Capitolo 43

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QUINN:

"Prova a negarlo di nuovo e ti farò tanto male." Mi minacciò freddamente Simon chiudendo la porta alle sue spalle avvicinandosi lentamente a me.

Indietreggia fino a sbattere contro il muro sperando che quest'ultimo mi avrebbe risucchiato trasportandomi da un altra parte ma, naturalmente, non successe nulla di tutto ciò.

Rimasi ferma al mio posto sperando con tutta me stessa che non mi avrebbe colpita, ne avevo abbastanza di essere ripetutamente picchiata da qualsiasi essere vivente sulla faccia della terra.

Mi afferrò i capelli stringendoli nella sua mano, un urlo uscì fuori dalla mia bocca mentre chiudendo istintivamente gli occhi per il dolore allucinante che sentivo.

Sembrava che mi stesse staccando i capelli dalla testa per quanto facesse male.

"Allora ? Cosa stavi facendo fuori la porta ?" Mi chiese mormorando, all'apparenza sembrava essere calmo ma sapevo che stava solo fingendo.

Non risposi portandomi una mano sulla testa sperando di affievolire il dolore in qualche modo, senza risultati.

"Rispondi, stronzetta."

Scossi la testa non riuscendo nemmeno a pronunciare una semplice parola, se avessi aperto bocca probabilmente mi sarebbero uscite solo della urla, quindi rimasi zitta mordendomi il labbro.

"Rispondi ho detto !" Mi urlò contro sbattendomi con la schiena contro la parete facendomi uscire un leggero gemito, dovevo farmi forza e dirgli una palla per farmi lasciare.

Stavo per parlare ma mi resi conto solo in quel momento di non aver nessuna scusa plausibile da usare, qualunque cosa avessi detto sarebbe stata impossibile da credere.

Lui sapeva perché mi trovavo fuori la stanza, voleva solo che lo dicessi ad alta voce per trovare una scusa per picchiarmi di nuovo.

"L-lasciami, mi stai facendo male." Sussurrai riaprendo gli occhi, il ragazzo mi lasciò incrociando le braccia al petto "hai ragione, forse dovrei prima farti dire cosa ci facevi lì fuori e poi valutare bene se farti del male oppure no."

Lo fulminai con lo sguardo non rispondendo, assunse un espressione spaventosa prima di alzare il suo pugno facendolo scontrare violentemente contro il muro, sobbalzai per lo spavento.

Mi sorrise sfacciatamente "il prossimo lo riceverai in faccia." Mi minacciò serio stringendo entrambi i pugni, deglutì rumorosamente alzando le mani "volevo solo andare al bagno.."

Mi sorrise crudelmente muovendo la testa in segno di negazione "Quinn, so che stai mentendo."

"È la verità." Mentì di nuovo cercando di essere il più convincente possibile.

Certamente non potevo dirgli che ero riuscita ad aprire la porta e che volevo andare da Jaxon per vedere cosa gli stava accadendo, dire che ero in ansia era un eufemismo, speravo solo che non gli avrebbero fatto male.

"Io però non ti credo." Aggiunse infine avvicinandosi lentamente, sgranai gli occhi portando le mani in avanti fermandolo "per favore, non farmi male." Sussurrai lentamente chiudendo gli occhi, davvero non ne potevo veramente più.

"Dammi una buona ragione per non farlo."

"N-non ti ho fatto niente.."

"Troppo poco." Aggiunse prima di sferrarmi un calcio nelle costole, caddi per terra mordendomi il labbro per il dolore, non riuscivo neppure a respirare.

"Cristo." Sussurrai tra un respiro e l'altro portandomi una mano sullo stomaco

"Forza alzati, il capo vuole che tu vada da lui." Disse infine riposando il suo cellulare nella tasca del jeans nero che indossava, lo fulminai con lo sguardo provando ad alzarmi lentamente.

My 'Dad'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora