Il resto pomeriggio trascorse veloce per James, che venne obbligato ad intrattenere Miriam, la sorellina minore, che lo costrinse a giocare con le bambole nella sua cameretta fino al ritorno della madre da uno straordinario.
Mentre Ethan, tornato a casa, tra le domande del fratello e gli esercizi di algebra svogliatamente copiati (era la prima volta che non svogleva i compiti per conto suo), ed essendo quella di matematica l'unica classe comune al fratello, decise che, per una volta, avrebbe lasciato correre e non avrebbe pensato a niente.La mattina dopo, il sedicenne si svegliò dalle fitte di mal di stomaco che lo spingevano ad agitarsi nel letto e a piegarsi in due dal dolore.
Non riusciva a stare fermo, tanto che cadde persino dal letto e rimase a terra agonizzante. Nessuno, per i primi dieci minuti si accorse di nulla, fino a quando Alexandra, incuriosita dai gemiti che emetteva il figlio, spalancò la porta della sua camera, trovandolo a terra in ginocchio e correndo in suo aiuto.
-James, che ti succede?- esclamò la donna allarmata, chinandosi al livello del figlio.
Il volto del ragazzo era compresso in una smorfia di dolore, sudato e accaldato.
-Vieni, ti accompagno in bagno- gli sussurrò dolcemente, prendendolo per le braccia.
-Vuoi che ti prepari un tè caldo, qualcosa?- chiese ancora, accarezzandogli il viso e spostandogli una ciocca di capelli bionda da davanti agli occhi.
-Grazie mamma...- riuscì a dire, posandosi le mani sullo stomaco, vedendo la madre allontanarsi.La donna tornò pochi minuti dopo con una tazza fumante in mano, posandola sul comodino della camera di James e riaccompagnandolo, aiutandolo a sdraiarsi sul letto.
-Come va?- chiese dopo poco, carezzandogli la mano.
-Molto meglio mamma, grazie.- rispose James, leggermente più tranquillo.- Adesso mi preparo, devo andare a scuola...- Il ragazzo fece per alzarsi dal letto, ma la madre lo bloccò.
-Ti sconsiglio di peggiorare la situazione. Adesso riposati, ti farà bene.- gli ordinò, con lo stesso tono dolce e pacato di sempre.
-Ma io devo andare a scuola. Ho bisogno di chiedere spiegazioni su fisica... Sai bene che io e quella materia siamo come due rette parallele secondo la geometria euclidea...-
Sua madre sorrise, guardando il figlio negli occhi e mettendosi seduta accanto a lui.
-Beh, perlomeno in matematica te la cavi...-
-Abbastanza- commentò James, scuotendo la testa.
-Ma non puoi chiedere a Maya di rispiegartelo? Ti serve per forza la tua professoressa?- domandò Alexandra, avvicinandosi ancra di più al sedicenne.
-Per quel che ti riguarda sì. Poi, ovviamente, è per non lasciare da soli i miei amici e...-
-E...?- insistette- Dai, l'ho capito... Aspetto solo che tu me lo dica...-
-Stavo per dire che ho dimenticato il libro di filosofia nel mio armadietto, cosa c'è da dire?-
-Ho notato che ultimamente sei diverso. Sei meno depresso del solito. Certo, solo a momenti, ma comunque sembri... Cambiato, ecco.-
-So dove vuoi arrivare. Ma non ti darò la soddisfazione di saperlo.- rispose James sorridendo, incrociando lentamente le braccia al petto.
-Quindi. Sei innamorato?- Nonostante James fosse preparato ad una domanda del genere, la cosa lo spiazzò comunque. Ma non poteva negarlo, era così.
-E tu credi che dipenda da questo la mia voglia di andare a scuola?- chiese James, vagandoci intorno.
-Tu odi quell'ambiente. Ci stai male, ci soffri. Normalmente arriveresti a pregare mentalmente anche gli dei Aztechi pur di non andare a scuola. Preferiresti essere bloccato a casa con la polmonite piuttosto che assistere alle lezioni. Sei cambiato radicalmente, quindi suppongo che ci sia qualcosa che ti interessa più dello studio.-
Il ragazzo sbuffò, roteando gli occhi e girandosi su un fianco.
-Va bene. Hai ragione. E adesso, posso andare a scuola?-
-Non penso che tu voglia vomitare davanti alla persona che ti piace... Giusto?-
-Già, ma credo che capisca... In fondo, è un ragazzo intelligente...-
-Un ragazzo?-
-Un ragazzo. Non dire niente, ti prego.-
-No, tranquillo. Sei tu sei felice, lo sono anch' io.- rispose dolcemente, abbracciando il sedicenne e posandogli un bacio sulla fronte. James la strinse a sé, appoggiando la testa sulla sua spalla e restando per alcuni minuti fermo in quella posizione, finché la mamma non se ne andò di sotto a fare colazione e a prepararsi per la giornata di lavoro.Il ragazzo si rimise a dormire, ignorando il bruciore allo stomaco e le indicazioni della madre che, nel frattempo, usciva di casa. Non si svegliò prima che la sorella lo chiamasse, scuotendolo delicatamente per un braccio.
-Jamie, svegliati. Hai visite...- gli sussurrò lentamente Maya all' orecchio.
