Capitolo 46

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LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE PER PIACERE.

JUSTIN:

"Lei deve assolutamente salvarla !" Ringhiai contro il medico che si stava occupando di Quinn, era in coma da due giorni.

"Si deve calmare signor Bieber, stiamo facendo il possibile, ma deve capire che è in gravi condizioni Quinn. Ha perso moltissimo sangue." Mi informó serio gesticolando con le mani in maniera cronica facendomi innervosire ancora di più, avevo la voglia di spaccargli la faccia.

Lasciai perdere avvicinandomi a mia figlia, era stesa su un letto, aveva gli occhi chiusi ed era molto più pallida del normale, dovuto alla forte perdita di sangue, mi sentivo così in colpa per non averla protetta abbastanza.

"È bellissima." Disse serio Nathan osservando Quinn.

Avevo sempre pensato che si sarebbero fidanzati prima o poi.

Ad ogni modo annuì alle sue parole "lo so, è l'unica cosa bella che io abbiamo mai fatto nella vita, non può andarsene così." Dissi nervoso torturandomi i capelli.

Ciò che avevo appena detto era vero, amavo Quinn più di qualunque altra cosa e pensare a come l'avevo trattata fino ad ora mi faceva venire voglia di picchiarmi a sangue.

"Comunque, vi spiacerebbe dirmi come è potuto succedere ?" Ci chiese il medico attirando la mia attenzione, sbuffai "questi non sono cazzi tuoi."

"Sua figlia è stata sparata, signor Bieber." Disse alzando le mani in cielo, sbuffai stringendo i pugni frustrato "non c'è bisogno di precisarlo, lo so perfettamente." Sputai con arroganza squadrando l'uomo che avevo di fronte.

"Dovrò informare le forze dell'ordine." Disse infine prendendo il suo cellulare, Nathan si alzò velocemente sbattendolo al muro con tutta la forza che aveva "ti conviene non fare assolutamente niente."

"Ragazzino, levami subito le mani di dosso."

"Nathan, lascialo !" Gli ordinai serio afferrandolo per le spalle.

Fece come gli avevo ordinato e un po esitante indietreggiò passo dopo passo cercando di tornare calmo.

"Cosa è accaduto a Quinn non sono affari suoi, si limiti a curarla senza fare troppe domande." Ringhiai infine puntando un dito contro il medico che sospirò sconfitto avvicinandosi infine a mia figlia leggendo alcune cose su una cartella.

"Gliel'ho chiesto perché se non dovesse farcela dovrà dare una valida motivazione alla morte di sua figlia, ha solo 17 anni." Parlò infine uscendo poi dalla stanza lasciandomi un occhiata indecifrabile.

Feci finta di nulla non volendo neppure prendere in considerazione le sue parole, Quinn non sarebbe morta.

Mi avvicinai a lei prendendole la mano, mi sedetti sulla sedia blu che si trovava accanto al letto poggiando la fronte sul materasso morbido.

I ragazzi intanto erano usciti lasciandomi solo con lei.

"Non so se puoi sentirmi oppure no, ma sento il bisogno di doverti parlare, Quinn.-" Iniziai a parlare guardandola, aveva il viso pieno di tagli e lividi, non potetti che continuare a dire ciò che stavo dicendo con lo stomaco che piano piano si stringeva.

"-Ho fatto moltissimi errori e tante cazzate nella mia vita, forse la mia intera esistenza non è altro che uno sbaglio ridicolo, però so di essere stato in grado di aver commesso una cosa fantastica, e quella cosa sei tu.-

-Probabilmente queste cose non te le dirò mai faccia a faccia per vari motivi, uno di questi è che sono troppo orgoglioso. Questa parte di carattere tu l'hai presa da me, ed è per questo che credo che il tuo vero papà sia io e non Daniel." Pronunciai quel nome con disprezzo sentendo un leggero sollievo pensando alla fine che aveva fatto.

My 'Dad'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora