Capitolo 16

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JUSTIN:

Non avevo fatto altro che osservare il viso lesionato della mia piccola tutta la notte.

Non mi aveva detto chi era stato, ma sicuramente si trattava di quelli che l'avevano picchiata anche lo scorso giorno. Quel Derek e quella Taylor..

Volevo fargliela pagare, nessuno si doveva azzardare a picchiare Quinn.

Finì di bere il mio caffè mattutino tornando in camera mia per lavarmi i denti, Quinn stava ancora dormendo così feci piano per evitare di svegliarla.

Aveva avuto delle lunghe giornate e se si riposava faceva bene.

Tornai al piano di sotto poggiandomi con le mani sul tavolo osservando il basso.

"Justin, sai almeno dove cercare ?" La voce di Damon attirò la mia attenzione, scossi la testa "non ne ho idea, dobbiamo chiedere a Quinn, forse lo sa però non voglio che scopra quello che vogliamo fare."

"Cercheremo di non farglielo capire, caso mai posso chiederglielo io, desto meno sospetti." Intervenne Seth, annuì ringraziandolo mentalmente.

Tutti noi volevamo vendicarla, ormai Quinn era diventata importante per tutti.

Erano le 11 e mezza di mattina e di Quinn ancora nessuna traccia, doveva essere molto stanca.

Salì al piano di sopra aprendo la porta della mia camera trovando Quinn poggiata di schiena alla parete bianca mentre osservava il vuoto, le sue gambe erano legate al petto, tipico atteggiamento che assumeva quando era pensierosa.

"Tutto bene ?" Chiesi avvicinandomi a lei, annuì non degnandomi neanche di uno sguardo.

Il suo zigomo sinistro era completamente viola, il livido che aveva sull'altra guancia era leggermente più piccolo.

Il suo labbro era spaccato e rosso, continuava a morderselo nonostante il sangue che continuava a fuoriuscire.

Mi sedetti accanto a lei avvolgendo un mio braccio attorno alle sue spalle, sembrò darle fastidio quel mio gesto, infatti si tolse il mio braccio mettendosi più lontana.

Aggrottai la fronte visibilmente confuso "qualcosa non va ?"

"Non ho bisogno della tua pietà." Sputò ferma continuando ad osservare un punto ben preciso davanti a lei.

Alzai gli occhi al cielo sbuffando "non era un gesto di pietà, odio anche io queste cose. Volevo solo che tu sapessi che ti sarò vicino."

Rise muovendo la testa in segno di negazione "ci sei solo quando vengo ridotta in questo stato, per il resto sei sempre per i cazzi tuoi. Non provare a dire che non lo fai per pietà perché menti." Ringhiò alterata osservandosi le unghie dipinte di nero, strinsi i pugni trattenendo la rabbia "ti ho detto che non lo sto facendo per pietà."

"Ti ho detto di non mentirmi."

"Pensa quello che vuoi." Risposi annoiato alzandomi dal letto, questa ragazzina faceva uscire la parte peggiore di me.

Cazzo io cercavo di essere gentile e mi trattava in questo modo ? Ma che cazzo di problemi aveva ? Non faceva altro che peggiorare la sua situazione. E io che volevo anche picchiare quei ragazzi per vendicarla, ma vaffanculo.

Peggio per lei.

Stavo per uscire dalla stanza ma la sua vocina flebile richiamò la mia attenzione "scusami, papà."

Sorrisi per come mi aveva chiamato, era la terza volta che lo faceva da quando era venuta a vivere con me.

"Non ti preoccupare." Risposi accennando un sorriso che ricambiò.

My 'Dad'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora