Quella mattina non era iniziata benissimo. Erano passati ormai giorni dal coming out di Ethan e James a Butch, erano passati giorni dall'ultimo pomeriggio tranquillo. Mancavano tre giornate alla fine della scuola, alla libertà, e la giovane coppia aveva resistito con una forza che difficilmente era attaccabile. Butch non aveva più osato toccare Ethan. Ora il suo punto di sfogo era diventato James, ma il castano non condivideva. Sapeva che in fondo anche Butch avrebbe preferito che fosse il minore, perché più facile da battere.
A scuola sempre più ragazzi si stavano accorgendo della loro relazione, ma non mutavano il loro atteggiamento indifferente.
Solo un ragazzo tentò di avvicinarsi ad Ethan, a mensa o al cambio dell'ora. Diceva di chiamarsi Thomas Moore, e che aveva avuto l'occasione di conoscere Ethan, ma il ragazzo temeva di aver rimosso totalmente quel nome dalla sua mente.Restarono insieme alla pausa pranzo, durante la quale ebbero l'occasione di conoscersi meglio. Ethan gli raccontò di suo fratello, di sua madre e di James; non aveva paura di confessare la sua omosessualità, non temeva il giudizio del suo nuovo amico, si sentiva libero, libero di esprimere la sua opinione su tutto ciò che lo circondava. Thomas era a conoscenza del suo orientamento già da svariate settimane, stando a quanto raccontava, ma a lui sembrava non importare. In quella scuola pareva che ogni etichetta diversa da "etero" fosse un fenomeno da baraccone, ma più che scalpore facesse ribrezzo. Ad ogni coming out la notizia correva veloce lungo i corridoi, nei bagni, in cortile, e dopo due giorni persino le bibliotecarie ne parlavano. Tuttavia, non si avvicinavano incuriositi, che sebbene fosse un comportamento troppo espansivo stava a significare un interesse per il nuovo e un sistema per scoprire altri mondi, ma i soggetti della notizia venivano additati e derisi, senza che nessuno si preoccupasse che li sentissero fare commenti a voce alta, perché fuori discussione in quanto "normali." Thomas non era così, ed Ethan lo percepiva.
Al termine delle lezioni Ethan e Thomas dovettero salutarsi, il ragazzo sarebbe dovuto andare a trovare la nonna in ospedale ed era passato suo padre a prenderlo in macchina. Ethan gli sorrise e lo lasciò alla sua famiglia, mentre si dirigeva verso casa.
Arrivato al ciglio del marciapiede guardò a destra, per accertarsi che non ci fossero macchine, e intravide Ryan, cogliendolo nell'atto di prendere la mano a Diane e baciarle le labbra. Il minore dei fratelli sorrise mentre li osservava da lontano. Attraversò la strada sovrappensiero, senza aspettare che James arrivasse.Ma fu un errore.
Si voltò verso sinistra, dove Anne, Butch e la sua banda lo aspettavano in piedi, a braccia conserte, con un espressione in volto che di amichevole aveva ben poco.
Ethan alzò lo sguardo e un secondo più tardi realizzò quello che gli aspettava nei prossimi cinque minuti. Non importava se fossero sotto gli occhi di tutti, era probabile che davanti a quelle centinaia di persone solo Ryan e Diane sarebbero corsi in suo aiuto.
Il ragazzo scattò a sinistra, sfilando le braccia dalle bretelle dello zaino e lasciandolo lì a terra. Arrivò di corsa all'angolo, e per un istante si voltò a guardare indietro.Fu in quel momento che lo vide.
Dietro di lui vi erano, a pochi metri di distanza, il capo-bullo Butch ed Anne, che lo seguiva cupa e pensierosa; un quarto e un quinto ragazzo si erano lanciati nella corsa ad appena sei metri dalla giovane coppia; un sesto ragazzo, dai riccioli lunghi e neri, stava attraversando la strada in quel momento, allarmato. Rispettivamente James, Ryan e Joseph.
Ethan gioì mentalmente, e per una frazione di secondo rallentò. Restavano due opzioni, e il ragazzo avrebbe dovuto scegliere la più vantaggiosa per lui: voltare l'angolo, con il rischio di rallentare e farsi stendere da Butch, oppure correre in mezzo alla strada, dove con la coda dell'occhio intravedeva un'auto entrare rapidamente nella sua visuale. Senza pensarci troppo optò per la seconda.Fu un attimo. Una scintilla davanti a sé e poi uno scoppio. Sentiva James che gridava il suo nome, mentre i passi sul marciapiede chiaro cessavano.
Ethan ripercorse quella scena nella sua mente fin troppe volte in quel brevissimo attimo di tempo.
Un'auto che inchioda, il rumore stridulo della gomma dei copertoni sull'asfalto, poi il botto, e infine un urlo del biondo.Ethan non ci credeva. Si mise le mani tra i capelli e si accasciò a terra, cominciando a lacrimare.
James lo raggiunse con il suo zaino in mano, ma il minore lo spintonò via, come se fosse sua la colpa di ciò che era appena accaduto.
Il biondo comprese lo stesso i sentimenti del ragazzo dagli occhi blu, e si voltò ad esaminare la situazione dietro di sé: Butch era disteso in mezzo alla strada, sulla maglietta il segno della ruota. Accanto a lui, Anne giaceva priva di sensi in un mare di polvere e sangue.
