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Capitolo trentadue

ecco chi siamo noi,
piccole vele contro l'uragano
non c'è bisogno di camminare
tu già mi porti dove devo andare
ci arriviamo insieme noi!
per ogni volta che mi cercherai
io ti domanderò: quale destino è destinato a noi?
per ogni volta che ho rischiato un sentimento e ho vinto
perché secondo te, chi vengo a prendere,se non te?

Mi lasciai trasportare dalle parole della canzone,era una delle più belle coreografie che portavo questa settimana,mi era stata montata da Baldi all'ultimo minuto.

Mi piaceva molto poter lavorare con lui, era forse l'unico professore che riusciva a spogliarmi dalle poche certezze che avevo e riusciva a mettermi a nudo con nuovi stili e nuove situazioni.Questa era una passo a due con Gianmaria,in cui io dovevo rappresentare una persona disposta a lottare. Le vesti di guerriera mi sono sempre calzate a pennello, non sono mai stata tipo da bacchetta magica e zucca che si trasforma. Non sono mai stata cenerentola o biancaneve, ho visto la vita smussarmi gli angoli e rendermi più flessibile e sono stata io a rimettere insieme i cocci di me sparsi a terra.

«Bravissima Jen.»Mi schivò il cinque Ale,quando tornai a posto.Sorrisi orgogliosa e mi sedetti accanto a lui, mentre Emanuele iniziò ad esibirsi.

I capisquadra erano Federica e Nick.
Anche Andreas stava assistendo alla formazione delle squadre, sedeva accanto a Nick e non aveva fatto altro che fissare un punto indefinito della stanza.

Approfittando dell'esibizione di Gabriele,mi iniziai a preparare per il mio assolo.«Marcè,mi servirebbe la poltrona.»Gli chiesi.

«Si,ora te la porto.»Mi strizzò l'occhio.

Mi sedetti sulla poltrona e le note di Occhi profondi mi perforarono i timpani.Per tutta la coreografia i miei occhi furono catturati da quelli di Andreas, lucidi proprio come i miei.
Era affascinante, intrigante, in lui percepivo un pericolo attraente, assomigliava all'oceano, uno splendore fin dove filtra la luce ma il fondale un mistero celato dalle tenebre. E mentre ballavo mi persi li, in questo nostro traffico di sguardi senza meta.

Terminai la coreografia e avverti un leggero capogiro. Sostai qualche secondo sulla poltrona e Andreas prontamente si alzò preoccupato. Mi voltai e gli mimai un "tutto apposto".
In realtà non era niente apposto. Ci sono storie che a furia di essere raccontate si consumano, iniziano a sbiadirsi, a diventare sempre più povere; ma ci sono altre storie che consumano te, che a solo parlarne un macigno si posa lo stomaco e le mani iniziano a tremare. Andreas era il mio cerchio delle incertezze, l'amore che mi consuma.

«Io voglio Chiara.»Disse improvvisamente Federica, distraendomi dai miei pensieri.

Nick la interruppe dicendo che anche lui la voleva. Chiara era sempre oggetto di contesa, aveva una voce bianca, calda, amica, riusciva a trasportarti nel suo mondo senza note alti e acuti impeccabili. Nonostante le suppliche di Federica, forse più per non fare un torto a me,
Chiara scelse Nick.

I posti stavano diminuendo,Nick aveva con se-per la categoria ballo-Alessio ed Ale.Mi ero molto sorpresa quando non aveva scelto Benedetta, ed anche lei era rimasta piuttosto allibita. Solitamente si protegge chi protegge te. Benedetta tanti pomeridiani non aveva ballato e Nik sapeva quanto lei desiderasse riscattarsi e rimettersi in gioco.
Federica invece aveva Michele,Gabriele e Emanuele. Mancava un solo posto per i ballerini, e l'ansia mi prevalse.

«Io voglio Jen.»Concluse Nick,strizzandomi l'occhio ed io tirai un sospiro di sollievo.

Le squadre erano complete,ma la nostra era nettamente più forte.Avevamo con noi-per la categoria canto: Chiara,Lele e Sergio.
Federica invece:Elodie,La Rua e Cristiano.

«Sei stata bravissima.»Mi disse Andreas, facendomi voltare di scatto.

Ah, la sua voce

«Grazie Andrè.»Gli sorrisi.«Grazie anche per il cellulare.»Borbottai,prendendo coraggio.

«Speravo capissi che ero io.» Sorrrise, grattandosi la nuca per l'imbarazzo.

«Ammetto che se non fosse stata per la Peparini non l'avrei capito.» Ridacchiai e lui aggrottò le sopracciglia.«Mi ha detto che anche tu gli avevi chiesto una coreografia e mi ha fatto ascoltare la canzone.»

«Si,l'ho chiesta per mio fratello.»Parlò piano ed istintivamente mi sembrò di ritornare sull'altalena del ristorante alla nostra prima uscita, in cui gli raccontai della malattia, di Christian e dei miei mostri dell'armadio.

Chi ha sofferto e chi ancora soffre ha una luce diversa negli occhi, una scintilla che riga la pupilla. Chi ha sofferto ha il cuore gonfio da tutte le lacrime ingoiate e da tutti i macigni mai liberati.

«Tua fratello?»Chiesi,accarezzandogli il braccio. «Ma sta bene?»Azzardai,e lui annuì titubante.

«Poi ne parleremo,promesso.»

«La mano,come va?»Gli chiesi, sfiorando il tessuto di garza.Lui si ritrasse bruscamente e chiuse gli occhi a due fessure.«Non volevo farti male.»

«Mi sono fatto male da solo.» Sibilò.«Io non riesco più a starti vicino.»Sussurrò, allontanandosi di poco da me.

«Credevo fossi tu.»Gli ripetei ancora, cercando di non farmi sentire da Sergio e Lele che chiacchieravano a pochi centimetri da noi.

«Se solo sapessi.»Sputò con amarezza, dandomi le spalle e dirigendosi verso la saletta.

• • •
«Lascialo solo,gli farà bene.»Mi fermò Alessio, tirandomi per un braccio.

«Tu proteggi Andreas, Lele protegge Elodie, Gabriele protegge Michele. Perfino io proteggo Andreas. Ma a me chi mi protegge?» Mi voltai e lo fissai diritto negli occhi.

Alessio lasciò andare la presa dal mio braccio e mi lasciò entrare dentro. Mi fermai di colpo accanto al divano quando vidi Andreas, Michele e Federica discutere animatamente e puntarsi il dito contro a vicenda. Si ammutolirono quando notarono che nella stanza c'ero anche io e si voltarono verso di me: i loro occhi mi penetravano, mi scrutavano, mi giudicavano. Federica apri la bocca per proferire parola, ma io la stoppai:

«Sono stanca, fisicamente e mentalmente. Sono arrivata qui con uno zaino pieno di sogni e pieno di aspettative. Non avrei mai voluto innamorarmi di un mio sfidante, non avrei mai dovuto farlo, perché ora mi ritrovo a proteggere ed elogiare più lui che me stessa.» Parlai piano, avvicinandomi a loro senza degnare di uno sguardo Andreas.

«Non ho chiesto io Federica di stare accanto ad Andreas e non sono stata io la causa della vostra rottura. Io sono qui per ballare e, mi dispiace per voi, per vincere. E vincerò. Mi avete sottovalutata abbastanza, ora basta. Da questo momento in poi i vostri teatri non mi appartengono più.»

«Jenny, aspetta» Avanzò Andreas, ma io feci un passo indietro.

«No Andreas, da oggi se vorrai sei tu che aspetti me.» Sputai, andando via.

Camminavo senza meta lungo il corridoio, sentivo dalle sale gli schiamazzi dei ragazzi e le prove di canto di Daniele. Ci ero cascata ancora. Ma tanto a chi importava?

«Jenny,aspetta.»Mi sentì chiamare.

Mi voltai e vidi Michele correre verso di me.
«Ti dirò tutta la verità.»

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora