Capitolo XIV

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Ore 7.00 - Santa Cruz

William gettò un'occhiata a Marissa, addormentata tra le lenzuola sfatte, i capelli biondi sparsi sul cuscino, e si infilò la maglia nella penombra della stanza, rischiarata solo dalle lame di luce che filtravano tra le tapparelle. Raccolse la cintura e la riallacciò, distaccato e stranamente freddo.

Quando andava a letto con una ragazza, al risveglio non provava mai niente oltre il senso di appagamento e di soddisfazione che gli dava il fatto di averne avuta un'altra. Tutte le volte era il primo a svegliarsi e andarsene, senza commenti né coccole come la maggior parte delle donne si aspettava. Non faceva parte della sua natura, indugiare per troppo tempo su qualcosa che non aveva futuro, che non avrebbe mai più rivisto: le aveva sempre e solo usate, le ragazze.

Anche questa volta non sarebbe stato diverso. Non gli interessava molto di Marissa, di quello che avrebbe detto o di quello che avrebbe fatto, ed era convinto che lei la pensava nello stesso modo. Chi ragionava come loro, non chiedeva e non si aspettava di più che una notte avventurosa.

Lasciò la stanza senza degnarla di un'ulteriore occhiata e andò in soggiorno: Daniel e Sebastian lo stavano aspettando in piedi, pronti ad andarsene.Blacktree stava dormendo nell'altra stanza, completamente all'oscuro della loro partenza mattutina.

Sistemò la pistola che gli aveva dato il meccanico nella tasca dei pantaloni e afferrò la valigetta per controllare quanto era rimasto dentro: abbastanza da permettergli di fare quello che aveva in mente.

<< Ok Daniel, andiamocene >> disse, facendogli un cenno.

Si avviarono verso la porta, diretti al garage di sotto, ma come aveva previsto Sebastian li seguì, sistemandosi il suo cappello sulla testa con aria stanca. William si bloccò sulla porta e alzò il braccio, appoggiando la mano sullo stipite della porta, bloccandogli la strada. Sebastian inchiodò e lo guardò, perplesso.

<< Che c'è? >>.

<< Ho detto Daniel... >> rispose William, il tono basso ma chiarissimo.

Il meccanico cambiò espressione, come se non avesse capito quello che aveva detto. Daniel, che li aveva preceduti e stava fermo sulle scale ripide e piene di ragnatele, li guardava, in attesa.

<< Cosa stai dicendo? >> borbottò Sebastian.

William fece un cenno a Daniel, la pistola in mano. << Aspettami in garage >>.

Il ragazzo annuì e sparì di sotto, lasciando la scala nel completo silenzio. William si voltò completamente, e Sebastian arretrò di qualche passo, intuendo quello che stava per succedere...

<< Cosa vuoi fare? >> domandò, la voce rotta, << Non puoi... Dopo tutto quello che ho fatto... >>.

William guardò il meccanico, con un misto di fastidio e divertimento. Aveva previsto quella reazione, e non era preoccupato: sapeva cosa fare, ma soprattutto cosa dire. Sperava solo che non si lasciasse prendere da un attacco di isteria e iniziasse a gridare svegliando tutto il vicinato...

<< Esisteva un patto tra noi, ricordi? >> disse, ricordando quella sera di diversi anni prima, in cui aveva preparato un "piano di salvataggio" solo per lui, << Io sono il capo, tu sei il meccanico. Tra noi due quello che avrebbe rischiato di più la cattura sarei stato io, perché la polizia non si sarebbe soffermata su un solo meccanico, quando avrebbe dovuto catturare dei piloti clandestini... Ricordi? In base a questo ragionamento, abbiamo deciso che io avrei fatto in modo di salvarti la pelle, nel caso le cose fossero precipitate e io sarei finito dietro le sbarre. In cambio, tu mi avresti cercato e mi avresti aiutato a scappare... Un accordo abbastanza equo, mi pare. In più ti avevo garantito una cospicua somma di denaro per il disturbo, ti ricordi, vero? >>.

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