Ore 9.30 – Carcere di San Francisco
William afferrò il borsone che la guardia armata gli stava porgendo, sulla soglia della sua cella, e sorrise. Sebastian era stato di parola: gli aveva fatto avere quello che aveva chiesto nel giro di un solo giorno, e almeno in quello non si era fatto attendere.
La guardia richiuse velocemente le sbarre, e tornò al suo posto con un grugnito, molto infastidito dalle novità che riguardavano Challagher. In tutto il carcere, speravano sempre che le cose gli andassero male...
William appoggiò il pesante borsone a terra, preparandosi ad aprirlo. Qualcuno si mosse nella cella davanti alla sua.
<< Da quand'è che ricevi visite? >> gracchiò Fred, appiccicato alle sbarre per cercare di vedere dentro la sua borsa, << Eh? Chi ti ha mandato quella roba? >>.
William lo guardò, un sorriso cattivo sul volto. << A differenza di voi, io ho qualcuno la fuori >> disse, e tornò a guardare il borsone.
Le cose all'interno erano state gettate alla rinfusa, perché i poliziotti avevano prima controllato che non si trattasse di niente di proibito; però sembrava esserci tutto ciò che aveva chiesto, tranne forse le sigarette: dovevano averle tolte, perché non gli era permesso fumare all'interno nel carcere.
Trovò il rasoio per capelli dentro una scatola incartata, e lo appoggiò sul letto. C'era una rivista di auto spessa due dita, la stessa che aveva sempre usato per scegliere le sue macchine, e diverso cibo che non aveva chiesto ma che gradiva comunque. Nel fondo erano adagiati i due pesi da cinque chili, che afferrò e mise da parte: strano che gli sbirri glieli avessero fatti avere. Forse avevano pensato che poteva contribuire a mantenerlo tranquillo.
<< Chi ti ha mandato tutta quella roba, eh? >> gracchiò di nuovo Fred, e anche John si fece vedere, facendo spuntare la sua faccia da mezzo indiano dal letto nella penombra del corridoio.
William afferrò una scatola di biscotti e gliela lanciò tra le sbarre, riuscendo a centrare la cella in modo assolutamente perfetto. << Tieni, usala per tapparti la bocca >> disse, poi si voltò di spalle e andò verso il lavandino.
Infilò la testa sotto il rubinetto, l'acqua gelata che gli scorreva sulla nuca, poi afferrò l'asciugamano e si frizionò i capelli. Prese il rasoio, lo aprì e infilò la spina nella presa della corrente mezza traballante.
Rimase a guardarsi per qualche istante allo specchio, i capelli castani incollati alla fronte, per decidere come procedere. L'occhio gli cadde sulla cicatrice che gli tagliava il sopracciglio, che gli dava un aspetto più minaccioso che mai. Tornò a concentrarsi sul rasoio, regolò la lunghezza del taglio e iniziò il suo lavoro.
Una decina di minuti dopo, guardò nuovamente il suo riflesso.
Forse ci era andato un po' pesante, questa volta, ma era soddisfatto. Quando aveva ancora il privilegio di poter andare dal parrucchiere ogni qualvolta voleva, era abituato a tenere i capelli leggermente più lunghi, ma stavolta voleva essere più "estremo". Ancora poco, e si sarebbe rasato a zero.
Fece un sorrisetto e si passò una mano tra i suoi nuovi e corti capelli, poi sciacquò il lavandino e rimise il rasoio nella sua scatola, le goccioline che gli solleticavano il collo dandogli i brividi. Sfiorò la W tatuata, che ora si vedeva di nuovo, e tirò un sospiro di soddisfazione. Ancora un po', e sarebbe stato fuori di lì.
Raccolse la rivista di auto lasciata sulla sedia nell'angolo e si arrampicò sul letto a castello, sentendolo cigolare sinistramente. Si mise comodo, le foto e gli articoli di giornale sempre appesi davanti a lui, il soffitto a pochi centimetri dalla sua testa.
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Russian Roulette
ActionSeguito de "Il Gioco dello Scorpione". Sono trascorsi due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la gius...