Capitolo 5

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"Ciao, sono il vecchio proprietario di questa camera, spero che qua starai bene più di quanto sono stato io.
Io sono Filippo ed ho 17 anni, per qualsiasi cosa ti lascio anche il mio numero:.... Aspetto la tua chiamata"
Non sapevo se scrivergli o no.
Intanto presi il telefono e incominciai a ricopiare il numero dal foglietto e lo salvai.
Poi entrai su whatsapp e vidi che Lucy mi aveva scritto.
"Mi dispiace molto che la nostra amicizia sia finita così, pensavo con un litigio come molte altre ma la nostra no. La nostra al contrario delle altre però non smette di esistere anche se siamo lontane perché io ho bisogno di te e tu di me. Si, ci saranno dei litigi e magari per quello finirà. Ma ora? Ora siamo quelle di prima, quelle che prendevano tutte per sfigate ma fregandocene abbiamo continuato a leggere i nostri libri preferiti insieme e a fare qualsiasi cosa da sfigate perché finché stiamo insieme niente è sfigato e niente e nessuno potrà impedirci di fare ciò che vogliamo, ricordatelo"
Cominciai a piangere fin dalla prima parola "mi dispiace".
Lei era sempre una che si prendeva le colpe di tutto e di tutti, infatti ora non era colpa sua, era colpa mia o di chiunque altro abbia fatto in modo di farmi trasferire.
Dopo aver pianto sdraiata sul letto pensando a tutte le nostre risate la mia mente tornò a quel biglietto misterioso.
"niente e nessuno potrà impedirci di fare ciò che vogliamo" ripensai alle parole di Lucy.
Ma io lo volevo o no?
Un altra cosa che mi aveva insegnato lei era di vivere la vita, bella o brutta che sia, rendendola la migliore di tutte.
Come? Pensando che in ogni pericolo ti trovi sopra una montagna con un paracadute.
Ti butti? Si, tanto hai il paracadute!
Mi immaginai la scena:
Mi trovo sul monte bianco con l'aria che mi spettina i capelli e poi salto con tutta la forza che ho.
Arrivata a questo punto presi il contatto di Filippo e cominciai a scrivergli quello che volevo mandargli.
Poi apro il paracadute e arrivando con i piedi per terra gli invio il messaggio.
"Emm.. Ciao, io sono Atena"
"Chi??"
"Sono la nuova ragazza che abita nel tuo appartamento"
"Ah si, piacere Filippo"
"Ho trovato il tuo bigliettino..."
"Immaginavo, hai fatto bene a scrivermi"
"Ma come mai non abiti più qua?"
"Perché ci siamo trasferiti sempre a Roma, tu vieni da Londra vero?"
"Indovinato"
"Allora potrei farti da guida, così ci conosciamo"
"Hahaha☺️"
"Che c'è? Sei già occupata?"
"No... È solo che sono timida e tutti mi considerano pallosa e non vorrei farti perdere tempo"
"Sciocchezze, sarò io a giudicarlo e poi dalla foto del profilo sembri molto carina"
In quel momento andai a rivedere la mia foto profilo perché me la ero scordata.
Ero io che ridendo venivo leccata da Rocky. Cosa c'era di bello in quella foto?
Mi hanno comunque insegnato che ad un complimento si risponde sempre:
"Grazie..."
"Allora aspettati una mia visita in qualsiasi momento".
Ero agitata da quella conversazione... Nessun ragazzo mi aveva mai parlato così.
Chiesi anche consiglio a mia sorella e lei disse di aspettare. Magari poteva farmi visita anche il giorno dopo... Così disse. Passai tutto il pomeriggio e la notte ad immaginarmelo, con i vestiti simili a quelli che c'erano nell'armadio e magari raffiguravo il mio ragazzo ideale.
Non mi ero mai fatta questi pensieri, sul serio. Adesso forse stavo crescendo? È forse questo il tempo dell'amore?
