22. James

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Tornarono a casa alle otto passate, senza preoccuparsi di ciò che avrebbero detto i loro genitori: erano solo loro due, lontani dal mondo, a godersi un pomeriggio romantico.

Ethan, arrivato a casa, staccò un post-it giallo a forma di cuore dal blocco sulla sua scrivania, scrivendoci sopra il numero ed attaccantolo in fronte al maggiore sorridente.
James si avvicinò e lo baciò, accarezzandogli la guancia destra.
-Allora... Ti scrivo?- chiese il biondo in conferma.
-Certo. Quando vuoi.
Il castano si avvicinò ancora di più al maggiore, poggiando il viso sulla spalla di James, rimasto immobile ad osservare il minore.
-Scusa... Che stai facendo?- chiese leggermente imbarazzato.
-Hai un buon odore. Mi piace il tuo profumo.- confessò, sniffando la pelle tesa del biondo.
Ethan si staccò da James:-Scusa.- disse indietreggiando.
-Non ti preoccupare, non mi stavi dando fastidio... Comunque adesso devo andare, mia madre potrebbe uccidermi. O peggio, Maya potrebbe chiudermi dove sono stato...- il maggiore rabbrividì evidentemente, contorcendo il viso in una smorfia preoccupata, per poi riprendersi subito dopo.
-Ciao, ci vediamo lunedì a scuola... Ti amo- Ethan afferrò il biondo per la maglia, tirandolo a sé e baciandolo ancora, giocherellando con i suoi riccioli biondi.
Il sedicenne si allontanò barcollando, l'espressione rilassata e serena.
Si avviò verso casa, ripensando alle labbra del quindicenne premute sulle sue in un gesto così spontaneo da sorprenderlo.

Fuori ormai era notte, ma James non era ancora rientrato: saranno state ormai le nove e, nonostante il fresco della sera, sentiva ancora le guance andargli a fuoco, le mani tremanti e il battito cardiaco accelerato.

Sarebbe rimasto seduto fuori la soglia del suo portone, se non fosse uscita la sorella a buttare la spazzatura.
La giovane lanciò un'occhiata perplessa al fratello, aprendosi poi in un sorrisino malizioso e assumendo un'espressione quasi impaziente.
-Entra, stupido. Mi devi raccontare tutto. Ogni singolo minuto.- e rientrò, trascinandosi dietro il sedicenne.
Lo costrinse a salire in mansarda, dove era stata sistemata la camera di Maya.

La soffitta era piuttosto piccola, soprattutto se a viverci era una studentessa universitaria di ventidue anni, ma Maya non si lamentava: era arredata con un semplice letto dalla base in legno, una scrivania bianca sommersa dai numerosi volumi di medicina e un piccolo armadio in un angolo compreso tra la parete della porta e quella della finestra. Il pavimento era rivestito da un parquet sbiancato, dove era posto, al centro della stanza, un tappetino arancione di forma irregolare.
La tendina in tinta unita alla finestra era dello stesso colore del tappeto, segno che, esattamente come il fratello, anche Maya aveva l'ossessione per un colore, e nel suo caso era l' arancione.
-Allora, che avete fatto?- chiese Maya impaziente, lanciandosi sul letto e incrociando le gambe su di esso. Prese il telecomando e spense lo stereo sotto la scrivania, che aveva soltanto messo in pausa.
-Un giro. Abbiamo preso la metro e siamo arrivati a Westminster, poi abbiamo leccato un cono gelato ammirando il tramonto a Trafalgar Square e siamo tornati. Niente di speciale.- James raccontò il suo pomeriggio, cercando di essere il più vago possibile, soprattutto nel descrivere tutto ciò che riguardasse Ethan.
La ragazza sbuffò; evidentemente non era quello che intendeva quando gli aveva chiesto di raccontarle il pomeriggio.
-Non intendevo...
-So esattamente cosa intendevi, ma forse non hai ancora capito che dovrai lottare per strapparmi qualche racconto.- la interruppe il sedicenne, incrociando le braccia al petto e sorridendo malignamente.
-Quindi non mi vuoi negare che sia successo qualcosa tra voi due...- lo incoraggiò Maya, cercando di chiuderlo e costringerlo a parlare.
-Pff... No, certo che no, ma non ho intenzione di dirti cosa. È possibile che ci siamo spinti molto oltre al bacio, così com'è possibe che l' unica cosa sia stato un abbraccio quando l'ho riaccompagnato a casa. Conoscendomi, dovresti sapere che apprezzo molto i suoi abbracci... Così come il resto di lui...-
-Sei cattivo. Ma io so che è successo qualcosa, altrimenti non saresti stato ancora rosso e fuori di casa prima, quando sono andata a buttare la spazzatura...-James alzò le braccia al cielo, distogliendo la mente dalle ultime parole di Ethan per evitare di arrossire viomentemente davanti alla sorella.-Non lo nego- replicò, aprendo la porta della stanza e scendendo in camera sua.

"E così... Ho un ragazzo. Sì, un ragazzo. Ethan McCollough, il mio ragazzo. Amo queste due parole: Ethan e mio; soprattutto se sono vicine, separate solo da un verbo al presente... Sì. È ormai quasi un anno e mezzo che lo seguo, cerco di conoscerlo. Certo, a me, inizialmente sembrava solo un potenziale amico, ma è diventato qualcosa di più. Spero migliori, ma, conoscendolo, so che non andrà oltre al semplice bacio a stampo. Avrei sperato in qualcosa di più, ma sono pronto a rinunciare a tutto pur di godere della sua compagnia e vederlo felice. Amo farlo sorridere. La sua risata mi rinvigorisce, ma fa stare bene. Il semplice pensiero che lui possa essere felice mi fa stare bene. Il suo pianto è un suicidio. Odio vederlo soffrire, odio vederlo triste, depresso. Farei di tutto per lui. Sono pronto a combattere, a perdere la dignità, a farmi menare da Norrison pur di proteggerlo.
Credo sia questo quello che si prova quando si è innamorati. Del resto so che, se potesse, anche Ethan lo farebbe per me. Ma io ho il compito di proteggerlo e io lo renderò felice. Lo amo."

Ethan, io...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora