Capitolo 23

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Qualcuno mi strattona il braccio, sento urla di donne e bambini che sussultano, le macchine suonano.
Il sole che mi arriva diretto e mi da fastidio. Qualcuno probabilmente si accorge che metto il braccio agli occhi per proteggermi perché mi compre con un ombrello.
Sento il rumore di un ambulanza, è un rumore forte quindi l'ambulanza è vicina.
"Datele un po d'acqua" urla qualcuno.
"Ha bisogno di zuccheri!"
Non riesco ad aprire gli occhi e non mi sento la gamba destra e la sinistra mi fa malissimo.
Cerco di avvicinare il braccio per toccarmi la parte dolorante ma è indolenzito e non ci riesco.
Intanto mi sento alzare e mettere in una barella di quelle dell'ospedale.
Mi portano e mi fanno attraversare una "collinetta".
Mi fermano là, provo a parlare ma non mi esce voce.
Poi entra una donna che mi dice "tranquilla ci sono qui io" e mi poggia una mano sul petto.
Un signore chiede se il colpevole si fosse fermato.
Ci fu un "no" generale di molte persone che non riuscivo a riconoscere.
Poi ci fu una voce, calda ma che non mi disse nulla che disse che aveva preso il numero della targa. Cosa mi era successo? Non mi ricordo nulla ma in testa incomincia a suonare "All of me". Perché proprio quella canzone?
Riesco a mettere la mano in tasca ma dentro non ci trovo nulla, con più sforzo cerco in quell'altra ma niente neanche là.
"Ah, scusami, nella tasca avevi due dispositivi elettronici ma in ambulanza non li puoi tenere."
Mi venne subito in mente Sara ma non era un pensiero cattivo.
Mi mancavano Filippo e Matteo. Perché non erano là? Cosa era successo?
"Non sappiamo cosa ti sia successo ma indagheremo, c'erano molte persone ad assisterti per fortuna"
Cercai di chiedere spiegazioni sulla mia voce ma quella donna probabilmente sentì solo dei "mh, mh" come quando cerchi di parlare a bocca chiusa. Non ci riesci.
Così disse solo di riposarmi.
Appena l'ambulanza partì mi addormentai.
Quando aprì gli occhi ero in un lettino bianco, ero in ospedale.
Mi guardai attorno non capendo il motivo per il quale mi trovavo qua ma non mi veniva in mente nulla.
Alzai la testa e notai che dalla mia gamba destra usciva tanto sangue mentre quella sinistra non riuscivo a muoverla. Avevo paura che si fosse rotta.
Cercai di parlare e questa volta la voce mi uscì così chiamai un infermiera.
"Salve, mi dica" disse questa ragazzina, avrà avuto poco più di venti anni.
"Mi potrebbe dire cosa mi è successo? Io non mi ricordo nulla."
"Te lo racconto in breve" disse avvicinandosi a me.
"Sei stata investita da una macchina che non si è fermata."
"Che bastardi..."
"Anche tu eri bella distratta, stavi attraversando la strada senza voltarti a destra e a sinistra"
"E lei che ne sa?" Risposi seccata
"Testimonianze."
"Fatto sta che sono io quella seduta qua ora. Siete riusciti a prendere la targa?"
"Per fortuna si, però un tuo genitore la deve portare dalla polizia."
"Notizie della mia salute?"
"La gamba sinistra probabilmente è rotta, dobbiamo fare vari test e poi se è come pensiamo dobbiamo fare un amputazione.
Per la destra non ci dovrebbero essere troppi problemi. Probabilmente ha solamente subito una cosa esterna."
"Quanti test dobbiamo fare per la sinistra?" Chiesi preoccupata.
"Domani ne facciamo uno per il quale non serve nessuna adesione, è di controllo. Poi ne dovremmo fare un altra nella quale può rischiare gravemente ma non la possiamo amputare senza prove certe."
"D'accordo. Mi potete ridare il mio telefono? Devo chiamare un amico"
"L'ora delle visite tutti i giorni sono dalle tre alle sei e mezza del pomeriggio, invece la domenica dalle undici di mattina alle sei e mezza del mattino.
Inoltre non puoi ricevere visite i giorni nei quali hai degli interventi."
"Oggi che giorno è?"
"Mercoledì"
"Mi dica che non sono le sette"
"No però sono adesso concluse le visite. Dovrai aspettare domani."
"Ora mi puoi ridare il mio telefono e il mio ipod!? O anche quelli non mi possono venire a trovare?"
"Va bene, va bene" disse l'infermiera facendo un risolino.
"Elisa, I dispositivi personali della signorina?"
Elisa probabilmente era una segretaria o un altra infermiera ma da camera mia non si vedeva.
Dopo poco l'infermiera di prima tornò.
"Ecco a te" disse lasciando le mie cose sul comodino.
Mi rattristava che i miei genitori oppure nessuno dei Wolf fosse venuto a conoscenza di questo incidente.
Le prime persone che avrei voluto avere accanto a me erano loro.
Invece ero stata subito circondata da sconosciuti, quelli però mi volevano bene sennò mi avrebbero lasciato lì, sul marciapiede, a marcire tra il mio sangue. Nessuno avrebbe preso la targa di quel delinquente probabilmente ubriaco o una persona che comunque di me che attraversavo se ne è fregata.
Poi chissà se e quando quelli a cui voglio bene si sarebbero accorti di me.
Si sarebbero fermati se fossero loro quelli ad assistere ad un povero incidente anche non riconoscendomi?
Mi immagino di essere un fantasma che riesce a scappare dagli occhi di tutti pur non volendo.

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