Era ormai sabato mattina e gli studenti erano finalmente liberi dalla scuola, pronti per il divertimento.
Ethan si svegliò a causa della luce mattutina che passava sottile tra le fessure delle tapparelle, arrivando sotto gli occhi del ragazzo.
Il castano si alzò, stropicciandosi gli occhi e osservando la sveglia.
Si rimbocchò le coperte fin sopra la bocca e continuò a dormire, ignaro del fatto che il fratello lo stesse guardando già da un po'.Ryan sosteneva che Ethan fosse adorabile mentre dormiva, con gli occhi chiusi e quel viso infantile, contornato da ciocche castano chiaro ricadenti sulla fronte liscia, delicata.
Non aveva una carnagione particolarmente scura, era più tendente al rosa pallido, non amava stare al sole, ma nemmeno chiuso in casa con la luce spenta, preferiva leggere ore e ore sotto la luce fioca di una lampadina, oppure all' ombra di un pioppo, al parco, su una panchina o direttamente sul prato verde, con la schiena appoggiata al tronco, senza pensare ad altro che alle sue storie.-Ethan, svegliati.-lo chiamò il fratello, dopo pochi minuti.
-Che c' è? Ho sonno...- brontolò il minore, senza aprire occhio.
-È tardi. La mamma è già in viaggio e io passerò tutto il giorno da Diane- lo avvertì Ryan, alzandosi e dirigendosi verso la sua camera.- ci vediamo stasera. Sarai solo anche a pranzo, mamma non tornerà, ha un colloquio di lavoro alle due e mezza a Manchester e probabilmente non arriverà a casa prima di domani mattina.- affermò il maggiore, uscendo dalla stanza e chiudendo delicatamente la porta.Ethan aspettò che il fratello se ne fosse andato e balzò giù dal letto con entrambi i piedi, scaraventando le coperte da una parte e tirando il cuscino in aria. Sorrise, perché quel pomeriggio sarebbe stato indimenticabile.
Prese un paio di jeans blu scuri dall' armadio e la sua amatissima felpa nera, una magliettina di cotone e si diresse verso il bagno, sorridendo euforico.Scese velocemente le scale, lanciandosi sul divano e accendendo la televisione; prese il suo Iphone, accedendo a facebook e controllando le notifiche: soltanto una, nonostante fossero due mesi che non stava sui social. Ethan non era un ragazzo particolarmente preso dal web, anzi: non era mai stato interessato ai vari social né dipendente dal cellulare, non sentiva la necessità di condividere la sua giornata, la sua vita, lo trovava inutile, eccessivo ed estremamente falso.
"Tutti a commentare sotto i post con complimenti vari e smile insignificanti, mandare baci per Natale a persone che, se incontrate per strada, non ti rivolgono neanche la parola. Che senso ha? Ormai, le persone sono fatte di pura ipocrisia e falsità. Dove finiremo, continuando così?" Si chiedeva, controllando le notifiche, risalenti solo a quella mattina.Un solo utente, Stephan Moore, gli aveva inviato la richiesta di amicizia, ignorando le "0 amicizie in comune" e le pochissime condivisioni del profilo.
Ethan l' accettò, sbuffando e cercando qualcosa di interessante sul profilo del nuovo "amico" (che non considerava affatto tale), ma che comunque si rivelava essere un ragazzo per bene. Il suo profilo, infatti, era pieno di foto anti-razzismo, propagande e iniziative contro l' omofobia, petizioni e link per la raccolta fondi per il rifugio dei senzatetto di Londra e contenuti simili.Il castano si sforzò di non continuare a scorrere tra i post di quel profilo e di guardare un po' di televisione, nell' attesa che arrivasse il suo amico, quel pomeriggio.
Passate erano ormai le tre e mezza; Ethan era rimasto in camera sua, seduto a gambe incrociate sul suo letto, scrivendo un piccolo giornale di bordo che aggiornava quotidianamente. Al contrario di tutti i diari normali, il quindicenne non annotava i fatti propri, bensì gli avvenimenti di cronaca, piccoli e grandi misteri di Londra, notizie per il giornalino scolastico e, ogni tanto, anche qualche spunto di gossip.
Era il suo sogno intraprendere una carriera da giornalista.Rimasto com' era a fantasticare sui suoi sogni, non si era accorto che qualcuno aveva suonato ben tre volte di seguito al campanello, ma rimediò, catapultandosi alla porta, correndo per le scale.
-James... Scusami, non avevo sentito...-
Il biondo chinò la testa e, senza dire una parola, entrò, facendo cenno ad Ethan di chiudere la porta.
-Chi hai? Hai il fiatone, sembri aver corso...- chiese Ethan insospettito, facendo accomodare il suo ospite sul divano.
-Scusami, ho corso tantissimo... E pensare che mi ero messo anche la maglietta nuova... E sono tutto sudato.-
Ethan lo guardò male per un momento, poi tornò a fissarlo mentre si asciugava la fronte imperlata di sudore e si sistemava i capelli biondo oro sulla fronte.
-Che è successo? Era presto, non avevi bisogno si correre.-
-Lo so, scusami, ma ho incontrato gente che non avrei voluto incontrare...-
-Per esempio? Cosa mi nascondi?- Ethan alzò un sopracciglio, ancora più insospettito, squadrando l' amico.