James mormorò qualcosa di incomprensibile poco prima che la sorella si alzasse, per scendere le scale e condurre nella camera l'ospite atteso.
-Chi è?- chiese il sedicenne, aprendo gli occhi un attimo dopo, sentendo i passi di due ragazzi risalire gli scalini di legno.
-Buongiorno dormiglione.- esclamò l'inconfondibile voce del piccolo Ethan, che si dirigeva a grandi passi verso il maggiore.
-Eh? Chi sei... Oh... Aw.-
-Puoi smetterla di fare versi insensati? Cosa vuoi che sia un bacio sulla guancia?- chiese il minore, scoppiando a ridere.
-Scusa... È che ogni tuo contatto mi disorienta... -
Il quindicenne sorrise maliziosamente, cominciando ad accarezzare il volto del biondo, scendendo poi con la mano sotto il mento e sfiorandogli il collo, scostando leggermente il colletto del pigiama e spingendo la mano sotto ad esso, fino ad arivare alla sua spalla.
-Ma lo fai apposta? Ti ho appena detto che mi dà fastidio...- sbottò James infastidito, cominciando a scrollarsi il compagno di dosso. -Metti i brividi, sai?- commentò il maggiore, sorrridendo e prendendo con due dita il mento del castano e avvicinandolo a sé.
-Lo so. Anche tu sei da brividi.- rispose il minore, sdraiandosi al suo fianco e appoggiando la testa nello scavo del suo collo."Adesso non devo trattenermi, vero? Posso prenderlo e sbatterlo al muro senza che lui pensi che sono un mostro o cose simili? Posso fare di lui tutto ciò che in due mesi ho desiderato e che non ho mai fatto?"
-Ti voglio bene...- sussurò James, posandogli un bacio tra i capelli castani che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte.
"Tutto qui? È davvero tutto qui? Veramente non riesco a dire altro che un 'ti voglio bene'? Davvero sono così codardo da farmi intimorire dalla sua innocenza? Andiamo, James, che razza di comportamento è questo? Sembro una femmina. E... No, non ci tengo a sembrarlo anche davanti ad Ethan."
-Ora si fa sul serio.- dichiarò James, alzandosi dal letto e scansando il castano bruscamente.
-Che intendi dire?- chiese il minore, confuso.
-Dammi dieci minuti che mi vesto, poi ti faccio vedere.- rispose, prendendo un paio di jeans stretti e una maglietta bianca dall'armadio, fiondandosi in bagno chiudendosi la porta alle spalle.Ethan rimase sdraiato con la faccia sprofondante nel cuscino, sdraiato su un fianco, come prima che il biondo si alzasse, attento al profumo che emanava la sua stanza.
Il sedicenne tornò alcuni minuti più tardi con addosso solo i jeans e la maglietta in mano, i capelli biondo paglia ancora umidi.
-Scusa per l'attesa... Sono quasi pronto.- affermò, infilandosi le maniche e il collo della t-shirt.
-Cosa hai intenzione di fare?- domandò Ethan al maggiore, intento a pettinarsi e a passarsi un po' di profumo sui polsi e sul collo.
-Uhm, ho deciso di farti passare un pomeriggio tranquillo. Ho pensato, visto che è venerdì e che per domani non avrai compiti, di proporti di venire con me, oggi. Sempre che tu non abbia altri impegni, certo.-
-Ho deciso di spendere il mio pomeriggio con te. Certo, avevo programmato di restare a casa a vederti agonizzante sotto le coperte, ma a quanto pare stai abbastanza bene da uscire, quindi... Ci sto.- accettò, immaginando un luogo tranquillo dove sarebbero potuti andare.Uscirono di casa poco dopo, prendendo le chiavi del motorino di Maya e infilandosi ognuno il proprio casco.
-Dove andiamo?- chiese Ethan al più grande, aggrappandosi alla vita di quest'ultimo per evitare di cadere dal motorino.
-In un posto.- rispose James tranquillo.
-Wow, tu sì che sai dare spiegazioni!- ironizzò Ethan, sbuffando e appoggiando la testa sulla schiena del compagno.
-Voglio che sia una sorpresa.- spiegò il maggiore, continuando a guidare senza scomporsi.James si fermò dopo circa un quarto d'ora di strada, accostandosi ad un muretto e aiutando Ethan a scendere.
-Una... Stazione della metro? Non era esattamente quello che mi aspettavo, ma...- commentò Ethan, prima chr venisse interrotto dal maggiore.
-Ma no, zuccherino, non siamo ancora arrivati.
-Oh... Okay. Quindi dove andremo?- ripeté il castano impaziente.
Le labbra del biondo si schiusero in un sorrisino complice; prese per mano il minore e sussurrò:- lo vedrai, Ethan, lo vedrai...- e, detto questo tirò fuori da una tasca dei jeans due biglietti e condusse il compagno all' interno della stazione, mettendosi seduto e aspettando che Ethan facesse lo stesso.

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Ethan, io...
Romance[COMPLETATA 14/09/2015-7/10/2016] On Wattys 2018 Longlist [In revisione] È difficile andare avanti da soli, dopo che chiunque, persino la tua migliore amica ti ha voltato le spalle. È difficile continuare a vivere, a camminare a testa alta, quando...