Capitolo XLVIII

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Ore 01.20 – Autostrada, chilometro 1.900

Irina rimase a fissare la strada, il volante stretto tra le mani, nel gelo dentro al petto. La Punto continuava a correre, perché il suo piede era come paralizzato, fermo sull'acceleratore, e la strada le scorreva davanti... Solo il suo istinto di pilota clandestina non la fece schiantare...

Le sentiva bruciare sulle sue guancie, le lacrime. Le sentiva colare dagli occhi, offuscandole quasi la vista, inesorabili come lo era il dolore che provava, un dolore così forte da lasciarla senza fiato.

Non era giusto.

Non era giusto che finisse così. Non era giusto che l'epilogo di tutta quella storia fosse quello.

Non era giusto che William morisse, quando lei sapeva che poteva salvarsi. L'aveva visto con i suoi occhi che lo Scorpione poteva cambiare. Lei avrebbe potuto aiutarlo, non lo avrebbe abbandonato, anche se fosse finito in carcere... Meritava una seconda possibilità, anche se non l'aveva chiesta.

Era paradossale, ma con tutto quello che le aveva fatto, Irina non aveva mai desiderato la sua morte, non più da quando era finito in carcere. Aveva commesso tanti, troppi errori, ma non meritava quella fine.

Non era giusto.

Era giovane, William. Aveva davanti ancora tante possibilità... Perché? Perché andarsene così? Perché in quel modo?

Ingoiò i singhiozzi che le premevano in gola, rallentando appena. Si spostò sulla destra, su una corsia più lenta e tranquilla, cercando di calmarsi. Si passò una mano sugli occhi, facendo respiri profondi, ma nonostante tutto il dolore rimase lì, sordo, pulsante nel suo petto.

E improvvisamente, capì cosa era passato nella testa di William. Capì cosa era riuscito a spingerlo a compiere un gesto così estremo.

Forse lo Scorpione aveva perso tutto, ma non era stato battuto. Non era stato catturato di nuovo. Era rimasto libero fino all'ultimo...

Lo sapeva, lo sentiva che era così.

Lo conosceva troppo bene, per non capire. William non avrebbe mai accettato la sconfitta; non l'aveva accettata nemmeno due anni prima, e lo aveva dimostrato riuscendo a fuggire dalla prigione. Piuttosto che ammettere di essere stato battuto, tradito e illuso, aveva preferito la morte. Era nella sua natura.

Però per lei continuava a rimanere sbagliato.

Guardò la strada davanti a sé, cercando di controllare le lacrime.

Se era ciò che era, lo doveva solo a lui. Nel bene e nel male, William le aveva aperto tante porte, tante strade. Soprattutto, le aveva reso possibile scegliere cosa diventare. Forse l'aveva fatta soffrire, forse la aveva dimostrato che poteva fallire, ma era anche riuscito a tirare fuori la sua parte forte, l'aveva costretta a combattere.

"Grazie, Will. Spero solo che tu ora abbia trovato la tua pace".

Poi, sentì una voce invadere l'abitacolo e farla tornare completamente alla realtà. Il display del navigatore lampeggiò, mostrando una freccia che svoltava a destra.

<< Fra duecento metri, uscire dall'autostrada >>.

Irina guardò il primo cartello che incrociò a bordo strada, e si rese conto che aveva raggiunto Cherepova. Vedeva le luci della cittadina brillare nella notte poco lontano, mentre qualcosa dentro di lei gridava raggiante. Alla fine era arrivata per davvero.

Inserì la freccia, poi prese l'uscita e lungo la rampa di decelerazione controllò quanto mancasse all'arrivo. C'erano circa otto chilometri al centro diCherepova, ma non sapeva se doveva raggiungere la città oppure la periferia...

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