Il giorno dopo suonò il citofono, i miei non c'erano, e neanche mia sorella che a quanto pare era già uscita con il figlio del taxista.
Il cane non poteva rispondere quindi presa dall'ansia che magari fosse il ragazzo del biglietto risposi io.
"Chi è?" Chiesi
"Sei la prima ragazza al mondo che chiede chi è ad un citofono..."
"Bhe, se non so chi sei..."
"Tu aprimi"
Non sapevo se fidarmi.
Era una voce eccitante, strana e allo stesso tempo dolce.
Pensavo e speravo potesse essere Filippo così mi decisi e aprì.
Per le scale sentii qualcuno correre, così mi presentai alla porta.
"Sono Filippo piacere"
Lo so che è strano ma devo ammettere che rimasi incantata da quel ragazzo, in confronto a me era un adulto ma un adulto può essere un figo e lui lo era.
Aveva gli occhi azzurri e i capelli marroni, riccioluti.
Era alto quindici centimetri circa in più di me quindi sembrava un gigante e io in confronto a lui ero una nana.
Era vestito simile si vestiti che aveva lasciato nell'armadio:
Scarpe vans, pantaloni abbassati che si vedevano le mutande, la moda di oggi, e la maglietta con una scritta che per me era famigliare: era inglese c'era scritto "ciao" ed aveva una stampa sotto, aveva sopra una felpa e un cappello di una marca molto famosa per i ragazzi ed aveva le cuffiette per la musica alle orecchie.
Era proprio come me lo ero immaginato.
Non so che sentimento fosse l'amore ma appena ho visto Filippo ho provato tipo una fitta allo stomaco e ho sentito molte volte parlare di colpo di fulmine da mia sorella.
Mi sa che mi ero innamorata.
"Emm... Atena ci sei? Terra chiama Atena , terra chiama Atena"
Oddio, non gli avevo risposto!!! Come "primo appuntamento" non era iniziato proprio al massimo.
"Eh?" chiesi poi stranita
"Ah... sei Filippo?"
"Ma no guarda sono tuo padre"
Poi ha visto che non dicevo più niente
"No scherzo sono tua madre" disse con la voce imitando qualcosa che non riuscivo a capire.
"Ahaha si certo..."
"Seriamente" mi disse dandomi una botticella sulla spalla
"Scusami..." e mi guardai "Non sono come mi immaginavi vero?"
"Be in realtà no"
Mi sentivo in colpa, avevo rovinato tutto
"Sei molto più bella di quanto ti immaginavo" e mi sorrise
"O mio dio stai flertando con me?"
"Be in realtà sei tu che hai iniziato il fleart guardandomi con la bava che ti usciva dalla bocca prima"
"Ehi!"
E ci mettemmo a ridere.
"Sei fidanzato?" Gli chiesi poi
"Bho" rispose vago
"Come? Uno bello come te non fidanzato? Mi sembra un sogno"
"Non ho detto né si né no"
E ridemmo penso come non abbiamo mai riso in vita nostra.
"Ehy, simpatico, invece di startene là, fuori dalla porta vuoi entrare o usciamo?"
"Menomale che eri timida eh!"
In effetti con lui mi sentivo diversa che con tutti gli altri, mi sentivo bene, mi sentivo a mio agio stranamente.
Poi tornò a casa mia sorella seguita da un bel ragazzo che immaginavo fosse il figlio del taxista. Entrò senza degnare di uno sguardo Filippo.
"Bel culo" mi disse Filippo riferendosi a mia sorella.
"Ehi!"
"Ma lo hai più bello tu..." E diventò tutto rosso.
Poi mi prese in braccio e mi portò fuori di casa.
Mi infilò dentro la sua macchinetta e non mi immaginavo proprio dove mi stesse portando.
A fare il tour?
A casa sua?
In un bar?
Non lo potevo sapere.

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