Capitolo 37

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Mi faceva male risentirlo dopo quello che era successo.
Non avrei più voluto sentire la sua voce e invece accetto di vederci il giorno dopo sulla nostra panchina.
Lui vuole darmi delle spiegazioni ma io non voglio sentirle.
Lui vorrà spiegarmi che senza di lui non posso vivere ma io non sono d'accordo.
Non so perché ho accettato.
Rivederlo mi farà solo del male e io non sono pronta.
Decido comunque che un occasione gliela dovevo dare. Volevo sentire quello che aveva da dirmi e quali scuse avrebbe trovato.
Così mi addormento pensando a come è cambiata la mia vita e come sarebbe se fossi rimasta a Londra.
"Di sicuro più monotona ma con meno lacrime" mi risposi da sola.
La mattina dopo mi sveglio tardi, in fondo perché avrei dovuto svegliarmi presto?
Perché stanotte avevo sognato Lucy? Non mi era mai capitato di sognare una mia amica.
Lei non rideva, mi fissava solamente perforandomi il petto.
Poi lei si avvicinò a me ma e io le misi una mano sulla spalla ma non riuscì a fare questo gesto semplicissimo stranamente.
"Addio" mi sussurrò.
Io cercai di trattenerla qua ma come un fantasma lei sparì senza togliermi gli occhi di dosso.
Che sogno strano. Colazione non la volevo fare così decisi di andare già da subito al parco, Filippo non mi aveva dato un orario il giorno prima così magari poteva essere già la.
Quando arrivai corse subito da me e mi abbracciò. Mi dava fastidio avere le sue braccia strette attorno a me.
"Non mi abbracciare" sibilai.
Lui si allontanò subito da me alzando le mani.
"Atena lasciami spiegare." Mi disse.
"Ti ascolto ma non pensare che sentendo la tua storiella io decida di tornare come prima. Mi hai ferita Filippo." I suoi occhi non si levarono dai miei e io guardavo dentro i suoi.
"Ora siediti nella nostra panchina e lascia che ti spieghi senza che dici una parola."
Io feci come mi disse lui.
Probabilmente notò che tremavo non so se per il freddo o per la paura nei suoi confronti perché appoggiò la sua mano nella mia.
Io come se fosse un gesto robotico la ritrassi.
"Ok, d'accordo." Disse.
"Da quando ci sei tu con me la mia vita è cambiata, io sono cambiato.
Le cose cambiano qui sta il bello.
Sei stata tu la causa del mio cambio di carattere." Si vedeva che si sforzava a dire quelle parole ma non perché fossero bugie ma perché non mi aveva mai fatto un discorsone. Sentivo che questo era solo l'inizio del discorso.
"Dalla prima volta che mi presentai a casa tua mi sei stata simpatica, mi hai fatto innamorare di te.
Non te l'ho mai detto lo so.
Perché la frase che ti dedico sempre di Max è vera.
Non mi sono mai innamorato di nessuno.
Tutte mi seguivano come cagnoline e non sono mai stato visto per il mio carattere, tutte mi hanno sempre visto per il mio fisico, aspetto esteriore e popolarità. Tutte doti importanti certo ma non era vero amore e tu sei sempre stata diversa dalle altre.
L'ho capito dalla prima volta che ho provato a baciarti, non me lo hai permesso." Sorrise come se fosse uno dei ricordi migliori che gli ho passato da quando ci conosciamo.
"Dopodiché il tempo è passato, esattamente due anni e non puoi capire quante volte ho sentito il bisogno che tu diventassi mia.
Ho fatto un errore quando ti ho fatto conoscere Matteo perché da quel giorno non ero più io al centro del tuo universo.
Ogni volta succedeva così.
Prima si cagavano me e mi dicevano di amarmi ma poi quando facevo conoscere anche Matteo tutte mi salutavano e andavano con lui.
Più bello e più dolce di me.
Ti ho chiesto di prendere una decisione perché non potevo permettermi di innamorarmi di una persona che mi avrebbe poi respinto.
Quindi pensavo che come tutte tu alla fine saresti andata da Matteo.
Io per non affezionarmi troppo ho deciso di fare quel che ho fatto.
Sono un coglione lo so."
Dopodiché si mise a canticchiare proprio la canzone di Max.


