Capitolo 1

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È solamente una delle tante notti in cui mi sveglio durante il sonno.

Questa volta per colpa delle urla di mia mamma che sta sbraitando contro mio padre.

Decido di alzarmi e di andare a vedere cosa sta succedendo.

"Come hai fatto a perdere il lavoro? Me lo spieghi?"

"Non lo so nemmeno io cosa sia successo, probabilmente non riescono a tenere così tanti dipendenti"

"E ora?"

Mio padre la guarda negli occhi e la bacia.

"Un modo lo troveremo, insieme".

Lei rimane scioccata dal suo modo di comportarsi e non sa come rispondere.

"Domani mattina ci penseremo, adesso vai a dormire che stai morendo di sonno" continua mio padre e prendo quelle parole come se le dicesse anche a me perciò torno nuovamente in camera mia.

La mattina dopo chiamano sia me che mia sorella.

"Ragazze, Diana" e si rivolge a mia sorella.

"Atena" si rivolge a me. "Dobbiamo dirvi una cosa"

"Ci trasferiamo. Il prima possibile. Salutate tutti i vostri amici perché non li rivedrete molto spesso".
Mia mamma si avvicinò a noi e mi asciugò le lacrime dicendomi che non cambierà nulla. Ma non aveva ragione. Avevo un certo presentimento che sarebbe cambiato tutto.

Mentre mia sorella, di due anni in più di me se ne andò in camera sua  senza guardarli negli occhi sbattendo la porta.

Decido si seguire il suo atteggiamento perciò mi incammino verso camera mia lasciando la porta aperta buttandomi nel letto.
Avrei voluto piangere ma le lacrime stranamente non mi uscivano.

Dopo un po mia sorella mi raggiunse. Lei si che stava piangendo. È naturale, lei qui aveva un fidanzato, aveva molte amiche ed era la più popolare della scuola.
"Ehi Diana"
"Atena... Stai tranquilla, io non sto piangendo".
La ammiravo quando faceva cosí, piangeva come non avesse mai pianto, come nessuno ha mai pianto e diceva di stare bene per non farmi soffrire.
"Diana, stai tranquilla, lo sai che a me puoi dirmi tutto. So che dentro stai malissimo, e si vede anche da fuori credimi. Ma come abbiamo sempre fatto riusciremo ad andare avanti insieme."
Poi le alzai la testa e la obbligai a guardarmi negli occhi.
"Poi di fidanzati ne troverai quanti ti pare. Perché sei bellissima e lo sai. La scuola per essere la più popular la abbiamo anche dove andiamo a vivere".
Sorrise, sono riuscita a farla sorridere.
Sorrisi anche io e la abbracciai.
"Grazie Atena! Tu sei più piccola di me ma sembra che hai vissuto più di me. Sai già molte cose che io non so tipo riuscire a non piangere in questi momenti. Un giorno me lo devi spiegare però!"
"Anche subito se vuoi".
E le lanciai un cuscino addosso.
"Ah sì? È così che si sta meglio? Facendo la battaglia di cuscini? E che battaglia sia!".
Ci mettemmo sul serio a giocare a quel gioco che tutti hanno fatto almeno una volta nella vita da piccoli.
Io mi sentivo meglio, lei non piangeva più.
Ma di sicuro sapevamo entrambe che a breve avremmo lasciato il nostro mondo per un altro pieno di pericoli da scoprire.

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