" sussurrò lui, senza staccare gli occhi dai miei.
Michael: "Forse noi siamo lo strappo alla regola" dissi piano, posando una mano sulla sua.
Andreas: "Probabilmente lo siamo" Soffiò sulle mie labbra.
Io mi avvicinai ancora un po', tanto che sarebbe bastato un minimo fremito per far si che le nostre bocche entrassero in contatto.
Michael: "Perchè giochi a farmi soffrire così?" Chiesi cercando di colmare la distanza tra le nostre labbra.
Andreas: "Perchè il piacere arriva per quelli che sanno aspettare" rispose lui, soffiando ancora sulla mia bocca.
Michael: "Ti prego..." sussurrai.
Andreas: "Cosa vuoi, Michael?" Quasi ringhiò lui.
Michael: "Baciami... toccami..." gemetti.
Il biondo mi fissò per un altro secondo, tenendo gli occhi legati ai miei.
Poi appoggiò le sue labbra sulle mie.
Finalmente il fiume di emozioni che tanto bramavo mi travolse, facendomi rabbrividire di piacere e felicità.
Passai le braccia attorno al collo di Andreas, circondandogli le spalle.
Lui portò le mani sulla mia giacca, aprendola.
Io me la sfilai, facendola cadere sotto il seggiolino.
Il biondo iniziò ad aprire i primi bottoni della mia camicia, toccando il mio addome e accarezzandomi il viso con la mano libera.
Iniziai a cercare la sua lingua con la mia, dando vita a quella danza spettacolare che caratterizzava ogni nostro bacio.
Ogni qual volta la sua bocca si posava sulla mia, era come se un fuoco si accendesse dentro di me, al centro del mio petto, riaccendendo in me la passione e la voglia d'amore.
Poi, di scatto, Andreas interruppe il contatto, staccandosi da me, ansimante.
Michael: "Andreas, perché ti sei fermato?" Ansimai.
Andreas: "Non dovrei... farti fare... certe cose..." sussurrò lui.
Michael: "Perchè, cosa stavi facendo? Non capisco..." dissi serio.
Andreas: "Vedi Michael... il punto è che... ogni vampiro... ha un potere particolare..." Riprese fiato "Il mio è quello di poter controllare le azioni della gente... Forse... forse lo stavo inconsapevolmente usando su di te... perdonami" disse piano.
Michael: "Poteri? Tu controlli le azioni delle persone?" Chiesi stranito. Poi mi feci serio "Tranquillo, non stavi usando alcun potere su di me. Io voglio che mi baci e mi tocchi, senza staccarti mai da me. Ero e sono perfettamente consapevole" dissi.
Il biondo sorrise piano.
Il suo respiro si era regolarizzato, ma le sue guance erano rosse come mele appena raccolte.
Sorrisi anche io.
Michael: "Sei arrossito" dissi.
Andreas: "Non è vero..." negò lui.
Io risi leggermente, facendo comparire le fossette ed i denti sporgenti.
Michael: "Bhe, dove eravamo rimasti?" Chiesi intrecciando le braccia dietro il suo collo e strusciando il naso sulla sua gola in modo sensuale.
Lui gemette, facendo spuntare un sorriso di soddisfazione sul mio volto.
Andreas: "Michael... perché mi fai questo?" Chiese estasiato.
Michael: "Perchè mi piace vederti pendere dalle mie labbra... nel vero senso della parola" risposi dando un bacio sulla sua gola bianca.
Andreas rise per il solletico provocato dalle mie labbra.
Io sorrisi sul suo collo, poi mi staccai.
Gli lasciai un bacio a stampo sulle labbra e feci per staccarmi.
Andreas: "Aspetta" disse dandomi un bacio "Aspetta" un altro bacio "Ancora un secondo" disse mordendomi il labbro inferiore e provocando i miei gemiti "Shh... non gemere" disse succhiandomi la bocca.
Mi diede un ultimo, affettuoso bacio e mi lasciò andare.
Io mi appoggiai al seggiolino, ansimando.
Michael: "Dovremo farlo più spesso, sai?" Chiesi malizioso.
Andreas mi rispose con un sorriso enigmatico, carico di malizia e di amore insieme.
Andreas: "Si, potremo pensarci..." rispose lui, lasciando intendere che sarebbe sicuramente successo di nuovo.