Il biondo alzò lo sguardo su Joseph, già al telefono con l'ambulanza, mentre Ryan e Diane si stavano avvicinando ad Ethan, nel tentativo di capire come stesse. L'uomo alla guida era sceso dalla macchina, gridando preoccupato e non capendo come potesse essere successo.
James si avvicinò alla ragazza stesa per terra, le afferrò il polso e constatò che il suo cuore pompava ancora sangue nelle vene, ma non era certo messa bene.L'ambulanza arrivò sul luogo dell'incidente pochi minuti dopo, e sei uomini caricarono i due ragazzi sul retro del veicolo. Ethan e Ryan tornarono a casa, seguiti da James e Diane, mentre Joseph si era trattenuto a scuola per avvertire i pochi professori rimasti dell'accaduto.
I due gemelli varcarono la soglia del portone e salirono le scale, ancora scossi dall'incidente dell'ora prima.
- Ethan... - Ryan abbracciò il minore e lo fece sedere sul divano, mentre lo reggeva per la schiena. Non si staccò dal fratello, continuò a stringerlo a sé e ad accarezzargli la schiena.
- Va tutto bene, tranquillo. È passato. - Ethan era ancora troppo sconvolto per parlare. Non era finita. Butch ed Anne erano stati investiti, e la colpa era solo sua. Solo sua. Si teneva le tempie tra due dita, batteva le palpebre a ripetizione e tremava.
I sensi di colpa lo avevano assalito, e nessuno -compreso James- sapeva cosa fare per aiutarlo.La signora McCollough era tornata a casa alle otto e un quarto, e si era stupita nel vedere quanti ragazzi ci fossero nel suo salotto. In quel momento erano presenti i due gemelli, Diane, James e Joseph, che giravano preoccupati per la stanza.
La donna domandò cosa fosse accaduto di così importante da radunare lì tutti quei ragazzi con aria nervosa e preoccupata, ma nessuno inizialmente le rispose.
Provò ad avvicinarsi ad Ethan, che si dondolava sul divano con le ginocchia al petto, gli accarezzò il dorso della mano e gli sorrise.
- Ethan sta' tranquillo, va tutto bene. Non è stata colpa tua, non sentirti responsabile. Nessuno ce l'ha con te. - lo tranquillizzò, abbracciandolo come solo lei sapeva fare.James ricevette una chiamata poco dopo; era seduto sul divano insieme ad Ethan, e gli stringeva la mano, le cui dita erano intrecciate con quelle del suo ragazzo, mentre di tanto in tanto gli baciava la testa, senza dire nulla. Guardò il numero sul display, e rimase stupito dalla chiamata: al telefono era sua madre, che chiamava nel bel mezzo di un turno lavorativo.
Il ragazzo rispose, allontanandosi dai suoi compagni:
- Pronto? Mamma, non eri al lavoro?
«Lo sono, James. Mi hanno riferito dell'incidente. Ormai tutto il reparto ne parla. Voi state bene, vero? Ethan come sta? Si è fatto male?» domandò velocemente, senza mascherare il tono protettivo che tendeva ad avere versi i figli e tutto ciò che li riguardasse.
- Sta' tranquilla, mamma. Ethan sta bene. Piuttosto, hai notizie di Butch? - la tranquillizzò il biondo.
«Trauma cranico, un'emorragia interna. Lo stanno operando. Anne è in coma, per ora non si sveglia. Sembra che il suo impatto sia stato minore rispetto a quello del ragazzo.» rispose fermamente.
- Grazie, mamma. Ci sentiamo domani, okay? Sto da Ethan e Ryan con Joseph. Ho già avvertito Maya, sta' tranquilla. Buon lavoro, mamma.
Riagganciò e tornò dai compagni nell'altra stanza, che attendevano ansiosi altre notizie.
James si lasciò andare sul divano e sospirò. Afferrò la mano di Ethan e la strinse.
- Trauma cranico. - rispose secco. - Lo stanno operando, non so come andrà a finire, ma spero bene. Non è mai giusto augurare che un'operazione vada male a qualcuno, no? - Ethan annuì e si strinse al suo petto, mentre il maggiore continuava a baciargli la testa, augurandosi di avere veramente ragione e sperando che Ethan tornasse tranquillo, perché per lui quella situazione sarebbe stata ingestibile.---
Ma saalveee
Sì, sono le 5:27, ma la vita è bella, quindi non uccidetemi.
Come va? Avrei dovuto pubblicare un po' di tempo fa, lo so, ma non avevo voglia di tornare su wattpad a scrivere lo spazio autrice XD
Va bene, spero che il capitolo vi piaccia.
Ethan è carino quando si sente in colpa, aw. Cioè, è carino sempre.
Okay, me ne vado, byeee
(-2!)
~Your Lydia Wright
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Ethan, io...
Romansa[COMPLETATA 14/09/2015-7/10/2016] On Wattys 2018 Longlist [In revisione] È difficile andare avanti da soli, dopo che chiunque, persino la tua migliore amica ti ha voltato le spalle. È difficile continuare a vivere, a camminare a testa alta, quando...