Capitolo III

11.1K 381 55
                                    



Ore 11.00 – San Francisco, Sede F.B.I.

Xander gettò malamente il fascicolo che teneva in mano sulla scrivania, innervosito. Attese che l'agente che aveva appena incontrato, un certo OwenDowson, arrivato dal dipartimento antidroga, si richiudesse alle spalle la porta e poi gettò un'imprecazione.

I suoi occhi vagarono sui mobili lucidi dell'ufficio, la persiana di metallo abbassata che lasciava passare la luce autunnale, la pianta abbandonata in un angolo, sola e mezza rinsecchita... Odiava stare in quella stanza, perché era tutto tropo statico e formale e gli dava il nervoso. La leggera trascuratezza del luogo lo confermava.

Possibile che non esistesse nessuno che avesse un po' di esperienza nel settore delle corse clandestine, e che sapesse destreggiarsi tra un gruppo di russi? Che fosse in grado di infiltrarsi tra loro senza destare troppi sospetti e soprattutto senza fare troppo "rumore"?

No, forse qualcuno c'era, ma era lui a non volerlo vedere... Non avrebbe mai accettato nessuno come compagno, di tutti quelli che aveva incontrato: o erano troppo incoscienti, o troppo poco preparati... Aveva bisogno di qualcuno di cui fidarsi, di qualcuno che avrebbe seguito i suoi ordini quando era ora, e che al momento opportuno sarebbe stato capace di agire anche da solo...

Afferrò il bicchiere del caffè, e appoggiò i piedi sul ripiano della scrivania. Odiava stare seduto lì, soprattutto quando le cose non andavano come voleva lui... Il fatto di essere ancora al punto di partenza lo innervosiva ancora di più... Chi altri poteva chiamare?

Tirò fuori dal cassetto l'agenda in cui teneva tutti i contatti che conosceva, e iniziò a sfogliarla, sperando in qualche idea. C'erano un sacco di nomi di persone che aveva incontrato al massimo un paio di volte nella sua carriera, ma che potevano tornagli utili quando era in missione per avere subito informazioni in campi di azione diversi dal suo. Forse tra loro poteva nascondersi il candidato perfetto per quella missione...

Jacob Reston?

No, si occupava di clandestini e prostituzione, e di sicuro non aveva esperienza nelle corse...

Pitt Mastor?

No, nemmeno lui. Troppo vecchio...

Ad un certo punto arrivò alla C, e un nome gli saltò subito all'occhio, scritto frettolosamente con la penna rossa. Simon Cohen. Perché non ci aveva pensato prima?

Simon era un agente dell'F.B.I., aveva svolto un incarico simile in Messico diversi anni prima, e sapeva muoversi tra i piloti clandestini. Per un certo periodo aveva vissuto proprio come loro, per poi tornare a collaborare con la polizia... Forse non era più giovanissimo, ma lo conosceva e poteva fidarsi di lui...

Afferrò il telefono e compose il numero del suo cellulare. Poco dopo una voce profonda rispose.

<< Pronto? >>.

<< Simon, sono Alexander >> disse Xander, << Tutto bene? >>.

<< Certo, certo! >> rispose il gigante nero, << Dimmi, hai bisogno di qualcosa? >>.

Xander gli spiegò brevemente della missione in Russia, di quello che si doveva fare e di chi serviva, e soprattutto chi era il miglior candidato secondoMcDonall.

<< Irina? >> sbottò Simon, << Sarà anche indicata, ma equivale a mandarla nella tana del lupo... E' vero che da quelle parti non sanno che c'entra anche lei con l'arresto di Challagher, ma potrebbero sospettarlo, se la vedono arrivare lì... Mi sembra un po' troppo avventato >>.

Russian RouletteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora