Las Vegas – Nove anni prima
La luce degli enormi lampioni del circuito illuminano l'asfalto facendolo somigliare a una colata di petrolio nero, un leggero venticello estivo che fa scuotere le chiome degli alberi lungo la carreggiata. L'odore della benzina e di pneumatici bruciati aleggia in mezzo alle grida, agli schiamazzi e agli incitamenti dei ragazzi che stanno a bordo pista, birre in mano e ghigni sul viso.
William stringe il volante dell'auto, impaziente. Chiuso nella sua BMW M3 blu metallizzato ascolta la radio, il volume sparato al massimo, osservando i piloti che lentamente raggiungono le loro macchine, disposte di fianco alla sua, pronte per la partenza. Alcuni hanno espressioni strafottenti dipinte sul volto, l'atteggiamento di chi è sicuro di vincere; altri stanno appoggiati alle loro auto, tranquilli, come se quella non fosse altro che una normale serata tra amici.
Nonostante sia la sua prima gara "ufficiale", William non è spaventato né intimorito. Sa di essere il pilota più giovane lì in mezzo, dal basso dei suoi diciotto anni appena compiuti, ma sa anche di essere molto bravo con le auto, perché altrimenti gli amici di suoi padre non gli avrebbero mai permesso di partecipare a una gara clandestina. In quel momento dovrebbero essere seduti sugli spalti riservati al pubblico, per vedere come sarebbe andato.
Picchietta il volante con le dita della mano sinistra, poi sbuffa. Ha fretta di iniziare, di potersi misurare con quei piloti che dovrebbero essere più bravi di lui... Lo sa che si tratta di una gara facile, di quelle "aperte", come dicono quelli del giro, ma è pur sempre una gara, e lui vuole mettersi alla prova. Dubita che qualcuno di loro possa provare la stessa cosa che sente lui quando stringe il volante...
<< Ehi, ragazzino, tu chi sei? >> domandò una voce di fianco a lui, che entrava dal finestrino aperto.
William si volta e vede un uomo fissarlo dall'alto con aria divertita, quasi lo consideri completamente fuoriposto. Tiene un mano un blocco e porta un marsupio sdrucido alla cintura, una penna dietro l'orecchio e un mezzo ghigno sul volto segnato da qualche ruga.
<< Sono William Challagher... >> ringhia il ragazzo, stringendo il volante. Odia sentirsi definire "ragazzino", anche perché sa di dimostrare qualche anno in più di quelli che ha.
L'uomo sembra colto da un pensiero, e il ghigno si restringe un po'. << Challagher? Il figlio di George? >> domanda.
<< Sì, sono io >> risponde William, con una nota d'orgoglio nella voce, << Mi aspettavate, no? >>.
<< Ah, ma io non sapevo fossi un pivello! >> esclama l'uomo, ridacchiando e attirando l'attenzione della gente lì intorno, << Ma ce l'hai la patente? >>.
William fa una smorfia. << Certo che ho la patente, idiota >> ribatte, << Quanto devo aspettare ancora prima che inizi la gara? >>.
L'uomo continua a ridacchiare. << Poco... Dammi il libretto della tua auto >> risponde, << Se perdi, perdi anche la macchina, lo sai vero? >>.
<< Sì >>.
William gli lancia malamente il libretto dell'auto, consapevole di tutte le regole di quelle gare: quella era ufficialmente la sua prima corsa, ma conosce l'ambiente e anche come funzionano le cose. Gli amici di suo padre gli hanno dato qualche dritta.
L'uomo batte la mano sulla portiera.
<< Bene, ragazzino, sei a posto. Io sono Clark, per la cronaca >> dice, << Ci vediamo al traguardo... Sempre che ci arrivi >>. Si allontana in mezzo alla folla, mentre tutti guardano di lui, incuriositi dalla sua giovane età e soprattutto dal fatto che fosse il figlio di George Challagher.
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Russian Roulette
ActionSeguito de "Il Gioco dello Scorpione". Sono trascorsi due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la gius...