Capitolo 29

3.7K 188 49
                                    

QUINN:

Non avevo chiuso occhio per tutta la notte.

Ogni volta che provavo a dormire mi si presentavano nella mente le immagini di Derek mentre mi picchiava e finivo col svegliarmi di botto spaventata.

Mi alzai dal letto rabbrividendo al
contatto dei miei piedi nudi sul pavimento freddo.

Camminai verso il bagno sbadigliando più volte per la stanchezza.

Sentivo la schiena e lo stomaco farmi male, non osavo nemmeno immaginare l'aspetto che avessero i miei lividi.

Mi spogliai velocemente lavandomi per bene, per tutto il tempo tenni lo sguardo basso, non mi volevo vedere per non peggiorare le cose.

Infilai una felpa grigia ed un jeans nero leggermente stracciato sulle ginocchia.

Mi pettinai i capelli ed infine lavai i denti.

Alzai lo sguardo verso il mio riflesso pentendomene subito, avevo un evidente livido sulla fronte, gli zigomi erano violacei, le labbra gonfie con una spaccatura al centro, ero ridotta peggio di quanto mi aspettassi.

Me ne uscì dal bagno aprendo la finestra per far passare dell'aria, accesi una sigaretta sedendomi poi per terra osservando il cielo grigio.

Presi il cellulare dal mobile cliccando al tastino home per vedere se ci fosse qualche messaggio da parte di Kevin ma, purtroppo non c'era nulla.

Chiusi gli occhi trattenendo le lacrime.

Ogni cosa sembrava andare per il verso sbagliato e per quanto mi sforzassi non riuscivo proprio ad essere positiva.

Mi stava crollando tutto addosso.

Perfino Kevin se n'era andato via, lasciandomi da sola.

Ma infondo aveva fatto semplicemente quello che gli diceva la testa, forse allontanandosi da me sarebbe stato meglio o almeno avrebbe smesso di preoccuparsi dei miei problemi.

Feci un altro tiro dalla mia sigaretta poggiando la testa contro il muro, sospirando.

Non avevo voglia di fare nulla, nemmeno scendere giù per incontrare Justin, Nathan e gli altri.

Esatto, ero una codarda e stavo scappando dai miei problemi ma infondo era sempre questo che facevo, scappare via.

Nathan mi aveva chiamata codarda, e per quanto odiassi quella parola mi descriveva in pieno, non ero altro che una fottutissima codarda.

"Dobbiamo uscire, forza apri." Una voce familiare bussò alla mia porta interrompendomi dai miei pensieri, era Nathan.

"N-no, io non vengo."

"Non fare la bambina ed esci da questa stanza." Questa volta era Justin ad aver alzato di parecchio la voce, abbassai lo sguardo cercando di non rispondergli male alzandomi dal pavimento freddo.

Spensi la sigaretta gettandola nel gabinetto uscendo poi dalla mia stanza.

Mi ritrova davanti Nathan e Justin ma per fortuna non dissero nulla, scesi le scale sotto il loro sguardo arrivando fino alla cucina dove ad aspettarci c'erano gli altri, compresa Jennifer.

"Ciao piccola." Mi salutarono gli amici di mio padre con un sorriso dolce, sospirai accennando anche io un sorriso "c-ciao."

"Vedo che continui a metterti nei guai." Disse Jennifer incrociando le braccia al petto, alzai lo sguardo verso di lei stringendo i pugni.

"Pensa agli affari tuoi e smettila di intrometterti nella mia vita."

"Sei una piccola iena, lo sai ?"

My 'Dad'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora