Mi risveglio e mi accorgo subito di non essere da sola.
C'è una faccia familiare che mi guarda dritta negli occhi, nell'anima, nella sua faccia c'è compassione, quasi pentimento.
Più la guardo e più la sua faccia mi dice qualcosa.
Certo, ora ho capito chi è.
"Ehy, mi riconosci?" Mi chiede dolcemente. "Sono io"
"Ehy" rispondo con un fil di voce.
Poi si avvicina a me e mi abbraccia.
"Mi sei mancata" annuncia poi senza sciogliere l'abbraccio.
"Anche tu mi sei mancata moltissimo"
"Scusami se ti avevo detto che ho una nuova amica, non ricordavo quanto fossi gelosa di me" disse guardandosi dalla testa ai piedi per poi tornare a guardarmi.
"All'inizio davo a te la colpa di esserti trasferita perché non ho mai voluto così tanto bene ad una persona."
"Amore, non avrei mai voluto lasciarti, non mi sarei mai allontanata da te, pensavo..."
Lei mi bloccò con una mano.
"Si, lo so, pensavi che avrei capito ma tu immagina che un giorno i miei decidono di trasferire e noi non ci vediamo più. Non te la prenderesti anche un po con me?" Disse buttando fuori l'aria che aveva trattenuto per dire tutto di fila.
"Si, piccola, scusami hai ragione" dissi io invitandola con la mano ad avvicinarsi a me.
Quando fu davanti a me la abbracciai e non ci staccammo dall'abbraccio fino a quando non entrò un infermiera.
l'infermiera era quella giovane del giorno prima.
"No! Non dovevate sciogliere l'abbraccio!" disse sbuffando.
Alzammo le mani in segno di scuse.
"Riabbracciatevi" disse.
Ci guardammo negli occhi e poi ci abbracciammo.
L'infermiera guardandoci dolcemente si unì all'abbraccio.
Fatto ciò chiese alla mia amica come si chiamasse e di dove fosse visto che non sapeva parlare bene l'italiano.
Tra di noi infatti ci parliamo ancora in inglese.
In fine l'infermiera trasse fuori dalla tasca del camice una lavagnetta.
Cercò il mio nome a voce alta.
"Eccolo!" Disse quando lo trovò. "Ne la gamba destra ne la gamba sinistra sono rotte." Quando sentimmo questa notizia sorrisi perché non potevo saltare sul letto dalla felicità.
"La sinistra è quella messa peggio perché l'incidente ha colpito un'articolazione ma non si deve fare nessuna operazione per curarlo perché si curerà da sola con il tempo"
Si fermò per un attimo e mi sorrise. Mi era piaciuta la sua compagnia in questi giorni.
"La destra invece ha perso molto sangue e i medici non lo considerano una cosa negativa, infatti non ha nulla."
Quando finì di leggere mi chiese "sei felice?".
"Certo!" Esclamai.
"I medici hanno deciso che è inutile tenerti fino a domani. Se vuoi puoi andartene anche ora oppure puoi asp..."
"Ovvio che me ne vado adesso!" Sorrisi a Lucy e lei ricambiò.
"Dobbiamo avvisarti che la gamba sinistra ti farà ancora male per due settimane Se alla terza settimana ti farà ancora male torna assolutamente qua, mi raccomando."
"E cosa mi farete?"
"Opereremo la vena che è stata urtata durante l'incidente."
"Farà male?"
"Abbastanza, ma ora pensa al presente e divertiti con la tua amica. Mi ha fatto piacere conoscerti Atena, hai il carattere di una vera dea ma senza vantarti" fece un sorriso leggero e poi mi abbracciò.
"Anche a me mi ha fatto piacere conoscerla"
"Ti ho già detto di darmi del tu?"
"Circa venti volte" dissi scoppiando a ridere.
Lucy mi aiutò a prendere la mia borsa con libri e vestiti perché la gamba mi faceva male.
"Cosa vuoi fare?" Mi chiese Lucy non volendomi far sforzare troppo.
"Non saprei... Ah! Ti devo far assaggiare il miglior bar di questa città". Sapevo che le piaceva mangiare e perciò annuì subito.
Arrivate ordinammo una fetta di dolce e un ace.
"Allora raccontami di te" chiesi quando il cameriere se ne andò con i nostri ordini.
"Ba, non saprei da dove cominciare" disse sistemandosi gli occhiali.
