3.

4.7K 211 2
                                    

Capitolo tre

«Invitiamo in studio Jenny William.» La voce di Maria de Filippi, seguita dall'applauso del pubblico, fece da sottofondo al mio ingresso. Notai tutti i riflettori puntati su di me ed il mio volto diventò paonazzo improvvisamente.

«A giudicare la sfida c'è Luca Lago, insegnante del Balletto del Sud.»

Vagai con lo sguardo verso gli altri ragazzi: alcuni mi fissavano incuriositi,altri guardavano compassionevoli Annalisa. Gli occhi di Andreas invece mi stavano mangiando dolcemente,ed io ricambia lo sguardo, un pò imbarazzata.

«Maria,posso fare una cosa?» Chiese improvvisamente lui,catturando l'attenzione di tutti.

Senza neanche aspettare una risposa si fece largo tra gli altri ballerini, avvicinandosi spavaldamente verso di me.
Lo guardai confusa, mentre lui si chinava per baciarmi la guancia.«Buona fortuna, Jenny.» Sussurrò al mio orecchio,marcando bene il mio nome.

Gli sorrisi,mostrandogli la mia gratitudine verso quel gesto cosi famigliare, cosi delicato.Il pubblico era in delirio e Veronica Peparini mi strizzò l'occhio,facendomi avvampare ancor di più.

«Bene,iniziamo.»Annunciò Maria, notando il mio imbarazzo.«Inizia tu Jenny.»

Annuì avvicinandomi verso il centro dello studio.Inspirai lentamente, roteando il collo, scacciando l'agitazione. Garrison si mise comodo e mi mimò con le labbra 'Forza'.

«Puoi far partire la musica.» Dissi a Maria, e la vidi fare un gesto rapido con la mano.

Le note di Talking to the moon echeggiavano nell'aria. Svuotai la mente, ricordando solo le innumerevoli correzioni apportate da Amy. Strinsi i pugni verso l'altro mentre Bruno Mars cantava "I want to back". Era una frase molto importante per me, che incisi sulla mia pelle un anno fa, poco più sotto al cuore. Volevo indietro la mia vita,tutti i viaggi che non avevo fatto, tutti gli specchi in cui non mi ero specchiata, tutto il vento da cui non mi ero lasciata pettinare.

Terminai la canzone di spalle, e prima di voltarmi verso i professori sorrisi, a me, alla mia danza e al coraggio che ho avuto a mollare tutto e ri-iniziare.
Mi inchinai e ringraziai,lasciando poi spazio ad Annalisa, che in tutte le sue sinuose forme, ballò Womanizer.

«Bene,vorrei vedere Jenny in un'improvvisazione.» Disse il maestro Luca,dopo che anche Annalisa ebbe finito la sua coreografia.

Annui, sospirando a pieni polmoni.Non sapevo su che canzone avrei dovuto ballare e questo mi intimoriva.Le note partirono e mi fu inevitabile sorridere quando sentì la voce di Christina Aguilera. Mi alzai sulle punte, camminando sensualmente in avanti.

Avevo provato circa mille volte Burlesque davanti lo specchio della mia camera da letto, immaginando di essere a Brodway con un costoso veatitino di pailettes.

Mentre ballavo,cercai di immaginare un'atmosfera diversa, un lussuoso locale con i sedili in pelle e gli occhi su di me: feci finta di togliere la sigaretta inesistente dalla mia bocca e la lanciai in aria, eseguendo subito dopo un gran jetè e arrivando distesa a terra.Incurvai la schiena,mi sciolsi i capelli e sull'ultimo accento rivolsi un occhiolino alla folla.

I ragazzi,compreso Garrison, si alzarono in piedi battendo le mani.Non potevo crederci di averla veramente ballata.
Abbassai il capo in segno di inchino, e, mentre entravano in studio alcuni ballerini per il passo a quattro di Annalisa, ne approfittai per bere e riprender fiato.

Quando anche lei ebbe finito ci invitarono entrambe a raggiungere il centro.Maria spiegò che sullo schermo sarebbe apparso il nome di chi aveva vinto la sfida.
Portai le mani dietro la schiena, incrociando le dita.Quei minuti sembravano interminabili, ogni volta che appariva il mio nome sentivo una voragine nel petto.

«Complimenti ad entrambe.» Disse il direttore, guardandoci.