Le notti non finiscono all'alba nella via
le porto a casa insieme a me, ne faccio melodia
e poi mi trovo a scrivere chilometri di lettere
sperando di vederti ancora qui.
Inutile parlarne sai, non capiresti mai
seguirti fino all'alba e poi, vedere dove vai
mi sento un po' bambino ma, lo so con te non finirà
il sogno di sentirsi dentro un film.
E poi all'improvviso, sei arrivata tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più
la quotidiana guerra con la razionalità
vada bene pur che serva, per farmi uscire
Come mai, ma chi sarai, per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza, pregando per un si.
Gli amici se sapessero, che sono proprio io
pensare che credevano, che fossi quasi un Dio
perché non mi fermavo mai
nessuna storia inutile
uccidersi d'amore ma per chi.
Lo sai all'improvviso, sei arrivata tu
non so chi l'ha deciso, m'hai preso sempre più
una quotidiana guerra, con la razionalità
ma va bene pur che serva, per farmi uscire
Come mai, chi sarai, per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza pregando per un si.
Dimmi come mai, ma chi sarai per fare questo a me
notti intere ad aspettarti, ad aspettare te
dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui
qui seduto in una stanza pregando per un si'

A quel punto non resistetti dall'abbracciarlo.
"Perchè sei così dannatamente dolce?"
Chiesi io.
"Be dopo quello che ho fatto mi sembra il minimo. Scusami ancora dolce angelo mio."
Non avrei dovuto cedere così facilmente ma come facevo a girarmi da un altra parte dopo che si era impegnato così tanto per me?
È un dolce bastardo.
"Lo so che non è il momento giusto per parlarne ma non so cosa potrà succedere così ti devo parlare di una cosa."
Decido di dirlo tutto ad un fiato per farlo sembrare meno difficile da dire.
"Sara ecco alla fine non ha abortito.
La bimba ha tre anni e si chiama Melissa. Tutti vogliono che ti comporti un po più da padre.  Sara é l'unica che da te non chiede nulla. Anche io però sono d'accordo nel tornare nel passato anche se probabilmente vorrebbe dire perderti non é giusto che ci vada di mezzo una bimba così carina come Melissa. Un padre lo dovrebbe avere. Scusami se ho indagato."
"Cosa ti ha detto Sara della nostra storia?" Dice con molta rabbia.
Comincio a narrare quello che mi aveva detto Sara.
Lui alla fine del racconto apre la bocca e sgrana gli occhi  "ti ha raccontato proprio tutto. Non ti ha detto quello che ho provato."
"Lei non lo sa."
"Non ero pronto per fare il padre e glielo avevo detto numerose volte. Lei in quei mesi aveva cominciato a prendere la pillola e io non usavo più il preservativo.
Da la nacque Melissa.
Lei diceva di prendere le pillole ma in realtà non le prendeva, sono andato dal suo medico e lui negò tutto.
Voleva una bambina nonostante fossimo giovani e nonostante io non fossi pronto a fare il padre.
Ora dimmi chi ha torto tra noi due? Lei o me?"
"Entrambi. Le cose nella vita però succedono e tu essendo il padre biologico ti devi almeno presentare alla bambina."
"E se poi il nostro rapporto svanirà?"
"Penso che in questi casi una bambina piccola abbia la precedenza."
Dissi triste.
In quel momento Sara mi chiamò e mi disse di vederci al parco anche con Melissa.
La raggiunsi con Filippo.
Filippo appena vide Melissa si aprì in un sorriso di gioia.
La prese in braccio e le disse "piccola mia, scusami se non sono stato capace di essere neanche un padre."
Lei però sorrise e lo baciò nella guancia.
Poi guardò Sara.
"Tesoro, è tuo padre." Disse lei.
Melissa cominciò a ridere e Filippo le accarezzava la testa.
"Sono felice di averti visto amore, prometto di vederti qualche volta ma non posso tornare con tua mamma."
Poi fece scendere Melissa e salutò con il cenno del capo Sara.
Mi prese una mano e mi portò via.
"Posso pur essere un buon padre ma se questo significasse perdere te cercherò di diventare un cattivo padre."
Mi abbracciò e mi fece posare la mia testa sul suo petto.
"Ora è tutto apposto, è tornato tutto come un tempo, stai tranquilla."
Disse mentre mi sfiorava con la mano i capelli e le guance facendomi venire i brividi.
Poi appoggiai la testa sulla sua spalla e lo baciai sul collo.
Eravamo tornati noi ma le cose che succedono purtroppo non si possono dimenticare.

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