"Dal fatto che da quando non ci sei più la vita è più monotona. Passo le ore al club del libro e in piscina. Ho solo una nuova amica, quella di cui ti parlavo al telefono si chiama Josephine e l'ho conosciuta al club del libro.
Come immaginerai le mie medie non sono calate e la mia materia preferita è diventata la matematica, perché non mi ricorda te." In effetti era l'unica materia in cui andavo male in quel tempo.
Sentendo lei che descriveva la sua vita mi viene in mente la mia, quella che avevo a Londra.
La vita era monotona, passavo ore al club del libro e in piscina e l'unica amica che avevo era Lucy.
Dio quanto è cambiata la mia vita!
"Ehy, Atena, mi stai ascoltando?" Mi chiese lei.
"Si certo" mentii, ero affondata nei miei pensieri.
In quel momento arrivò il cameriere con due grandi pezzi di torta e due bottigliette contenenti il succo d'ace.
Quando se ne andò bevvi subito l'ace con la cannuccia.
"E tu? Insomma, come va la vita qua?" Chiese lei impacciata.
Appoggiai la bottiglia sul piatto e giocherellando con la cannuccia cominciai a raccontarle la mia vita senza di lei.
"Be, allora, la storia è lunga.
Ho conosciuto il ragazzo che abitava nel palazzo prima di me, si chiama Filippo e lo amo per il suo carattere. Ho conosciuto Matteo, il ragazzo dagli occhi belli. Sono entrambi innamorati di me.
Faccio parte di un gruppo di amici chiamati Wolf e Wolf Girl.
Poi c'è una ragazza che ha tentato... be, ecco, spero che hai capito.
Poi ho conosciuto una nuova amica che si chiama Veronica e l'ex di Filippo che si chiama Sara con la quale ha una figlia di nome Melissa." Scoppiai a ridere, in poco meno di due anni ho passato tutto questo. Pensare che a Londra una ragazza così la chiamavo "dai facili costumi."
E ora ero quella che dicevo che mai sarei diventata.
"Hai capito qualcosa della mia storia?" Sorrisi.
"Diciamo che non mi ricordo più niente ma in quel momento ho capito tutto... Vita bella e interessante insomma." Sorrise anche lei. "Non hai mai avuto un minuto di pausa! La scuola?"
"Ah, ecco, la scuola... Avevo fatto un test per entrare ma non l'ho superato. Per questo non ho mai fatto un ora di lezione."
"E non ti manca?"
"Diciamo di no." Dissi per poi tornare a bere il mio ace.
Lucy assaggiò la torta e si complimentò con il cuoco numerose volte.
Alla fine era tutta sporca di cioccolata e con un dito si pulì.
"Sempre la solita" annunciai.
"Quanto ti fermi?" Chiesi poi.
"Non lo so, sono venuta solo per vederti, mi avevano detto che stavi in condizioni gravi e poi non potevo starti lontana quando siamo state sempre vicine."
"Oh, Lucy" dissi con gli occhi dolci. "Ma sei venuta con i tuoi?"
"No, aereo da sola."
"Non hai più paura dell'aereo?"
"Me la sono fatta passare, era l'unico modo per venire da te."
A questo punto decisi di alzarmi, abbracciarla e darle un bacio sulla guancia.
Era da tutta la vita che aveva paura degli aerei.
Però faceva bene, stavamo volando con i nostri genitori verso il mare e c'erano stati dei vuoti d'aria. Lei era ancora più paurosa di me e da quel giorno non è mai più salita su un aereo.
Perciò scoppiai di gioia quando mi disse che la sua paura era scomparsa.
"E ora?" Chiese Lucy quando finimmo di mangiare.
"Vieni a casa mia, saluti mia sorella, vieni coccolata da mia mamma, conosci il ragazzo nuovo di mia sorella e magari chiamo anche Filippo o Matteo, così li conosci."
"Tanto devo dormire per forza a casa tua" mi dice facendo l'occhiolino.
"Chi sei più curiosa di conoscere tra Filippo o Matteo?" Chiesi mentre ci incamminammo verso casa mia.
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If not now, When?
RomanceStoria completata✔️ Storia iniziata il 28 novembre 2015 Storia completata il 18 maggio 2016 È il primo libro che scrivo su Wattpad perciò scusatemi se non è la scrittura di una grande scrittrice ovviamente mi impegnerò al massimo per voi❤️