Io sorrisi, accarezzandogli il viso con una mano e stringendo tra le dita dell'altra la sua.
Gli lasciai un bacio a fior di labbra talmente leggero che la sua bocca sfiorò appena la mia.
Poi mi allontanai da lui, raccogliendo la giacca da sotto il seggiolino e iniziando a chiudere i bottoni della camicia.
Andreas: "Vieni qui. Lascia che ti sistemi i capelli" disse.
Mi avvicinai e lui iniziò a passare la mano destra la i miei boccoli, cercando di dar loro una forma, invano.
Prese una ciocca dei miei capelli tra le dita e iniziò a rigirarsela tra i polpastrelli, con fare pensieroso.
Michael: "Ti piacciono proprio i miei capelli, vero?" Chiesi con un mezzo sorriso.
Andreas: "Si. Sono morbidi come la seta. E poi sono ricci e ti incorniciano il volto in modo perfetto" disse il biondo, continuando a toccare i miei capelli.
Arrossii leggermente.
Nessuno mi aveva mai fatto dei complimenti simili.
Nessuno mi aveva fatto sentire amato.
Nessuno prima di Andreas.
Il biondo mi posò un bacio sulla zigomo, poi si staccò da me e riaccese il motore.
Fece inversione ed uscimmo dal vicolo.
Una volta ritornati in strada, notai che il traffico andava pian piano scemando.
"Sarà per l'ora" Pensai.
Ad un tratto, la macchina accellerò repentinamente, e la sorpresa mi fece emette un urletto.
Andreas ghignò, poi mi posò una mano sulla coscia con fare a metà tra il rassicurante ed il malizioso.
Mi strinse la gamba, facendomi urlare di nuovo.
Andreas: "Suvvia, non dirmi che ti fa male" disse sorridendo.
Michael: "No, non mi fa male..." risposi prendendo fiato.
Andreas scoppiò in una piccola risatina.
Michael: "Che hai da ridere?!" Chiesi corrugando la fronte.
Andreas: "Rido perché basta che io ti tocchi per farti impazzire" rispose.
A quelle parole avvampai violentemente.
Come sempre, il biondo aveva visto giusto. Bastava che mi toccasse e milioni di emozioni nascevano in me, mescolandosi in un'unica, bellissima, sensazione.
Distolsi lo sguardo dalla mano dal biondo, ancora stretta alla mia coscia.
Michael: "Ora puoi anche lasciarmi..." dissi guardando fuori dal finestrino.
Andreas: "Va bene..." sospirò il biondo.
Mi diede un piccolo schiaffo sulla gamba e mi lasciò andare, posando entrambe le mani sul volante.
Io sospirai a mia volta.
Dopo qualche minuto, Andreas fece accostare la macchina e spense il motore, estraendo le chiavi dal quadro.
Andreas: "Siamo arrivati. Scendi" ordinò.
Feci come diceva ed aprii la porta dell'auto.
Uscii dalla macchina e l'aria serale iniziò a solleticarmi il viso, facendomi venire la pelle d'oca.
Voltai la testa verso il grande palazzo bianco.
Il teatro svettava alto su di noi, le pareti quasi iridescenti alla luce dei raggi del sole morente, che si riflettevano sulla superficie chiara, creando giochi di colore e facendo apparire l'edificio simile ad oro liquido.
Andreas: "Vieni" disse il biondo.
Mi prese la mano e mi condusse verso l'ingresso della Royal Opera House.
Entrammo nella hall ed Andreas si avvicinò al banco informazioni.
Andreas: "Buona sera, Ingrid" disse rivolto alla ragazza seduta dietro il bancone.
Lei alzò lo sguardo, permettendomi di guardarla in viso.
Aveva il naso piccolo e appuntito, coperto di efelidi sulla punta all'insù.
I grandi occhi grigi erano contornati da ciglia chiarissime, poco più scure dei capelli, che erano sottilissimi, di un biondo talmente chiaro da sembrare bianco.
I tratti del viso erano spigolosi e sotto la pelle si intravedevano le ossa del cranio.
Le sua labbra erano coperte da una leggera patina si lucidalabbra color albicocca e gli occhi non presentavano la minima ombra di trucco.
Indossava un tubino verde petrolio con maniche lunghe e collo alto che metteva in risalto l'assenza di seno e le clavicole sporgenti.
"È quasi una bambina" Pensai.