-Ehm... Non ha importanza, ho portato il film... Vuoi anche dei popcorn?-
Ethan afferrò il ragazzo per la maglietta, trascinandolo e sbattendolo al muro, alzandosi in punta di piedi per arrivare a guardarlo negli occhi, con i proprio naso a pochi centimetri da quello di James.
-Calmati, Ethan, non è stato niente...-
James sentiva il fiato caldo del minore sul collo e i suoi occhi blu che lo fissavano.
"Sei troppo vicino, Et, potrebbe essere pericoloso... Non so per quanto ancora riuscirò a controllarmi. Non sembra, ma potrei sbatterti a terra senza tanta fatica, solo, ti lascio vincere... Mi piace questa situazione."
-Cosa mi nascondi?- ripeté Ethan, con un tono più duro del solito, quasi arrabbiato.
Il biondo afferrò lentamente la mano del minore, sospirando, spostando poi il suo sguardo sulle labbra del moro.
Ethan si fece più timido, quasi arrossendo quando continuò a minacciarlo.
-Avanti, dimmelo...- proseguì, ma la sua voce era spezzata, insicura. Ed era bastato uno sguardo.
-Va bene, hai vinto tu- sospirò James, alzando le mani in modo teatrale.
Il castano allentò la presa e subito il ragazzo dagli occhi smeraldo capovolse la situazione, buttando il minore sul divano e tenendolo bloccato.
-Scusa, ci ho ripensato. Ci tengo alla tua amicizia, non voglio ferirti e poi lasciati dire una cosa... Sei un po' troppo debole... Prova ad andare un po' in palestra...- lo prese in giro il biondo, beccandosi una gomitata.
-Okay, seriamente... Va bene, non sono forte, ma, per favore, puoi dirmi chi hai visto?- questa volta il ragazzo utilizzò un' altra tecnica per far parlare l' amico, ovvero quella del sorriso e gli occhi dolci alla quale, ovviamente, James non seppe resistere.
-Okay... Ho incontrato Butch.-
-E quindi?- lo interruppe Ethan- non è che, siccome io lo odio, tu lo devi evitare, non devi rinunciare ai tuoi amici per me...-
-Ethan, non hai capito. Ti stava cercando. Mi chiese dove stessi andando e non gli risposi, ma credo sapesse che stavo venendo da te. E ho avuto paura. Così mi sono rifugiato in un negozio con una scusa e, una volta persi di vista, sono corso.
Se continuano così andrai all' ospedale...
Credimi, non gli ho detto niente di te. Non sto dalla loro parte. So che non mi credi, ma è così. Non sto facendo nemmeno un doppio gioco. Ti sostengo pienamente.-
-James, sei un idiota. Sapevo che stavi complottando qualcosa. Ammettilo, mi hai sempre odiato, sei stato gentile con me solo per distrarmi, vero? Non volevi dirmi chi avevi incontrato per paura che scoprissi il tuo piano.
Sai, ti credevo un amico. Ma non potevo certo aspettarmi che uno come te potesse trovare simpatico uno come me. Sei falso e vigliacco. Non capisco come Butch riesca a sopportarti nella banda. Non ti meritano neanche loro.-
-Ethan, io...- lo interruppe James. Aveva le lacrime agli occhi. Poteva Ethan, pensare una cosa del genere di James?
"No, Et, no, non è vero. Ti voglio bene, seriamente, non sono un traditore. Non ti odierò mai. Mai l' ho fatto, non lo faccio e mai lo farò. Non ci arrivi, vero? Io ti amo."-Non fiatare- riprese Ethan- picchiami, piuttosto. Tanto lo sai, sono troppo debole per difendermi. Siamo soli, in casa mia, e, per di più, entrambi disarmati. In questo caso la forza fisica ha la maggiore.-
-Ethan, smettila.- James si trovava sul punto di esplodere.- Hai ragione, scusami. Non ti merito. Ma fermerò Butch, nel caso lo vedessi. - una lacrima cadde pesante dagli occhi verde smeraldo del maggiore, mentre affondava le unghie nei palmi e si alzava dal divano.-Credo sia meglio che me ne vada. Beh, ci si vede in giro, Zuccherino.-James non avrebbe voluto dirlo, ma l' aveva fatto. Era come se quella parole gli fosse uscita dalla bocca, senza pensarci, senza preavviso.
Riusciva ancora a sentire la mano di Ethan stritolargli la maglietta, fissandolo e facendolo smarrire in quegli occhi lucenti, così profondi, così perfetti.
Ma in quegli occhi ora si intravedeva una scintilla di rabbia, tristezza, delusione, James non lo sapeva, ma ci stava male.Pesanti lacrime gli rigarono il viso fino al suo arrivo a casa, dove, una volta entrato, si fiondò in camera sua, sbattendo la porta e buttandosi sul letto, senza smettere di piangere.
Si sentiva inutile, depresso, vigliacco...
"È incredibile come le parole abbiano un peso, specie quelle delle persone a cui tieni" pensò, affondando la faccia nel cuscino, ripensando al suo amato e illudendosi che tutto fosse come prima.
Ma le cose non cambiano, quel che è fatto è fatto e non si può tornare indietro.
STAI LEGGENDO
Ethan, io...
Romansa[COMPLETATA 14/09/2015-7/10/2016] On Wattys 2018 Longlist [In revisione] È difficile andare avanti da soli, dopo che chiunque, persino la tua migliore amica ti ha voltato le spalle. È difficile continuare a vivere, a camminare a testa alta, quando...