Capitolo XLVI

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Ore 05.59 – Autostrada, chilometro 677

Irina gettò un'ultima occhiata all'indicatore del carburante, che ormai segnava rosso da un bel po' di chilometri. Guardò un'ultima volta nello specchietto retrovisore, per vedere se qualcuno la seguiva, ma la strada era sgombra.

Si spostò a destra ed entrò nella stazione di servizio quasi deserta, a parte un paio di tir fermi in un angolo, i vetri oscurati dalle tendine interne. Si fermò vicino alla pompa di benzina e spense il motore.

Era già riuscita a fare più di duecentocinquanta chilometri, nonostante fosse partita solo da due ore abbondanti. Non aveva pensato che Vladimir potesse inseguirla, ma l'arrivo di quella Lancer e della BMW rossa le avevano dato una notevole mano. Molto probabilmente erano arrivate su ordine della Lince, perché si erano concentrati su tutti tranne che su di lei, e non poteva essere un caso.

Scese dalla Punto e infilò la pompa della benzina nel bocchettone per il rifornimento, poi si mise ad aspettare, mentre sentiva il rumore del carburante che scorreva lungo il tubo, le auto oltre il guard-rail che filavano via quasi silenziose.

Trasse un respiro profondo, l'aria fredda che le entrò nei polmoni, dandole quasi una scossa. Si guardò intorno, la luce del mattino che iniziava a illuminare la carreggiata, il cielo grigio di nuvole cariche di neve.

"Sono solo all'inizio, ed è già successo di tutto...".

Staccò la pompa dal bocchettone e la rimise a posto, poi andò a pagare. Approfittò della pausa per prendere un rapidissimo caffè, poi rimontò in macchina e ripartì senza guardarsi indietro.

Il display del navigatore segnava ancora 2.587 chilometri da percorrere, ma ora che aveva il serbatoio pieno e soprattutto nessuno che la seguiva poteva spingere ancora di più sull'acceleratore. Si spostò a sinistra, il sole che iniziava la sua lenta risalita all'orizzonte, e sperò che non si mettesse di nuovo a nevicare. Per fortuna aveva smesso in fretta, ma quel poco di neve che era caduta era rimasta a terra, rendendo l'asfalto pericolosamente scivoloso... Doveva ringraziare che non fosse notte, perché il tutto rischiava di trasformarsi in una lastra di ghiaccio, costringendola a rallentare per forza.

Vide la lancetta del tachimetro salire vertiginosamente. Strinse saldamente il volante, si mise un po' più comoda e ricominciò la sua galoppata versoCherepova.



Ore 06.00 – Autostrada, chilometro 599

William guardò il tizio che guidava la Subaru Impreza nera scendere dall'auto a osservare i danni: aveva i paraurti rigati, un faro rotto e il vetro posteriore spaccato, con un foro perfettamente rotondo al centro. Disse qualcosa ad alta voce, poi si girò a guardarlo.

Lo Scorpione assunse un'espressione di sfida, e mise mano alla pistola. Il russo però gli fece cenno di avvicinarsi, come se volesse parlargli.

Si trovavano in una vecchia stazione di servizio abbandonata, non troppo lontano dall'autostrada. Si erano infilati lì appena erano riusciti a fuggire dal gruppetto di auto che inseguiva Irina, e lui aveva seguito Vladimir perché aveva capito che era l'unico con cui poteva allearsi per ritrovare Fenice.

Scese dalla Bugatti, la pistola in pugno, e si avvicinò a Buinov. Gettò un'occhiata rapida alla cicatrice che portava sul collo, ricordo di un vecchio incontro faccia a faccia con Dimitri, e attese.

<< Perché mi hai seguito, Scorpione? >> chiese sprezzante Vladimir, senza preamboli, con la sua voce metallica e rasposa.

<< Perché stavi seguendo Irina? >> ribatté lui, secco.

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