Ingrid: "Salve signor Dermanis. Desidera?" Chiese lei con un sorriso.
Andreas: "Vorrei sapere dove si trova Mrs Randall" rispose lui in tono mellifluo.
Ingrid: "Certo. Prego, mi segua" disse alzandosi.
Uscì da dietro il bancone e notai che, nonostante il freddo, calzava sandali dal tacco alto dello stesso colore del vestito.
Andreas: "Grazie, signorina" disse lui, per poi afferrarmi la mano e trascinarmi con sè.
Ingrid ci guidò per il lungo corridoio che percorrevo quando andavo ad allenarmi.
Prima di arrivare nella sala allenamenti, però, svoltò a sinistra, oltrepassando una porta aperta e continuando a camminare.
Ad un tratto, si fermò di fronte ad una massiccia porta di legno scuro.
Battè le nocche scheletriche sul legno, producendo un suono sinistro.
???: "Avanti" disse una voce da dietro la porta.
Ingrid aprì i battenti e scivolò dentro la stanza.
Io ed Andreas la seguimmo, ritrovandoci in un piccolo spazio arredato con mobili di noce e tappeti viola.
Su una parete era appeso un quadro raffigurante una ballerina nuda, che danzava su un pavimento bianco e nero, con l'intimità coperta da una striscia di sottilissimo tulle.
Il resto del corpo era scoperto e le forme abbondanti, con seni grossi e fianchi ampi.
Mi voltai verso il fondo della stanza.
Seduta su una sedia ricoperta di velluto, con un libro in mano, c'era Mrs Randall.
Aveva i corti capelli chiari acconciati sul lato destro della testa e gli contornati da una striscia di matita, che li faceva apparire molto grandi.
Indossava un maglione rosso ed un pantalone grigio, con degli stivali neri ai piedi.
Mrs Randall: "Buona sera, Ingrid. Come mai qui?" Chiese chiudendo il libro.
Ingrid: "Il signor Dermanis vuole parlarle, Mrs" rispose lei.
L'insegnante di danza annuì, rigida.
Mrs Randall: "Grazie. Potresti aspettarci in corridoio cara?" Chiese con gentilezza.
Ingrid: "Certo, signora" rispose lei.
Poi uscì, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mrs Randall: "Bene, signor Dermanis. Cosa doveva dirmi?" Chiese.
Andreas: "Mrs Randall, i nostri sospetti erano fondati. Michael è un vampiro" disse.
A quelle parole rabbrividii.
Non ero ancora abituato ad essere chiamato in quel modo.
Mrs Randall: "Sapevo di aver visto giusto" disse ad Andreas "Michael, vieni qui" disse poi alzandosi.
Feci come diceva e le andai vicino.
Mrs Randall: "Togli la camicia, per favore" Chiese.
Ubbidii, leggermente perplesso da quella richiesta.
Mi tolsi la giacca e poi la camicia, dandole ad Andreas.
Mrs Randall: "Girati" disse.
Feci come diceva.
Sentii le dita fredde della donna toccarmi la pelle tra le scapole.
Sentii che con l'indice percorreva il contorno di... qualcosa.
Mrs Randall: "Ingrid" ordinò.
La ragazza entrò nella stanza velocemente, come se non aspettasse altro.
Mrs Randall: "Chiama Mr Shaw e Mrs Harvey e fai preparare la macchina" disse.
Ingrid: "Lo abbiamo trovato, signora?" Chiese.
Mrs Randall annuì.
Ingrid fece un gesto con il capo, poi uscì in fretta dalla stanza, andando a chiamare gli altri insegnati di danza.
Andreas: "Quanto manca alla trasformazione definitiva?" Chiese lui.
Mrs Randall: "Il marchio sta comparendo. Dobbiamo muoverci" disse.
Lei ed Andreas si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi il biondo mi gettò vestiti.
Andreas: "Rivestiti. Dobbiamo fare presto" disse.
Eseguii i suoi ordini senza pensarci due volte.
Avevo un brutto presentimento...
STAI LEGGENDO
Coming In A Dark World||Mikandy
أدب الهواةMichael è un ballerino alla "Royal Opera House". Ha 22 anni ed uno spiacevole passato, dal quale fugge attraverso la danza. Si allena strenuamente, dopo la scuola. Ma un giorno, mentre si esercita con gli altri, uno strano tipo si presenta nella s...