Capitolo 33

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QUINN:

Non capivo nemmeno più in quale punto della casa mi trovassi, sapevo solo che stavo per morire.

Tutto intorno a me cadeva a pezzi, il fuoco stava divorando ogni angolo della casa.

Non avevo avuto abbastanza tempo per uscire dal palazzo.

Avevo sbagliato a venire, dovevo starmene buona e farmi gli affari miei, stavo pagando le conseguenze delle mie decisioni. Ero stata una vera stupida.

Nessuno mi avrebbe salvata, nessuno sapeva dove mi trovassi.

Mi ero servita su un piatto d'argento agli skeletons.

Non volevo morire.

Chiusi gli occhi stringendomi più in me stessa, il fumo ormai mi era entrato nei polmoni, non riuscivo più a respirare.

Era la fine.

JUSTIN:

"Ti conviene sbrigarti Bieber, Quinn sta per morire."

Lasciai cadere il mio cellulare correndo verso la mia auto seguito dai ragazzi.

Ero tornato a casa e subito dopo avevo ricevuto questa telefonata, la voce sapevo a chi appartenesse.

Fottuto Daniel.

Sfrecciai verso il palazzo dove mia figlia era andata trovandolo a fuoco, subito un improvvisa rabbia si impossessò di me, rabbia per non essere stato in grado di proteggere Quinn, ma soprattutto per il fatto che ancora una volta si era comporta da incosciente mettendo a rischio la sua stessa vita.

Non avevo mai conosciuto una ragazzina più cocciuta di lei.

"Justin, non dirmi che Quinn è-" Nathan non completò la frase, i suoi occhi erano lucidi, la sua voce spezzata.

Guardai i ragazzi per un attimo, sapevo già cosa era giusto fare.

Mia figlia non poteva essere davvero morta.

Alzai il cappuccio della mia felpa entrando di corsa nel palazzo, gemetti per il bruciore del fuoco contro la mia pelle ma in quel momento il mio unico obbiettivo era trovare mia figlia.

Per mia fortuna alcuni punti della casa non erano ancora stati toccati dal fuoco.

Iniziai a chiamarla senza ricevere risposta però.

L'ansia in me stava aumentando sempre di più, se non avessi trovato in tempo Quinn sarebbe davvero morta e io con lei.

Sentì un urlo provenire alle mie spalle, abbassai lo sguardo sul pavimento intravedendo una ragazzina rannicchiata su se stessa, era lei.

Corsi verso di lei prendendola a mo di sposa, faticava a respirare e a tenere gli occhi aperti.

Dovevo muovermi.

Le fiamme stavano aumentando sempre di più, ero certo che nei paraggi ci fosse anche un'altra bomba, diversa da quella che era esplosa prima.

Ormai conoscevo benissimo le strategie degli Skeletons, prima mettevano una bomba piccola ed infine una seconda, fatale.

Presi a tossire guardandomi intorno, non capivo nemmeno più da che parte fossi entrato, il fumo mi impediva anche di tenere gli occhi aperti, li sentivo bruciare.

Caddi per terra insieme a Quinn sentendo il mio braccio bruciare come non mai, lo osservai trovandoci un grosso taglio profondo causato dalla caduta di un pezzo di ferro.

Il soffitto stava per caderci addosso.

"Porca puttana." Gemetti non riuscendo a rialzarmi, ero bloccato per terra e accanto a me c'era Quinn, ormai priva di sensi.

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