Capitolo 17

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Filippo non sembrava convinto ieri, dopo quel fatto, per niente.
Mi aspettavo un suo messaggio magari per chiarire qualcosa ma così non fu.
Passai tutta la giornata a pensare al giorno prima.
Cosa avevo fatto? Di sicuro Filippo o non mi parlerà più oppure vorrà spiegazioni che io non saprei dargli, cosa avrei potuto dirgli?
Mi immaginavo la scena che sarebbe venuta.
"Atena, voglio delle spiegazioni"
"Si, scusa per ieri, è solo che a me piaci sia tu sia Matteo e sai essendo innamorata di tutti e due sono anche gelosa di tutti e due, così gli ho detto alla ragazza che avevamo scopato ma non era vero cioè insomma ti ho visto che ci spiavi da dietro alla porta"
Dicevo mentre avevo le mani tra i capelli e ridevo ma ridevo piangendo.
A metà pomeriggio il campanello di casa suonò e io non mi ero mai spostata da quel letto ne avevo intenzione di farlo quindi pensai mentalmente a chi c'era in casa.
Rocky stava abbaiando ma ovviamente non poteva aprire lui la porta e rispondere.
I miei non c'erano perché erano andati a fare dei colloqui per il nuovo lavoro di mio padre.
Mia mamma non aveva mai lavorato ma da quello che sapevo voleva cominciare perché si era stufata di stare a casa o dietro Diana che poi non la ricompensa mai e sta sempre con il ragazzo.
Dietro me ormai anche io ero diventata grande e quasi quasi stavo più fuori casa io di Diana.
Alla fine portava a spasso Rocky tutto il giorno le poche volte che non lo portavo io.
Mentre facevo mente locale si sentì la voce di...
Ok, adesso in casa c'era anche Filippo.
"Atena dove sei?" Urlò una volta dentro e io mi immaginavo mia sorella che lo guardava preoccupata e il mio cane che saltava nelle gambe di Filippo.
Risposi solo per questo.
"Sono qua, Filippo, in camera mia".
Quando arrivò io stavo per abbracciarlo ma lui mi tese una mano con il palmo aperto.
"No, Atena non ti avvicinare, non mi fido più di te"
Così dicendo si mise in piedi di fronte a me e mi portò sul divano prendendomi in braccio.
Mi fece cadere tra i cuscini e poi lui si mise di fronte a me.
"Atena, oggi voglio finire il discorso dell'altra volta."
Io annuì pensando che l'altra volta quel discorso era stato interrotto dalla morte improvvisa di sua nonna e allora stavo per dirgli "mi dispiace" ma lui cominciò a parlare e in pratica non finiva più.
"Ne sono successe di cose da quando ci conosciamo eh?
All'inizio il biglietto sulla tua scrivania e tu che decidi di scrivermi e poi usciamo insieme poi noi che litighiamo.
In fondo, non dire di no, noi non facciamo altro che fare pace e litigare quindi è inutile che comincio a fare il rap dicendo "facciamo pace e poi litigare, non facciamo altro che fare pace e litigare" quindi passo direttamente a quando tu conosci Matteo per colpa mia, tra poco capirai il perché l'ho detto in negativo, diventi una Wolf girl e succede quello di ieri, sai perché ci sono rimasto male? Non puoi amare tutti e due facendo finta di niente... Non capisco come non abbia potuto capirlo Matteo ma io l'ho capito e sinceramente? Non so neanche come tu faccia a continuare a gestire questa farsa..."
"Wow" dissi sospirando
"Ci vai giù pesante insomma"
Lui non sapeva ancora che ero praticamente stata violentata da una Wolf Girl ma non avevo intenzione di dirglielo, non l'avrei detto neanche a Matteo se non fosse stato il suo fidanzato.
Poi tornai con la mente al discorso che mi stava facendo solamente perché si sedette di fianco a me.
Si, stava esattamente ricreando l'atmosfera dell'altra volta quindi adesso sapevo cosa avrebbe detto e che mi avrebbe messo una mano sulla coscia, così fece.
"Ti devo dire una cosa importante Diana" disse compiendo quel movimento della mano e rendendomi la coscia calda.
"Ecco a me piaci, si lo so che è bruttissimo dirtelo così, avrei preferito dirtelo con un mazzo di fiori" si guardò intorno e notò i fiori che avevamo su un comodino, li prese e me li portò gocciolanti mentre stava ridendo.
Io risi e li presi annusandoli.
"Dove li hai comprati questi bellissimi fiori?" Chiesi.
"Alla casa di una dea greca"
"WoW!" Dissi io ridendo.
Mi aveva ricordato che ogni volta che a scuola studiavamo i Greci tutti mi prendevano in giro per il mio nome ma io non ci stavo male, ho sempre adorato essere una dea Greca, mi faceva piacere solo il fatto che i miei avevano pensato alle dee come figlie.
"Avrei anche voluto farti una serenata con la mia nuova chitarra ma non la ho neanche dietro."
Mi ricordai che avevo una piccola chitarra giocattolo che però suonava bene in camera.
Appoggiai i fiori e andai a prenderla.
"Ho solamente questa".
Lui la prese, la guardò e si mise a suonare e cantare
"My heart will go on".
In quel momento si vide mia sorella uscire dalla sua camera abbracciata dal suo ragazzo che era senza maglietta e incominciò a ridere alla scena di Filippo e mi disse:
"E tu che volevi buttarla!
Hai visto che a qualcosa serve?"
Cominciò a canticchiare quella melodia e poi rientrarono dentro.
Una volta finita la canzone e dopo il mio lungo applauso mi prese il viso con le mani e incrociò i miei occhi.
"Quanto vorrei che questi fossero miei" disse accarezzandomi lungo la guancia.
Io ero immobilizzata e muta.
Cominciò a passarmi il pollice sulle labbra, mi aspettavo che ora mi baciasse ma invece si allontanò da me con il suo sguardo.
"Ma so che anche Matteo li vuole e voglio che sia tu a scegliere."
Si alzò e andò alla porta, si girò un ultima volta verso di me
"Io aspetterò tutto il tempo che ti serve, ti lascio i tuoi spazi e i tuoi tempi ma tu devi promettermi che quando avrai fatto una scelta ci chiamerai tutti e due insieme e ce lo dirai in faccia perché ho impressione che quando sei da sola con me sceglieresti me ma quando stai da sola con lui scegli lui.
Non può succedere questo anche se so che è difficile questa scelta devi farla, davanti a tutti e due perché non voglio essere più preso in giro.
Anche se Matteo e io siamo migliori amici non importa, dalla tua scelta dipenderà il futuro di tre ragazzi: Matteo, te e me.
Ora vado ma tu pensaci e facci sapere a sei occhi"
Disse tutto così calmo che sembrava quasi distaccato, mi sarei immaginata che avrebbe detto tutto ciò urlando.
Stava cambiando? Per me?
Aveva ragione perfettamente Filippo, dovevo sceglierne uno.
Ma chi? Non c'è uno migliore dell'altro.
Aprì la porta ma prima di uscire mi rivolse un ultimo sguardo io sussurrai "te lo prometto" non so se mi sentì perché si girò verso la porta aperta e poi sparì dietro il rumore cigolante quando la porta si chiuse alle sue spalle.
Anche se non mi avesse sentito la promessa vale ancora e la dovevo rispettare.
Mi alzai, mi appoggiai alla porta e mi sedetti lì per terra.
"dalla tua scelta dipenderà il futuro di tre ragazzi: Matteo, te e me."
Ripetei la frase di Filippo e poi cominciai a piangere.

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