Capitolo XXXVII

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Look at him
Look at me
That boy is bad
And honestly
He's a wolf in disguise
But I can't stop staring in those evil eyes

He ate my heart the he ate my brain
(I love that girl)
(Wanna talk to her, she's hot as hell)

That boy is a monster
Monster
(Could I love him?)*

[Lady Gaga – Monster ]


Ore 06.00 - Mosca

William si svegliò lentamente, la fioca luce che proveniva dalla finestra che gli arrivava dritta dritta in faccia. Riusciva a vedere la polvere vorticare silenziosamente nella lama di luce, nel silenzio rotto solo dal suo respiro e da quello della persona che giaceva al suo fianco. Non poteva dimenticare cosa era successo quella notte, e forse non l'avrebbe mai dimenticato.

Si voltò verso Irina, addormentata al suo fianco a pancia in giù, i capelli sparsi intorno sul lenzuolo bianco, le labbra rosate leggermente dischiuse, il suo respiro regolare e quasi impercettibile... Aveva le spalle scoperte, il tatuaggio della Fenice seminascosto dai capelli, la mano dalle unghie curate appoggiata sul cuscino.

William scostò la coperta, liberando il torso nudo, e lasciò vagare lo sguardo su quella visione da cui non era capace di staccare gli occhi... Forse stava davvero sognando.

Da quando aveva capito esattamente cosa volesse da lei, aveva desiderato quel momento con tutto sé stesso, soprattutto quando si era reso conto che alla fine non la voleva morta, che l'amava per davvero... E poi si era ritrovato dietro le sbarre, lei lontana e fautrice della sua condanna, a meditare vendetta... E alla fine scopriva che era lei a essersi pentita di quello che aveva fatto, a tornare da lui.

Prese una ciocca dei suoi capelli, avvolgendosela intorno al dito, e guardò la ragazza che dormiva tranquilla, la sua gamba che sfiorava la sua sotto le coperte.

"E' questo che avevi, Went? Provavi la stessa cosa che io sto provando adesso?"

Irina dormiva, eppure sul suo volto dai tratti morbidi c'era un'espressione serena, un'espressione che lui non gli aveva mai visto... Era abituato a lottare con lei, a prendersi il suo corpo con la forza, a sentirla lontana e furiosa, e stavolta era tutto diverso. Era sua perché lei aveva voluto esserlo.

Ed era assurdamente bello sentire quella sensazione di appagamento, di pace che aveva lui addosso... Alla fine, Irina aveva ceduto, era sua per davvero.

"Davvero era questo che sei riuscito ad avere, Went? Davvero te la sei lasciata sfuggire? Come hai fatto a rinunciare a tutto questo?".

Trovava straordinaria quella situazione, trovava Irina perfetta anche se sapeva che non lo era. Went l'aveva avuta prima di lui, era riuscito ad aprirle il cuore, e se l'era lasciata sfuggire... Ora che scopriva cosa si sentiva, gli avrebbe dato del pazzo.

Assomigliava tutto a un sogno, eppure era vero. Forse aver perso tutto, aver perso due anni dentro una cella buia, era servito a qualcosa... Quello che aveva ora era meglio di qualsiasi auto, meglio di qualsiasi pilota, meglio del denaro, meglio del potere. Perché niente, niente poteva comprare quella sensazione che ora provava lui.

William allungò la mano e sfiorò la spalla nuda di Irina, la pelle morbida che scorreva sotto le sue dita, e la vide rabbrividire impercettibilmente. Sorrise, quando dalle labbra le sfuggì un sospiro, ma lei continuò a dormire, rannicchiandosi sotto la coperta. Gli bastò sentire di nuovo il calore del suo corpo vicino al suo, a fargli riaffiorare le sensazioni che aveva provato in quella notte.

Per la prima volta aveva potuto vedere il suo corpo senza lottare, l'aveva sfiorata senza sentirla ritrarsi e senza sentire su di lui il suo sguardo carico d'odio... Aveva preso possesso di quelle labbra senza doverla costringere, senza che lo spingesse via...

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