Le dieci e mezza.
Ethan era pronto all' intervallo, fissando nervoso l' orologio alla parete, sopra le lavagne.
Ancora venti minuti alla ricreazione, ancora venti minuti alla libertà.
Infilò il quaderno nel suo zaino grigio appoggiato a terra, ai piedi della sedia, alternando lo sguardo dalla lavagna all' orologio.
Ancora quindici minuti.
Il tempo sembrava non passare mai.
Non capitava spesso a Ethan di aspettare con ansia l' intervallo, ma aveva una cosa importante da fare: doveva cercare Ryan.
Il fratello, infatti gli aveva promesso di stargli vicino durante la pausa, a pranzo e accompagnarlo all' uscita, ma il minore era sicuro che gli avrebbe dato buca: oggi, infatti, lo aspettava Diane fuori dal cancello alle tre e mezza, pronta per festeggiare il loro anniversario; compivano un anno di fidanzamento.
Ethan appoggiò la testa sul libro di storia, chiudendo gli occhi e aspettando.
Ancora 10 minuti.-McCollough, è ancora tra noi?- lo richiamò il professore, con sguardo severo.
-Sì, mi scusi professore, ho avuto un giramento di testa, ma adesso sto bene...- farfugliò Ethan, imbarazzato.
-Bene, allora è pregato di seguire la lezione.- conlcuse l' insegnante di storia riprendendo a spiegare.Ancora cinque minuti.
Il ragazzo dagli occhi blu fissava l' orologio; era pronto: cominciò con il mettere un piede fuori dal banco, tenendo gli occhi fissi sull' orologio.
Sentì dei passi veloci per il corridoio mentre salivano le scale.
Gli studenti potevano captare ogni minimo rumore, data la porta aperta e il pessimo isolamento acustico dell' istituto.
Il ragazzo che correva si fermò di colpo, davanti alla classe di Ethan, lasciando rotolare una pallina di carta proprio sotto il banco del ragazzo: il quindicenne la prese, leggendo il messaggio, che recitava queste stesse parole:Sei nei guai fino al collo.
Sono pronto ad ucciderti...
B.N.Ethan sbiancò, e, non sapendo cosa fare, interruppe il professore, alzando la mano e mostrando all' insegnante quel foglio stropicciato, il quale pensò si trattasse solo di uno scherzo di cattivo gusto di qualche ragazzo più grande, ma il moro era sicuro che non si trattava affatto di uno scherzo: quel biglietto l' aveva scritto Butch Norrison, il suo peggior incubo, il terrore di quelli del terzo anno, la peggior disgrazia dei più deboli della scuola.
-Beh, secondo lei chi può aver scritto una cosa...- suonò la campanella.
Ethan non lasciò finire il professore che si catapultò fuori dalla classe, giù per le scale e verso l' aula del fratello Ryan.
Lo incrociò alle macchinette, mentre scriveva un messaggio alla fidanzata Diane, che stava scendendo dal terzo piano, dall' aula di matematica.
Ryan staccò gli occhi dallo schermo del cellulare e, sorridendo, andò in contro a Ethan, ancora terrorizzato.-Ehi fratellino, come va?- lo salutò Ryan, sereno.
-Alla grande.- mentì Ethan.
-Okay, allora ti lascio, c'è Diane che mi aspetta.
Beh, ci si vede in giro...- concluse prima di avviarsi verso il corridoio centrale, puntando dritto verso il terzo piano.
Ethan restò solo, alla fila per le macchinette.
Decise di prendersi un cappuccino, giusto per svegliarsi un po' e non pensare ad altro che alla scuola.
Si avviò in giardino con la tazza fumante tra le mani, mettendosi seduto su un muretto al lato del campo da basket.
Il campo da basket, e le sue gradinate, erano luoghi spesso frequentati da ogni tipo di studente, popolari o non che fossero, grandi e piccini, ragazzi o insegnanti.
Il castano guardava un punto fisso nel vuoto, sommerso dai pensieri, sorseggiando lentamente il cappuccino della macchinetta.
Non era come quello dei bar, certo, non aveva la stessa consistenza della schiuma che di solito si preparava la mattina, a casa, per colazione, ma era discretamente buono, rispetto ai soliti cappuccini delle macchinette.
Ethan non ci fece caso, ma un' ombra gli oscurò la visione, seguita da una risata e una voce purtroppo nota al castano; era di nuovo Butch con la sua banda, che stavolta gli aveva versato il cappuccino su pantaloni puliti del fratello, Ryan.
"Ma perché mi perseguitano?" pensò Ethan tra sé e sé, trattenendosi dall' urlargli in faccia tutto ciò che provava.
Il ragazzo scorse il biondino scappare, fuggire via da quella situazione, fuggire dai suoi problemi.
"Scappa, tanto lo so che ritorni..." formulò Ethan mentalmente, mentre lo seguiva con lo sguardo andarsene.
-Bene bene. E ora ti faremo nero, McCollough...- cominciò Butch, strofinandosi le mani.
-Non credo proprio, Norrison- lo guardò minaccioso il vicepreside, con le braccia conserte.
-P-Professore, come va?- balbettò Butch, girandosi e notando che il loro professore di inglese si trovava dietro di loro e che aveva sentito tutto.- mi scusi, noi stavamo solo scherzando...- si giustificò, sorridendo falsamente.
-È come dicono, signor McCollough?- chiese l' insegnante di inglese, rivolgendosi al minore.
Ethan notò una scintilla di odio accendersi negli occhi di Butch, così, per evitare altri incontri sgradevoli, il castano rispose:-Sì, è tutto a posto, siamo... Siamo amici- affermò debolmente, cercando uno sguardo d' approvazione sul volto del bullo.
Ma non l' ottenne, la sua espressione restò rigida, uno sguardo carico di odio lasciò ad Ethan, prima che il suo nemico se ne andasse.
-Ciao, ci vediamo fuori scuola- lo salutò Butch con una pacca sulla spalla mentre se ne andava.
Ethan non avrebbe voluto incontrarlo fuori scuola, ma sapeva che ciò era impossibile, considerando che lo pedinavano.

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Ethan, io...
Romance[COMPLETATA 14/09/2015-7/10/2016] On Wattys 2018 Longlist [In revisione] È difficile andare avanti da soli, dopo che chiunque, persino la tua migliore amica ti ha voltato le spalle. È difficile continuare a vivere, a camminare a testa alta, quando...