– Dimmi pure –. Ethan incoraggiò l'amica a parlare, tranquillizzandosi un poco dopo aver spostato lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.
Anne cinse Ethan per le spalle, lo strinse a sé e gli scompigliò i capelli scuri, lasciandolo poi andare e distaccandosi leggermente, come se fosse finito il tempo degli affetti e avessero iniziato ad aprirsi ad un mondo nuovo, più adulto e maturo.
– Non credevo che sarei mai arrivata a questo punto, Ethan. È fantastico, è uno dei giorni più belli della mia vita, questo.
Ethan non capiva l'entusiasmo dell'amica, dati i discorsi confusi e poco chiari, nei quali non faceva altro che continuare girare intorno, senza mai arrivare al punto della situazione.
– Ethan, ci siamo baciati. – Anne lo prese per le spalle e lo scosse leggermente. – Un bacio vero. E ora è il mio ragazzo.Il ragazzo nella sua presa, assorto tra i pensieri, parve non accorgersi dell'amica che aveva continuato a parlare. Delle sue parole ne aveva colta solo una, e da quella frase la sua mente era corsa all'ultima saga da lui letta, ripensando all'ultimo bacio del suo stregone preferito al giovane cacciatore di demoni, dalla serie di Shadowhunters.
– Tu invece? Volevi dirmi qualcosa? – Ethan distolse lo sguardo e rivolse nuovamente tutta la sua attenzione alla ragazza davanti a sé; sospirò, e come se avesse ormai dimenticato le ultime parole di Anne, rispose: – Sono davvero felice per te! Dai, racconta, chi è questo ragazzo?Anne sbuffò sonoramente, lo allontanò e incrociò le braccia al petto, scocciata.
– Allora proprio non ti interessa di me, eh? Neanche mi ascolti più quando ti parlo! Pensi sempre a te stesso, non ti sopporto più...Ethan abbassò lo sguardo e annuì, scusandosi con un filo di voce. Era mortificato, ma sapeva che non era totalmente colpa sua. Non cercò di giustificarsi, sapeva che non ne sarebbe valsa la pena con lei, non poteva rischiare di perdere la sua migliore amica.
– Oh, eccolo qui. – Anne indicò un punto dietro le spalle di Ethan, sorrise con gli occhi lucidi e raddrizzò la schiena. I capelli lisci come l'olio le volavano davanti al viso a causa della brezza che si innalzava da ovest. Le mani dalle dita lunghe, affusolate, erano posate sulla borsa verde, una sopra l'altra, e tamburellavano impazienti sul tessuto sintetico.
– Dai, dimmi chi è, è scortese girarsi a fissare una persona senza che quella...
– Butch Norrison.
Ethan rimase immobile, senza percepire davvero quanto appena detto dalla ragazza. Poi, come una cannonata in pieno petto, quel nome gli si riversò contro, insieme al disprezzo che provava per lui.– Ethan, non ti presenti? Non essere scortese, dai! – Anne si rivolse poi al proprio ragazzo, salutandolo con un bacio a fior di labbra.
– Ci conosciamo già, e sono più che sicuro di avertelo ripetuto parecchie volte. Tolgo il disturbo, ci si vede. – decretò, alzandosi dalla panchina e tornandosene da dove era venuto.
Gettò uno sguardo al laghetto del parco, dove una coppia di bambini inginocchiata sulla riva giocava con delle barchette di carta, tentando inutilmente di non farle affondare.
Ethan abbassò lo sguardo, pregando intensamente di ritornare a quel periodo felice, dove i pregiudizi degli altri erano limitati nel mondo degli adulti, al quale lui si stava pericolosamente avvicinando, rischiando di precipitare in quella voragine di solitudine che era certo lo avrebbe circondato per sempre.Udì in lontananza le urla di un bambino che, scivolato sull'erba, piangeva e chiamava aiuto, allarmando la mamma e tutti gli adulti nelle vicinanze. Il ragazzo si fermò a vedere se il bambino stesse bene, accertandosi che fosse in mani sicure prima di riprendere a camminare. Era sicuro che facessero lo stesso anche con lui? La risposta la sapeva, ma non voleva pensarci. Imboccò la strada di casa con l'amaro in bocca, ma senza una soluzione da mettere in atto. In quel momento voleva solo riprendere la partita a scacchi che aveva interrotto e finirla lì con la storia di Butch: non meritava tutte quelle attenzioni. Quel che non sapeva, però, era che per Butch non avevano ancora terminato.
Tornato a casa si chiuse nella sua stanza: azione inutile, visto che né sua madre né sui fratello erano presenti. Riaccese con furia il computer, inviando l'ennesimo invito al gioco ad Orlando Moore: si vergognava tantissimo per aver abbandonato la prima partita, poco tempo prima, soprattutto perché era stato proprio il nemico a proporla, ma sperò che potesse perdonarlo.
Orlando, con sorpresa di Ethan, accettò dopo pochi minuti, scrivendo inoltre un messaggio in cui gli chiedeva se andasse tutto bene. Ethan restò sul vago, non poteva mostrarsi troppo debole davanti al suo avversario.La sera trascorse così serena, tra le partite di scacchi e le lacrime di Ethan che, da solo, cercava un modo per continuare. Non ce l'avrebbe fatta così. Non ancora.
REVISIONATO✔
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Ethan, io...
Romance[COMPLETATA 14/09/2015-7/10/2016] On Wattys 2018 Longlist [In revisione] È difficile andare avanti da soli, dopo che chiunque, persino la tua migliore amica ti ha voltato le spalle. È difficile continuare a vivere, a camminare a testa alta, quando...