Non ebbi il tempo di elaborare tutto ciò che accadde nel giro di pochi secondi: Annalisa con le lacrime agli occhi,i professori stupefatti e un nome in bella mostra sullo schermo: JENNY

Mi guardai intorno, e subito dopo avvolsi Annalisa in un abbraccio.«Mi dispiace tanto.»Sussurrai stringendola.

Lei si staccò da me, scostandomi una ciocca di capelli dietro le spalle.Mi sorrise e si avvicinò verso Maria, prendendo in mano la mia felpa bordeaux.

«Volevo ringraziare i professori per l'insegnamento dato, volevo ringraziare te Maria e ci tenevo a dare io la maglia alla mia degna sfidante.» Parlò con la voce rotta dalle lacrime.

Mi consegnò la maglia e dopo aver salutato tutti andò via.I miei occhi si riempirono di lacrime, e mi portai una mano sul volto per nascondermi.

«Jenny,metti la tua maglia.» Mi incitò Maria, sorridendo dolcemente, ricordandomi per un momento il sorrisetto di mia madre.

Feci come chiesto e cercai di rimediare al mio mascara colato. Mi avvicinai ai professori e gli strinsi la mano, alcuni li ricordavo dai vecchi casting, altri invece erano nuovi.

«Cosa ti ha spinto a tornare?» Mi chiese di punto in bianco la Celentano, mentre stavo per sedermi.

«Lei.» Ammisi onesta.«Nessuno aveva mai creduto in me fermamente come aveva fatto lei due anni fa.Andare via da Seattle e volare con le mie ali è sempre stata il mio sogno, essere qui per me è un sogno.»

«Allora sono contenta.» Concluse,senza perdere l'accento duro e marcato.

Rivolsi un sorriso a tutti, aspettai che mandassero in onda la pubblicità e salì verso le postazioni dei miei nuovi compagni per poterli conoscere.

«Sei una bomba» Urlò una ragazza, invitandomi a battere il cinque.

Sorrisi.«Grazie, Benedetta.» Dissi affacciandomi per controllare il nome.

Si presentarono uno alla volta, distinguendosi per la categoria, e tutto mi fu piu facile per il colore delle divise. Due di loro - Arianna e Emanuele- erano in disparte, e non si erano scomodati a presentarsi.

«Brava la nostra americana.» Sussurrò una voce alle mie spalle, scompigliandomi i capelli. Era Andreas.

Mi girai di scatto, spingendolo scherzosamente. «Grazie per l'incoraggiamento di prima,mi è servito molto. Mi sono sentita meno sola» Ammisi sussurrando,per non farmi sentire da nessuno.

Tutti i ragazzi erano radunati intorno a me, e non esitavano a riempirmi di domande.
Quella che più mi aveva fatta ridere era stata quella di Sergio, dove mi chiedeva dove avessi trovato un buon insegnante di italiano.

«Ho studiato da privatista,lì a Seattle sono rari gli insegnanti di italiani.» Risposi, evitando di dire che alcune loro parole mi erano ancora incomprensibili.

«Che figata.» Esclamò Cristiano, alzando il mio avambraccio per contemplare il mio tatuaggio.

Sorrisi soddisfatta nel mostrarlo: era il volto di un leone inferocito, con sfumature bianche e nere.

«Che significa?» Domandò ancora, indicando la parolina Wild tatuata sotto al disegno.

«Indomabile.» Spiegai, e senti Andreas spingermi scherzosamente come poco prima avevo fatto io.

«Ne hai altri di tatuaggi?» Chiese la ragazza dai capelli viola, di cui non ricordavo il nome.

«Si,altri due.» Sorrisi, e mi alzai la maglietta, mostrando l'incisione sulla costola destra (la frase della canzone) e poco più sotto all'ombelico invece avevo una citazione in italiano di Emma Marrone "Io di te non ho paura"

«Perché proprio questa?»Domandò Alessio-dallo-sguardo-seducente.

«Poi ve lo dirò.» Bofonchiai agitata, non ero solita raccontare la mia storia, mi serviva del tempo e mi serviva fiducia.

«Stasera tutti nella 302 per festeggiare allora.»Comunicò a gran voce Alessio, notando il mio imbarazzo.

«Non uno dei tuo party,ti prego.» Si intromise Chiara,facendo ridere tutti.

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora