33. Lucy

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La ragazza dalla statura minuta stava aspettando Joseph alla stazione del pullman da ormai mezz'ora, ma del ragazzo neanche l'ombra. Controllò per l'ennesima volta l'orologio, sperando che l'amico arrivasse. Niente. Lo zaino violetto lasciato sulla panchina stava iniziando a scivolare per la lucidità della pensilina. Non poteva nemmeno andarsene, non aveva l'ombrello e avrebbe rischiato di bagnarsi. Il sole sembrava essere scomparso dietro la fitta coltre di nubi che si erano impossessate del cielo.

Lucy si accasciò sulla panchina, in attesa di un tempo migliore.
Decise di tornare a casa quando, un'ora dopo, l'amico non era ancora arrivato.
Il temporale sembrava essere momentaneamente cessato, ma i grandi cumulonembi coprivano ancora minacciosi il cielo cupo.

Lucy camminava ormai da dieci minuti davanti ad un gruppo di ragazzi che lei non riconobbe, che svoltavano dove svoltava lei, cambiavano i suoi stessi marciapiedi e si fermavano agli stessi semafori. La ragazza non era convinta che la stessero seguendo, ma pensava ci fossero ottime probabilità.

E venne il momento di una lunga pausa ad un semaforo che sembrò infinito, mentre il gruppo si avvicinava a lei sempre più.

- Ehi, tu, com'è che ti chiami?- domandò Butch passando davanti alla ragazza.
- Lucy. - rispose timidamente lei. Il gruppo la accerchiò e lei indietreggiò, addossandosi al lampione a lei retrostante.
- Conosci McCollough, vero? Ti ci ho visto parlare qualche volta. - gli chiese Butch in tono sprezzante.
- Sì, è un amico di James, perché? - rispose lei serenamente. Immediatamente l'espressione strafottente stampata sul viso di Butch venne tramutata in rabbia, confusione e odio.
- Armstrong?
- Sì, lui. Ma perché, se posso sapere, ce l'avete tanto con lui? Cosa vi ha fatto di male? Sembra un ragazzo tanto dolce...- non fece in tempo a finire il suo discorso che Butch se n'era andato, i pugni stretti lungo il corpo e la mandibola serrata.

Lucy tornò a casa distrutta, dopo aver camminato ininterrottamente per sei chilometri tra le vie del suo quartiere. Decise di non rivelare a Joseph della sua conversazione con Butch e la sua banda. Non capiva perché il ragazzo provasse tanto astio nei confronti del povero Ethan, specie sapendo che era in buoni rapporti con uno di loro. Perché non potevano vivere serenamente senza divergenze e litigi? Lucy non lo capiva. Aveva sempre avuto una buona situazione sia con gli amici che con la famiglia, e non capiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno di Butch così come non capiva il terrore di Ethan di denunciare la situazione alle autorità.

Provò a dormire, ma le palpebre non volevano sentirne di chiudersi e Morfeo non era ancora pronto a prenderla con sé, così restò tutta la sera in veranda con le cuffie ascoltare musica di vario genere, finché non crollò sulla sdraio esausta.

Nemmeno il giorno seguente, a scuola, Lucy era intenzionata a mantenere vivi i contatti con le altre persone, restandosene sempre in disparte e sparendo dopo le lezioni.
Joseph non se ne preoccupava più di tanto, era ancora scosso di suo, e neanche lui aveva una gran voglia di vedere gli altri ragazzi.

Entrambi sembravano turbati per qualcosa che riguardava i loro nuovi amici. Possibile che fosse questa la causa per la quale fossero sempre soli?

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Vi prego, perdonatemi per il ritardo, ma sono impegnatissima anche il pomeriggio. Dalle 8:00 di mattina alle 8:10 di sera.
E non ho per niente tempo di scrivere, solo nel fine settimana.
Comunque, parliamo del capitolo: vi è piaciuto? Vi prometto che dal prossimo riavremo Ethan e James, tranquilli.
Detto questo vi saluto, al prossimo capitolo,
~Gaia

Ethan, io...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora