Capitolo 35

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QUINN:

"Mi dispiace se sono andato via senza dirti nulla, ma ero troppo incazzato." Disse scazzato Kevin mentre rimetteva a posto le sue cose nello zaino nero e bianco, mi morsi il labbro annuendo a quello che aveva detto.

Quando doveva starmi vicino era il primo ad andarsene.

"Se non ti ho detto tutto dall'inizio era perché avevo paura che non mi avresti creduta." Sussurrai osservandomi le scarpe.

"Infatti hai ragione, non ti avrei creduta ma almeno mi sarei arrabbiato di meno. Cazzo, credevo davvero che questa volta fosse finita, ma appena ti ho vista oggi non sono riuscito a trattenermi, ti amo troppo."

Lo guardai negli occhi restando in silenzio.

Non capivo che cosa mi stava succedendo, non riuscivo a guardarlo come facevo prima. Non riuscivo a dirgli ciò che gli avrei detto mesi prima.

"Mi perdoni ?" Chiese sorridendomi.

Gli lasciai un bacio sulle labbra annuendo "si."

"Tutto molto affascinante ma adesso Quinn dovrà venire via con me."

Quella voce familiare mi fece sobbalzare.

Sapevo perfettamente a chi apparteneva ed era proprio per questo che mi si ghiacciò il sangue.

Mi voltai incontrando i suoi occhi color nocciola che mi stavano spellando viva, le sue mani erano strette in due pugni, il corpo rigido e la mascella contratta.

Speravo che per qualche miracolo la sabbia mi potesse risucchiare e portare via da quella situazione ma ovviamente non successe nulla.

"Io voglio restare qui con -" mi bloccai sentendo improvvisamente il mio braccio fare male.

Portai istintivamente gli occhi su di esso osservando la mano di mio padre mentre me lo stringeva con forza.

Era stato velocissimo nei movimenti che neanche me ne ero resa conto.

"Tu verrai con me e senza fiatare." Ringhiò a denti stretti spingendomi letteralmente lontano da Kevin.

Non mi restava altra scelta.

Salutai Kevin seguendo mio padre fino alla macchina. Per fortuna non gli aveva detto nulla, si sarebbe scatenata un altra lite tra loro due.

L'ansia mi stava mangiando viva.

Justin strinse la presa sul volante indurendo i suoi lineamenti "non posso credere che lo hai perdonato di nuovo. Sei veramente una cretina."

Provai a replicare ma mi zittì subito.

"Zitta. Devi stare fottutamente zitta e ascoltarmi.
Ti avevo detto di stare sempre insieme ai ragazzi quando uscivi, e tu ovviamente hai fatto tutto il contrario." Parlò alzando di molto il tono di voce.

Fermò la macchina in attesa che il verde sul semaforo scattasse prendendo a guardarmi severamente "e poi spiegami cos'è questa storia che te la fai di nuovo con quel moccioso."

Mi voltai verso di lui fulminandolo.

"Non aspetta altro che farti stare di nuovo male."

Strinsi i pugni per il nervosismo "tu non sei nella posizione di parlare." Finalmente parlai.

Ero sconcertata dal suo comportamento.
Era il primo a farmi arrabbiare e a trattarmi male.

Non lo tolleravo, questo modo di fare da stronzo nei riguardi del mio ragazzo mi infastidiva più di un branco di mosche in piena estate.

My 'Dad'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora